Torna alla pagina principale



Intervista a Folco Quilici

Folco Quilici si trova in Umbria, nella sua casa immersa nel verde. Si è appena svegliato dalla penichella pomeridiana, ma è già reattivo, da sembrare quasi pronto per una delle sue avventure, negli abissi di un oceano o nella foresta amazzonica. Da bambino ero un ”divoratore” dei suoi documentari sottomarini e ogni volta che li guardavo mi sembrava di essere lì, con lui, immerso nelle profondità degli oceani, in quel meraviglioso mondo sommerso.

Le emozioni di quei tempi lontani, sembrano riaffiorare, improvvisamente, quando Folco Quilici inizia a parlare, dei luoghi che ha visitato, della natura, dei suoi viaggi. E la sua cordialità, il suo essere così disponibile e cortese, lo rendono fantastico, proprio come i suoi documentari, come le immagini catturate dalla sua telecamera.

Come nasce la passione per il suo lavoro?

Nasce subito dopo la guerra. Ero andato al mare con la mia famiglia, cosa che non potevamo fare durante il periodo bellico e lì incontrai un americano. Aveva la maschera per andare sott’acqua e me la prestò per immergermi. Nacque così, in quel momento, la passione per le immersioni, passione che per me è parallela a quella del volo. Tra le due cose c’è un punto di contatto molto bello in quanto sott’acqua mancando di peso la sensazione è appunto quella di essere in volo. Quindi parallelamente ho coltivato questi due piaceri, coniugandoli con il mio lavoro.

Nel 2006, grazie ai suoi documentari e ai suoi libri sull’ambiente e i popoli, la prestigiosa Rivista Forbes la inserisce tra i cento uomini più influenti del mondo: una bella soddisfazione, ma anche una grande responsabilità.

E che mi danno anche il peso, che in Italia pochi hanno, di misurare bene le parole quando si parla di ambiente. Sull’argomento ecologia, c’è un blaterare di ignoranti, in ogni direzione e che confonde molto la gente. È troppo facile gridare al lupo al lupo, quando ormai il discorso si fa serio. Proprio l’altro giorno ho rilasciato un’intervista sul problema degli incendi in cui dicevo che quando si tratta di vedere in profondità qual’è il dramma di un problema ambientale, siamo deviati da tante voci che formano un coro di incompetenti. Io ho avuto la fortuna di essere indirizzato nel tessuto ambientalista non da motivi politici che sono ben distanti da me. Anzi trovo dannoso, addirittura un dramma questo matrimonio sinistra-ambientalismo che altro non è se non propaganda politica. Personalmente sono cresciuto nel primo grande movimento ambientalista che era il Club di Roma che con il famoso libro I Limiti dello sviluppo e il professor (Aurelio) Peccei, sono una bibbia per chi è interessato a parlare di questo argomento.

Quali sono i rischi più grandi a cui l’ambiente va incontro?

La domanda merita una discussione più approfondita, ma possiamo riassumere dicendo che il rischio più grande è che la parte dell’umanità che conta, ovvero quella che può decidere e quindi agire, non prenda per tempo coscienza dei problemi che stanno avanzando. Problemi tutti risolvibili se si decide di affrontarli. Voglio aggiungere che a proposito di ciò, mi sento molto pessimista, in quanto sino ad oggi, l’umanità, ha dimostrato di non avere la capacità di reagire ai pericoli che incombono: dalle invasioni barbariche all’ascesa di Hitler, o il pericolo del terrorismo islamico. Tutte cose che conosciamo, che vediamo, ma nonostante ciò non facciamo abbastanza per combatterle.

Parliamo della Finlandia

Nell’età tra i 9 e 11 anni, per non essere giovani fascisti, frequentavo le associazioni cattoliche, attraverso le quali si maturava in maniera un po’ diversa. La passione per la Finlandia è nata proprio in quel periodo, per via della guerra contro l’Unione Sovietica. Su un giornale dell’epoca il cui nome era Il Vittorioso, leggevo delle storie molto belle, a fumetti, sulle vittorie riportate dai finlandesi e il coraggio di questo popolo di tener testa al mostruoso colosso sovietico. Successivamente ho conosciuto il mio amico finlandese Ossi Skurnik col quale ho fatto la scuola di cinema e lui mi ha raccontato tante cose di quel meraviglioso paese. Infine sono arrivato in Finlandia per girare alcune sequenze, con due giovani studiosi finlandesi che Ossi mi aveva presentato, nelle foreste in cui erano evidenti i danni delle piogge acide. Durante la permanenza ebbi la possibilità di visionare alcune opere di colui che è uno dei miti dell’architettura moderna: Alvar Aalto. Acquistai anche alcuni piccoli oggetti in legno disegnati da Aalto. Mi dispiace molto non aver ancora avuto la possibilità di tornare in Finlandia.

Lei ha scritto la prefazione al libro di Ulderico MunziGli Aquiloni non volano più”. Le cito testualmenente una piccola parte di quanto ha scritto: ““...il desiderio testardo, ostinato, di strappar dal silenzio, o dai luoghi comuni, o dalle interpretazioni distorte, la verità su personaggi straordinari...” Anche per i motivi da lei citati, abbiamo voluto costituire in Finlandia un’Associazione dedicata a Diego Manzocchi. Vorrei da lei dei suggerimenti su come, noi aderenti all’Associazione, dovremmo comportarci affinché Diego non ritorni nel silenzio e non diventi preda di interpretazioni distorte.

Voglio innanzitutto dire che sono stato subito entusiasta di scrivere la prefazione al libro di Munzi, in quanto per circa dieci anni ho lavorato per la Storia dell’Italia del XX Secolo insieme a (Renzo) De Felice. Lo stesso De Felice mi aveva parlato dei rifornimenti che nel 1939, l’Italia inviava alla Finlandia ed ero quindi a conoscenza di questo contrabbando anti nazista e anti comunista.

Tornando alla sua domanda, credo che la prima cosa da fare sia, con l’aiuto di Munzi, di parlarne il più possibile. Poi si potrebbe ad esempio coinvolgere i turisti italiani che giungono in Finlandia facendogli visitare il luogo in cui riposa Manzocchi, raccontargli le gesta di questo eroe italiano. Magari organizzando visite guidate, stampando dei depliant. Fare in modo che il turista, al ritorno non porti con sé solo il ricordo delle belle donne finlandesi, dei laghi e dei boschi, ma comprenda anche il legame che c’è tra l’Italia e la Finlandia.

La ringrazio per la piacevole chiacchierata. È stata una gioia immensa poter parlare con lei e scoprire che oltre ad essere un grande documentarista, giornalista e scrittore, Folco Quilici è anche una persona squisitamente cordiale.

La ringrazio molto e spero un giorno di incontrarla. Fa molto piacere anche a me aver fatto questa intervista con lei. Saluto tutti gli italiani che vivono in Finlandia e i lettori del Loggione. (31.8.2007)




Hosted by www.Geocities.ws

1