LA SOVRANITA' APPARTIENE AL POPOLO...

di Massimo Galanti

...che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Cosi` inizia La Costituzione Italiana. Ad essere piu` precisi inizia con un richiamo al "lavoro", richiamo forse inutile, come dire che una Repubblica Democratica puo` anche essere fondata sull' ozio o sul latifondo, oppure che chi non lavora e` fuori della Costituzione, come i disoccupati o i piu` fortunati che vivono di rendita. Ma non essendo un costituzionalista preferisco non addentrarmi piu` di tanto in questi problemi.

Quel che si puo` dire pero` e` che quel richiamo e` stato il primo sacrificio della logica sull'altare del Compromesso con i cattosocialcomunisti. In nome di quel compromesso qualcuno dice che esiste anche un'altra costituzione, una costituzione non scritta ma di "fatto". Molti ci credono e trovano anche giusto che sia cosi`.

Il primo articolo di questa costituzione "reale" dice: "Il Potere nunc et sempiter appartiene ai rappresentanti del popolo cattosocialcomunista e l'Italia e` una Repubblica fondata sull'ideologia e la cultura cattosocialcomunista".

E l'articolo secondo, sempre della costituzione di "fatto", cosi` recita: "La Repubblica riconosce che esistono dei cittadini che si sentono estranei a questa cultura, e promuove le condizioni affinche` questi cittadini, evidentemente fascisti, o sotto l'influenza di qualche televisione privata, o privi dei lumi della Ragione, possano essere rieducati".

Ed il terzo: "Non e` previsto che questi cittadini, anche se maggioranza nel Paese, avendo pero` perso i lumi della Ragione, possano dare la maggioranza parlamentare a quei partiti a cui si sentono piu` vicini".

Infine il quarto, per concludere: "Nel caso malcapitato che quanto non previsto dal precedente articolo dovesse accadere, la Repubblica attivera` prontamente tutti i suoi Organi ed Ordini per ripristinare la legalita` democratica abbattendo l'illegittimo Governo espressione della maggioranza parlamentare".

Sembrano facezie, ma invece quanto ho scritto e` tremendamente serio. Leggete quel che ha detto un importante Procuratore della Repubblica del cosiddetto "Pool di Mani Pulite" nel lontano Maggio 1994, all'indomani della vittoria elettorale del Polo delle Liberta`, in risposta alla domanda di un giornalista che gli chiedeva delle sue ambizione politiche: "Non basterebbe certo...una folla oceanica raccolta sotto i nostri balconi. Ma a un appello di questo genere (assumere la presidenza del Consiglio), del capo dello Stato, si potrebbe rispondere con un " servizio di complemento"..." (Corriere della Sera, 1 maggio 1994).

Bisogna tener presente che la Costituzione, quella vera recita, come abbiamo ricordato nel titolo: "La sovranita` appartiene al popolo..." e non al Capo dello Stato, nemmeno se questo si chiama Oscar Luigi Scalfaro.

Ma quanto sta accadendo oggi, e mi riferisco soprattutto agli attacchi malevoli, viscerali e rabbiosi contro un governo legittimamente eletto, espressione della volonta` e sovranita` popolare secondo l'articolo primo della nostra Costituzione, diventa difficile da capire se non si riflette un po` sulla storia della nostra giovane Repubblica.

Forse allora si potra` piu` facilmente comprendere perche`, secondo alcuni, questo governo non avrebbe il diritto ad attuare il suo programma elettorale, diritto che presso le democrazie compiute e` in realta un dovere verso il Popolo, detentore unico della sovranita`.

Primordi della Repubblica

Dopo la fine disastrosa della guerra, l'Italia, come e` destino di tutti i paesi sconfitti, divenne la preda di uno dei vincitori, ovvero di USA e USSR, che a Yalta si erano spartiti il mondo.

Fortunatamente l'Italia tocco` agli Stati Uniti. L'accordo fra le due potenze vincitrici era ferreo: lo spostamento dei confini delle zone d'influenza, avrebbe senz'altro scatenato la terza guerra mondiale.

L'allora capo dei comunisti italiani, Palmiro Togliatti, da fedele suddito di Stalin e dell'Internazionale Comunista, si attenne ai patti tanto che probabilmente all'indomani della sconfitta elettorale del Fronte Popolare nel 1949, tiro` un sospiro di sollievo. Continuo` tuttavia a minacciare la rivoluzione, che non poteva fare, nel caso la maggioranza legittimamente eletta non avesse tenuto conto dei comunisti.

Nonostante le minacce comuniste, per i successivi 10 anni il Paese rimase saldamente nelle mani di quella componente della maggioranza che tentava di trasformare l'Italia in una moderna democrazia occidentale.

L'Italia in quel periodo progredi` come non mai, e con le sue macchine, i suoi televisori, i suoi elettrodomestici, si avviava a diventare un colosso industriale; erano gli anni del miracolo economico, quando la crescita si aggirava intorno al 5% annuo, e gli emigranti pensavano di rientrare.

Ma della maggioranza facevano parte anche quelle forze cattoliche che guardavano con interesse al cosiddetto Terzo Mondo, ed aspiravano ad un' Italia statalista e non allineata.

