LE FOSSE DI KATYN

di Tito Livio

Nel 1939, dopo l'invasione e la spartizione della Polonia, l'Armata Rossa di Stalin procedette all'annientamento della classe dirigente polacca e dei quadri dell'esercito, ricorrendo anche a uccisioni di massa. Accadde cosí che in un solo giorno ben 4400 ufficiali venissero massacrati con un colpo alla nuca, nei pressi di Katyn, ed interrati in fosse comuni. Fu solo nell'aprile del 1943, durante l'avanzata delle armate di Hitler, che le fosse vennero scoperte ed il massacro denunciato.

La reazione dei Sovietici fu pronta e scontata (diciamo "scontata" visto che é sempre stata la stessa, durante questo secolo, per giustificare insuccessi e respingere accuse): si trattava di propaganda nazista e piú tardi occidentale, per screditare l'Armata Rossa liberatrice e quello che allora era ancora considerato in Occidente come un buon padre di famiglia, Stalin, mentre i veri esecutori del massacro di Katyn sarebbero stati proprio i nazisti.

Avendo ridotto la Germania al silenzio e stabilito l'ordine sovietico sulla Polonia, Stalin pensava di aver chiuso e sepolto la faccenda di Katyn, presentandosi al mondo (o per lo meno ai gonzi che che ci credevano e che magari continuano a sostenerlo) come il liberatore dei popoli oppressi ed il simbolo della rinascita dell'umanitá dopo la barbarie nazista, di cui Katyn non rappresentava che un episodio.

Come noto, benché a lungo negata, la veritá su Katyn non tardó ad emergere e la mistificazione storica tentata da Stalin fu miseramente rivelata al mondo. Per inciso, dopo la sua morte si cominció anche finalmente a sapere dei 32 milioni di persone che il buon padre di famiglia aveva fatto passare a miglior vita durante il suo regime.

Passano gli anni, ma il comportamento degli orfanelli di Stalin non cambia.

Per decenni, sino alla caduta del regime sovietico nel 1989, i comunisti italiani sono stati al soldo della gran madre Russia, e con essa addirittura operavano contro gli interessi del proprio Paese, l'Italia, cercando tra l'altro di sabotare dall'interno gli schemi difensivi dell'alleanza di cui l'Italia faceva e fa parte. Come se non bastasse, costituivano nascondigli sul patrio suolo per materiale utile a collegamenti clandestini con Mosca, nel caso di un eventuale conflitto Est-Ovest!

E per finanziarsi, oltre ai dollari moscoviti, taglieggiavano le imprese italiane che avessero voluto realizzare contratti commerciali con l'URSS.

Nel 1989, visto il disfacimento dell'URSS, con il timore che qualche scomoda veritá potesse venir fuori dagli archivi del Cremlino, i comunisti italiani riuscirono a far approvare la famosa legge che decreta la caduta in prescrizione dei reati di finanziamento illecito ai partiti e falso in bilancio, se commessi prima del 1989. Con questo, pensavano forse di aver definitivamente seppellito in una grande fossa le imbarazzanti prove del loro passato, cosí come era successo a Katyn. E non si accontentarono.

Presentandosi come il simbolo della purificazione e della rinascita dell'umanitá italica dopo la barbarie democristiana e democristiano-socialista, e consci forse che "la miglior difesa é l'attacco", i nostri bravi comunisti si lanciarono all'attacco dell'allora Presidente della Repubblica, F. Cossiga, reo (udite, udite!) di aver diretto negli anni 50 l'organizzazione paramilitare Gladio, nell'ambito dell'Alleanza Atlantica, con tanto di nascondigli di armi e materiale vario, per agire in caso di invasione dell'Italia da parte di un esercito nemico (quello sovietico).

Se non fosse tragicamente vero, ci sarebbe da ridere: per questo fatto, proprio coloro che avevano costituito una rete clandestina al servizio del nemico, urlavano e strepitavano perché Cossiga fosse destituito e messo in stato di accusa per "associazione sovversiva" o qualcosa del genere!

Poi, per coprire meglio la fossa ed eliminare pericolosi testimoni, pensarono bene di utilizzare certi compiacenti magistrati per annientare (anche fisicamente) la classe dirigente precedente, con l'accusa infamante di aver ricevuto finanziamenti illeciti dagli industriali italiani per le campagne elettorali.

Come se non bastasse, alla stessa maniera del buon Stalin all'indomani della guerra, il PCI si rifece il maquillage, e si presentó agli italiani (o per lo meno ai gonzi che ci credevano) come il liberatore dell'Italia dai corrotti tiranni che, pur di mantenere il Potere, non avevano esitato a commissionare "stragi di Stato" e delitti vari nonché, ovviamente, a dirigere la "Cupola" mafiosa.

Ghiotta procedura per sbiancare il proprio passato e riscrivere cosí la Storia d'Italia a proprio piacimento.

Ma il destino cinico e baro, come al solito, ci ha messo lo zampino. Non ostante le tonnellate di sabbia gettatevi sopra, la veritá emerge da tutte le "fosse" in cui i comunisti italiani hanno cercato di seppellire le prove del loro passato, col rischio che anche i gonzi di cui sopra scoprano le mistificazioni che sono state loro propinate e si rendano conto da che razza di mistificatori si stanno facendo governare.

Donde l'affanno, il ridicolo, il nervosismo televisivo, il depistaggio, l'arrampicamento sugli specchi con cui il Governo sta trattando l'affare Mitrokhin, con l'ultimo balletto di insulti tra Cossiga e D'Alema, finito in grandi espressioni di stima reciproca e, udite udite!, con la proposta di D'Alema di affidare proprio al Cossiga, di cui egli stesso chiedeva la messa in stato di accusa, dieci anni fa, per l'organizzazione "sovversiva" Gladio, la presidenza della commissione d'inchiesta!

Ci sono voluti 33 anni, dalla prima denuncia di Krushov (al XX Congresso del PCUS nel 1956) dei crimini del padre fondatore Stalin, perché il regime sovietico crollasse ed i suoi sinistri tetragoni fossero travolti dalla Storia, assieme a tutte le loro mistificazioni.

Altri dieci anni sono passati da quel momento, eppure sembra proprio che in Italia non siano stati ancora sufficienti.

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