ITALIA 2000

di Massimo Galanti

Chi si accinge ad analizzare un fenomeno politico o sociale, od anche storico, si trova immancabilmente di fronte ad almeno due difficolta' intrinseche insormontabili, una legata alla soggettivita' dell'osservatore, l'altra alla sua posizione spazio-temporale Oltre la comprensibile difficoltà di essere il piu' distaccati ed oggettivi possibile, il solo fatto di essere all'interno della realta' che si vuole osservare comporta una visione necessariamente distorta della stessa.

Quando tentiamo di analizzare la situazione politica italiana non possiamo fare a meno di notare che almeno un certo vantaggio rispetto ai nostri "colleghi giornalisti" professionisti lo possediamo. E non e' un vantaggio di poco conto. Trovandoci all'estero da molti anni, avendo avuto modo d'assimilare altre culture politiche e sociali, ci troviamo nella posizione privilegiata di osservatori esterni. Tra l'altro il nostro benessere materiale e la nostra carriera non dipendono assolutamente da quello che puo' accadere in Italia, ne ' tantomeno abbiamo bisogno di sponsor o protettori italiani. La nostra indipendenza e' totale ed assoluta. Grazie ad Internet poi, non abbiamo nemmeno bisogno di trovare finanziatori per il nostro giornale, e quel poco che spendiamo viene direttamente, e volentieri, dalle nostre tasche. In altre parole siamo assolutamente liberi da vincoli esterni, ne' siamo condizionati o condizionabili.

Certo non siamo liberi da noi stessi e quindi, da questo punto di vista, non pretendiamo di negare la nostra "faziosità". Ma qui abbiamo un notevole vantaggio rispetto a tanti Soloni e Grandi Vecchi del giornalismo italiano: noi non dobbiamo fare salti mortali o dialettici per mascherare un'ipocrisia che certo non possiediamo. Ma mentre la faziosita' entra in gioco nel giudizio politico, l'indipendenza dalle cose italiane ed il distacco, anche fisico, da queste, ci permettono di vedere e quindi di scrivere su fatti che in Italia vengono ignorati o minimizzati, o dare opinioni su personaggi troppo influenti per essere attaccati.

A chi non e' toccato se non sentimentalmente dalle vicende italiane e non ha bisogno, fortunatamente, del favore di qualche potente, e' cosi' evidente la partigianeria della grande stampa italiana che non finisce mai di meravigliare il fatto che in Italia nessuno se ne scandalizzi. E' un fatto incontrovertibile che la proprieta' dei tre piu' grandi quotidiani italiani, Il Corriere, La Stampa e la Repubblica sia nelle mani di alcune fra le piu' grandi famiglie del capitalismo nostrano, mentre la Rai, a pochi mesi dalle elezioni affida il suo piu' prestigioso telegiornale ad un giornalista della Stampa e grande banditore della Sinistra.

Come si puo' pensare che, come dovrebbe accadere in una vera democrazia, gli Italiani siano informati obbiettivamente su fatti che ad esempio coinvolgano le grandi imprese e quindi l'economia di tutto il paese? Per lo meno viene a mancare quella contrapposizione di opinioni che puo' aiutare il cittadino a formulare un proprio giudizio. Come si puo' immaginare che ci sia obbiettivita' quando i grandi giornali nazionali e la RAI di Stato sponsorizzano cosi' sfacciatamente il centro-sinistra? Come non domandarsi quali vincoli legano il centro-sinistra alla grande impresa? Come non chiedersi che ruolo abbiano avuto ed abbiano tuttora le privatizzazioni del settore industriale statale negli avvenimenti, anche giudiziari, degli ultimi dieci anni?

Ma se si afferma che le televisioni ed i giornali di Berlusconi, poca cosa comunque a confronto delle divisioni corazzate delle parte avversa, servono solo a difendere gli interessi politico-economici del loro maggiore azionista, come si fa a negare allo stesso tempo che la grande stampa nazionale e la Rai nel propagandare cosi' sfacciatamente il verbo cattocomunista, non servano gli interessi politico-economici del Grande Capitalismo italiano? Un Capitalismo, tra l'altro, che in 50 anni di pace e di progresso mondiale non e' riuscito a far meglio che relegare l'Italia all'ultimo posto fra i grandi paesi industrializzati. Posizione che gia' occupava fin prima della Grande Guerra. Un Capitalismo che ha sempre guardato con sufficienza agli investimenti in campo tecnologico ed e' sempre riuscito a perdere l'autobus delle grande innovazioni.

