L'ITALIA ALL'ULTIMO ROUND

di Massimo Galanti

Cap. 1: L'ORGOGLIO DI D'ALEMA
Cap. 2: LE BASI STORICO-CULTURALI DEL GOVERNO MASTELLA D'ALEMA
Cap. 3: LO SVILUPPO MANCATO
Cap. 4: CONTINUITÁ TRA PRIMA E SECONDA REPUBBLICA
Cap. 5: LO STATO DELLA NAZIONE SOTTO D'ALEMA
Cap. 6: IL PROGETTO "RESTAURAZIONE"
Cap. 7: EPILOGO

L'orgoglio di D'Alema

Il Presidente del Consiglio chiama a raccolta i suoi prodi (meno quello piu' importante) per rilanciare l'azione di governo e costruire l'Ulivo2. Il cemento della nuova coalizione (a parte la passione per il potere che certo non manca) dovrebbe essere l'orgoglio di avere cambiato, in questi anni di governo, la "fisionomia di questo paese", come pare abbia detto in una recente intervista. D'Alema sembra avere in comune con il suo collega ed ex-compagno Veltroni, una deficienza totale di senso del ridicolo. E' tale la presunzione smisurata di costoro che ormai sono convinti, a forza di ripeterlo, di essere i fondatori della Nuova Italia.

Per dire che si e' cambiata la fisionomia di questo paese ci vuole davvero una notevole dose di faccia tosta. Pretendere poi di esserne orgogliosi vuol dire tenere nel massimo disprezzo i propri concittadini. I nostri asinisti, ulivisti, trifoglisti, adoratori di querce e via cosi', piu' che la fisionomia hanno purtroppo cambiato i connotati del nostro sciagurato paese. E' vero che il paese, quando loro sono arrivati, era gia' ridotto come un pugile suonato, ma loro l'hanno mandato, dopo avergli appunto cambiato i connotati, definitivamente al tappeto.

Le basi storico-culturali del Governo Mastella-D'Alema

Bisogna riconoscere, per essere obiettivi, che l'Italia non era proprio messa bene gia' prima dell'avvento al potere degli ex- comunisti e degli ex-democristiani di sinistra, certo non era in condizioni disperate. A differenza degli altri paesi del cosiddetto mondo occidentale, nel nostro e' sempre stata molto forte la componente comunista e quella cattolica anticapitalista. Nella sua opera di propaganda contro la Patria e contro il sistema liberale, il PCI e' stato ben coadiuvato da una certa parte del mondo cattolico socialmente impegnato.

Il crollo del regime fascista per un tragico gioco del destino aveva portato al potere le due formazioni piu' fortemente contrarie allo spirito dello stato unitario risorgimentale. Il PCI si distinse subito nel suo ruolo antinazionale favorendo la cessione di parte del territorio orientale ai comunisti iugoslavi e nazionalisti di Tito, creando in tal modo centinaia di migliaia di profughi italiani e migliaia di infoibati. Non e' casuale che, ieri come oggi, non si voglia indagare su quei tragici fatti.

Fortunatamente la DC, invece di seguire la strada indicata dgli integralisti cattolici antioccidentali, anticapitalisti e terzomondisti, segui' Alcide De Gasperi, che con l'aiuto della maggioranza degli Italiani evito' all'Italia, ancorandola al mondo occidentale, di finire come l'Albania o la Iugoslavia. I comunisti naturalmente non digerirono mai quella sconfitta e, come dimostrano anche i recenti dossier provenienti dai paesi ex-comunisti, continuarono, sovvenzionati abbondantemente da quelli che erano ufficialmente i nemici dell'Italia, ad operare contro gli interessi del paese.

