La cueva del milodon

         
 

- 3° giorno - 23 febbraio Sabato -
- Kathmandu -


Nella notte l'alce che avevamo incontrato la prima volta in Svezia, ritrovato in Iran Si presenta anche a Kathmandu infatti mentre tutti dormono si alza per ben due volte e con rumori molesti sveglia tutto il caseggiato facendo anche abbaiare i cani. Al mattino dormiamo come orsi e siamo svegliati dai Bastianini alle 9,30. L'alce che è rimasto sveglio tutta la notte scende per ultimo dal letto ma arriva per primo a fare colazione nel ristorante dell'hotel.colazione abbondante per 250 Rs a testa. siamo al secondo giorno di sciopero ed è anche giorno di festa, nella città regna una calma irreale: non una macchina in giro, solo poliziotti e biciclette. Ci adeguiamo alla situazione passeggiando per la città, non troviamo la finestra più bella del mondo perché di finestre belle ce ne sono molte e non vi è alcuna indicazione. sostiamo a Durbar Square dove per entrare bisogna pagare 200 Rs p.c. per un biglietto che vale una settimana. Importunati da venditori di tutto ci godiamo un bel sole primaverile seduti sugli scalini del Maju Deval (alla fine della giornata Angiolino avrà il collo più rosso del mondo). Passeggiamo nei dintorni della piazza ed ecco ci in Freak Street (famosa negli anni '70) ma oggi una strada abbastanza anonima, di fricchettoni neanche l'ombra. Attraversiamo il ponte sul Bagmati, probabilmente il più inquinato del mondo e siamo in periferia: in lontananza la sagoma dello stupa di Swayambhunath è come un faro, non ci resta che seguire la sua luce tra paesaggi bucolici e caserme dove i soldati sono intenti a preparare fortificazioni con sacchetti di sabbia. Ma ecco un intoppo: il Merlaccio con le scarpe più tecniche del mondo all'improvviso si azzoppa, non potendo abbatterlo si ricorre alle cure del dottore che diagnostica una vescica al tallone destro e prescrive il cambio della scarpa destra. A cambio avvenuto tutto va per il meglio anche se i nepalesi guardano con insistenza e non capiscono le stranezze degli occidentali che camminano con una scarpa di un colore e l'altra di un altro. Arriviamo ad un muro di preghiera restaurato di recente che circonda lo stupa; ci sono delle belle panche all'ombra e ne approfittiamo per un riposino sotto gli occhi benevoli di un Buddha tutto d'oro.

 

 

Costeggiamo il muro in senso antiorario(cosa da non fare) fino all'ingresso principale; da li diparte una scalinata all'inizio con pendio morbido, ai lati venditori venditori di pietre che intercettano il Merlaccio e la Francesca lasciandoli quindi più leggeri di Rupie e pieni di pietre scarabocchiate. Più si sale e più la scalinata diventa ripida, l'ultimo tratto da addirittura l'impressione di essere verticale. Prendiamo lo stupa per il verso giusto, osserviamo le scimmie indaffarate a togliersi le pulci ed un monaco che gira con un paio di mutande in mano. Siamo in alto rispetto alla città tranquilla nella sua giornata festiva, facciamo esercizio di toponomastica cercando di individuare piazze e vie anche se c'è una leggera foschia. Scendiamo a valle dalla parte opposta attraverso un parco dove vanno a spasso le coppiette nepalesi e le immancabili scimmiette. Dopo aver oltrepassato un gompa arriviamo al muro di preghiera che da questa parte è anche più bello ci sono anche due ruote di preghiera giganti con all'interno dipinte Tare banche verdi e blu.Oltre il muro verso la parte di noi mortali c'è una gran miseria ma anche tanta serenità. Rientriamo, sempre a piedi, verso casa facciamo merenda in un giardino con frittatine e birrette e concediamo il permesso al Canto di rientrare in anticipo per la doccia, avendo visto il fiume asciutto era un po in apprensione. Guidati da Bastianshopping gironzoliamo in una libreria per cercare le rituali cartoline e introvabili libri di montagna, delle ragazzine ci appioppano le borsette tipiche, saranno un tormentone per tutta la permanenza a Kathmandu con il loro "Want to buy?" a cui non ammettevano il no come risposta. Alla sera siamo nuovamente i ritardo rispetto a i Bastianini, usciamo per cena ma il ristorante prescelto è in fase di chiusura (si mangia presto in Nepal) per cui optiamo per la prima alternativa visibile: Il ristorante La Dolce Vita con ambiente discreto, cibo così così con in compenso un buon caffè espresso. Ci ritiriamo in camera e facciamo salotto fino a tardi mentre il Merlaccio accusa i primi sintomi della diarrea dello scalatore: facciamo un consulto e lo curiamo con 2 Imodium, 1 Rifacol e un dito di Prep spalmato sulla fronte (non si sa mai).

 

 
     
Hosted by www.Geocities.ws

1