UNA CRISI ENDEMICA


di Massimo Galanti

La crisi del sistema Italia comincia ad assumere caratteri di stabilita'. Ormai sono molti anni che i valori italiani dei parametri che misurano lo stato di salute di un paese risultano costantemente al di sotto dei valori, pur non brillanti, del resto d'Europa. Nonostante i soliti toni ottimistici del governo, i numeri stanno li' a confermare la crisi italiana.

Le ultime previsioni indicano una crescita del PIL per il 1999 che e' solo la meta' della media degli Euro-11, ed un quarto di quella americana. Di fronte ad una crescita della produzione industriale di quasi l'un percento sempre per gli Euro-11, noi registriamo un crollo di quasi il 2%.

Continua a crescere il divario fra il tasso di disoccupazione italiana e quello del resto d'Europa, nonostante D'Alema continui imperterrito ad inondarci di spot elettorali su un fantomatico aumento dell'occupazione. In realta' il sistema Italia ormai perde colpi avendo irrimediabilmente perso qualche cilindro per strada.

L'Italia e' stata per molto tempo come quei malati che magari sopravvivono per anni, con alti e bassi, riprese e cadute, finche' una nuova crisi, magari dovuta anche ad una cura troppo violenta per il debole organismo, non diventa irreversibile, portando in breve tempo alla morte. Per l'Italia questa cura troppo violenta, l'abbiamo scritto tante volte, si chiama Maastricht e Patto di Stabilita', ovvero Moneta Unica.

Il cosiddetto traguardo europeo, che con tanta enfasi e' stato sbandierato come l'unica salvezza per l'Italia , in realta' e' stato perseguito piu' per motivi di potere interno e per l'interesse di alcune grandi Compagnie industriali e finanziarie, che non per una vera necessita' del Paese.

Come abbiamo gia' scritto si e' preferito l'aggancio all'Europa, o almeno ad una parte di essa, e la pseudo-protezione delle sue istituzioni, piu' straniere che italiane, accontentandosi di un risanamento di facciata, che non la via piu' dignitosa e piu' difficile di un rivolgimento totale, operato in piena autonomia, della cultura economica e delle abitudini del Paese, unico modo per rimettere l'Italia in carreggiata.

D'altro canto il fare affidamento alle fortune straniere e' purtroppo nei cromosomi italiani, da quando la Chiesa, intesa s'intende come potere politico, ha cominciato a considerare l'Italia come, per destino, parte del suo patrimonio. Adesso anche Romiti, che a dire il vero non ha mai mancato di fare sentire la sua voce critica sul modo di partecipare dell'Italia all'Europa, indica nella rigidita' del Patto, uno dei motivi dell'incapacita' dell'Italia ad uscire dalla crisi.

Il Patto di Stabilita', come abbiamo gia' avuto occasione di scrivere, toglie ai governi, con conseguenze drammatiche soprattutto per l'Italia a causa del suo enorme debito pubblico, la possibilita' di influire sull'economia agendo sulla spesa. Questo Patto che solo alcune menti diaboliche, animate da grande spirito punitivo, potevano concepire, e' un po' come il deterrente nucleare: funziona finche' non si e' costretti ad usarlo.

Non e' immaginabile infatti costringere un paese prostrato come ad esempio quello Italiano, a pagare delle multe, che lo prostrerebbero ancora di piu', a favore di paesi piu' virtuosi ma soprattutto piu' ricchi e concorrenti. Perche' nonostante il mercato ed una moneta unica, non essendovi ridistribuzione della ricchezza attraverso una politica fiscale europea, gli Stati continuano ad essere concorrenti fra loro e la decadenza di uno si puo' tradurre immediatamente in un vantaggio per un altro. Senza la possibilita' di investimenti da parte dello Stato rimarrebbero, in principio, altri modi per influenzare l'economia: la leva fiscale, la moneta ed il lavoro.

Con l'Europa ed il Patto Maledetto ci viene preclusa di fatto anche la leva fiscale, sempre a causa del dovuto contenimento del deficit. La moneta poi non dipende piu' da noi essendo stata affidata al Governatore della Banca Centrale Europea. Ci rimarrebbe soltanto la possibilita' d'introdurre una maggiore flessibilita' nel mercato del lavoro, ma questo ci viene impedito dalla cultura socio-economica dominante della maggioranza di governo, la stessa cultura che impedisce un risanamento attraverso una ristrutturazione ed un uso piu' efficiente della spesa sociale.

Sono poi inesistenti le condizioni che potrebbero favorire degli investimenti da parte di privati, principalmente stranieri. La scarsita' d'investimenti stranieri, senza parlare della ormai radicata propensione degli stessi italiani ad investire all'estero piuttosto che in Patria, e' dovuta, oltre che alla presenza di una diffusa cultura fra le forze di maggioranza, palesemente ostile ad uno sviluppo industriale a forte componente privata, anche all'esistenza di strutture vecchie ed inefficienti.

Sussiste inoltre il problema di una scuola incapace di formare elementi in grado di competere nel moderno mondo del lavoro e di una ricerca scientifica ormai in stato comatoso. Non ultimo vi e' il problema di una delinquenza che, anche a causa di una cultura assurdamente tollerante e giustificazionista, ha ormai raggiunto livelli tali da trovare pochi paragoni nel resto del mondo civile, e che di certo non favorisce l'insediamento di strutture economiche. Bisognerebbe riformare e ristrutturare tutto il Paese, ma oltre allo spessore culturale per una silmile impresa, mancano anche i soldi per i motivi cui abbiamo prima accennato.

Ed ecco che il serpente si mangia la coda. Siamo arrivati in Europa ma solo per far riposare le nostre stanche membra. Certo una nazione non puo' morire come un semplice individuo. Due sono quindi le possibilita'. O una lenta agonia, con crescite economiche, nelle migliori delle ipotesi, fra lo zero e l'uno % , accompagnate da un continuo degrado di tutto il tessuto sociale, con scenari da nuovo medioevo, oppure una forte colonizzazione ad opera dei nostri partners europei, come gia' accaduto in passato.

Per ora ci sono i segni di tutti e due i possibili scenari: in Puglia la realta', ovvero i fuoristrada corazzati dei contrabbandieri, fan gia' pensare al nuovo medioevo come anticipato da certi film d'avventura alla Mel Gibson; dall'altra parte il Ministro Amato gia' mette in guardia che d'ora in poi per viaggiare dovremo usare le Ferrovie Tedesche.

Nei paesi dell'est, i cosiddetti paesi satelliti, i comunisti ed i loro alleati hanno impiegato 40 anni per ridurre dei paesi floridi nelle condizioni in cui si trovano ancora oggi a dieci anni dalla caduta del Muro. Da noi bisogna ammettere che sono stati molto piu' bravi: solo qualche anno. Ed in Nome dell'Europa.

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