?

DOSSIER SCUOLA - ADEGUARSI ALL'EUROPA

Parte prima: Uno strumento arcaico

di E. Capostagno

Che ogni nuovo Ministro della Pubblica Istruzione tenti di lasciare una traccia del suo passaggio, riformando la scuola italiana, � noto da tempo. Che di queste tracce, una buona parte deturpino il paesaggio pi� che consolidarlo, � altrettanto noto. Non ci stupisce quindi che anche il nuovo Ministro, l'on. Berlinguer, ci provi. La cosa non ci preoccupa pi� di tanto, eccezion fatta per quel certo timore che possano ricomparire alla grande libri di lettura e testi di Storia riveduti attraverso la lente marxista, come negli anni 70/80.

Quello che pi� ci preoccupa � invece il frequente richiamo alle scuole di non meglio identificati "altri Paesi europei", al cui livello la scuola italiana dovrebbe finalmente cercare di elevarsi. E s�, siamo preoccupati per l'impressione di incompetenza e pressappochismo che emana da questi richiami, dal momento che noi, che questi modelli di scuola li viviamo quotidianamente attraverso i nostri figli, una delle poche cose che rimpiangiamo dell'Italia, � proprio l'ISTRUZIONE primaria e secondaria!

Ci spieghiamo. Esistono nella Pubblica Istruzione due aspetti, quello amministrativo e quello tecnico. Il primo si riferisce all'organizzazione ed al funzionamento del sistema scolastico, quindi assetto logistico di edifici ed aule, gestione del personale docente ed ausiliario, calendari, ecc. Il secondo si riferisce alla struttura dei corsi, al "sillabus" delle singole materie, alla struttura degli esami e relative qualifiche e, pi� in generale, al tipo di "cultura" che la scuola dovrebbe impartire.

L'amministrazione della scuola italiana � in condizioni desolanti e non vale la pena di dilungarvisi: dalla burocrazia che impedisce ad un Preside di far riparare immediatamente un vetro rotto al sistema allucinante di presentazione delle domande di supplenza, dai movimenti degli insegnanti decisi tre mesi dopo l'avvio dell'anno accademico al dislocamento di tre insegnanti per classe elementare (lavorare meno=lavorare tutti...?), dai professori turisti per gli esami di maturit� all'annuale blocco sindacale degli scrutini, alla carenza di aule tecnicamente attrezzate per fisica, chimica, biologia, computer, arte ed educazione fisica.

Ben vengano in questo campo gli adeguamenti al livello europeo, anche se non pretendiamo di poter disporre in anticipo del calendario per i cinque (diconsi cinque) anni scolastici successivi, con le date di apertura, chiusura, vacanze intermedie, ponti gi� decisi e giorni di chiusura per consentire riunioni di formazione degli insegnanti, giorni stabiliti per gli incontri con i nuovi genitori o per fiere di beneficienza e manifestazioni varie (non � un'iperbole, � quanto talvolta accade).

Le cose cambiano quando si parla dell'aspetto tecnico e del livello culturale degli insegnamenti, e qui il discorso si fa lungo, anche perch� coinvolge necessariamente tradizioni diverse e societ� diverse, quindi "filosofie" ispiratrici diverse. Cercheremo di sintetizzare, riferendoci ad alcuni modelli europei, senza peraltro alcuna pretesa di completezza.

Nella scuola italiana dell'obbligo, obiettivo di fondo dell'insegnante � quello di portare tutta la classe ad uno stesso livello medio di conoscenze e maturit�, quali previste dai programmi ministeriali, il che implica necessariamente una maggiore attenzione verso gli alunni meno dotati o comunque pi� lenti. Questo significa penalizzare in parte gli alunni pi� dotati, che potrebbero fare di pi�, ma significa anche dare ai meno dotati una chance per elevarsi culturalmente e, perch� no, di rivelare dei talenti magari non ancora emersi o valorizzati. E' evidente che la selezione di merito effettuata tramite scrutini ed esami rende, o dovrebbe rendere, giustizia dell'impegno profuso dagli studenti in questo processo.

