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Il programma de "La Tua Trieste"


LA TUA TRIESTE

Una città "pulita" in cui sia bello vivere

 

Abbiamo scelto, assieme ai Comitati di Quartiere che in questi ultimi due anni sono sorti in gran parte della città, questo nome per la futura lista civica.

PERCHE' "LA TUA TRIESTE" . Perché una lista civica.

Il nome per noi è anche un programma, e la parte più importante del nome sta proprio in quella "TUA". Perché abbiamo voluto, proprio a partire dal nome della lista, evidenziare che siamo noi, ovvero tutti i cittadini, i veri padroni della città in cui viviamo. Vogliamo dunque riappropriarci della nostra vita, insomma riprenderci la città.

Perché una lista civica. Perché in questi ultimi anni, in cui abbiamo dato voce con i comitati ai veri problemi che ci troviamo ad affrontare quotidianamente a Trieste e che qualunque amministrazione pubblica, indipendentemente dal colore di parte, avrebbe avuto il dovere di risolvere, ci siamo invece resi conto che ai partiti che occupano le stanze del potere questi problemi non interessano.

Ecco perché dopo anni di inutili tentativi, di rincorse affannose per chiedere alle istituzioni, Comune e Provincia per primi, di affrontare e risolvere i bisogni veri con i quali la gente normale si trova a fare i conti ogni giorno, abbiamo capito, vista la sordità dei partiti, che l'unica vera soluzione era quella di mandare a casa questi signori.

Ci siamo, infatti, resi conto che, se i problemi che ognuno di noi ha, nei nostri rioni, possono essere in parte diversi, la causa che scatena queste scelte scellerate che la gente si trova a dover subire e conoscere, a cose già decise, è sempre la stessa!

Un'arroganza politica che difende gli interessi di pochi contro i diritti dei molti.

Ecco perché le assemblee dei cittadini nei vari quartieri hanno deciso che, se si vuole veramente cambiare questa situazione, riappropriandosi del diritto di scegliere il proprio futuro, non rimaneva altra possibilità che quella di impegnarci direttamente. Una scelta indispensabile per cambiare la politica, mettendo di nuovo al centro delle azioni delle Amministrazioni i cittadini, con i loro bisogni, con le loro necessità, con il diritto di decidere che cosa fare fuori delle porte delle loro case.

Proprio perché questi problemi non hanno colore politico, ma è il minimo che una vera politica deve fare per garantire un'accettabile qualità della vita di una comunità, abbiamo deciso che questa lista civica sia presente esclusivamente nelle elezioni amministrative, ovvero per il rinnovo della Provincia, del Comune e dei Consigli circoscrizionali, lasciando libera scelta per tutti invece alle elezioni politiche.

Abbiamo pertanto ritenuto opportuno, piuttosto di presentare la classica "lista della spesa", ovvero i soliti programmi con promesse mai realizzate che i partiti da quarant'anni ci propinano, di incentrare l'impegno futuro della lista civica, oltre che su alcuni punti fondamentali per la cui soluzione da anni i cittadini si battono, su di un metodo politico nuovo, capace di garantire la partecipazione di tutti alle scelte delle future amministrazioni e di vincolare chi riceve voti e denari dai cittadini a rispettare rigorosamente il mandato che ha avuto.

Per realizzare ciò bisogna necessariamente cambiare il funzionamento degli strumenti che i cittadini hanno per governare la propria città.

 

RIFORME ISTITUZIONALI

Primo passo è necessariamente quello di modificare gli statuti, comunale e provinciale, che purtroppo pochi conoscono, anzitutto in alcuni punti centrali.

Il primo riguarda le regole che definiscono la partecipazione attiva dei cittadini alle scelte dell'Amministrazione. In particolare occorre inserire lo strumento, sostituendo le attuali norme che lo regolano, del referendum vincolante sulle principali decisioni e competenze delle amministrazioni locali, ogniqualvolta la scelta comporti un profondo cambiamento sul territorio.

