Fonti di un'utopia

I modelli più ovvi dell'utopia campanelliana sono naturalmente la Repubblica di Platone e il suo rinnovamento all'inizio del Cinquecento nel De optimo reipublicae statu deque nova Insula Utopia (Lovanio, 1516) del cancelliere inglese Tommaso Moro che, largamente diffuso in tutta l'Europa subito dopo uscito, sarà tradotto in italiano fin dal 1548 (la prima traduzione inglese uscirà solo nel 1551). Ma al di là dei numerosi accostamenti puntuali, aneddotici che si potrebbero fare con l'uno e l'altro di questi modelli, importa cogliere le affinità più profonde che collegano tra loro queste opere. Va detto che lo spirito dal quale procede la Città del Sole è più vicino a quello di Platone che a quello di Moro. Il Campanella condivide pienamente quella fortissima esigenza di unità che contraddistingue il disegno della città ideale platonica : la comunità dei beni e quella delle donne - quest'ultima respinta da Moro - non hanno altro scopo che di eliminare dalla società ogni principio di disunione,9 e anche il sistema educativo esposto da Socrate si propone come modo di ricondurre ogni individuo all'unità fondamentale del suo essere.10 La concezione dello Stato come corpus politicum, in altri scrittori mera metafora, ritrova in Platone come in Campanella la sua pregnanza originaria. Vedremo del resto che la ricerca dell'unità a tutti i livelli, che forse sta alla base del progetto filosofico dell'umanesimo considerato complessivamente, diventerà per i pensatori del tardo Rinascimento una vera ossessione.

Quanto al nome e alla forma della città solare, non pretendiamo certo rifare il lavoro degli studiosi, che per ambedue hanno individuato una molteplicità di fonti possibili.11 Ma se il Campanella nell'autografo abbia probabilmente adoperato, invece della parola "sole", il suo simbolo astrologico, cioè un cerchio puntato nel centro, e se la città stessa ha per piano di base sette cerchi concentrici, non è lecito vedere in tale circolarità il simbolo, non solo del centralismo che contrassegna la sua costituzione, ma anche di questa ricerca - metafisica più che politica - dell'unità ? E poi, le somiglianze tra lo schema urbano della Città del Sole e quello dell'Atlantide descritta nel Critia, anche se quest'ultima ha cinque « gironi » invece di sette, non sono certo prive di senso. Eppure, questa città viene presentata da Platone come nemica dell'Atene antica - nella quale scorgiamo la città ideale della Repubblica. L'Atlantide è stata fondata da Posidone, ed è governata da una stirpe di re nata dal congiungimento del dio con la bella mortale Clito.12 Ma man mano che l' « elemento divino » (h tou qeou moira oppure h tou qeou fusiV) in questa razza deperisce, diluito da quello umano, la città si degrada moralmente, e gli Atlantici, che prima stimavano poco le loro richezze (che hanno smisurate) e non abusavano del loro potere, cominciano a considerare queste richezze e questo potere come fini in se, e sono riempiti di avarizia e di presunzione.13 Infine saranno sconfitti dagli Ateniesi, che per parte loro sono rimasti fedeli agli antichi costumi - tra i quali la comunità dei beni -, e che hanno per patroni Atene e Efaisto, vale a dire che le loro virtù principali sono la filosofia e la filotecnia.14

Tramite la descrizione della città solare come costituita da piani circolari sovvrapposti, cinti da mura fortificate di « torrioni » e « baluardi », il Campanella non solo dà un' interpretazione letteraria all'utopismo urbanistico caro agli architetti del Rinascimento,15 ma soprattutto adempie la congiunzione dell'Atene antica e dell'Atlantide. Congiunzione quanto mai significativa, che fa coesistere la gerarchia piramidale di questa con l'egalitarismo integrale di quella, e identifica il governo dei filosofi con la teocrazia.


[9] Platone, Rep. IV, 422e .423a.

[10] Ibid., 423d.

[11] Cfr. Firpo 1972, pp. XXXVI-XL.

[12] Platone, Critia 113c-114c.

[13] Ibid., 121a-c, e Timeo, 24e-25d.

[14] Critia 110c e 109d.

[15] Come lo segnala il Firpo, « [...] le schéma urbain de la Cité du Soleil [...] présente une grande similitude avec un dessin de Léonard pour un projet d'architecture militaire. On y voit clairement des anneaux renforcés vers l'extérieur pour la défense et ouverts à l'intérieur de grandes arcades destinées à la commodité des habitants » (op. cit., p. XXXVIII). Firpo allude ad alcuni disegni del Codex Atlanticus (fol. 133 r. e 132 r., già 48 a-b) conservato nella Biblioteca Ambrosiana a Milano.


© Karl STAS 1998-1999. This document is not to be cited without the written permission of the author.

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