SERVIZIO PUBBLICO E LIBERO MERCATO

di Eros Capostagno

La Societá olandese che attualmente gestisce la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua, ci ha comunicato la settimana scorsa di aver proceduto ad una fusione con altre due Societá dello stesso settore. Lo scopo é quello di ottimizzare le comuni risorse per far fronte all'imminente apertura della libera concorrenza nel mercato dell'energia.

In questa ottica, obiettivo del neonato Gruppo é quello di migliorare le tecnologie utilizzate, onde ridurre i costi di produzione e sviluppare nuovi prodotti che riducano l'impatto ambientale che l'industria dell'energia inevitabilmente comporta. Tanto per fare un esempio concreto, questa Societá offre giá da qualche mese, a chi volontariamente lo accetta, energia elettrica prodotta con un nuovo tipo di impianto a tasso di inquinamento ambientale ridottissimo, anche se ancora ad un prezzo unitario maggiore.

Non abbiamo potuto fare a meno di pensare all'ENEL.

Nel 1964, in omaggio alla svolta politica di centro-sinistra ed al relativo "credo" statalista, furono nazionalizzate le "aziende elettriche" private italiane che pure, sul piano tecnologico, avevano mostrato eccellente vitalitá e lungimiranza (avevano giá costruito tre centrali elettronucleari, facendo dell'Italia il terzo paese piú avanzato in questo campo nel mondo occidentale, come abbiamo piú dettagliatamente ricordato in La strana storia del Nucleare in Italia).

Non si puó dire che l'ENEL abbia operato male, tutt'altro, non ostante la ripartizione delle poltrone in seno al Consiglio d'Amministrazione fosse assoggettata al Manuale Cencelli e la distribuzione degli appalti non potesse sfuggire, per forza di cose, alla logica tangentizia. Il problema é che dalla fine degli anni 80, ci sembra che l'ENEL abbia praticamente smesso di fare il suo mestiere, che dovrebbe essere quello di provvedere all'approvvigionamento energetico del Paese.

Le buone ragioni dell'ENEL non mancano. In quegli anni cominció infatti a diventare pressoché impossibile costruire nuove centrali elettriche, di qualunque tipo fossero (nucleari, carbone, olio combustibile) perché bastava un qualunque Pinco Pallino di sindaco, di verde ambientalista, di "Indiano Metropolitano", per bloccare l'iniziativa. Come non ricordare, ad esempio, Montalto di Castro, ove oggi si piange disoccupazione e ove, anni fa, il sindaco "decretó" nullo un ordine emesso addirittura dal Governo (Goria) per riaprire il cantiere di costruzione di quella centrale!

Forse scoraggiata dall'impossibilitá di ottenere autorizzazioni, forse ostacolata politicamente dall'ENI, che spingeva per lo sviluppo di centrali turbogas, onde vendere il metano russo e algerino ricchissimo di tangenti, oltre che di Calorie, fatto sta che l'ENEL tiró i remi in barca, limitandosi a comprare energia elettrica dai paesi nostri confinanti che ne producevano in abbondanza.

E visto che passare contratti era piú comodo che risolvere problemi tecnici, cominció anche ad appaltare sempre di piú all'esterno progettazioni e lavori che, nel passato, venivano gestiti internamente dai suoi validissimi tecnici ed ingegneri, a rischio anche magari di demotivare il proprio personale.

Il risultato, dal punto di vista tecnico, é che gli impianti di produzione e distribuzione, a nostro avviso sono diventati obsoleti e, al di lá dell'ordinaria manutenzione, non hanno seguito l'evoluzione tecnologica di questi ultimi anni. Dal punto di vista pratico, questo significa (per l'utente) che basta un piccolo temporale perché "la corrente se ne vada", come familiarmente si dice.

Forse molti pensano, in Italia, che ció sia una cosa normale, imputabile a delle forze della Natura che l'uomo non riesce a controllare, anche se, leggendo le cronache locali dei giornali ci si accorge delle vibrate proteste della gente di fronte a troppo frequenti black-out elettrici. Ebbene, non é cosí. Vi possiamo garantire che in dieci anni di permanenza in Olanda, non ci é capitato una, che fosse una sola, volta che l'energia elettrica fosse venuta a mancare, persino durante i temibili "storm" (tempeste) che periodicamente colpiscono il Paese!

Ma questi fastidiosi problemi sono ormai lontani mille miglia dal turbare il sonno di "Chicco" Testa e degli altri maggiorenti dell'ENEL. Fare gli "yuppies" in Borsa sembra ormai più di moda che non risolvere problemi tecnici, e cosí l'ENEL si é lanciata nella gestione dei telefoni cellulari e fissi e all'acquisto di reti televisive, finanziandosi con gli aumenti delle bollette elettriche.

E le centrali elettriche esistenti? Beh, sembrano diventate una fastidiosa appendice, fonte solo di problemi, di cui cercare di liberarsi al piú presto. Difatti le centrali di produzione verranno messe in vendita, privatizzate, anche se l'acquirente avrá probabilmente al collo il cappio della distribuzione, che l'ENEL verosimilmente terrá per sé, essendo le linee utilizzabili nella telefonia fissa.

Essendo da sempre fautori del libero mercato, non abbiamo nulla da eccepire sulle logiche di mercato e sulla ricerca di profitti da parte di Societá e gruppi industriali. Abbiamo invece qualcosa da eccepire se questa logica la fanno propria enti di servizio pubblico, almeno fintantoché restano tali, e per giunta in regime di monopolio, con la conseguenza di "dimenticare" il servizio pubblico.

Avremmo anche qualcosa da eccepire allorché qualcuno (magari i soliti noti) ottiene una "concessione governativa" in esclusiva per un determinato servizio, sottraendolo in qualche modo ad altri concorrenti, per poi giocarsela in avventure di Borsa e passare ad altro. Ci riferiamo chiaramente alla concessione in extremis a Omnitel, nel marzo 1994, della licenza per la telefonia mobile, venduta recentemente ai tedeschi della Mannesmann per avere soldi da utilizzare in Borsa. Ma é solo un esempio.

Meno polemicamente, ma piú sconsolati, osserviamo poi che rinunciare alla ricerca scientifica ed allo sviluppo tecnologico, condanna fatalmente il Paese al sottosviluppo, alla disoccupazione, alla emarginazione. Come dimostra la fusione della francese Aérospatiale-Matra con la tedesca Dasa per la creazione di un gigante europeo dell'industria aerospaziale, con l'esclusione, o meglio con la non-presa-in-considerazione dell'italica Alenia (Finmeccanica), non ostante le pressioni politiche esercitate da D'Alema.

O come ben sanno i 700 dipendenti dello stabilimento Italtel dell'Aquila, che la Siemens ha deciso di "dismettere" all'indomani dell'acquisto dello stabilimento stesso, o della parte che ne restava dopo l'ultimo smembramento. E si tratta proprio di quella Italtel che la compianta Marisa Belisario aveva portato pochi anni fa a livelli mondiali!

Pagina successiva

Sommario Pagina di copertina Commenti alla Redazione 1

Hosted by www.Geocities.ws