Questa concezione � assente in altri ordinamenti nord-europei: l'insegnante prende atto delle capacit� dei suoi alunni, li ripartisce semiufficialmente in gruppi all'interno della classe e svolge programmi differenziati, adattati ai vari livelli. Ma attenzione, si tratta di un programma pi� leggero per i meno brillanti, e di un programma accentuato per i pi� dotati, con il risultato quindi di allargare il divario di preparazione tra i primi e gli ultimi. Questi non vengono apparentemente penalizzati, in quanto non sono previste le bocciature sino agli esami di prematurit� ( a 16 anni, corrispondenti alla fine della scuola dell'obbligo) e di maturit�, esami effettuati comunque per alcune materie su due livelli differenti di difficolt�.
Dicevamo apparentemente in quanto � chiaro come la penalizzazione si manifesti proprio al momento degli esami finali, ove dei voti bassi possono di fatto impedire l'accesso a certe universit� o gi� addirittura alla maturit�. Quel che � poi maggiormente discutibile � che si tratta di una penalizzazione che in realt� viene inflitta ai bambini gi� nei primissimi anni di scuola: infatti, se � sempre possibile per qualcuno riagganciarsi al gruppo di livello superiore, � chiaro come l'ampliarsi progressivo del "gap" renda questo riaggancio sempre pi� problematico.

Questa situazione ha delle motivazioni storiche, legate in particolare al calvinismo, e si adatta perfettamente ai (o deriva dai) tipi di struttura sociale presenti nei Paesi che ne hanno subito gli influssi. Se gli uomini hanno ricevuto dal Signore intelligenze di categorie differenti, non vi � che prenderne atto ed adeguarsi (esattamente come nella parabola dei "talenti"), adattandosi in pratica automaticamente alla marcata stratificazione sociale caratteristica di questi Paesi.

Una variante a questo modello � offerta dal sistema francese.
Va subito detto che la scuola francese � di livello culturale elevato e, come struttura d'insieme dell'educazione primaria e secondaria, molto simile alla nostra. Tuttavia il metodo e gli obiettivi sono radicalmente diversi: la scuola tende a selezionare in maniera implacabile i pi� dotati, onde farne la struttura portante della societ� (si pensi ad es. al livello elevatissimo dell'alta Funzione Pubblica, che emana esclusivamente dall'Ec�le Nationale d'Administration, fondata da Napoleone).
Questo significa che i programmi sono molto severi, gli insegnanti mettono gli alunni in competizione molto spinta tra loro (con conseguenze psicologiche non infrequenti) e finalmente curano solo i pi� dotati, "scartando" letteralmente gli altri.

Ora, siamo proprio convinti che l'Italia debba adeguarsi a occhi chiusi a questi sistemi, o non varrebbe prima la pena di valutare quali vantaggi ne deriverebbero...?

Passiamo alle materie.
Un obiettivo prioritario della scuola in Italia � quello di sviluppare il "senso critico" e l'autonomia di giudizio del ragazzo, sollecitando le sue capacit� espressive attraverso i "pensierini", la composizione, i riassunti, i temi, l'interpretazione di poesie, l'analisi critica di testi e cos� via. Il risultato complessivo, a livello di societ�, � l'esistenza di un'opinione pubblica, variegata e magari chiassosa, composta da 56 milioni di individui che si sentono sempre in grado di dare 56 milioni di consigli diversi al CommissarioTecnico, al Primo Ministro, al Papa....

In altri sistemi nord-europei, al contrario, il ragazzo deve essenzialmente "recepire", evitando, ove pi� ove meno, di estrinsecare la sua personalit�, la sua spontaneit�, il suo senso critico. A tale scopo, gli strumenti espressivi di cui dicevamo, infatti non esistono se non, limitatamente, negli ultimi anni di liceo. L'unica manifestazione espressiva � quella tipo "cronaca", sia essa di un avvenimento o di un esperimento scientifico.
E' conoscendo questo tipo di istruzione che si pu� comprendere perch� i giornali anglosassoni raccontano "il fatto" e poi, distintamente, aggiungono un commento, mentre da noi � in genere difficile distinguere il fatto dall'opinione personale del giornalista.

D'altra parte, a livello di societ�, � ovvio che l'assenza di un'opinione pubblica esercitata alla critica costante, consente all'Autorit� una "gestione" pi� agevole del Paese.

