Stabilità,
risonanze, caos sono termini ricorrenti per chi
frequenta i molti convegni di matematica, fisica e astronomia. Eppure i
concetti che essi esprimono sono storicamente legati ad un’unica
scienza
antica, che ne è oggi comun denominatore: la meccanica celeste. Nata
insieme ad
ogni civiltà con lo scopo di osservare ed interpretare i moti delle
stelle e
dei pianeti, devota al calcolo delle effemeridi e alla predizione dei
fenomeni
celesti, questa disciplina ha accompagnato le alterne vicende della
storia
umana e vive oggi un nuovo periodo di splendore. Dalle osservazioni
astronomiche dei Caldei, dai lavori di
Henri Poincarè, che per primo aveva intuito l’ubiquità del caos, il
numero e la
varietà degli oggetti scoperti o lanciati in orbita, sono aumentati a
dismisura: migliaia di asteroidi, centinaia di comete, decine di
satelliti e
anelli, innumerevoli sistemi stellari e galattici, una nube di
satelliti artificiali
in orbita attorno al nostro pianeta, sonde interplanetarie in viaggio
nello
spazio profondo. Nell’ultimo decennio la diffusione dei calcolatori e
lo
sviluppo della teoria del caos hanno permesso di compiere significativi
progressi in campi di fondamentale importanza rimasti per molto tempo
ad uno
stadio poco più che embrionale, come ad esempio la stabilità a lungo
termine
del sistema solare.
Nel maggio 1993 si è
svolto, presso il Dipartimento di
Matematica dell'Università di L'Aquila, il primo convegno nazionale di
meccanica celeste, che si proponeva, in
un momento così ricco di risultati e prospettive, di riunire tutti
coloro che
in Italia si occupano di problemi legati a questa disciplina. Da questo
incontro
è nata l'idea di estendere ad un pubblico di non specialisti la grande
varietà
di tematiche che hanno caratterizzato i lavori del convegno: dai più
recenti
studi sui comportamenti caotici nel nostro sistema planetario, alla
partecipazione italiana alle missioni spaziali, fino
a giungere ad argomenti di carattere più generale, quali il
ruolo della Luna nello stabilizzare l'avvicendarsi delle stagioni sulla
Terra
oppure il pericolo di rimanere vittime, come è stato per i dinosauri,
di
collisioni catastrofiche. Nell'ambito della crescente ramificazione
delle
discipline scientifiche, che anche in campo astronomico tende a creare nuove e vaste specializzazioni - come
l'astrofisica, lo studio del sistema solare,
la geologia planetaria - la meccanica celeste è una scienza che,
pur
definita nei suoi scopi e nei suoi metodi, tutte le attraversa.
Attraverso
l'uso dei moderni mezzi di calcolo, è oggi possibile seguire il moto
dei corpi
celesti per un periodo di tempo confrontabile con l'età del nostro
sistema
planetario: cinque miliardi di anni. Su questa scala temporale il
Sistema
Solare si anima di eventi che vedono protagonisti i grandi pianeti come
i
piccoli corpi che vagano per lo spazio interplanetario. Gran parte del
materiale trattato si richiama dunque a studi e a scoperte recenti:
dall'avvistamento
di piccoli corpi ghiacciati che orbitano oltre Plutone, all'origine
della luce
zodiacale, sfuggita ad ogni spiegazione fino all'entrata in funzione
dei
telescopi orbitanti. Tutto ciò senza dimenticare il fascino antico
dell'astronomia, dei suoi misteri, delle
grandi scoperte, delle immagini spettacolari che da sempre ci ha
regalato, e di un suo culto, l'astrologia, tuttora ben radicato nella
nostra
società.
Nei primi capitoli
vengono esposti i concetti di base
necessari per prendere confidenza con orbite e perturbazioni orbitali:
sono i
"ferri del mestiere" di un meccanico celeste. Il problema di quanto e
come utilizzare la matematica nel testo è stato affrontato ispirandosi
ad un
precedente illustre: nel secolo scorso l'astronomo reale sir George
Biddel
Airy, volendo pubblicare una trattazione sulle perturbazioni orbitali
utilizzando il minor numero possibile di formule, giunse con sua grande
sorpresa alla fine del lavoro senza averne scritta nemmeno una.
Nonostante la
meccanica celeste sia stata da sempre origine e banco di prova delle
più
complesse teorie matematiche, si è cercato di minimizzare nel testo
l'uso delle
formule, sfruttando invece le ampie possibilità che offre la
visualizzazione
delle traiettorie dei corpi celesti.
La speranza è di
essere riusciti a raccontare la moderna
meccanica celeste in modo piacevole per tutti e di aver stimolato la
ricerca
dei legami tra i vari campi in cui si ritrova presente, in varia
misura, la
meccanica celeste.
Amici, parenti
e colleghi
ci hanno aiutato a non perderci nei meandri di traiettorie, risonanze e
satelliti: un sincero ringraziamento a Niccolò Argentieri, Ruggero
Casacchia,
Paola Celletti, Carolina Ciampaglia, Maria Teresa Lepre, Francesco
Luiso,
Mirella Perali, Adolfo e Colomba Perozzi, Francesca Perri, Luca
Raffaelli,
Giovanni Valsecchi, Alessandro Villa.
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