Mentre le altre due potenze uscite sconfitte dalla guerra, il Giappone e la Germania, un po' alla volta si riprendevano fino a diventare la seconda e la terza potenza industriale del mondo, l'Italia dopo un periodo felice, durato fino agli inizi degli anni sessanta, quando sembrava dovesse diventare un paese democratico moderno, tecnologicamente avanzato, veniva bloccato nel suo progresso dall'avanzata delle forze comuniste, che ritrovavano finalmente nella componente cattolica terzomondista dei validi alleati.

Con il tragico '68 il progresso del paese poteva considerarsi bloccato, cominciava una lenta discesa del paese che l'avrebbe portato ad accumulare un debito pubblico colossale ed alla decadenza, che speriamo non irreversibile, delle poche strutture moderne che fino ad allora era riuscita a costruire. Mentre nei paesi dell'Est l'avvento dei comunisti al potere aveva portato danni morali e materiali incalcolabili, da noi quasi lo stesso risultato si ottenne coinvolgendo i comunisti nelle piu' importanti decisioni di governo.

Il Compromesso Storico avrebbe dovuto segnare l'alleanza definitiva dei comunisti e dei cattolici per lo sviluppo di uno stato socialista di ispirazione cristiana. Non ando' cosi' perche' Craxi riusci a dimostrare che il paese poteva andare avanti benissimo anche senza i comunisti, e con l'accettazione dei missili di teatro fece, momentaneamente, dell'Italia uno dei difensori del Mondo Occidentale. Quella politica di fermezza nei confronti dei Sovietici, operata da tanti leader occidentali, fu una delle cause del crollo del sistema sovietico.

L'attuale governo Mastella-D'Alema rappresenta quella componente politico-culturale di sinistra, gia' presente fortemente nei centri di potere della cosiddetta prima repubblica, che tanto ha contribuito, con una sua tendenza di fondo anticapitalista ed antiamericana a far allontanare l'Italia dal gruppo delle nazioni economicamente, socialmente e tecnologicamente piu' evolute. Questo governo sembra quasi essere la rivincita di quei comunisti, quegli azionisti e quei cattolici integralisti contrari allo sviluppo capitalista liberale, che si opposero negli anni fra il 45 ed il 50 alla scelta filooccidentale e liberista del paese. Pur sconfitti continuarono a lavorare con tutti i mezzi per impedire un pieno sviluppo in senso moderno del paese. Ed i risultati sono ben presenti oggi di fronte ai nostri occhi.

Lo sviluppo mancato

L'Italia si sta allontanando di fatto e velocemente dalla pattuglia dei paesi piu' progrediti. E' un regresso che, come abbiamo visto, ha origini lontane, che va avanti inesorabilmente dagli anni settanta. In quegli anni andava di moda il cosiddetto sviluppo zero, sostituito piu' tardi da quello compatibile, concetti di cui si beava tutto il becerame pseudo- culturale cosiddetto progressista. Eppure i risultati furono devastanti. In quegli anni crollava l'industria elettronica, perche' qualche grande maestro di economia-politica, in nome di una moralisteggiante austerita' aveva bandito la televisione a colori.

Oggi la televisione, i mezzi di comunicazione, l'elettronica in generale sono uno dei motori dell'economia. Fino agli anni settanta l'Italia aveva uno dei migliori sistemi stradali europei, con la piu' sviluppata rete autostradale. Oggi basta viaggiare un po' all'estero, per accorgersi che la nostra rete viaria e' la meno sviluppata e la peggiore d'Europa. Oggi viaggiare sulle strade italiane e' come partecipare alla roulette russa. Ci si dovrebbe chiedere del perche' il paese si trova dal punto di vista dei trasporti in un tale stato comatoso.