E' sufficiente dire che l'Italia presenta un numero di domande brevettuali che e' circa un settimo di quelle presentate dalla Germania ed il deficit commerciale in termini di licenze e' intorno agli 8000 miliardi l'anno. Un Capitalismo la cui unica grande preoccupazione e' stata sempre quella di mantenere le leve del potere economico nelle mani dei soliti grandi soggetti.

Mentre all'estero si sviluppava il Capitalismo Sociale con una proprieta' sempre piu' diffusa, da noi si sviluppava il Capitalismo familiare con l'aiuto delle azioni da pesare e non da contare. E mai nessuno che abbia avuto da ridire sul fatto che solo la contiguita' fra potere economico e potere politico e' in grado di "appesantire" le azioni.

Oggi lo sviluppo economico e sociale del Paese e' definitivamente bloccato da questa grande alleanza fra Vecchia Nomenclatura Comunista, Grande Burocrazia e Grande Industria a controllo familiare. Stranamente e' questo lo stesso tipo d'alleanza, a parte la sostituzione del Capitalismo Familiare con i vecchi responsabili delle Imprese Statali, che sussiste tuttora nei paesi dell'ex Blocco Sovietico. Solo una ventata di vero liberalismo che porti un po' di competizione ed efficienza nell'asfittica economia italiana puo' tentare di rimediare ad una situazione che sta ormai sfuggendo di mano. I Paesi dell'ex-Europa Socialista, con i loro disastri socio-economici e con lo sfruttamento del popolo, stanno li' a rammentarci cosa si nasconde dietro i miraggi di Utopie Egualitarie.

L'Italia oggi e' di granlunga il paese piu' povero e disastrato dell'Europa Comunitaria, e nulla si e' fatto ancora per sperare che in futuro la sua situazione possa migliorare. E' fin troppo facile, purtroppo, elencare i settori dove e' urgentissimo intervenire con riforme non solo strutturali ma anche culturali. Basta solo pensare alla scuola, alla ricerca, ai trasporti, alle strutture in genere, fare il paragone con quanto avviene all'estero, e rendersi conto del disastro che affligge il nostro malgovernato Paese.

Vista dall'estero e' sempre piu' evidente la posizione marginale dell'Italia. Ed il disastro non riguarda solo la sfera economica. Come si pensa possa venir considerato all'estero un Paese che, pur ambendo a sedersi al tavolo dei Grandi, non e' in grado di difendere le proprie frontiere dall'assalto dei clandestini e, dopo averne per anni ignorato o sottovalutato il fenomeno, ora chiede aiuto alle forze di polizia dei partner europei? Come e' possibile dar credito ad un Ministro che reclama quest'aiuto, quando il proprio paese manda migliaia di soldati oltre frontiera per difendere la pace degli altri? Logica vorrebbe che si richiamassero quei soldati per mandarli a pattugliare la Puglia.

Ma soprattutto pensare che i nostri alleati Europei possano avere simpatia per questa nostra posizione vuol dire essere degli irrimediabili provinciali. La Germania ha kilometri di frontiera terrestre in comune con quei paesi dell'Europa dell'Est ridotti allo stato d'indigenza dal piu' stupido dei sistemi economico-sociali inventati da 3000 anni a questa parte. Eppure non mi sembra che la Germania si sia lamentata od abbia chiesto aiuto per pattugliare le sue frontiere. Questo e' solo un esempio del vuoto, della confusione e dell'incapacita' dei politici che compongono l'attuale maggioranza.

Per tentare di risolvere il problema dei clandestini ci vorrebbe una cultura ed una mentalita' che fanno evidentemente difetto agli uomini del nostro governo. E qui il discorso ci porterebbe all'emergenza criminalita'. Anche questo fenomeno é sempre stato negato ed ignorato dal governo delle sinistre, almeno fino ad oggi quando mancano pochi mesi al giudizio elettorale.

C'e' da domandarsi come il Paese sia arrivato a questo risultato con appena 8 anni di governo diretto delle sinistre e dei cattolici di sinistra.

