Aristotele - logica |
I termini
INDIVIDUI si distinguono da tutti gli altri perché sono gli unici che possono
agire solo come SOGGETTO, mentre
NON possono essere predicati. Non posso prendere il termine individuo
“Socrate” per usarlo come
predicato di un altro soggetto (p.e. “tavolo”): non posso in pratica
predicare “il tavolo è Socrate”. Tutte le altre nove categorie sono invece
utilizzabili sia come soggetto che come predicato: p.e. la categoria di qualità
“bianco” funziona da soggetto in “Il bianco è un colore”, mentre
funziona da predicato nella proposizione “Il tavolo è bianco”. SOLO I
TERMINI INDIVIDUI ESISTONO DI PER SE STESSI (Socrate, Parmenide, Gorgia), e per
questo Arist. li chiama “sostanze prime”, gli altri
termini dipendono dalla sostanza prima e sono via via più estesi del
termine individuo “Socrate”: di quest’ultimo infatti ho la massima
comprensione, perché è unico e si porta dietro tutti i suoi attributi, ma
quando uso il termine “uomo”, ecco che esso non si estende più al solo
Socrate, ma a molti altri individui; si dice allora che il termine “uomo” è
più esteso del termine “Socrate” però meno comprensivo di quest’ultimo;
a maggior ragione se uso il termine “animale”, vedo che esso si estende
oltre che agli uomini anche ad
altri esseri animati, e questi termini ancora più estensivi li chiamano
“generi”. Infine arrivo ai più estensivi: sono le 10 categorie.
Per esempio “Socrate” appartiene alla
categoria di “sostanza”, ma essa comprende un’infinità di altri
concetti. I termini predicativi usati dall'uomo sono chiamati CATEGORIE.: esse sono i generi
supremi a cui si riconducono tutti i termini,
sono il MASSIMO livello di generalizzazione/estensione di un termine. Il termine
predicabile costituito dal solo ACCIDENTE (predicare
“ammalato” di Socrate) non può funzionare da definizione né da sostanza. Dunque la
“sostanza”, come tutte le categorie, è termine molto esteso ma poco
comprensivo, mentre il termine individuo ha la massima comprensione (Il termine
Socrate è il massimo di comprensione per l’individuo Socrate in carne ed
ossa) ma è di minima estensione, cioè di minima predicabilità, tant’è vero
che non lo posso predicare di nessun altro individuo, mentre la categoria
“sostanza” rispetto al termine
Socrate è della minima comprensione, e massima estensione. Le
proposizioni
Come indicato
all’inizio, non tutte le proposizioni sono di tipo giudizio (cioè
dimostrative, relative al Vero o Falso); vi sono altre proposizioni di tipo
puramente semantico: sono le domande, le esclamazioni, gli ordini, le
espressioni di desiderio. La logica studia solo il primo tipo di proposizioni,
dette apofantiche o enunciative cioè che
predicano il Vero o il FALSO (=non-vero). Un GIUDIZIO si
forma attraverso una proposizione, cioè attraverso la relazione di due o più
termini (in questo consiste la proposizione, o predicazione). Il GIUDIZIO è
parallelamente una relazione tra concetti. Ad ogni termine (o parola, all’interno di una singola lingua
parlata) corrisponde un concetto cioè un prodotto della mente-pensiero.
«Socrate cammina» è una proposizione. «Socrate» è un concetto con
massima comprensione e minima estensione: si tratta infatti di un termine
individuo, non “generalizzabile”, cioè non predicabile di altri soggetti .
Dal punto di vista della qualità le proposizioni possono essere individuali
(“S. è mortale”), particolari
(cioè predicate solo di QUALCHE elemento: “Qualche uomo è mortale”, e infine,
andando alla massima estensione possibile, universali (cioè predicate di
TUTTI gli elementi della specie o
del genere). Dal punto di vista
della quantità le proposizioni possono essere affermative (“S. è mortale”)
o negative (“S. NON è mortale”).