Bisognerebbe ricordare gli slogan beceri e demagogici dei comunisti di allora quando gridavano: ospedali! non autostrade. Il risultato e' che abbiamo sia gli ospedali che le strade peggiori del mondo sviluppato. Ma si dice: il governo D'Alema ha cambiato la fisionomia di questo paese. Dov'e' allora, per fare un esempio, la variante di valico, opera assolutamnte necessaria e tanto promessa dal governo Prodi e dal ministro Di Pietro? E' stata bloccata da quegli stessi personaggi, oggi al governo, che durante la prima repubblica bloccarono tutti gli altri progetti che dovevano rendere piu' moderno ed attrezzato il paese. Con una differenza: costoro prima si sbracciavano dall'opposizione trovando sempre una moltitudine di mezzi idioti e mezzi furbi pronti ad ascoltarli; ora stanno al potere con quegli stessi mezzi furbi e mezzi idioti di prima. Le strade sono solo un'esempio, possiamo continuare con altri esempi di misfatti causati da un'opposizione formale che in realta' prendeva le grandi e piccole decisioni insieme alla maggioranza.

Non dimentichiamo poi l'opera meritoria di quei sindacati che oggi appoggiano senza riserve il Governo del compagno D'Alema. Si gridava allora che la classe operaia era classe dirigente, con il risultato che ben conoscono coloro che lavoravano nelle universita', negli ospedali, nei centri di ricerca dove professori, ricercatori e medici dovevano sottostare alla volonta' dei soviet dei lavoratori sindacalizzati. E' con questo spirito che e' stata concepita ad esempio la riforma della sanita'. In quei tempi i salari erano considerati dagli stessi sindacalisti di oggi, una variabile indipendente del sistema al punto tale che quando chiesero a degli operai ben sindacalizzati, se non pensavano che continuando con la protesta in atto la loro fabbrica sarebbe stata costretta a chiudere, risposero che il problema non era affar loro.

Quella fabbrica era la FIAT. Nessuno puo' nemmeno dimenticare che i massimi dirigenti comunisti parteciparono all'occupazione della FIAT che si concluse, negativamente per loro e positivamente per il Paese, grazie alla famosa marcia dei 40.000.

Ricordo che, tornato dall'estero dopo qualche anno, a meta' degli anni 70, trovai al CNEN di Frascati, che conoscevo come un'organizzazione da far invidia ai migliori laboratori stranieri, un'atmosfera demotivante e rassegnata. Gli unici soddisfatti erano gli operai sindacalizzati. La prima volta che chiesi a quelli dell'officina di fare una certa lavorazione che sapevo avrebbe richiesto al massimo una settimana di lavoro, mi sentii rispondere che sarebbe stata pronta solo dopo qualche mese.

Non ci fu niente da fare: quelli erano i ritmi di un'officina di fatto autogestita. Distrutti in tal modo tutti i servizi interni, i piu' intraprendenti, sindacalizzati ma anche tecnicamente molto capaci, pensarono bene di ricostituire gli stessi servizi come imprese private esterne, ma sempre al servizio dei laboratori. Questo non comporto' naturalmente la chiusura dei servizi interni inefficienti, che anzi continuarono a sprecare denaro ipocritamente in nome del mantenimento delle competenze. Tutto questo avveniva con il consenso dei sindacati. Come si sa, l'ex CNEN, poi ENEA, ed oggi non so (come se bastasse cambiare un nome per rendere migliore un'organizzazione), da molti anni non e' niente di piu' che un inefficiente carrozzone parastatale, come tanti altri d'altro canto.

Credo che il mio sia solo un esempio di una situazione generale che ha portato ovunque ad una inefficienza di tali dimensioni da essere una delle cause dell'attuale deficit dello Stato. Ci sono voluti 30 anni per far capire a quelli che oggi comandano che l'inefficienza causa una perdita di ricchezza, ed e' fonte di corruzione. Solo gli ipocriti non sanno che l'inefficienza della burocrazia si supera con le mazzette, cosi' avviene nei paesi piu' arretrati, cosi' avviene giornalmente in Italia. Oggi la sinistra al governo proclama quell'efficienza che fino a pochi anni fa era considerata come una parolaccia, cosi' come lo erano le parole profitto, mercato e competizione. Quegli uomini che si sentivano cosi' vicini a quella cultura che cosi' irresponsabilmente ha rovinato il Paese, oggi pretendono di esserne orgogliosamente i riformatori.

