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Johann Gottfried Herder

(L'uomo), insieme alla terra, al clima e al tempo atmosferico, dipende dal periodico respiro della natura, e ... in rapporto a esso dura più o meno a lungo, diviene anticipatamente vecchio oppure con facilità si ringiovanisce..." Herder, Tithon und Aurora)

Il linguaggio è naturalmente prodotto dall'uomo (Herder, Trattato sull'origine del linguaggio, 1772)

 

(Mohrungen, Prussia Orientale, 1744, Weimar 1803)
Già Vico aveva dato importanza alla Storia come sviluppo progressivo: il concetto era stato ripreso in senso lineare dall’Illuminsmo e portato al massimo valore filosofico da Kant (progresso come realizzazione della ragione umana). HERDER modifica la kantiana filosofia della storia (progresso lineare dell'umanità) in una crescita organica di epoche spirituali. La concezione del mondo propria di Herder sarà sviluppata successivamente dall'idealismo di Hegel, per il quale lo Stato e l’Assoluto si realizzano nella Storia.

 Studiò teologia a Königsberg, dove fu discepolo di I. Kant e di J.G. Hamann. Nel 1769 intraprese un lungo viaggio attraverso la Francia e la Germania: a Parigi conobbe d’Alembert e Diderot; a Strasburgo iniziò il sodalizio con Goethe, con il quale aderì allo Sturm und Drang. Dal 1776 visse a Weimar, dove fu predicatore di corte e sovrintendente generale del Concistoro; dalla città si allontanò solo durante un viaggio in Italia nel 1788-89. 

Fra i principali esponenti della crisi dell’Illuminismo e del suo superamento in direzione del Romanticismo e dell’Idealismo, rivalutò la categoria del sentimento contro l’“astratta ragione”, rivelando attenzione e sensibilità soprattutto per il linguaggio e per l’arte (in particolare la poesia, nell’ambito della quale distinse “poesia d’arte” e “poesia popolare”). Considerò l’arte e il linguaggio elementi determinanti della Bildung e dell’identità nazionale di un popolo (nazione). Nella sua filosofia della storia – al centro delle sue due opere principali Ancora una filosofia della storia per l’educazione dell’umanità (1774) e Idee per una filosofia della storia dell’umanità (1784-91) – queste riflessioni si saldano in una concezione finalistico-provvidenzialistica dello sviluppo dell’umanità, nella quale alla costante attenzione per la specificità dei singoli popoli e nazioni si accompagna la volontà di inserirli nel quadro del progressivo realizzarsi di una totalità di natura spirituale.

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