Il rito dell?Uomo Cervo, Gl' Cierv, 蠬?affascinante
rappresentazione che si ripete l'ultima domenica di carnevale, da un tempo
immemorabile, a Castelnuovo al Volturno, caratteristico e splendido paese
alle pendici delle Mainarde.
Ƞuna recita che coinvolge molti abitanti, sia come
protagonisti che come figuranti, e si svolge nella piazza dell?abitato,
dopo il tramonto. Essa 蠬a parafrasi del significato primordiale del
carnevale, l'antichissimo mito dionisiaco, nel quale il passaggio delle
stagioni 蠳imboleggiato in maniera cruenta, dove, per la rinascita della
natura, 蠩ndispensabile una morte sacrificale; e al tempo stesso 蠬a
figurazione di cie da sempre sconvolge l'animo umano: le radicate
paure per l?irragionevole, l?incomprensibile, la violenza selvaggia
della natura che sovrasta e, a volte, travolge. Una paura da esorcizzare e
dominare, affinch頬a vita assuma un aspetto gestibile, tranquillo, e
cammini lungo la sicura strada della normalit#060;/font>
LA
RAPPRESENTAZIONE
Il
sole 蠡ppena calato e l'aria fredda della sera comincia a sferzare le
vie del borgo. Il pubblico, giunto giࠤal primo pomeriggio, gremisce la
piazza in attesa dell'evento quando, inaspettate, riunite in un folto
gruppo, si mostrano le janare, le streghe.
Nere
e grifagne, personaggi giunti dalla superstizione e dalla paura, muovono i
passi cadenzati di un?angosciante danza. Sono le oscure messaggere di un
avvenimento formidabile che, di l젡 poco, sconvolgerࠬa quiete.
E mentre la gente 蠡ncora sconcertata da queste
presenze, risuonano nell?aria le melliflue note delle zampogne.
Con
un incedere lento, ieratico, ecco gli zampognari. Le loro
tradizionali melodie chiudono, alla vigilia della Quaresima, la
"stagione dei suoni", iniziata nel periodo di natalizio.
Ma questa musica suadente, carezzevole, viene
improvvisamente interrotta da un grido accorato a ripetuto: "Gl'
Cierv! Gl' Cierv!"
Ed eccolo, gl' Cierv, il Cervo. Ha il volto, le
mani anneriti, il capo sormontato da un possente palco di corna e il corpo avvolto in una
nera pelliccia. Sul petto, intorno alla vita, porta appesi alcuni
campanacci che nel suo procedere potente e caracollante fa risuonare con
il frastuono di un tragico armento. Egli irrompe nella piazza, il cuore
del paese, gridando la sua ferocia, distruggendo tutto cie incontra
nella corsa folle e sfrenata che la sua indole selvatica sprigiona. Al suo
fianco 蠬a Cerva, minuta, ma non certo meno aggressiva.
Il paese 蠳convolto, travolto dalla violenza, incapace di reagire al cospetto delle Bestie.
L'aiuto e la salvezza potrebbero giungere con Martino,
bianco personaggio dal cappello a cono e l'ampio mantello, armato soltanto
di un robusto bordone.
Energico e generoso, questa sorta di folletto tutelare,
affronta in un duello impari il Cervo e la compagna, e per alcuni momenti
riesce a soggiogarli. Ma la forza delle Bestie 蠳traordinaria e ben
presto esse riconquistano la libertࠥ tornano a dar sfogo alla loro
esaltazione distruttiva.
Proprio allora, quando il Cervo sembra avere imposta la
propria vittoria sulla comunitଠecco intervenire il Cacciatore.
Due colpi di fucile riecheggiano nell'aria. Due colpi soltanto perch頬e
Bestie si accascino, ferite
mortalmente. Su Castelnuovo scende il silenzio.
Ma il mito non purire.
Con pacato avanzare, il Cacciatore si avvicina agli
uccisi, si china su di essi e, soffiandogli nell'orecchio l'alito della
vita, atavica memoria, li rende al mondo, purificati.
E mentre il Cervo e la sua compagna lasciano un paese,
che di l젰oco sarࠦestante, per tornare alla montagna e alla loro
sconosciuta dimora, un grande falene acceso nella piazza, a cui fa
corona la danza, come di neri lapilli, delle janare.
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