Continuita' fra prima e seconda Repubblica

Gli ultimi trent'anni della cosiddetta Prima Repubblica sono stati la stagione dei compromessi piu' o meno storici, delle larghe convergenze, degli inciuci vari. L'Italia aveva scelto l'Occidente, ma culturalmente e' sempre rimasta fedele ad una certa idea di democrazia consociativa da Fronte Popolare allargato. Questo fronte aveva anche un nome : Arco Costituzionale. L'Italia e' oggi il frutto di quella mentalita', che nel cercare di arrivare ai piu' vasti consensi, si scaricava anche di qualsiasi responsabilita', salvo poi a trovare, vigliaccamente e demagogicamente, come purtroppo e' il costume di tanti Italiani, un unico responsabile dei disastri che periodicamente sembrano colpire il Paese. Ieri ne hanno appeso uno a testa in giu', oggi ne hanno mandato un altro in esilio.

E cosi' ieri come oggi, amici, complici e corresponsabili , essendosi ripuliti la coscienza mediante il suddetto rituale sacrificale, possono continuare tranquillamente a massacrare il paese. La prova piu' evidente e' la posizione assunta dai vecchi protagonisti della Prima Repubblica, quelli che se non altro moralmente, essendo fra i piu' rappresentativi di quella classe dirigente, sono i piu' responsabili dello sfascio del paese e, per continuita', della tragedia presente. Ebbene quasi tutti quei protagonisti sono oggi schierati piu' o meno attivamente a difesa dell'ambiente fauno-floristico che caratterizza l'attuale centro(-)sinistra.

Solo per citarne qualcuno: Cossiga, Scalfaro, lo stesso Andreotti (vittima evidentemente della sindrome di Stoccolma), La Malfa, Amato (il dottor sottile di craxiana memoria), De Mita, Maccanico, ed infine, last but not least, Prodi, gran commis della Prima Repubblica (ministro dell'industria con Andreotti e Presidente dell'IRI). Lo stesso Presidente della Repubblica non mi sembra che durante la cosiddetta Prima Repubblica sia mai salito sui rostri per urlare il suo sdegno contro la corruzione e l'inefficienza del sistema. Essendo allora il Presidente della Banca d'Italia avrebbe senz'altro avuto il suo peso. Sicuramente ho dimenticati molti altri, me ne scuso con loro. Mancano all'appello Forlani e Craxi, cui e' stato assegnato appunto il ruolo sacrificale di capri espiatori.

Lo Stato della Nazione sotto D'Alema

Il paese e' quindi sostanzialmente lo stesso di prima, ma molto peggiorato, molte ammaccature in piu', servizi vicino al collasso, con qualcuno gia' in stato comatoso irreversibile. Ma forse e' meglio lasciare il giudizio al lettore, chedendo semplicemte se servizi come strade, trasporti in genere, sanita', giustizia, scuole, universita', ricerca scientifica, servizi di pubblica utilita', sitema burocratico, sono migliorati, peggiorati o sono come prima. Se poi passiamo all'economia, il parametro oggi e' la competitivita', e come ben sappiamo anche su questo fronte vi e' stato un notevole peggioramento, come risulta da una recente analisi dell' OCSE.

Sul piano dei risultati economici, di fronte ad una timida ripresa dell'occupazione, per lo piu' artificiale, vi e' ancora un aumento del PIL ampiamente sotto l'uno percento, meno della meta' della media europea, ed e' almeno dal tempo di Prodi che e' cosi' se non peggio.

