DON GIUSEPPE E GLI SCOUTS

Stemma  del Comune di Busto Arsizio

 

Fazzolettone di gruppo

 

Distintivo nazionale AGESCI fino al 1990

 

Gagliardetto di squadriglia CNGEI

 

Nome della sede dall'anno scout 2004-05 

Facevo il chierichetto in San Giovanni, allora il nostro assistente era il dolce e serafico Don Felice; ogni anno ci portava a fare una gita premio in montagna, e fu durante una di queste gite alla Grotta del Buco del Piombo di Albavilla, che conobbi il Don Giuseppe, che allora era all'oratorio S. Luigi, e mi disse: tu diventerai scout. Avevo nove anni appena compiuti; ci fu poi una trattativa con la mia famiglia in cui ebbe un ruolo lo zio Don Ubaldo. Così il 10 ottobre 1949, con la benedizione di Don Giuseppe (in perfetta-per allora-divisa di Assistente Scout, con calzoni caki alla zuava che a un bambino ricordavano più un pompiere che un ecclesiastico). E' merito suo se oggi posso contare più di 35 anni di militanza nello scoutismo, e quanti come me, a Busto, possono dire di avere avuto, in maniera minore o maggiore, quanto di buono può dare lo scoutismo alla formazione di un ragazzo-giovane-uomo. Di Don Giuseppe Pretescout si può dire tanto e fare tanta retorica; meglio rendere omaggio a quanto ha fatto con qualche ricordo. Preferiva andare in bicicletta piuttosto che a piedi ed era un buon ciclista; negli anni 50 poi la bici era il mezzo di trasporto più diffuso, specie tra gli scouts; si facevano "uscite" di fine settimana in cui gli 80/100 km. erano normali. Nell'agosto del 1954 si fece un campo mobile in bicicletta da Busto al soggiorno estivo della Parrocchia di San Giovanni, alla Bernaga, nel cuore della Brianza. Non c'erano le belle biciclette leggere che tutti i ragazzi oggi possono permettersi; la mia era una Walsit anteguerra da donna, di circa 30 kg., portapacchi compreso (zaino escluso). Don Giuseppe aveva una bicicletta nera molta alta per la sua statura sulla quale caracollava con la veste nera (guai al prete che se la toglieva) tirata su e infilata nella fascia e i calzoni neri stretti alle caviglie con mollette dei panni; zaino in spalla e fazzoletto bianco in testa con i classici quattro nodi agli angoli; tanto tanto sudore e tanto bellissimo spirito d'avventura con un percorso allora incredibile (Varese-Valganna-Como- Erba-Perego) si raggiunse la Brianza dove le donne e i bambini presenti ci accolsero festosamente e in particolare Don Giuseppe fu incoronato eroe. Ai campi estivi Don Giuseppe aveva una vecchissima tenda militare dove dormiva solo. Allora la vita privata di un prete era circondata di mistero; il divertimento malizioso di noi ragazzi era quello di scoprire come dormiva Don Giuseppe, se con la veste nera, i calzoni da pompiere o in pigiama come gli "altri uomini"; e per far ciò si cercava di occhieggiare nella sua tenda privata sempre ben chiusa. E ai campi molti ancora ricordano fra i momenti più belli le belle chiacchierate con lui camminando nel bosco, momenti di grande intimità in cui il suo grande intuito psicologico unito alla grazia sacerdotale ti anticipava in modo sorprendente: volevi raccontargli un tuo problema, te ne parlava lui perché lo aveva già intuito! E alla fine di quella chiacchierata ti dava una benedizione che era insieme assoluzione per i peccati (piccoli, quelli di allora) e insieme una sferzata di energia spirituale per andare avanti con forza e con gioia. Qualche volta arrivavano anche le sberle, sberle sacrosante, lezioni di umiltà che hanno lasciato il segno forse più delle parole. Sberle e belle parole che ancora oggi questo giovane settantenne continua a dispensare con grande cuore a tutti quelli che ancora hanno fiducia nella sua saggezza, nel suo intuito, nel suo sacerdozio. E anche oggi Don Giuseppe ..vuole" rimanere con gli scout.Se gli si chiede di venire ad una uscita di lupetti o di scouts, a celebrare la Messa al campo, vedete illuminarsi il suo volto spesso severo e pensieroso; comincia a dirti che non può poi tira fuori il suo taccuino, lo consulta, fa strane alchimie fra i suoi impegni e poi dice va bene per le 9, vienimi a prendere, procuro io i paramenti e l'altare da campo. E uno dei regali più belli che gli si possono fare, perché ridiventa il battagliero assistente scout di trenta anni fa.

(da una pubblicazione per i 50 anni di sacerdozio di don Claudio Ravazzani - 1985)

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