ASTRONOMIA E ASTROLOGIA IN MESOPOTAMIA

 Verso la metà dell’Ottocento, Austin Henry Layard e altri iniziarono una serie di scavi archeologici in tutta la  Mesopotamia, la regione del sud-ovest asiatico percorsa dal Tigri e dall’ Eufrate , l’antica terra di Sumeri ,dei Babilonesi e  degli Assiri, che ora fa parte in larga misura  dell’Iraq. Accanto a statue e fregi questi scavi portarono alla luce centinaia di migliaia di tavolette d’argilla recanti scritte in caratteri cuneiformi. Gli studiosi di tutta Europa si attivarono prontamente per decifrare quegli scritti, e già alla fine del secolo scorso si può dire che fosse ben compresa la lingua in cui la maggioranza dei testi erano scritti, vale a dire l’accadico.

Questi testi rivelavano che le genti  di Mesopotamia avevano effettivamente osservato i cieli  e gli astronomi di  Babilonia erano in grado di prevedere con metodi empirici fenomeni come la prima e l’ultima visibilità dei pianeti, così come l’occorrenza di eclissi di Sole e di Luna.

(Le due tavolette a sinistra trattano di problemi di geometria, scienza in cui gli assiri e i babilonesi erano molto avanzati.La tavoletta a destra risale al periodo fra il 700 e il 500 a.C.e raffigura Babilonia al centro, circondata da un fiume e dalle sue otto provincie , ciascuna rappresentata come un triangolo.Il testo intorno alla mappa descrive le varie regioni e anche gli animali mitologici e gli eroi che in esse vivevano. In effetti anche se questa tavoletta viene spesso indicata come un esempio di antica geografia, il suo scopo reale era probabilmente quello di illustrare la visione babilonese del mondo mitologico)

I Sumeri introdussero il sistema di scrittura cuneiforme poco prima del 3000 a.C. e furono sicuramente i primi ad assegnare un nome alle costellazioni, nomi ancora in uso attuale – il Toro (Taurus ), il Leone (Leo), lo Scorpione (Scorpio). Molto tempo dopo il declino della cultura Sumera,  questi appellativi  continuarono a circolare presso gli Assiri, fino agli ultimi giorni dell’Astronomia Babilonese. Ma per ciò che sappiamo, furono i Babilonesi che intrapresero osservazioni regolari della luna e dei pianeti.

 

 

 

 

Questa tavoletta del VII sec. a.C.riporta una copia di un testo di circa mille anni prima che descriveva osservazioni del pianeta Venere.

 

 

 

 

 

 

 

 

   

( Questa tavoletta contiene dati astronomici  usati per la predizione di fenomeni per l'anno 198 dell'Era di Seleucide.)

Qualunque fosse la spinta che incentivò la nascita dell’astronomia in altre parti del mondo, non c’è dubbio che nel caso della Mesopotamia le richieste dell’astrologia erano estremamente importanti. Lo sviluppo di un soddisfacente calendario civile o religioso giocava invece un ruolo limitato. La scienza della divinazione in tutte le sue forme era, per i Babilonesi e gli Assiri, la scienza superiore. I presagi erano scritti in forma condizionale: se si verificherà l’evento celeste X , allora bisogna attendersi Y.  In molte serie di tavole troviamo presagi che si ricavano da eclissi di Sole e di Luna, dal modo come si presentano i pianeti tra le stelle, dal transito degli stessi attraverso le costellazioni e da altri fenomeni ancora. Ci sono ,tuttavia , anche molti presagi (forse la maggioranza) che si riferiscono a eventi impossibili , come l’occorrenza di eclissi lunari in giorni in cui la Luna non è in opposizione al Sole, oppure colorazioni improbabili dei pianeti, come il verde e il nero. Gli astrologi, partendo dagli eventi astronomici che essi conoscevano, immaginavano tutti gli eventi potenzialmente possibili.

 

Le eclissi erano tra i più importanti fenomeni astrologici per i Babilonesi e dunque la loro previsione era uno dei compiti principali per l’astronomia di quei tempi. Già nel 600 a.C. i Babilonesi avevano sviluppato un metodo efficace di previsione delle eclissi che utilizzava il ciclo del Saros di 18 anni. Conoscendo in anticipo le date di possibili eclissi, essi erano in grado di predisporre le osservazioni e quindi virtualmente di registrare tutte le eclissi di Sole e di Luna osservabili da Babilonia, anche quelle parziali; e infatti le troviamo registrate nei diari.

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                                                                                 (Tavoletta assira con la descrizione di un'eclisse di Sole)

 

 

                                                                        

Ad eccezione di fenomeni occasionali (ma in parte prevedibili)  come l’eclissi, i principali interessi degli astrologi ricadevano sulle osservazioni della luna all’inizio e alla fine di ogni mese (allo scopo di determinare l’inizio del mese), la levata eliaca e il tramonto dei pianeti, e le posizioni dei pianeti fra le costellazioni. Venivano annotate le caratteristiche dell’immagine dei pianeti e delle stelle (colore brillantezza), e frequentemente anche le condizioni atmosferiche. Tali interessi rimangono caratteristici dell’astronomia mesopotamica fino alla sua fine.

   

Calendario Babilonese del periodo dal 1100 e l'800 a.C. Oltre alla lista dei dodici mesi babilonesi, il calendario riporta anche i giorni favorevoli in cui si può sperare nel successo di qualsiasi attività intrapresa.

 

Quando la Mesopotamia fu occupata dai Persiani e più tardi dai Greci, la divinazione celeste tradizionale divenne meno importante, poiché non c’era più un regnante babilonese per cui i presagi potessero valere, ma nacque una nuova forma di astrologia, diretta ad un pubblico più vasto. I primi oroscopi – le previsioni sulla vita di un individuo basate sulle posizioni dei corpi celesti alla data di nascita – vengono da Babilonia nel V sec. a.C., quattro secoli prima di quando ne parlano fonti greche o egizie. Per compilare questi oroscopi di astronomi necessitavano di dati, osservati o calcolati, per il tempo della nascita di un individuo. È probabile che questi oroscopi venissero commissionati dalle famiglie del nascituro o forse anche dagli individui in età adulta.La compilazione degli oroscopi potrebbe aver rappresentato un vero e proprio lavoro per gli astronomi.

             

 

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"O Utu, io andrò nella Montagna, sii il mio compagno; io andrò nella Montagna dei Cedri, sii il mio aiuto". Utu dal cielo così gli rispose: "O uomo, tu sei nobile per natura, ma che cosa sei per la Montagna?"                           

Questi versi sono tratti dal ciclo di Gilgamesh, eroe simbolo intermediario tra la terra e il cielo. Utu è il nome del dio Sole, depositario delle leggi della Montagna che dà la vita...ecco una delle prime tracce "letterarie" del rapporto dell'uomo con le divinità del cielo.

 

 

 

 

 

 

Irene Bianco  e Annamaria Marraffa

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