L'inflazione e' il doppio di quella europea. Il tragico e' che non si capisce come possa invertirsi la tendenza negativa, visto che un' economia sviluppata ha soprattutto bisogno di strutture e servizi moderni per poter continuare a crescere; servizi e strutture che in Italia sono vecchi ed inefficienti, quando non mancano del tutto, ed il ricostruirli e riorganizzarli richiederebbe anni ed un ben altro governo. Anche il peggioramento dell'ordine pubblico sconta colpe del passato.

Basta ricordare la parola d'ordine di non tanto tempo fa: niente piu' carceri! Ed infatti si e' smesso di costruirne delle nuove, con il risultato che qualsiasi inasprimento delle pene si scontrera' con il sovraffollamento delle poche carceri attuali. I nostri demagoghi di ambo i sessi scoprono ora l'importanza della certezza di scontare la pena, qualcuno l'aveva gia' scoperto piu' di due secoli fa, ma dimostrando in tal modo, ancora una volta, tutta la lora ipocrisia, dato che non esistono istituti carcerari dove queste pene possano essere scontate.

La continuita' odierna con il passato e' ben rappresentata dal Ministro della Giustizia noto fanatico dell'eliminazione dell'ergastolo. Ancora oggi tutta l'enfasi e' sul recupero del criminale, peccato che non si possano recuperare anche le vittime. L'incapacita' culturale di questa classe dirigente, come quella del passato, e' ben verificabile dal modo come affrontano il problema immigrazione, che continua ad essere definito nel modo piu' becero ed irresponsabile una benedizione del Cielo ed una salvezza per la Nazione. Nello stesso tempo nulla si fa per accogliere in un modo umano e dignitoso quegli immigrati che vorrebbero e potrebbero contribuire effettivamente al progresso del nostro, ed un giorno loro, paese. L'Italia e' ormai invasa da prostitute, protettori, spacciatori, e criminali vari che ufficialmente nemmeno vi risiedono.

Le cronache nere sono piene di clandestini, gia' noti alla polizia, coinvolti in attivita' criminali. Come faccia un clandestino ad essere noto alla polizia e continuare a stare nel paese, e' uno dei tanti, irrisolti, misteri italiani. Il becerume pseudo-culturale cattosocialcomunista arriva ad affermare che i giovani immigrati risolveranno un giorno il problema delle pensioni in un paese che sta inesorabilmente invecchiando. E' il trionfo dell'ipocrisia, e pensare che per il Vangelo questo é uno dei peccati maggiori. Si sa bene che la maggior parte degli immigrati ha lavori in nero, in condizioni vicino alla schiavitu', e non é certo in condizione di pagare i contributi pensionistici.

Queste ipotesi miracolistiche sono solo stupidamente demagogiche. Chissà cosa pensano le vittime della criminalità, magari quegli stessi anziani pensionati aggrediti perché incapaci di reagire, o i loro parenti, di questo dono del Cielo. Il peggio deve comunque arrivare quando si scopriranno le vere delizie di una societa' multiculturale, dove le due piu' importanti culture sono lontane generazioni sul piano dei diritti civili o della parita' fra i sessi.

Non si vuole certo dare ai problemi legati all'immigrazione delle soluzioni semplicistiche o non umanitarie, ma certo questi gravi problemi non possono essere affrontati da una classe dirigente capace solo di offrire soluzioni demagogiche o basate su utopistiche ideologie. Un altro segno della continuita' della Nuova Italia con il passato e' dato anche dagli studenti di sinistra, che sperando anche loro, emuli dei sessantottini, di diventare un giorno classe dirigente del Paese, scendono in Piazza con l'idea di cambiare, un giorno probabilmente non lontano, il mondo.

Per ora si accontentano di scendere piazza contro la liberta' d'insegnamento, a difesa dei privilegi dei ricchi, che saranno i soli a poter scegliere le scuole private, magari all'estero, visto che i buoni per le scuole private non servono certo a loro. Non e' cosi' strano che la sinistra scenda in piazza a difesa dei privilegi dei ricchi, e' parte della storia di questo paese: cosiccome la sinistra utilizza gli utili idioti, cosi' l'elite economica-finanziara aiuta e strumentalizza la sinistra.

