UNA MARCIA IN MENO

di Eros Capostagno

Che Berlusconi avesse una marcia in più, lo si poteva supporre già nel 1994, tanto è vero che appena sceso in politica, si scatenò contro di lui la più grande e incredibile coalizione di poteri e interessi mai vista in Italia, con il dichiarato proposito di annientarlo ("...ridurlo in miseria e vederlo chiedere l'elemosina...", come ebbe a dire un fine statista come D'Alema).

Non sorprende quindi che, sgretolatosi il fronte giudiziario e squalificatosi il fronte della Sinistra con cinque anni di inettitudine al Governo, la Casa delle Libertà ed il suo leader trionfassero alle ultime elezioni.

Detto ciò, lasciano comunque sconcertati la pochezza e l'inconsistenza di quei personaggi che oggi vorrebbero guidare l'opposizione parlamentare -ci riferiamo a Fassino e soprattutto Rutelli- e che vorrebbero convincere gli Italiani della loro capacità di governare l'Italia meglio dell'attuale Premier.

Si ricorderà come l'Ulivo ed il suo leader, Rutelli appunto, non disponessero in campagna elettorale nemmeno di un barlume di programma concreto, che non fosse il semplice antiberlusconismo, tanto è vero che Rutelli fu (mal)consigliato dal suo guru americano di ricopiare in extremis quello del Cavaliere, onde tentare di confondere l'elettorato e recuperare qualche voto. Al rimorchio dell'avversario insomma.

A riprova di che razza di "statisti" si trattasse, giova ricordare come non solamente durante la campagna elettorale, ma anche dopo la costituzione del Governo, Rutelli e Fassino si sono rivolti agli stranieri per chiedere soccorso nell'opera di ingiuria, discredito e delegittimazione del governo italiano (e di conseguenza del Paese intero). Il tutto al grido di "Berlusconi ci allontana e ci isola dall'Europa!", ultimo appiglio rimasto ad una Sinistra allo sbando.

Affermazioni rese magari verosimili dalla decisione del Premier di sostituire una personalità del calibro di Ruggiero al Ministero degli Esteri, salutata a sinistra come una ennesima "caduta di prestigio internazionale" per l'Italia berlusconiana. Come sappiamo, Berlusconi stava in realtà lavorando ad un preciso schema di politica internazionale che, in pochissimi mesi, lo ha portato ad essere leader in Europa e punto di riferimento nello scacchiere politico non solo europeo, malgrado le critiche interne per il cambiamento al vertice della Farnesina e le virulente pressioni nazionali ed internazionali subite al momento del blocco della partecipazione italiana alla costruzione del velivolo da trasporto militare Airbus A400M.

La storica firma per l'ingresso della Russia nella NATO, che avverrà a Roma a fine maggio, sotto la regia italiana e personale del Cavaliere, con la partecipazione di leaders di venti Paesi, rappresenterà il culmine dell'attività di questi primi mesi di lavoro in politica estera.

Verrebbe da dire che, a forza di stracciarsi le vesti per "l'isolamento internazionale" dell'Italia, i vari Rutelli e compagni si sono ritrovati "nudi" nel giorno del banchetto davanti alla realtà. A meditare magari sulla conferenza organizzata a Palermo nelle scorse settimane, ove il Governo italiano ha presentato il programma di e-government, per dotare alcuni Paesi del Terzo Mondo dei sistemi informatici necessari alla modernizzazione delle loro strutture amministrative, programma di cui l'Italia è leader e primo finanziatore. Anche se, a onor del vero, bisogna riconoscere che illustri esponenti della Sinistra si erano già occupati in precedenza del Terzo Mondo, come Veltroni che, per risolverne i problemi, invocava la distribuzione massiccia di preservativi agli Africani.... (v. D'Alema l'Inquieto e Veltroni l'Africano e I nuovi missionari nel N.53).

Spuntate le armi dell'isolamento internazionale, i vari esponenti del popolo di Sinistra hanno puntato allora sui rischi di asfissia per le libertà democratiche in Italia, minacciate da un presunto controllo dell'informazione e dalla "deriva populista" della maggioranza governativa.