La Grande Borghesia italiana di natura conservatrice, protezionista ed antiliberale ha sempre privilegiato e difeso, nei fatti, la parte politica piu' statalista, mentre a parole ha sempre chiesto piu' liberta' e competizione. Dopo avere avuto qualche difficolta' negli anni ottanta nel gestire i rapporti con una classe politica che cercava di acquistare una qualche indipendenza, agli inizi degli anni 90 si presenta la grande occasione per riprendere in mano la situazione. Il crollo del Muro lascia in eredita' una sinistra debole ed allo sbando. E' un'occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. E' stato fin troppo facile offrire a quella sinistra un'ancora di salvezza e niente di meno che il governo del Paese, bastava solo che si trasformasse in comitato d'affari per il Grande Capitale. E comincio' il pellegrinaggio alla City di Londra. Che sia questo il prezzo che il Paese abbia dovuto pagare affinche' le privatizzazioni fossero fatte nel segno dei cosiddetti Poteri Forti?
E' stato questo il prezzo di Mani Pulite?

Ma dare il governo del Paese ad una tale sinistra si sta rivelando un prezzo troppo alto, anche per i suoi stessi sponsor. Una sinistra cattocomunista che per anni, fino a pochi giorni prima della caduta del Muro, ha pontificato e "starnazzato", con buona pace di Colannino, contro l'economia liberale ed il sistema socio-politico del mondo occidentale. Una sinistra che con arroganza stomachevole ha sempre esaltato i traguardi sociali ed economici della Patria Socialista, per poi vedere i propri sogni definitivamente e tragicamente affondare nel mare di Berins. Una sinistra che oggi, con la stessa arroganza ed il complice appoggio dei grandi media, esalta, come grande successo, il disastro morale, sociale ed economico in cui sta lasciando l'Italia.

Oggi il Popolo Italiano, nella stragrande maggioranza estraneo a questa cultura ed a questo governo, ha la possibilita', per la prima volta in 50 anni di cambiare il proprio destino. Eppure di fronte a questa esaltante prospettiva ci troviamo ad essere preda di un'angoscia atroce.

E' auspicabile che una vittoria della Casa delle Liberta' porti ad una rivoluzione della societa' italiana per troppi anni oppressa da una cultura illiberale e partigiana. Ma e' proprio questa prospettiva, che comporterebe il crollo di posizioni di potere consolidate in decine di anni, a far temere possibili tragici scenari.

Esiste il pericolo che l'eventualita' della perdita del potere da parte dei seguaci di ideologie fondamentaliste ed illiberali sia vista non come momento di una normale lotta democratica ma come un evento tragico da evitare ad ogni costo. Basti pensare che nella storia democratica del nostro Paese non si mai e' pensato di spostare in avanti la data delle elezioni politiche. Ora si prospetta addirittura la possibilita' di votare il 15 Luglio dell'anno prossimo, quasi tre mesi dopo la scadenza naturale della legislatura. Tutto cio' comporterebbe un vuoto di potere insostenibile con gravi pericoli per l'impostazione e l'approvazione della legge finanziaria, tali da dare a quel punto il pretesto per un ulteriore ed eccezionale slittamento dell'elezioni.

C'e' da chiedersi a cosa servirebbe tenere in vita questo governo ben al di la' della durata costituzionale del suo mandato. E' chiaro che a meno di eventi tragici ed eccezionali, prima o poi si andrebbe a votare. Sono quindi questi potenziali eventi tragici ed eccezionali ad alimentare le nostre angosce. Quali poi possano essere questi eventi tragici ed eccezionali li lascio alla tanta o scarsa fantasia di ognuno. A chi del potere ne fa una questione di vita non mancherebbe certo la temerarietà di realizzare anche le piu' torbide fantasie.

D'altrocanto, che l'Italia navighi nel torbido ce lo conferma lo stesso Presidente del Consiglio, quando ci comunica l'esistenza di oscuri poteri che neanche lui, da vent'anni ai vertici della cosa pubblica, e' mai riuscito ad individuare. Tali fantomatici poteri possono benissimo ordire le trame piu' oscure per fermare l'opposizione.

Questo e' lo stato in cui sessantottini e falsi rivoluzionari, con l'appoggio del cosiddetto establishment, hanno ridotto il Paese.

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