D'ALEMA E LE ILLUSIONI DELLA "NEW ECONOMY"

di Massimo Galanti

I paesi del cosiddetto socialismo reale erano imbattibili nell'arte della propaganda.

Erano talmente bravi che alla fine finirono per credere anche loro alle grandi balle che si auto-raccontavano. La propaganda per avere maggiore effetto doveva essere coadiuvata da un sistema poliziesco per difendere il proletariato dalla "sporca" contropropaganda capitalista occidentale. Il "muro di Berlino" era il simbolo visibile di questo disumanizzante sistema.

Nonostante il ferreo controllo, il Muro crollo', e con esso crollo' l'intero sistema, mettendo a nudo tutto l'orrore del comunismo. L'Uomo Nuovo Comunista, tanto decantato dai nostri intellettuali, fu costretto allora ad arrangiarsi, qualche volta a delinquere, ed anche a cercare la sopravvivenza nel decadente mondo occidentale. Se i giornalisti della nostra televisione di Stato fossero uomini liberi, ogni tanto anche loro mostrerebbero le miserie morali e materiali del sistema comunista, come capita di vedere spesso alle televisioni straniere. Comunque, anche senza l'informazione ad hoc, gia' l'Albania, per citare un paese a noi vicino, e' sufficiente ad offrire un bel quadro dell'eredita' comunista.

I nostri comunisti, con i loro intellettuali in SPE (Servizio Permanente Effettivo), pur vivendo al di qua del Muro ed avendo accesso alla libera informazione, hanno continuato per anni ad esaltare il regime sovietico ed a glorificare le imprese dell' Uomo nuovo della catarsi comunista. Con arroganza e prosopopea hanno spiegato a noi, poveri ignoranti, il perche', quasi banale, della superiorita' morale ed economica del sistema sovietico. Adesso quelle stesse persone, dopo un approssimativo e veloce lifting, con una faccia tosta che non ha pari nella storia, ma con la stessa prosopopea ed arroganza, senza nemmeno chiedere scusa per gli abbagli cosmici che avevano preso in passato (il giovin Veltroni nega addirittura di essere mai stato comunista), vengono ad imbonirci sull'economia di mercato, e sui meriti strabilianti del loro governo.

Lo possono fare grazie ad un'informazione al servizio delle solite quattro famiglie che controllano il paese e che trovano conveniente, in questo periodo, affidare le loro finanze alla fedelta' e riconoscenza degli ex-comunisti. Costoro, incapaci di rimettere in moto la sclerotica economia italiana, si affidano ancora al vecchio strumento della propaganda, questa volta in chiave popolar-internettiana.

I nostri reggitori, con D'Alema in testa, approfittando dell'incuranza degli italiani in materia, (i quali, giustamente, godendo di un clima incredibile, e di un'abbondanza ineguagliata di bellezze artistiche e naturali, preferiscono vivere all'aperto piuttosto che passare ore ed ore davanti ad un computer), vorrebbero farci credere che l'uso di Internet, che tra l'altro hanno scoperto con qualche anno di ritardo, ci possa rendere improvvisamente ricchi e felici, risolvendo una volta per tutte il problema della disoccupazione. In realta' la sola cosa che potrebbe accadere e' che le famiglie italiane vedano gonfiarsi la loro bolletta telefonica con un conseguente arricchimento delle compagnie di telecomunicazione.

Qualche illustre economista, fra i molti al servizio del regime, arriva a parlare di nuova economia dei beni "immateriali", di una nuova rivoluzione, paragonabile alla rivoluzione industriale che fece seguito all'invenzione della macchina a vapore. La differenza e' che con la macchina a vapore si fabbricavano oggetti materiali con incredibile efficienza rispetto al passato, mentre con Internet non si costruisce niente, ed e' ancora da dimostrare che l'uomo possa nutrirsi, ripararsi, vestirsi e muoversi con niente. I nostri soloni o non sanno o fingono di non sapere che l'economia Americana e' stata in grado negli ultimi 10 anni di aumentare la sua produzione industriale, di beni materiali, di piu' del trenta per cento, mentre in Europa e' rimasta stazionaria ed in Italia e' addirittura diminuita. Non per altro i risultati globali dell'economia americana sono da anni i migliori del mondo.

Ne' bisogna esaltare piu' di tanto il miracolo della globalizzazione in quanto l'economia americana esporta solo l'8% del suo prodotto nazionale, contro il 20% dell'Italia, che dimostra cos� di essere molto piu' dipendente dall'economia internazionale. Per vedere da dove scaturisce la ricchezza di un paese, prendendo a confronto ancora Italia e Stati Uniti, ci accorgiamo che la produzione di beni materiali, compresa l'agricoltura, piu' il commercio, il trasporto e le telecomunicazioni, sono responsabili per circa il 60% della ricchezza italiana contro un 50% di quella statunitense, per entrambi poi il 35% e' di competenza dell'amministrazione pubblica, mentre il resto e' finanza.