Il secondo punto consiste nell'abrogazione della parte statutaria inerente l'attuale funzionamento delle Circoscrizioni e passa attraverso l'abolizione delle stesse attuali sette divisioni circoscrizionali, ridotte a puri e costosi enti inutili, e ad una loro radicale rideterminazione, sia dal punto di vista territoriale, ovvero facendo in modo che tornino ad essere corrispondenti ad una parte omogenea dell'abitato cittadino, sia dal punto di vista delle competenze, sia da quello del ruolo che queste dovranno assumere in un futuro vero decentramento comunale. Questi enti inutili e costosi (oggi pesano sulle tasche di noi tutti per più di due miliardi l'anno), dovranno in futuro essere il vero cuore pulsante delle decisioni che l'amministrazione pubblica prenderà in ambito comunale. Esse pertanto dovranno essere ridisegnate in modo da riflettere fedelmente i problemi del territorio in cui operano, premessa necessaria per avere la capacità d'ascolto, conoscenza e risoluzione dei problemi della gente.

Altro aspetto fondamentale di questa riforma sarà la delega diretta di buona parte dei poteri che oggi spettano agli assessori ed al Consiglio comunale, in materie quali i lavori pubblici, la manutenzione del territorio, il verde pubblico, l'assistenza socio - sanitaria, le iniziative culturali e ricreative, il controllo e la sicurezza del territorio, la gestione dell'istruzione (asili nido, scuole materne, pianificazione scolastica e ricreatori comunali), le politiche per i giovani e per gli anziani. Per fare ciò primo atto della nuova amministrazione sarà ripartire sotto questa nuova logica il potere comunale, abolendo alcuni assessorati e trasferendo ai nuovi Consigli circoscrizionali, oltre al potere deliberante su queste materie, i finanziamenti ed il personale necessari.

Il terzo aspetto riguarda il ruolo e l'ubicazione delle Circoscrizioni. Non dovranno più essere il piccolo ufficio dove noi ci rechiamo per rinnovare un documento o ritirare un certificato, ma andranno immediatamente individuate in ogni quartiere delle vaste zone idonee dove, accanto agli uffici della Circoscrizione, andranno collocati i nuovi servizi pubblici sul territorio. Vale a dire l'apertura di centri di socializzazione dove gli abitanti del quartiere possano ritrovarsi, aree verdi attrezzate, centri di servizio e d'assistenza per le categorie disagiate, facendo così diventare il Consiglio circoscrizionale il cuore pulsante della vita del rione. Sarà altresì istituito lo strumento del referendum circoscrizionale, attraverso il quale lo stesso ente, così come avverrà per Comune e Provincia, sia vincolato dalle scelte dei residenti per iniziative che riguardino tutto il quartiere.

Altra qualificante riforma della nuova amministrazione sarà quella di dare vigore e impulso all'istituto del Difensore Civico, oggi di fatto esistente solo sulla carta, che sarà dotato di pieni poteri, pari a quelli di un collegio arbitrale giudicante, sul controllo della regolarità dell'operato della burocrazia comunale e dell'equa correttezza dei rapporti tra cittadini ed Amministrazione a tutti i livelli. Esso pertanto dovrà essere liberato da qualunque condizionamento politico e la sua elezione dovrà avvenire con suffragio diretto in contemporanea al Sindaco. La sua durata sarà di cinque anni, rinnovabili per due volte. L'ufficio del Difensore Civico andrà potenziato sia in mezzi sia in personale, in modo da dare allo stesso ufficio una reale autonomia operativa a maggior tutela dei cittadini.

Il Difensore Civico Provinciale avrà le stesse modalità d'elezione, durata e operato.

 

LA CITTA'

La logica che ha pervaso la politica delle amministrazioni precedenti è stata quella di privilegiare, negli interventi e nelle spese, l'abbellimento di parte del centro città, trascurando lungamente i quartieri periferici, dove peraltro vive la maggior parte dei cittadini. La lista civica invece, porrà al centro dell'iniziativa delle future Giunte comunali e provinciali il "rinascimento delle periferie" e del non grande territorio della nostra Provincia. Questa scelta passerà necessariamente attraverso gli strumenti delle nuove Circoscrizioni ed al diverso ruolo che verrà riconosciuto ai Comuni della Provincia, attraverso l'istituzione, proprio presso la Provincia di Trieste, di un'assemblea permanente di coordinamento con compiti di indirizzo e di programmazione, di cui dovranno far parte, oltre al presidente della Giunta provinciale, i sindaci dei Comuni presenti nella stessa, i presidenti dell'Area di Ricerca, della Camera di Commercio, dell'EZIT e dell'autorità portuale, nonché del Rettore dell'Ateneo.