Il progetto " Restaurazione"

I) La storia

Alla vigilia delle elezioni del '94, prima della discesa in campo di Forza Italia, negli ambienti economici-finanziari si respirava una certa aria euforica. La partita si sarebbe giocata fra la l'occhiettana "gioiosa macchina da guerra" ed un centro, piuttosto malconcio, rapresentato dal PPI e dal Patto Segni. Il nuovo sistema elettorale metteva fuori gioco il MSI-AN e la LEGA di Bossi, ma poteva dare a questi abbastanza voti da impedire che si sarebbe formata una forte maggioranza o di sinistra o di centro. L'ipotesi piu' probabile sarebbe stata, tanto per cambiare, un governo nato dalla necessita' e non da un chiaro mandato elettorale, scaturito da un'alleanza del centro con la sinistra, od eventualmente un governo di sinistra debole condizionato dal centro.

L'entrata in campo di Berlusconi suscito' un certo allarme tra alcuni fra i piu' attenti degli osservatori interessati che, per motivi precauzionali, pensarono bene di orchestrare contro i dirigenti di Forza Italia, cominciando da Berlusconi stesso, una campagna giudiziaria, del tipo di quella che tanto successo ebbe contro i vecchi partiti della DC e del PSI, e che anche in questi giorni sta ricevendo un nuovo impeto (evidentemente alla nomenclatura non e' mai andato giu' che una parte della stampa, nello specifico la Mondadori, sia sfuggita al loro controllo). La maggior parte penso' invece che l'entrata di Berlusconi, pur tentando, idealmente, di dare alla contesa elettorale, per la prima volta in Italia, un vero carattere alternativo, avrebbe reso nei fatti ancora piu' debole il sistema politico, impedendo il formarsi di una chiara e netta maggioranza.

Era questa la certezza e quindi l'euforia degli ambienti economici-finanziari. Il risultato delle elezioni fu un tale shock che, passato il panico, si tradusse nella parola d'ordine: eliminare politicamente Berlusconi con tutti i mezzi possibili e immaginabili. Il vero bersaglio non era comunque Berlusconi ma un sistema politico forte come potrebbe scaturire da un vero sistema bipolare.

Per capire meglio il problema bisogna fare un passino indietro. La risposta a chi s'interrogava sullo stato di euforia di certi ambienti della grossa industria e finanza del paese, era la seguente. Chiunque avesse vinto, ma non Berlusconi, le cose da fare per il paese erano segnate: entrare in Europa e risanare il Bilancio. Entrare in Europa era una necessita' per la grande industria e finanza che sempre hanno favorito globalizzazione o protezionismo a seconda dei loro interessi contingenti. Questo sembra essere il momento della globalizzazione, che la grande industria e finanza italiana pero', al contrario di quella inglese ad esempio, non sembra essere pronta ad affrontare da sola, meglio sarebbe farlo dall'interno e con la protezione di un piu' vasto e forte sistema: l'Europa appunto.

Sottinteso inoltre, nelle aspettative dei Nostri, era l'aiuto alla ristrutturazione ed al rafforzamento della grande industria e finanza con una politica delle privatizzazioni che non cambiasse troppo l'attuale assetto del potere economico-finanziario. Il primato del potere economico finanziario passava in tutti casi attraverso la debolezza del sistema politico che doveva essere messo sotto controllo: da qui il timore di un vero sistema bipolare alternativo che avrebbe reso piu' forte ed indipendente soprattutto l'esecutivo. Non sono stati una coincidenza, in quei giorni, gli attachi dei grandi giornali contro la politica, in difesa del primato dell'economia.