Era questa la stessa posizione dei comunisti che sapendo di non poter sperare, almeno a breve, in un'Italia di stampo sovietico, potevano tuttavia aiutare l'Unione Sovietica nella sua lotta contro il Mondo Occidentale, tentando di spostare l'Italia su una posizione meno allineata. Nelle file dei cattolici vi era, come vi e` tuttora, questa forte componente fondamentalista anticapitalista ed antioccidentale che cercava in tutti i modi l'accordo con i Comunisti, da cui erano si` divisi a causa dell'allora professione di ateismo, ma pur sempre fortemente uniti dal carattere messianico e redentore delle loro ideologie.

I poteri forti

Vi era anche un'altra componente politica, laica questa volta, che andava sotto il nome del Partito d'Azione e che teorizzava, per dirla in breve, che capitalismo e comunismo potessero trovare delle posizioni comuni in nome del Lavoro e della Produzione. Anche questa componente, vicina alla Grande Industria, finiva per non essere contraria ad un'economia fortemente statalista.

L'aspetto fortemente statalista ed antiliberale che stava alla base dell'incontro politico fra queste componenti cattoliche e laiche, ed i comunisti, era visto con interesse dalle grandi famiglie capitaliste italiane che, per tradizione storica, erano abituate a prosperare sotto l'ala protezionista dello Stato che non a competere nel libero mercato.

Il grande Compromesso

Il risultato fu il grande compromesso, che non solo ha bloccato lo sviluppo democratico del paese, ma grazie anche alla pratica delle tangenti, critiche per la sopravvivenza dei grandi partiti di massa, lo ha quasi portato alla bancarotta.

La grande industria pagava i partiti politici del cosiddetto centrosinistra, non disdegnando, si puo` supporre, di elargire qualche fondo anche al partito comunista. Quest'ultimo era libero di ricevere elargizioni anche dall'Unione Sovietica senza che nessuno si sentisse in dovere d'indagare o perlomeno da ridire sugli aiuti di quel Paese che, non dimentichiamolo, era a capo dell'organizzazione militare nostra nemica. In cambio la Grande Industria poteva vivere sotto un regime protezionista, riceveva favori dallo Stato ed aveva la possibilita` di conservare il patrimonio industriale-finanziario-mediatico nelle mani di pochissime famiglie. I grandi giornali nazionali, in mano ai grandi potentati economici, avevano il compito di indirizzare l'opinione pubblica.

Prima di arrivare a questo c'era stato, come abbiamo visto, il tentativo di indirizzare il paese verso uno sviluppo capitalista ed una democrazia liberale filo-occidentale, tentativo culminato con il governo Tambroni. Era l'anno 1960.

Quel governo venne considerato un pericolo mortale dai comunisti, anche perche` aveva con successo diminuito le tasse di alcuni beni di largo consumo, e si presentava come governo di centro-destra.

La scusa fu che godeva dell'appoggio esterno del Movimento Sociale, che gia` in precedenza aveva dato il suo appoggio esterno ad altri governi senza che nessuno avesse trovato nulla da obbiettare. Sta di fatto che in nome della costituzione non scritta il governo Tambroni venne democraticamente fatto fuori mediante alcune, purtroppo sanguinose, sommosse di piazza scatenate dai comunisti, che vedevano in quel governo il possibile inizio della propria fine.

Da quel momento la corsa verso un sempre piu` organico Compromesso divenne inarrestabile.

Democrazia incompiuta e Compromesso Storico

In quei Paesi dove, invece di ricercare continuamente il compromesso, si e` accettato il principio che chi ha piu` voti governa e chi perde fa opposizione nell'attesa di una futura rivincita, e` stato possibile realizzare il principio dell'alternanza, ed i comunisti sono scomparsi, trasformandosi in partiti socialdemocratici.

Da noi la democrazia e` stata solo un grande paravento al cui riparo i poteri storici della Nazione, Chiesa, Grandi Famiglie, burocrazia, sindacati e partiti di massa, hanno potuto tranquillamente continuare ad intrallazzare preoccupandosi solo del mantenimento del potere.

Dopo la tragica fine del Governo Tambroni e dello stesso Presidente del Consiglio, che venne a mancare dopo pochi mesi dalla sua "defenestrazione", l'Italia s'incammino` velocemente verso la spartizione del potere fra partiti del Centrosinistra, cui spettava il Governo centrale, ed il Partito Comunista cui era riservato il monopolio della Cultura, il governo di alcune Regioni, il controllo dei sindacati, ed un grande impero economico rappresentato dalle Cooperative, oltre che dagli aiuti dell'Unione Sovietica.

Il Compromesso comportava che nessuna legge importante potesse passare senza il preventivo accordo parlamentare con il Partito Comunista. Il Partito Comunista stesso diventava garante della stabilita` del nostro Paese fino ad accettare la posizione dell'Italia nella NATO.

Il cosiddetto Compromesso Storico che, anche per tragiche circostanze, non fu possibile attuare compiutamente, avrebbe dovuto sancire l'istituzionalita` dell'incontro fra le masse cattoliche ed i comunisti e la fine definitiva di ogni speranza di democrazia dell'alternanza per il nostro Paese.