Il "rinascimento delle periferie", che dovrà ispirare l'attenzione principale della nuova Amministrazione comunale, punterà innanzi tutto ad elevare la qualità della vita dei residenti anche attraverso il decentramento sul territorio di tutte quelle manifestazioni ed iniziative che l'Amministrazione comunale precedente ha finora riservato al centro città. Dovrà assolutamente essere incentivato il recupero urbanistico delle periferie con il potenziamento dei servizi pubblici, la creazione di aree verdi, l'immediata soluzione dei problemi fin qui denunciati dai Comitati di quartiere. Questo recupero che dovrà essere anche umano e sociale, offrirà l'occasione di creare nuovi posti di lavoro, coinvolgendo i privati, ma soprattutto favorendo la nascita di cooperative sociali nelle quali possano trovare adeguata posizione sia i giovani sia le persone prive di attività lavorativa. A questo scopo un forte impegno sarà assunto, di concerto con l'ATER e la Regione Friuli Venezia Giulia, per un rapido progetto di riqualificazione dell'edilizia popolare in ambito comunale e provinciale.

Risanamento del Borgo Teresiano . Da troppi anni uno dei quartieri storici della città è divenuto quasi un corpo estraneo alla stessa, anche per la progressiva crisi del tradizionale mercato proveniente dall'ex Jugoslavia e dall'Est Europa, e al nuovo insediamento di una numerosa comunità cinese, che ha progressivamente acquistato svariate attività commerciali.

Parimenti si è aggravato il degrado urbanistico ed abitativo, grazie anche alla scarsa manutenzione degli storici palazzi del Borgo. Il quartiere di fatto oggi non è più vissuto dai triestini.

Pertanto il problema va affrontato non solo dal punto di vista dell'ordine pubblico, ma soprattutto del recupero della vivibilità per chi abita nel quartiere, sia tramite il riutilizzo dei molti appartamenti ora sfitti, sia attraverso la riqualificazione della parte commerciale al fine di ricollegare il quartiere al processo di risanamento in corso nella vicina piazza Libertà, a quello da avviare urgentemente nella zona di piazza S. Antonio, sfruttando il polo culturale della Sala Tripcovich, ed il non più rinviabile restauro del grande immobile di proprietà provinciale in Via XXX Ottobre (ex Archivio di Stato), da destinare a centro polivalente socio – culturale.

Città Vecchia. Dopo anni di colpevole abbandono e degrado si è deciso in tutta fretta, con il ricatto del termine dei finanziamenti europei, di attivare un progetto di recupero veramente discutibile.

Nell'esecuzione dei lavori sono state completamente ignorate le raccomandazioni dei più autorevoli storici della città, e così è stata per una seconda volta coperta e danneggiata un'area che conteneva e contiene le principali vestigia storico – urbanistiche d'epoca romana e medievale. Sarà nostro impegno intervenire per salvare quell'area e valorizzare quella vera e propria " miniera archeologica" che essa contiene, atto doveroso e presupposto necessario ogniqualvolta si citi la vocazione turistico – culturale della città.

Analogamente dovrà fare la nuova Amministrazione provinciale, spingendo su di una Sovrintendenza troppo sorda e pigra, per aprire cantieri di recupero dei patrimoni storici presenti sul territorio (in primo luogo i castellieri preistorici) ed avviare una prima organica ricerca e catalogazione.