Non vorremmo che l'On. Ministro postcomunista della PI avesse gi� interiorizzato questi aspetti, quando ha dichiarato che vorrebbe abolire il tema di Italiano che "...� uno strumento arcaico...che andava bene in una scuola fatta per le �lites, come mezzo di espressione della creativit� dei ragazzi..."

Ancora sulle materie di studio. Abbiamo detto della "composizione", vediamo il resto dell'istruzione primaria.
La Storia, vista come un "continuum" � praticamente inesistente: essa viene abbordata con alcune "unit� didattiche", svolte a "spot" e non correlate, viste pi� sotto l'aspetto del costume che della storia. Nella giornata dei "Romani" ad es., si richiede ai bambini di andare a scuola simpaticamente vestiti da antichi Romani, utilizzando magari vecchie lenzuola.
Per non citare due episodi che vorremmo comunque sforzarci di considerare come degli estremi, di quell'insegnante che liquida la storia romana con "un popolo di primitivi che non avevano il gabinetto in casa", o di quell'altra maestra che non aveva mai sentito nominare gli Etruschi...

La Geografia � assimilata all'osservazione dell'ambiente circostante: su una pianta della citt� gli allievi effettueranno statistiche circa il numero e l'ubicazione dei cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti, indipendentemente dal fatto che nessuno di loro sapr� mai la dislocazione di Paesi, montagne e fiumi sul globo terrestre, oppure statistiche sui colori delle macchine che passano in un certo tratto di strada in un certo intervallo di tempo.

N� si apprendono le lingue, contrariamente ad una credenza diffusa nel nostro Paese, se non un timido inizio nell'ultima classe elementare. Da tener presente per� che per Francesi e soprattutto Inglesi, lo studio delle lingue � secondario, dovendo gli "altri" adattarsi alla loro! Fanno ovviamente eccezione alcune speciali scuole bilingue.
Quanto all'aritmetica, i programmi sono tali per cui alla classe corrispondente alla quinta elementare, i bambini vengono finalmente spinti ad imparare le tabelline, per addizionare 7 a 3 usano le dita e non conoscono l'esistenza dei "problemi"!

Non sappiamo se tutto ci� ci lascia perplessi solo perch� probabilmente nostalgici di vecchi sistemi ormai superati: certo � che quando noi, genitori italiani all'estero, veniamo in Italia ed i nostri figli si trovano occasionalmente confrontati con i loro coetanei residenti in Italia su argomenti attinenti alla scuola, la situazione si fa spesso imbarazzante, prima di riuscire a spiegare che nel nord-Europa i programmi..., i sistemi...
E' per� vero che i nostri stessi figli, posti di fronte ad un computer, possono rifarsi di fronte ai coetanei d'Italia, con l'uso disinvolto di trattamento di testi, ricerche su CD-rom, utilizzo di programmi e cos� via. Tuttavia, per ottenere lo stesso risultato, non � necessario che il Ministro della PI architetti grandi riforme, basterebbe dotare le scuole di qualche computer, magari utilizzando quei soldi che vengono invece spesi dal Ministero delle Poste per comprare computers obsoleti da gettare imballati negli scantinati!

Di grazia, ma qual'� la necessit� che dovrebbe spingerci all'emulazione di questi modelli? Il tempo libero? Certo, a differenza degli altri, i bambini italiani devono fare i compiti a casa e non hanno tempo per molte altre attivit� (sport, musica, danza, scouts,...), ma possibile che le due cose siano assolutamente incompatibili?

* * *

* * *

Parte seconda: Janet

* * *

* * *

Parte seconda: Janet

L'Istruzione Secondaria. E' quella su cui maggiormente si concentra l'attenzione dei riformatori, anche a causa dei famosi esami di maturit�, e quindi quella pi� soggetta alla possibilit� di "adeguamento" all'Europa.
Nei licei italiani si studiano obbligatoriamente 10 materie (citiamo a memoria) che, a prescindere dalle modalit� dell'esame di maturit�, non solo consentono l'accesso a qualunque facolt� univesitaria, ma forniscono allo studente un'ampia base culturale. E' infatti altamente improbabile che un'insegnante, per quanto "asino" possa essere stato in giovent�, dica: "Etruschi? Cosa vuol dire?...".