E’ contraddittorio predicare qualcosa di un universo “Tutti gli
uomini sono mortali” e poi costruire
una frase particolare che nega lo stesso predicato “Qualche uomo è
mortale”): o l’una o l’altra deve essere per forza vera. Ci sono
cinque modalità diverse di predicare qualcosa di un soggetto: posso
predicarne il genere (“S. è un animale”), la specie (“S. è un uomo”),
la differenza specifica (“S. è un animale razionale”)
che mi consente di DEFINIRE il soggetto, cioè rilevarne l’essenza (il
“Che cos’è), la proprietà “S. è grammatico” (cioè predico di S.
qualcosa che NON è essenziale, ma che deriva
necessariamente dall’essenza). Tutto quello che predico di Socrate come
possibile ma anche non possibile, lo chiamo ACCIDENTE ( "S“ è
ammalato”). CLASSIFICAZIONE
DELLE PROPOSIZIONI
Il
sillogismo come perfetta forma di
ragionamento
Per verificare se
un attributo compete VERAMENTE (cioè nella realtà) ad un soggetto, talvolta è
necessario confrontare tra loro più proposizioni, concatenate in un
RAGIONAMENTO: il più rigoroso è il ragionamento che confronta una proposizione
universale (Premessa Maggiore P) con un’altra dello stesso tipo o
particolare (premessa minore Q): se tra la prima e la seconda vi è un
termine in comune (termine MEDIO)
si deve trarre
un giudizio conclusivo (Conclusione C) che ne deriva NECESSARIAMENTE.
“Tutti gli animali sono mortali (P)”, “Tutti gli uomini sono
animali (Q)”: dato che esiste un termine (“animali”) comune alle due
proposizioni, SONO OBBLIGATO ad
usare il predicato della premessa maggiore (“mortali”) anche per il soggetto
della premessa minore (“tutti gli uomini”) e concludo con la proposizione
“Tutti gli uomini sono mortali”. Il termine medio in «Ogni uomo è
mortale(P)/Socrate è uomo(Q)/Socrate è mortale(C)» è
UOMO. Questo tipo di
ragionamento si chiama SILLOGISMO (nella forma del sillogismo perfetto).
Esistono poi anche sillogismi che hanno
per P una prop. Altri tipi di
sillogismo sono: la confutazione (si dimostra la falsità di una tesi deducendo da essa una conclusione contraddittoria),
il ragionamento per riduzione all’assurdo la validità di una
proposizione viene dimostrata deducendo
dalla sua proposizione contraddittoria una conclusione manifestamente assurda).
Esistono anche ragionamenti NON sillogistici, ma costruiti per analogia o per ipotesi. Principi
Logici, Realtà e Metafisica Per arrivare a giudizi di verità
nel Sillogismo, è necessario che ambedue le premesse P e Q siano Vere.
Occorre trovare premesse la cui verità non sia necessario discutere in quanto
sono di originaria evidenza. Esse sono TRE e costituiscono la base del discorso
dimostrativo. Li chiamiamo PRINCIPI
(intuizioni noetiche) in quanto da essi parte ogni discorso scientifico (epistemico),
ogni discorso necessario. Essi sono: 1.Principo di IDENTITA’ (A è A;
l’essere proprio ciò che è risulta uno solo per ciascuna realtà),
2.Principio di NON-CONTRADDIZIONE ( A=B, allora NON può esser che A=NON
B:non si può predicare di una cosa nello stesso tempo che è e che non è);
3.Principio del TERZO-ESCLUSO (aut aut: o A=B oppure A è diverso da B;
non può esistere una terza soluzione diversa da entrambe). In
conclusione i GIUDIZI confrontati con la REALTA' devono sottostare al principio
di non – contraddizione, del terzo escluso e di identità: tali principi sono
alla base della nostra mente, sono cioè principi
LOGICI (la scienza del pensiero è la
LOGICA), ma sono anche alla
base della realtà, sono cioè anche principi
logici sostanziali (=ontologici), relativi a ciò che è oltre la fisica:
la
METAFISICA è dunque la scienza dell'essere (ontologia). Per SOSTANZA (ousìa) si intende «ciò che è» distinto dalla specie e dal genere. La realtà indicata da un termine che funziona esclusivamente da SOGGETTO è sostanza prima, cioè realtà-essere che non ha contrari e non ha gradazioni.
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