Traffico e viabilità. L'attuale piano del traffico e dei parcheggi hanno evidenziato in questi anni un'assoluta inadeguatezza ed ha suscitato costanti e vibranti proteste dei cittadini e delle categorie commerciali, a tal punto da dover essere necessariamente abrogato. Se da un lato va salvaguardato uno dei principi fondamentali per la tutela della salute e della qualità della vita dei cittadini, ovvero quello della progressiva pedonalizzazione del centro storico, tale progetto dovrà nascere in via sperimentale e con il consenso dei soggetti interessati, solo dopo aver realizzato le soluzioni alternative. In particolare, se da un lato è interesse della Comunità incentivare la costruzione da parte di privati di parcheggi a pagamento al chiuso, dall'altro è impensabile ed ingiusto costringere il cittadino contribuente a pagare un parcheggio sulla pubblica via di sua proprietà. Andrà pertanto recuperato, come sancito dal Codice della Strada e dimenticato dagli attuali amministratori, l'uso del disco orario con l'estensione massima della sosta libera e a rotazione alle due ore, nella fascia oraria compresa tra le 9 e le 19.

Andrà inoltre rifatto, a premessa di qualsiasi intervento sul traffico, uno studio "origine – destinazione": una ricerca indispensabile per comprendere i flussi e le fasce orarie di movimento dei cittadini e per programmare conseguentemente non solo un nuovo piano del traffico, ma soprattutto un'adeguata offerta del trasporto pubblico.

Un nuovo piano parcheggi non potrà non tener conto del diritto ad un posto macchina gratuito per i residenti e per coloro che esercitano attività professionali o commerciali, disciplinando altresì rigorosamente l'afflusso dei mezzi pesanti e lo scarico delle merci.

In questo quadro un'organica pedonalizzazione del Centro dovrà essere avviata previa consultazione con chi vive ed opera nelle zone interessate, soggetto a fasi sperimentali di verifica, e conseguente all'individuazione e realizzo di zone di parcheggio pubblico attrezzate da un rapido e frequente servizio di bus navetta.

In questo contesto ovviamente verranno a cadere le iniziative annunciate da questa Amministrazione (vedi ad esempio il tunnel L.go Mioni – Via D'Alviano o il fallimentare progetto "Stream"); così come il personale attualmente impiegato nella riscossione dei pedaggi nei parcheggi potrà essere riassorbito con l'innovativa qualifica di vigile ausiliario nel corpo della Polizia Municipale, con compiti di controllo del rispetto dell'orario di sosta.

Per alleggerire altresì il traffico veicolare privato e pesante in entrata e in uscita, sarà interesse della nuova Amministrazione prendere in esame un progetto di fattibilità per la realizzazione di un'arteria di grande scorrimento sotterranea (30 m. sotto il livello del suolo) che, senza creare oneri finanziari per le casse comunali e provinciali né rischi per i centri abitati, collegherebbe l'uscita autostradale di Prosecco al Comune di Muggia per proseguire poi fino a Capodistria.

 

AMBIENTE E SALUTE

Un altro impegno prioritario delle nuove amministrazioni sarà di dare risposta ai problemi sollevati da Comitati di Quartiere e gruppi di cittadini nei seguenti campi:

  1. Rigoroso controllo e regolamentazione nell'installazione e nella revisione di un piano antenne per la telefonia mobile e le trasmissioni radiotelevisive, impegnando in ciò l'ARPA e l'Azienda Sanitaria, non nel modo finora attuato.
  2. L'avvio dell'immediata copertura delle vasche del depuratore fognario cittadino.
  3. La bonifica dei tetti in cemento – amianto (Eternit) di tutti i capannoni dell'area portuale.
  4. La bonifica dell'area dimessa ex ESSO.
  5. L'assoluta opposizione del Comune e della Provincia di Trieste all'insediamento di un deposito di GPL nel Golfo di Trieste.
  6. L'impegno per un rigoroso controllo delle emissioni degli insediamenti industriali presenti sul territorio provinciale, con particolare riguardo alla Ferriera di Servola, all'Italcementi, alla Sertubi e all'Inceneritore comunale, valutando altresì la compatibilità ambientale delle stesse industrie con gli abitati circostanti. L'impegno a richiedere alle istituzioni competenti un effettivo controllo delle condizioni di sicurezza, e più in generale, in cui operano gli addetti ai comparti industriale ed edilizio locale.
  7. Un impegno delle Amministrazioni comunali e provinciali a ricercare nel minor tempo possibile la fattibilità di un progetto di interramento in caverna dei depositi dell'oleodotto SIOT.
  8. L'installo, di comune accordo con gli enti preposti, di un'effettiva, efficace e capillare rete di monitoraggio della qualità dell' aria sul territorio, a tutela di residenti e lavoratori.
  9. Il potenziamento del servizio di asporto rifiuti, in modo da garantire una città più pulita.

