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F.D.E. Schleiermacher

(1768-1834)

Sintesi da www.ilgiardinodeipensieri.com/storiafil/pancaldi-2.htm

 

Il problema della riforma dell'insegnamento e dell'organizzazione dell'università occupa anche la riflessione di un'altra grande figura del movimento romantico sia pure collocata su un versante opposto a quello idealistico, Schleiermacher . Noto soprattutto per i suoi studi sulla religione, l'ermeneutica, la teologia e la filologia (è sua una fondamentale edizione delle opere di Platone), fu professore alla nuova università di Berlino, da lui caldeggiata con lo scritto "Pensieri occasionali sulle università tedesche" (1808). In quest'opera si delinea una concezione dell'educazione fondata sull'armonizzazione delle caratteristiche interne dell'uomo e della realtà sociale esterna. Lo scopo finale del processo formativo consisterà dunque nella connessione tra la promozione di un'autentica vita personale e di un positivo inserimento nella società. Tale connessione è di natura etica in quanto fondata su un'idea di Bene (sia pur relativisticamente intesa in rapporto ai singoli momenti storici) e, nella concreta pratica pedagogica, soggetta al condizionamento di particolari situazioni. Schleiermacher riconosce senz'altro la necessità di preservare la singola personalità e il suo spontaneo sviluppo, ma dall'altro non può negare che l'educazione diventa completa solo in seguito ad un deliberato intervento esterno teso all'eliminazione delle manchevolezze e dei limiti individuali. Nella vita è dunque presente un conflitto perpetuo tra diversi fattori ed esigenze (libertà e regola, formazione sociale e formazione individuale, peculiarità innate e modellamento educativo, rispetto della fanciullezza e stimolo alla crescita) che l'educatore non può sperare di comporre in modo definitivo una volta per tutte, ma in cui dovrà muoversi scegliendo l'uno e l'altro fattore a seconda degli obiettivi e delle situazioni. L'armonizzazione degli opposti non può essere determinata da una regola fissa o una formula statica, ma costituisce un'esigenza da perseguire in una continua e mai conclusa ricerca finalizzata alla completezza della formazione umana. Quest'ultima risulta senz'altro centrata sull'individuo in via di sviluppo e sulla sua spontanea attività; ma lo sviluppo per potersi completare ha bisogno del potenziamento che solo un adeguato intervento esterno può imprimergli. Ciò non significa lasciare il bambino in balia delle molteplici influenze del mondo adulto, le quali non solo gli giungono in modo disorganico, ma anche non prive di elementi negativi. Una corretta impostazione pedagogica impone dunque una prevenzione che metta al riparo il fanciullo dai loro effetti corruttivi, senza peraltro concedere nulla al modello rousseauiano che lo vorrebbe isolato in un astratto rapporto con la natura. Infatti non solo il mondo sociale è l'ambiente in cui l'individuo dovrà inserirsi con un adeguato corredo di capacità, ma costituisce anche la fonte di quelle motivazioni che consentono all'interiorità di formarsi e crescere. Pertanto la prevenzione richiede nello stesso tempo da un lato un'applicazione parziale e calibrata sull'età dell'allievo, dall'altro una ferma repressione delle tendenze contrarie all'azione educativa. Essa anche è il risultato dell'intervento sinergico delle varie istituzioni sociali che si integrano e limitano reciprocamente: dalla famiglia, presente nelle fasi iniziali dell'educazione, allo Stato e alla Chiesa in cui l'individuo adulto dovrà inserirsi con attiva e responsabile partecipazione. la difficoltà del passaggio tra le due fasi sarà direttamente proporzionale alla presenza nella famiglia di elementi propri delle altre forme sociali. La famiglia è certo comunità di libertà e amore che ha il compito di fornire un'educazione morale e religiosa di base; essa però deve aprirsi alle esigenze sociali, assumendo su di sé alcune funzioni tipiche dello Stato come la legge e la punizione, dato che vivere in una comunità statale significa subordinarsi a regole universali e impersonali. D'altro canto la Chiesa svilupperà il sentimento religioso affinché il singolo possa comprendere e aderire al culto. In posizione intermedia si pone la scuola che fornisce l'istruzione e la preparazione professionale di base sviluppando il senso etico in riferimento alla vita pubblica. E' dunque naturale che la scuola sia in diretto rapporto con lo Stato, il quale si assuma il compito fondamentale di promuovere, attraverso essa, quella cultura che è indispensabile per il perfezionamento della comunità sociale. Schleiermacher ritiene che l'ordinamento scolastico debba articolarsi su tre livelli: una scuola popolare di base per tutti, una scuola civica per chi riceverà una formazione tecnico-professionale, un ginnasio per i futuri membri della classe dirigente che completeranno gli studi all'università. Il compito dello Stato di promuovere l'attività scolastica non può però essere confuso con l'imposizione di un suo modello culturale: infatti la cultura può essere formativa solo se è svincolata a tutti i suoi livelli dal controllo dello Stato, frutto di un libero progetto di ricerca. In particolare si dovrà riconoscere alle università quell'autonomia indispensabile ad alimentare il libero dibattito tra posizioni culturali differenti. Quindi, diversamente da Fichte, Schleiermacher si fa sostenitore di una concezione liberale, nella misura in cui non riconosce allo Stato un compito educativo ma solo quello di promotore e sostenitore delle attività educative.
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