Campagna di accuse orchestrata da nuovi partigiani ("Resistere, resistere, resistere!") e da improvvisati masanielli alla Nanni Moretti, decisi a salvare la Democrazia con i girotondi, o alla Claudio Amendola, che al concerto del 1° maggio arringava la folla, sostenendo che "come non si cambia il gruppo rap degli Articolo 31", così "non si deve toccare l'Articolo 18...", oppure con l'incitamento al disprezzo da parte di acute personalità straniere alla Madame Tasca o alla Louis Michel, o di quelle ancora più acute come il (ex) Premier Lionel Jospin.

Quello che è accaduto è sotto gli occhi di tutti. Mentre i Rutelli e Fassino perdevano progressivamente di credibilità tra i loro stessi (ex) sostenitori, lasciando la guida del popolo di Sinistra ai vari Moretti, Agnoletto, Zaccaria, Santoro e compagnia brutta, Berlusconi poteva permettersi di sorridere a certe affermazioni che venivano d'Oltralpe, osservando come certi leaders "avessero la tendenza a comportarsi da clowns".

Che questi leaders fossero considerati dei pagliacci dai loro stessi compatrioti, e come tali trattati, lo abbiamo potuto constatare in Francia il 21 aprile ultimo scorso.

Quanto alla "deriva populista" ed ai rigurgiti di fascismo, i vari Madame Tasca ed i cosiddetti "intellettuali organici" che trovavano sull'asse Le Monde-Repubblica l'humus per pontificare, hanno trovato il 21 aprile argomenti su cui meditare, ammesso che ne abbiano il pudore.

Che il Cavaliere abbia una marcia in più sembra dunque fuori discussione, ma bisogna doverosamente riconoscere che questa superiorità è ingigantita dalla "marcia in meno" mostrata dai suoi competitori. Come abbiamo visto, Rutelli e Fassino hanno mostrato tutti i limiti delle loro capacità di analisi politica, incapaci di eleborare una qualunque strategia che non fosse quella dell'invettiva al Presidente del Consiglio in occasione di ogni sua iniziativa. Sepre al rimorchio insomma.

Incapaci di un'iniziativa politica propria, si sono messi nella sua ombra, come mosche pedanti, ottenendo il brillante risultato di essere allontanati con fastidio da Bertinotti ed i cosiddetti no-global, trascinati nel ridicolo da Nanni Moretti, guardati con patetica sufficienza da colui che attualmente sembra l'unico, nel campo della Sinistra, ad avere una certa visione politica, Sergio Cofferati.

Non è un caso se Cofferati si è concentrato su una strategia politica più seria, l'arroccamento sull'Articolo 18 e la riforma del mondo del lavoro, lasciando gli altri a trastullarsi (ed autoaffondarsi) con le sciocchezze sulle derive populiste, l'oppressione della cultura, la democrazia minacciata, il controllo dell'informazione, insomma la solita demonizzazione del Presidente del Consiglio, idiozie di cui gli Italiani hanno ormai ampiamente mostrato di avere le scatole piene.

E' chiaro che l'Articolo 18 è puramente pretestuoso, e ci riesce anche difficile vedere in Cofferati un leader politico credibile per il Paese, ma non è questo il punto. Quello che ci preme sottolineare è la condizione di intontimento nella quale si sono lasciati trascinare Fassino e Rutelli, che sembrano ormai dei pugili suonati, e con essi tutta l'opposizione parlamentare.

Talmente intontiti da abboccare a qualunque amo, come quello lanciato da Berlusconi all'indomani dello sciopero generale. Ci riferiamo alla sortita contro Biagi e Santoro che, spacciata per goffa espressione rivelatrice di volontà coercitiva sull'informazione televisiva, ha permesso a Rutelli, Fassino e compagnia di riprendere il posto sul palco, togliendo la scena a un Cofferati ringalluzzito dallo sciopero stesso.

Insomma, grazie alla sua marcia-in-più e grazie alla marcia-in-meno degli altri, Berlusconi sembra gestire anche la regia dell'opposizione. Se ci sia da gioirne non sappiamo, visto che un'opposizione parlamentare evanescente rischia di essere scavalcata da frange estremiste di cui non sentiamo davvero il bisogno.

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