DAL CINEMA ALLA REALTA'

di Eros Capostagno

In occasione del recente Festival del Cinema di Rotterdam, tale David Rooney, corrispondente da Roma del periodico internazionale di cinema "Variety", ha lanciato un grido d'allarme: l'Italia starebbe trasformandosi in una dittatura mediatica. Infatti, "il nuovo governo elimina tutte le figure di vertice che erano state piazzate dal precedente governo di sinistra e le sostituisce con propri uomini".

Al grido di allarme, si aggiunge il grido di dolore di Simon Field, direttore del Festival: "Il governo [italiano] sta provando a mettere sotto il suo controllo tutti gli istituti liberi, questa è una brutta notizia per il mondo del cinema italiano".

Più che indignarsi, ci sarebbe da sorridere per questi attacchi, vista la maniera naif con cui questi illustri (illustri?) personaggi involontariamente si tradiscono: se il Governo attuale nomina figure di suo gradimento al vertice di istituzioni culturali, si va verso una dittatura cultural-mediatica, se il Governo precedente (di sinistra) vi aveva piazzato i propri, non aveva fatto altro che assicurare la libertà di pensiero ed il pluralismo culturale!

Di fronte a tanto acume, non varrebbe la pena di soffermarsi e perder tempo, essendo noto quali siano le fonti cui si abbeverano buona parte dei corrispondenti esteri a Roma (v. Maledetti Italiani nel N.62) e come certi personaggi stranieri, alcuni per ingenuità, altri per affinità ideologica, si prestino a rilanciare i proclami di una certa Italia.

Nel caso specifico, in occasione del Festival del Cinema di Rotterdam, è stata la FIPRESCI (federazione internazionale della stampa cinematografica) a suonare l'allarme: "Il Governo italiano, sotto la guida di Silvio Berlusconi, sta procedendo ad una sistematica epurazione dei vertici culturali italiani. Ci sono andate di mezzo istituzioni cinematografiche nazionali, come il Festival di Venezia. [...] Quello che succede oggi in Italia, distrugge il cinema italiano. A giudicare dalle reazioni delle organizzazioni nostre consociate in Francia, Stati Uniti e Germania, regna in tutto il mondo l'angoscia per quello che succede in Italia".

E in effetti saremmo angosciati anche noi se dovesse essere distrutto pure il cinema, sovvenzionato dallo Stato, dei tanti Ciprì e Maresco...

Non per niente, questo allucinato allarme della Fipresci è basato sulle dichiarazioni di Angelo Guglielmi, direttore generale dell'Istituto Luce, Luciana Castellina, direttore di Italia Cinema, Lino Micciché, direttore della Scuola Nazionale del Cinema, di Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, ed altri ancora.

Questi "posti" sono stati sinora sempre di nomina politica e sono stati regolarmente monopolio di personaggi organici alla sinistra, di governo o di opposizione consociativa che fosse. Ci lascerebbero dunque del tutto indifferenti i lamenti interessati (anche se ammantati di nobili crucci per la sorte della democrazia italiana) di quanti perdessero il posto per essere sostituiti ad opera di un altro Governo, con i medesimi criteri, ammesso e non concesso che così fosse.

Quello su cui vogliamo invece soffermarci è l'irresponsabilità di certi cosiddetti "intellettuali" italiani, che utilizzano la stampa straniera e i circuiti associati, per gettar fango sul loro Paese, incoscienti (in tutti i sensi) e incuranti delle conseguenze.

Perché di questo si tratta. Vorrebbero presentare al mondo un'Italia con due facce, una buona, democratica, dai nobili ideali, da loro rappresentata, e una cattiva, antidemocratica, fascista e quant'altro, rappresentata dal Governo in carica, o comunque dai loro avversari politici. Sconfessati dalla Storia e dagli elettori, ma saldamente ancorati ai loro credi ideologici, che li pongono per definizione dalla parte del Giusto e della Verità, gettano fango e discredito sull'Italia ufficiale, nell'illusione che gli stranieri li seguano in questa distinzione manichea, disprezzando l'Italia ufficiale quando questa presenta una delle due facce, e pronti ad esaltarla qualora si girasse e presentasse l'altra.

Purtroppo non è così. Chi ha vissuto anche per poco tempo all'estero sa bene che non è così.

L'opinione pubblica di un Paese non distingue, non è in grado e non ha nemmeno voglia di distinguere le sfaccettature di una società straniera, quali formatesi negli anni attraverso le vicende che formano il patrimonio storico e l'inconscio collettivo di quella società. Per l'opinione pubblica straniera, l'Italia (come qualsiasi altro Paese) è una ed una sola, indipendentemente da chi ne sia il Primo Ministro, caratterizzata da un'immagine per lo più stereotipata, che non cambia per nulla al breve volgere di una legislatura od al cambio del vertice di Governo.