E` evidente la contrapposizione irrimediabile di due culture, una che considera la democrazia come un insieme di regole atte a garantire il massimo sviluppo della liberta`, ed un altra di matrice statalista e socialista, che considera la democrazia come potere assoluto delle avanguardie del cosiddetto proletariato e della parte illuminata del popolo cattolico, sotto l'ala protettrice del Grande Potere Economico Pubblico-Privato. Fuori da quest'alleanza rimane la cosiddetta classe media ed in genere la parte produttiva del paese, compresa la piccola-media industria.

Sul piano culturale la politica del compromesso ha portato ad una stasi dello sviluppo. Non e` possibile arrivare ad una decisione se non si e` trovato prima l'accordo di tutte le parti in causa.

Questa posizione culturale e` necessaria per valorizzare il potere di veto dei comunisti. L'opporsi a questa regola non scritta porta alla condanna per "decisionismo". E` evidente la predilezione per il mantenimento dello statu quo da parte di coloro che detengono privilegi e potere, siano essi individui, organizzazioni, ordini o corporazioni. Fra queste ultime un ruolo importante lo ha giocato negli ultimi anni l'ordine-corporazione dei magistrati. Ordine-corporazione contro cui il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ingaggio` tumultuose battaglie tra la fine degli anni 80 e l'inizio dei 90.

I nemici della Repubblica

Nella storia repubblicana finora sono state quattro le persone che hanno osato sfidare i grandi poteri e la costituzione non scritta. Di Tambroni abbiamo gia` parlato. Abbiamo accennato anche a Cossiga e alle sue esternazioni contro la corporazione dei magistrati.

Durante la sua Presidenza, per aver denunciato il ruolo della lobby affaristico-editoriale, venne accusato di demenza senile o qualcosa del genere. L'accusa, guarda caso, era la stessa che la nomenclatura sovietica era solita usare contro i propri avversari. Fu attaccato senza quartiere dalla grande stampa e dai comunisti che ne hanno anche chiesto la rimozione.

Grande stampa e comunisti alleati dunque, come avremo modo di vedere per tutti gli anni novanta, contro i nemici dello statu quo. Piu` tardi gli stessi comunisti, dimenticando gli attacchi selvaggi portatigli contro, si prodigarono in lodi nei confronti di Cossiga, quando questi si adopero` per far arrivare D'Alema alla Presidenza del Consiglio.

Cossiga e` un esempio della spudoratezza e mancanza di scrupoli degli ex-comunisti, che non si preoccupano di chiamare nero quello che fino a ieri giuravano fosse bianco. Come abbiamo avuto occasione di dire e` questo un atteggiamento tipico dei regimi autoritari ben descritto nel famoso libro di Orwell: "1984". Non avendo comunque gran peso politico attualmente Cossiga viene lasciato quasi in pace.

Un altro personaggio che ha tentato di cambiare la situazione e` stato Craxi. Quando e` venuto il momento e` stato eliminato politicamente, ed infine e` morto in esilio. Anche in questo caso, la grande stampa, i comunisti ed alcuni componenti della Magistratura hanno giocato un ruolo importante.

Rimane Berlusconi. La decisione di eliminare Berlusconi dal grande gioco, venne presa dalla stessa lobby-affaristico editoriale custode e massima beneficiaria del Compromesso, quando questi riusci` ad impadronirsi di una parte della stampa nazionale, strappandola ai soliti noti. Essendo Berlusconi escluso dal ristretto circolo dei detentori del potere, il tentativo semiriuscito di comprare L'Espresso, Panorama e la Mondadori, era un affronto ed un pericolo troppo grosso.

L' attaco, dapprima solo a carico della grande stampa, sta conoscendo il suo epilogo con i processi SME-Mondadori-Ariosto.

Si pensava di esser riusciti a metterlo fuori gioco nel 1994, quando Berlusconi entro` in politica vincendo l'elezioni al primo colpo, con un bel riuscito colpo di Palazzo, anche qui con il concorso della stampa, di alcuni magistrati, e l'appoggio dei soliti ex-comunisti. Si pensava che una volta sceso da cavallo, il pool di Milano gli avrebbe senz'altro assestato il colpo definitivo, c'era anche un magistrato che aveva promesso di "sfasciarlo".

Cosi` non fu, ed a sette anni di distanza eccolo di nuovo in sella piu` forte che pria.

Ma i nostri, che ormai sappiamo chi sono, non demordono.

Epilogo

Purtroppo i "nostri bravi" non si accorgono che giocare con la volonta` del Popolo, ignorare i Principi della Costituzione, quella vera, potrebbe a lungo andare risultare pericoloso per la convivenza civile, e quindi per la Nazione. Gli sconfitti dovrebbero rassegnarsi ed accettare le regole della democrazia, sarebbe meglio per loro e per tutti. Verra` il loro momento della rivincita democratica. Per ora Berlusconi e` stato eletto per cambiare il Paese, e` suo dovere farlo, e siamo certi che il suo Governo riuscira` nello scopo.

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