L'Amministrazione provinciale dovrà fare chiarezza sul recupero e la conservazione del territorio, tema sul quale è stata sinora praticamente assente, e in particolare dovrà intervenire sulla sistemazione del litorale costiero, a partire dalla Baia di Sistiana, nel senso di bloccare ogni ulteriore cementificazione ed avviare invece un recupero minimale che, rispettoso dell'unicità dell'ambiente (Carso – mare), permetta ai residenti una piacevole fruizione dell'area soprattutto nei mesi primaverili ed estivi. Bloccare la speculazione sul diritto dei cittadini ad una migliore qualità della vita e stimolare altresì l'apertura di un organico servizio di trasporti via mare, "costa a costa", al fine di decongestionare seriamente la viabilità nei mesi estivi e di permettere una più ampia fruizione delle aree interessate.

Sarà un compito al quale la nuova Amministrazione provinciale non potrà né dovrà sottrarsi; anzi, uno dei doveri della Provincia sarà quello di fare una seria indagine sulla libertà di accesso al litorale, da Monfalcone a Muggia, per garantire anche a Trieste il rispetto della legge che impone a tutti i privati e concessionari di permettere comunque l'accesso e la fruizione del bagnasciuga senza alcun pagamento o divieto.

Altro punto nodale e non più rinviabile è quello di un'effettiva tutela della salute dei residenti della Provincia di Trieste, passando attraverso la revisione della spesa sanitaria regionale, che oggi penalizza le realtà locali. Sarà compito della nuova Amministrazione sollecitare e collaborare con l'Azienda Sanitaria e Ospedaliera per un'effettiva e rapida realizzazione di un serio piano di prevenzione ed assistenza sanitaria sul territorio, per l'abbattimento dei tempi e modi della diagnostica, per il miglioramento della ricezione ospedaliera (invertendo la scelta di chiudere il "Santorio"), ma soprattutto per l'immediata apertura di un centro per il pronto soccorso degno di questo nome. Se da un lato, infatti, proposte dell'Azienda Sanitaria quali l'infermiere di famiglia ed il mai decollato progetto "Habitat e Salute", vanno rapidamente resi funzionali ed estesi a tutto il territorio, dall'altro appare scandaloso che un capoluogo di Regione con i connotati anagrafici di Trieste, abbia oggi due realtà di pronto soccorso assolutamente inadeguate e vetuste.

 

CULTURA E SOCIETA'

La politica fin qui attuata degli "importanti eventi" e delle "grandi mostre", con conseguenti "grandi oneri" finanziari per il pubblico, dovrà necessariamente essere rivista a favore di una più diffusa localizzazione sul territorio, capace di raggiungere e stimolare le persone nei luoghi dove esse vivono e di esprimere un concetto di cultura più vicino agli interessi diffusi della gente. Pertanto gli eventi e le manifestazioni culturali da un lato dovranno essere decentrati sul territorio, dall'altro dovranno coinvolgere i cittadini alla loro realizzazione.

Sarà impegno delle nuove Amministrazioni individuare, recuperare e mettere a disposizione dei cittadini gli immobili di loro proprietà negligentemente abbandonati per anni, per la creazione di luoghi d'aggregazione artistica, culturale e sociale.

 

CONCLUSIONI

Quanto sopra scritto e soprattutto quanto vissuto in questi anni a Trieste, impone alle persone una scelta su quale futuro dare alla nostra città. Certamente appare difficile conciliare, in un territorio provinciale così piccolo e così densamente abitato, la presenza di un'attività industriale pesante con l'idea di una città turistica. Parimenti difficile appare il richiamo ad una vocazione commerciale e scientifica della città senza chiarire, ad esempio, quale ruolo potrà esercitare il porto di Trieste. Ed anche quando si voglia parlare di sviluppo industriale, bisogna comunque chiarire se questo, vista la morfologia della nostra Provincia, non possa che essere riservato ad industrie ad alta tecnologia e conseguente basso impatto ambientale. Anche al fine di arrestare quella crescente fuga di giovani e meno giovani in cerca di prima occupazione qualificata, che negli ultimi sette anni ha visto quasi ventimila persone abbandonare Trieste.