E' evidente che questi numeri non possono spiegare da soli la grande differenza che si riscontra fra l'economia americana e quella italiana, come evidenziata dal prodotto interno lordo procapite, $ 21393 per l'Italia, contro $ 33946 per gli USA. La grande differenza fra le due economie e' dovuta in parte alla maggiore efficienza e qualita' tecnologica di quella americana, senza che ci sia bisogno di scomodare Internet.

Ad essere ottimisti, i posti di lavoro che possono essere attribuiti ad Internet risultano essere per gli Stati Uniti, dalle piu' recenti stime, intorno all'1% della forza lavoro totale. Internet rappresenta un nuovo modo di comunicare, ormai essenziale per un paese moderno, ma non e' certo la panacea per un'economia che e' drammaticamente inefficiente ed a basso valore aggiunto.

Un altro elemento che puo' giustificare la maggiore ricchezza americana e' da attribuire alla percentuale di popolazione economicamente attiva. Per gli USA questa componente risulta essere superiore al 50% dell'intera popolazione contro poco meno del 40% per l'Italia. Per poter raggiungere gli standard occupazionali americani dovremmo creare, tenendo anche conto che la disoccupazione in America e' solo del 4%, circa 7.000.000 di posti di lavoro, ovvero piu' del 30% dell'attuale forza lavoro. Altro che Internet.

Per risolvere i problemi dell'economia italiana si dovrebbe aumentare drammaticamente l'efficienza del sistema Italia, dalle finanze ai trasporti ai servizi. Ovvero si tratta di rimodernare ed ampliare la rete stradale, costruendo piu' autostrade, rimodernare e rendere piu' efficienti i porti, magari costruendo intorno ad essi un nuovo sistema interno di trasporto per merci e persone, collegandolo con il sistema ferroviario, specie per le merci da e per il Nord Europa, e creando cosi' un sistema integrato di trasporto su rotaia e per mare che possa rendere piu' competitivi i nostri porti.

Bisognerebbe rendere piu' efficiente la burocrazia rendendola finalmente degna di un paese non dico moderno ma civile. Sarebbe inoltre necessario rendere piu' efficiente, parola esecrabile per ogni buonista che si rispetti, il sistema finanziario, mettendolo al servizio delle imprese, anche di quelle nuove, e non all'autoservizio del proprio potere. Bisognerebbe riformare la magistratura, rendendola non dico piu' efficiente, ma semplicemente efficiente, anche per la parte che compete alla difesa della proprieta' intellettuale.

Bisognerebbe implementare una seria politica dell'immigrazione, cominciando a bandire dal vocabolario frasi demagogiche ed ipocrite quali: l'immigrazione e' un'opportunit�, o, addirittura, un dono del Signore. Non si puo' far entrare nel paese centinaia di migliaia di disperati, lasciandone il carico sulle spalle della parte piu' debole ed indifesa della popolazione, solo perche' i partiti della sinistra pensano ad una riserva di voti, ed alcuni industriali preferiscono continuare a produrre a basso costo, magari in nero, prodotti a scarso valore aggiunto.

Da un punto di vista economico questo tipo d'immigrazione si rivelera' disastrosa per l'ammodernamento della nostra industria, e nel lungo periodo disastrosa anche per le finanze dello stato, visto che la maggior parte degli immigrati lavora in nero e quindi un giorno bisognera' pagar loro anche la pensione sociale. Essenziale sarebbe una seria riforma del sistema scolastico favorendo l'incontro fra studio e necessita' del paese, visto che la scuola e' un servizio pubblico pagato con le tasse dei cittadini.

Ma la battaglia per una giusta politica delle riforme si scontrera' inevitabilmente con le numerose lobbies e congreghe che da questa situazione continuano a trovare il loro tornaconto e nei partiti dell'Ulivo o dell'Asinello i difensori dei loro privilegi anacronistici e ingiustificati.

Pensare allora che sia Internet o la "new economy" a risolvere miracolosamente i numerosi problemi che affliggono una societa' malata ed un'economia arteriosclerotizzata come quella italiana, problemi che non si sanno o non si vogliono risolvere altrimenti, equivale a credere che il comunismo potesse creare l'Uomo Nuovo.

Non c'e' quindi da meravigliarsi che i piu' accesi cantori della nuova economia siano prorio gli ex-comunisti. Economia virtuale, prodotti virtuali, soldi e guadagni virtuali, societa' virtuale: e' il sogno degli utopisti di sempre.

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