II) La debolezza di base del sistema Italia

Il grande capitalismo italiano a differenza di quello statunitense ad esempio, e' caratterizzato da una forte componente familiare in opposizione ad un capitalismo sociale con una proprieta' piu' diffusa. Questo nucleo di grandi famiglie si e' anche dato una struttura quasi di sindacato aiutato da una certa cultura politico-finanziaria che vedeva lo sviluppo capitalistico italiano, data la sua fragilita', possibile solo se accompagnato dal solidificarsi di un forte nucleo stabile intorno a cui avrebbe girato e si sarebbe sviluppata la piccola e media imprenditoria.

Questo forte nucleo si sarebbe cementato attraverso scambi di pacchetti azionari ed attraverso forti alleanze con forti nuclei finanziari esteri. In questo quadro manca la competitivita' che e' stato il motore del forte sviluppo economico dei paesi piu' progrediti. Inoltre e' cosa nota che un capitalismo familiare finisce inesorabilmente per privilegiare piu' gli interessi economici della famiglia che non quelli dell'industria come avviene nel capitalismo sociale.

Un sistema come quello italiano non puo' quindi reggere la concorenza interna ed esterna se non con l'aiuto del sistema politico, che quindi deve essere caretterizzato da un certo grado di sudditanza nei confronti dei cosiddetti poteri forti. Il consociativismo governo-industria-sindacato e' necessario al mantenimento di un sistema di poteri che per sopravvivere ha bisogno del sostegno e della debolezza dell'altro. Ma il paese reale consiste anche di piccole e medie industrie, piccoli proprietari, commercianti, professionisti, di giovani in cerca di opportunita' o di un lavoro, ed in genere da tutti quelli che non solo non si sentono protetti ma soffrono il disagio di una societa' dove i benefici vanno solo a quelli che possono proteggersi da soli o lo sono in virtu' di una loro appartenenza ad organizzazioni, sindacati o partiti politici. Passare dalla cultura del gruppo organizzato e protetto a quella dello sviluppo individuale, presuppone una vera e propria rivoluzione.

E chiaro che chi ricava i propri vantaggi dall'appartenenza ad un'organizzazione, e non escludiamo qui nemmeno le organizzazioni religiose, vede come fumo negli occhi una rivoluzione politica che abbia come fine il primato della politica ed un governo forte di un chiaro mandato popolare e che indirizzi la sua attivita' al servizio del paese, ovvero dei cittadini, e non al servizio di organizzazioni preoccupate solo del mantenimento della loro fetta di potere.

III) L'attualita'

La prova che gli equilibri politici volti al mantenimento dello status quo siano molto piu' importanti di una politica concreta nell'interesse del paese, ci viene data da quello che Berlusconi per primo ha chiamato il teatrino della politica. Frase che ormai e' entrata nel linguaggio politico. Effettivamente parlare di animali, piante, fiori e trattini, mentre i giovani vedono la loro vita e le loro speranze passare perche' non in grado di trovare un lavoro, fa effettivamente pensare ad un teatrino... di deficienti.

Ma questo teatrino, questo girare a vuoto di molti politici della maggioranza nasconde in realta', data la vicinanza delle prossime elezioni politiche, una lotta vitale per impedire la vittoria del bipolarismo. E' chiaro ormai che l'ultima speranza per l'Italia e' un sistema politico dove chi vince abbia la capacita' di sviluppare il proprio programma dovendo risponderne solo al proprio elettorato. Un sistema dove non e' detto che l'interesse della Nazione debba sposarsi con quello di qualche grosso potentato economico o di alcuni potenti sindacati. Un sistema simile puo' essere solo un sistema alternativo e bipolare.

Per essere piu' concreti: una sinistra democratica e moderata contro una destra democratica e moderata con programmi e soluzioni diverse. Una sinistra ed una destra che si riconoscano pienamente vicendevolmente, d'accordo sul fatto che la legittimita' a governare proviene dal mandato popolare. Non é detto che l'interesse della Nazione sia meglio rappresentato da potenti organizzazioni partitiche, sindacali, economiche od ecclesiastiche. Per secoli per esempio gli interessi dell'amata Italia sono stati rappresentati dalla Chiesa, ma non sembra che per l'Italia quest'amore della Chiesa abbia portato molti vantaggi.