In ogni caso nessun'idea dello sviluppo della città può prescindere dal reale coinvolgimento della gente nella discussione, perché, se è vero che un imprenditore investe solo dei soldi, la gente normale impegna il futuro proprio e della propria famiglia.

La città sta oggi scontando l'eccessiva velocità con cui la vecchia classe politica ha scelto, per esempio, di attuare una falsa privatizzazione, mancando, infatti, la libertà di scelta e di concorrenza, nel settore di alcuni servizi pubblici essenziali, come quelli prestati dall'ACEGAS e dall'ex ACT. Scelte che non potranno che essere riviste, o perlomeno corrette, garantendo l'aspetto sociale di questi servizi pubblici essenziali, che deve essere privilegiato rispetto al dato affaristico – monetario. Uguale considerazione va fatta anche nei confronti di chi in queste aziende ci lavora.

Così come questioni che da anni penalizzano il dibattito politico in città dovranno finalmente trovare unna soluzione concreta: ad esempio uno degli impegni che la nuova amministrazione potrà assumere sarà quello di far svolgere, rispettandone rigorosamente il risultato qualunque esso sia, un referendum sulla proposta sottoscritta da oltre 50.000 concittadini per una maggiore autonomia della Provincia di Trieste nell'ambito regionale.

A Trieste nonostante i molti cambiamenti avvenuti nel Paese, è rimasto sostanzialmente immutato il modo in cui viene intesa la politica. Sono, in apparenza, cambiati gli uomini, variati gli equilibri politici, ma le istituzioni sono ancora considerate oggetto d'appropriazione e non bene comune; molto spesso non viene neppure rispettata la separazione tra la sfera pubblica e quella privata; non ci si muove con una visione d'insieme dei problemi e nell'interesse generale, che comprende anche quella parte di cittadini che non hanno interessi da tutelare.

Per cambiare questa situazione, per raggiungere anche qui una più alta qualità della vita individuale e collettiva, per realizzare un più alto livello di civiltà e democrazia, per passare finalmente ad una solidarietà delle regole e dei meriti, bisogna completare pienamente il passaggio dalla "politica dei partiti" alla "politica dei cittadini".

Ma perché questo sia possibile occorre che entrino in politica da protagoniste le risorse della società civile, capaci di accoppiare alle competenze professionali la sensibilità culturale che consente di distinguere un'azienda da un'istituzione o di cogliere il legame indissolubile esistente tra i concetti di "Società" e di "Stato"; risorse capaci di vivere senza paura il cambiamento, capaci di testimoniare, nel loro lavoro, nell'impegno pubblico e associativo, il bisogno di questa più alta qualità civile ed il rifiuto di una politica arrogante ed egoista, saccheggiatrice delle risorse materiali e morali della nostra comunità.

Perché questo sia possibile occorre, oggi più di ieri, che ogni cittadino sia parte diretta nella costruzione del futuro, suo e della collettività in cui vive: con le sue parole, il suo pensiero, i suoi comportamenti, le sue scelte.

Stimolare quindi il principio della "cittadinanza attiva". Affermare la centralità ed il primato del cittadino come punto di partenza per ogni scelta politica ed istituzionale. Il cittadino, quindi, al centro dei disegni istituzionali; e con il potere possibile, in un quadro che gli consenta di avere il massimo possibile d'informazioni e d'opportunità di partecipazione e di controllo. I servizi pubblici e gli apparati burocratici devono essere riformati a partire dalle esigenze dei destinatari dei servizi piuttosto che dagli interessi di chi ci lavora.

Salvo restando il principio che chi ci lavora ha il diritto di poterci lavorare bene, le pubbliche amministrazioni hanno la funzione di garantire, anzitutto e per definizione, il più alto livello di interesse pubblico. Accettare quest'elementare principio significa operare una vera e propria rivoluzione mentale in un ambito estesissimo delle relazioni sociali.

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