Nei Paesi d'Europa che abbiamo preso in considerazione, le cose funzionano in maniera differente.
All'inizio del liceo, gli studenti devono scegliere un loro piano di studi, esattamente come all'Universit�, scegliendo, tra le materie offerte da quella particolare scuola, le 7 (a volte anche 6) che costituiranno oggetto di studio nei due anni successivi, in vista dell'esame di prematurit� (fine della scuola dell'obbligo). Tra queste sette, sono obbligatorie la lingua principale, una lingua straniera, matematica ed una scienza, le altre sono a scelta. Per suo specifico interesse, lo studente pu� decidere di aggiungere altre materie sino ad un massimo di quattro. E non � finita. Una volta scelte le materie (la maggior parte degli alunni sceglie il numero minimo consentito), c'� la possibilit� di optare, per ciascuna di esse, tra un corso "esteso" ed uno "di base", quest'ultimo che non consente per� di ottenere i voti pi� alti, ma la sufficienza, il 6 per intenderci, come voto massimo. L'esame di prematurit� � superato quando vengano ottenute almeno sei sufficienze.
A quel punto, lo studente che vuole proseguire gli studi sino alla maturit� (due anni, con tassa statale di iscrizione di circa un milione e mezzo di lire annuali, in Olanda) e quindi l'universit�, dovr� ridurre obbligatoriamente le materie di studio a sei e, tra queste, scegliere le tre (o quattro a seconda dei sistemi) che farnno l'oggetto degli esami di maturit�.
E' normale per un inglese sostenere la maturit�, presentando all'esame solo Inglese, Musica ed Arte.
Per inciso, vale la pena di sottolineare che un liceale italiano, "costretto" nell'ultimo anno a studiare la letteratura inglese, vedrebbe un suo omologo britannico sbarrare gli occhi e cadere dalle nuvole di fronte a nomi quali Shakespeare, Milton, Chaucer, e non per colpa della sua eventuale cattiva pronuncia...

Ufficialmente, la scelta delle materie ha conseguenze solo sugli studi universitari, in quanto l'ammissione alle varie facolt� � subordinata alle materie studiate ed ai voti finali conseguiti: non � possibile ad es. in Olanda entrare a Medicina se al liceo non � stata introdotta "chimica" nel piano di studi.
Meno ufficialmente, tale scelta pu� far s� che Janet, giovane ragazza inglese, ingegnere elettronico, condotta in visita di gruppo alla Pinacoteca del Prado a Madrid, di fronte alla domanda "Ti � piaciuto?", rifiuti di rispondere, sostenendo di non esserne in grado, dal momento che, giustamente, "...io ho avuto una formazione tecnica !...".

* * *

Quello che abbiamo presentato � un panorama certamente parziale, con differenze da Paese a Paese, da scuola a scuola e da insegnante a insegnante, e che riguarda l'istruzione pubblica di base, ove gli episodi citati non sono, purtroppo, n� aneddoti n� casi estremi. Certamente, dal punto di vista amministrativo, di offerta di corsi moderni, come computers, Economia, Business, e come vita sociale all'interno della scuola, avremmo molto da imitare, cosa che oltretutto non richiederebbe delle riforme epocali.
E' per� essenziale ricordare che accanto all'istruzione pubblica di base, normalmente sono previste nei Paesi del nord-Europa anche delle scuole "buone", dove si pu� studiare anche Latino e Greco, e dove si pu� conseguire una eccellente preparazione, con validissimi insegnanti. Sono quelle scuole ove, in omaggio alla struttura sociale di cui parlavamo, si preparano le strutture portanti della societ�.

Ci� che invece temiamo � che nel pressappochismo e massimalismo di casa nostra, si finisca con l'adeguare l'aspetto TECNICO della scuola italiana a quello di base europeo, senza per� creare le complementari scuole di alto livello, e contemporaneamente col mantenere inalterato, e tutto italiano, l'aspetto AMMINISTRATIVO: avremmo allora davvero risolto (e per parecchie generazioni) l'annoso problema della riforma della scuola (e della societ�) italiana!

Torna alla Parte prima: uno stumento arcaico

Pagina successiva

Hosted by www.Geocities.ws

1