Purtroppo per noi, ci piaccia o no, l'immagine stereotipata degli Italiani è sempre la stessa, spaghetti, pizza, mafia, truffatori e buffoni, indipendentemente dal fatto che la cucina italiana stia vivendo un boom gigantesco nel mondo, che la vecchia mafia siciliana susciti quasi nostalgia rispetto alle mafie dell'Est che spadroneggiano ormai in Europa, e che gli scandali per corruzione (nella pubblica amministrazione, nella polizia,...) dilaghino ma vengano sepolti dal silenzio per opera di Governi (Olanda in testa) che controllano davvero tutti i mass media (e vietano la nascita di TV libere locali), quegli stessi Governi che si strappano i capelli per il timore di dittature mediatiche in Italia (dove, per inciso, esistono un migliaio di TV libere, nate addirittura trent'anni fa, alla faccia della dittatura mediatica!).

Che l'Italia mantenga un'immagine di scarsa affidabilità e serietà, non dispiace più di tanto ai nostri partners commerciali. Finita l'era delle guerre intereuropee, la competizione si è spostata sul terreno commerciale: nel mercato globale, governato dalla pubblicità e dalla persuasione occulta, non illudiamoci, presentare un Paese sotto una luce negativa, significa presentare sotto una luce negativa anche le sue lavatrici ed i suoi pomodori, spingendo di fatto il consumatore straniero verso marche non italiane.

Ecco perché, quando leggiamo che Bernardo Bertolucci, Gianni Vattimo, Dario Fo e compagni organizzano a Parigi un simposio per sbeffeggiare l'Italia di Berlusconi, ci mettiamo le mani nei capelli. Non per la sostanza di quello che dicono, la marginalità di questi personaggi (non ostante la fama e i premi Nobel) nella società italiana, ce ne lascia del tutto indifferenti, ma per gli effetti dirompenti che ne derivano all'immagine globale del Paese ed ai suoi rappresentanti all'estero, con tutte le conseguenze accennate.

Soprattutto quando certi Paesi ne approfittano per gettare discredito sull'Italia con una interessata campagna mediatica, magari per scoraggiare l'acquisto di prodotti agricoli italiani in favore di quelli ignobili di produzione locale in serra, o per soffiare all'Italia la direzione dell'Alto Commissariato dell'ONU per la droga, lasciato libero da Arlacchi e destinato, pare, nuovamente all'Italia.

Sarà un caso, ma certe campagne di stampa, come quella condotta nei giorni scorsi dal più importante quotidiano olandese, l'NRC Handelsblad, con una serie di articoli del suo corrispondente da Roma (v. articolo citato all'inizio) e con la pubblicazione di un articolo di Bernardo Bertolucci, il cui titolo dà del "Capocomico" al Premier italiano, non ci sembrano davvero in buona fede.

Certo, a questi "intellettuali" italiani non sfugge il fatto che in nessun Paese europeo si è mai verificato un analogo processo di denigrazione della propria Patria di fronte agli stranieri ed anzi invocando il sostegno degli stranieri, salvo nell'Unione Sovietica comunista (proprio quella che questi stessi "intellettuali" continuano a sognare) dove però gli intellettuali che lo facevano venivano perseguitati e condannati per "attività antisovietica".

Certo non sfugge loro che la difesa dell'immagine e dell'orgoglio del suo Paese renderebbe nemmeno pensabile a qualche cittadino francese di invocare l'intervento straniero per censurare il governo di Parigi, reo magari di aver di fatto costretto a dimettersi, dopo averlo privato di tutti i dossiers, quel giudice che si era trovato ad indagare per corruzione i vertici dello Stato...

Evidentemente, il furore ideologico e l'odio di parte della nostra cosiddetta "intellighenzia" supera queste inibizioni scioviniste. Così, pensando di strumentalizzare gli stranieri per le lotte politiche interne, finiscono per essere strumentalizzati dagli stranieri a danno dell'Italia intera.

Perfettamente in linea con la tradizione storica italiana, quando si invocava l'aiuto di un principe straniero per mettere fuori causa i rivali politici, finendogli poi tutti quanti, amici e nemici, regolarmente asserviti.

Con queste azioni, come appunto l'articolo particolarmente disprezzabile di Bernardo Bertolucci, vengono purtroppo calpestati ed annullati gli sforzi di quegli Italiani all'estero che, con il rispetto e la stima di cui normalmente riescono a circondarsi, sia a livello personale che professionale, contribuiscono nell'ombra a modificare presso l'opinione pubblica straniera quell'immagine stereotipata dell'Italia di cui dicevamo. Contributo insostituibile, dal momento che non esistono altri antidoti che permettano magicamente di modificare i contenuti tradizionali di quell'immagine.

A Bertolucci e compagni, vada dunque il nostro sentito ringraziamento.

Pagina successiva

Sommario Pagina di copertina Commenti alla Redazione

Hosted by www.Geocities.ws

1