E' contro la possibilita' che gli elettori si riprendano il loro potere, che si stanno armando i vari partiti della restaurazione. Il fine e' quello della creazione di un grande partito di centro che guarda a sinistra, ad una sinistra moderata e ridimensionata che sia una specie di PSI senza Craxi. Mentre il ruolo del PCI di un tempo, per poter dire di avere un'opposizione a sinistra, verrebbe rappresentato da Cossutta e Bertinotti. Il problema e' Forza Italia che, con la sua alleanza con AN rappresenta la vera alternanza. Ovvero il problema e' AN, in quanto Forza Italia senza questo partito piu' facilmente potrebbe trasformarsi un po' alla volta nella vecchia DC, o almeno nella parte centrista di essa, la sinistra venendo ad essere rapresentata da Cossiga ed il PPI.

A questo punto, essendosi assicurati un'opposizione che mai potra' diventare forza di governo, ovvero la Lega, AN, ed i partiti comunisti di Cossutta e Bertinotti, verrebbe a realizzarsi il vecchio sogno del Compromesso Storico. Dopo 50 di DC e compagni, ne avremo altrettanti simili se non peggio. Perché, come abbiam visto, la DC ha assicurato si' 50 di libertà e fino a 30 anni fa anche la prosperita', ma e' anche vero che lo stato in cui versa il paese e' anche in gran parte opera sua.

Epilogo

D'Alema ha avuto l'occasione di essere un grande protagonista quando era Presidente della Bicamerale. Si fosse accordato con Fini e Berlusconi per creare un vero bipolarismo riformando la Repubblica su basi federali e presidenzialiste, oggi, o domani, avrebbe avuto la chance di governare e trasformare il Paese. Ma D'Alema dietro quella sua sicurezza e arroganza ha dimostrato solo di essere un prudente burocrate dell'apparato.

Oggi, messo alle strette dai dossiers che guarda caso vengono proprio ora dall'Est, e' costretto, avendo recepito il messaggio, a rivalutare la DC ed il PSI, affinché non s'indaghi troppo sulle attività del PCI. D'Alema viene a dirci che la Storia del Paese non puo' essere ricondotta solo a quella di ladri e assassini. E' generoso, dice ai suoi alleati che non sono solo gli eredi di ladri e assassini, e questi, gli alleati, sapendo di non essere nulla senza l'appoggio degli ex-comunisti, ringraziano di cuore.

I dossiers dopo aver fatto piazza pulita delle balle su Moro e la Cia e sui servizi segreti che con varie strategie criminali hanno impedito ad un democratico e integerrimo PCI di prendere il potere per trasformare il paese nel paradiso in terra, possono ora rivelare i tanti misfatti, immaginati ma non provati finora, commessi dai nostri comunisti.

Prima che il sistema dei ricatti e delle rivelazioni possa diventare devastante per il PDS, ma anche per la maggioranza in genere, si comunica agli alleati che forse si e' esagerato nel demonizzarli, e che in fondo si e' pronti a dimenticare tutto, ma proprio tutto, in nome di una nuova bella alleanza. Una nuova alleanza egemone fra le grandi masse popolari cattoliche e quelle comuniste o ex-comuniste. Una grande pacificazione ed una nuova alleanza aperta a tutti quelli che ne vogliano far parte, in cambio vi sara' il perdono di tutti i peccati. Una nuova alleanza che assicuri altri 50 anni di potere, come si diceva piu' sopra. Sotto la protezione dei Grandi Potenti.

Se questo disegno dovesse andare in porto, per l'Italia, dopo il cambio dei connotati, verrebbero chiamati fuori i secondi e suonerebbe il gong di fine dell'incontro.

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