GIORNALISMO ALL'ITALIANA

di Monello

E' ormai un mese, forse piu', che alcuni giornali nazionali bombardano i lettori con storie di supposta ordinaria criminalità e corruzione nell'ex-Unione Sovietica. Vivendo all'estero si ha modo di seguire facilmente la stampa e la televisione di molti altri paesi, piu' di quanto non si faccia in Italia che rimane sempre un paese un po' provinciale.

Ebbene bisogna dire che all'estero ci sono altri problemi ben piu' gravi che non la presunta corruzione in Russia, in quanto i mezzi d'informazione di quei paesi non danno a questa storia nemmeno una percentuale significativa dello spazio che gli sta dedicando certa stampa italiana. I maligni potrebbero dire che cio' e' dovuto al fatto che l'inchiesta vede come autore principale il celebre procuratore svizzero Carla Del Ponte, che infatti viene ampiamente citato nei reportages giornalistici. Ci sono indubbiamente dei giudici che sono particolarmente amati dai nostri giornalisti.

Tutto comincio' con Di Pietro, c'erano addirittura dei giornalisti che erano solo incaricati di seguire il celebre PM milanese. Poi arrivo' Caselli, che pur passando dalla gestione della Procura di Palermo alla gestione del sistema carcerario, non ha per questo smesso di attirare l'attenzione dei nostri giornalisti. Mi domando se qualcuno, non parlo degli addetti ai lavori, conosca il nome del Capo della Procura di Palermo prima di Caselli, o di chi l'abbia sostituito, e lo stesso vale per il nome dell'ex Direttore delle carceri.

Ora sarebbe difficile negare che anche l'Italia abbia qualche problemino che meriterebbe qualche inchiesta, magari vi e' qualche problema che forse meriterebbe, non dico tutto, ma almeno un quarto dello sforzo e del tempo e dello spazio dedicato ai problemi moscoviti.

Che so, tanto per citarne qualcuno di quelli che non sono mai sfuggiti all'attenzione di questo giornale telematico, per esempio
1) una bella inchiesta sul perche', dopo tante promesse, i terremotati umbri dovranno passare un altro Natale nei containers;
2) un'inchiestina, visto che giá si parla di corruzione e dell'ex Unione Sovietica, sui soldi di questa ad alcuni partiti, o ad uno solo,
3) e visto che poi siamo in tema si potrebbe passare al caso delle spie italiane al servizio di quella potenza, che almeno ufficialmente non era certo da classificarsi come nazione amica;
4) e per restare sui temi piu' casalinghi perchè no una bella inchiesta su immigrazione clandestina e criminalita'?;
5) o sui contrabbandieri liberi di scorazzare con mezzi blindati ed ammazzare ignari motociclisti;
6) e che dire della missione Arcobaleno?

Ma per i nostri giornali sembra che in Italia da quando c'e' Baffo di Ferro tutto vada per il meglio. L'unica e' sperare, per avere la seria attenzione di certa stampa, che qualche magistrato di quelli buoni cominci ad interessarsi di qualcuna di queste faccende, o delle altre moltissime che non abbiamo nominato. Suvvia cari giornalisti, un po' di coraggio, o avete bisogno del permesso per parlare di certi argomenti? E non dimentichiamo, per favore, i lavori per il Giubileo.

L'arroganza della ragione

Come tutti ben sanno la differenza fra gli intelletuali di sinistra filocomunisti ed il resto dell'umanita e' che loro ragionano e gli altri, ovvero noi, siamo stati privati di questo privilegio, o non l'abbiamo mai avuto per motivi genetici.

Per anni (decine) hanno tentato di convincerci che l'unica strada intelligente da intraprendere per risolvere i problemi socio-economici era quella di affidarsi al materialismo storico ed in particolare di seguire i consigli dell'Unione Sovietica che quei gloriosi principi aveva messo in pratica. Chi metteva in dubbio La Verita' era tacciato di non saper ragionare ed invitato, non sempre gentilmente, a cominciare a farlo. In Unione Sovietica erano state create apposite scuole adatte allo scopo: i Gulag.

Poi un giorno i nostri intellettuali si svegliarono, per un breve periodo, dal torpore che prende chi ragiona troppo. Qualcuno disse loro che un famoso Muro era caduto. Pochi di loro si stavano accorgendo di quanto stesse succedendo nel mondo, abituati com'erano a considerare la realta' un'immonda invenzione borghese. Ma alla fine dovettero accettare l'amara realta' del crollo del Muro.

Comunque non si persero d'animo. Da bravi intellettuali, cominciarono a pretendere d'insegnare e propagandare il libero mercato ed i sani principi e vantaggi del capitalismo borghese. Adesso sembrano tutti invasati di liberalismo. Non contenti poi di aver propagandato per anni l'abolizione dell'ergastolo e financo del carcere, ora stanno diventando i paladini dell'ordine pubblico.
Fra poco c' insegneranno pure a farci il segno della Croce.

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