IL CONFLITTO NEL KOSOVO

di Ruggero Nazareno

Il crollo militare dell'impero sovietico, cui ha fatto da corollario il disfacimento della Federazione Yugoslava, invece di allontanare lo spettro della guerra, ha resuscitato antichi odi etnici con il conseguente frazionamento degli stati centrali in stati la cui caratteristica e' appunto la purezza etnica. Stranamente anche il processo di globalizzazione economica con il venir meno dell'importanza degli Stati Nazionali ha riportato in superficie antiche divisioni a carattere etnico-tribale che erano state messe da parte di fronte ai piu' importanti interessi nazionali.

E' come se di fronte al processo d'internazionalizzazione voluto e compreso soprattutto da poche �lites economico-intellettuali, i popoli si trovassero psicologicamnte indifesi e quindi alla ricerca di una nuova protezione ed identita' e, non essendo piu' garantiti dagli stati nazionali in disfacimento, la cercassero nelle etnie originali d'appartenenza.

Quello che sembra contraddittorio e ' che sia fenomeni centrifughi come il crollo di imperi centralizzati del tipo Unione Sovietica, o Repubblica Yugoslavia, sia processi integrativi dovuti alla globalizzazione, portano alla ridefinizione di nuove entita' statali basate sulle caratteristiche etniche dei nuovi cittadini. E' evidente che la ridefinizione dei confini su basi puramente etniche e' di una tale pericolosita' per la Pace del Mondo che e' assolutamnete necessaria una politica, oltre che di analisi di questo fenomeno complesso, di prevenzione attiva. In Europa, l'Unione Europea sta svuotando di significato e potere gli Stati Nazionali.

Questo fenomeno avviene inoltre a ritmi diversi per i vari stati a secondo del loro grado d'integrazione nazionale, con il pericolo che gli stati che manterranno la loro unita', diventino egemoni nei confronti di entita' statali piu' frazionate e piu' fragili. Esiste il pericolo che alla diminuzione d'importanza dello Stato Nazionale, unico custode dell'alleanza democratica dei cittadini, non faccia riscontro la creazione di nuove entita' democratiche in cui i nuovi cittadini possano riconoscersi.

Anche questo e' una causa del successo, per ora soltanto politico, dei vari movimenti europei a carattere etnico regionale. In altre parole ad una maggiore domanda di democrazia dei cittadini, si risponde con strutture burocratiche che, come gli avvenimenti di questi giorni dimostrano, e ci riferiamo alla crisi della Commissione Europea, agiscono al di fuori di ogni controllo.

Invece di perseguire utopistiche strutture sovranazionali centralizzate e arroganti, che risulteranno irrimediabilmente al servizio di oligarchie economiche e di pochi Stati egemoni, meglio sarebbe ripensare la funzione storica degli stati nazionali, garanti della democrazia e della Pace interna. Senza dimenticare la triste prospettiva che l'Europa diventi una federazione di regioni autonome fondate sull'egoismo etnico.

Altro che la societa' multirazziale e multiculturale sognata dai nostri numerosi utopisti. I tragici avvenimenti del Kosovo, risultato di una tensione che durava ormai da una decina d'anni, e preceduti dalla tragedia Bosniaca, e dalle guerre in Slovenia e Croazia, stanno li' a dimostrare che la strada verso il nuovo ordine mondiale puo' essere costellata di trappole mortali. Bisogna avere la forza ed il coraggio di affrontare su nuove basi culturali realistiche le conseguenze della sconfitta del comunismo e dei processi di globalizzazione.

Un punto fermo e' che alla soluzione di questi nuovi problemi non si arriva attraverso una cultura stantia fondata sull'utopia comunista, condannata dalla storia e causa delle tragedie che stiamo vivendo in questi giorni, ne' con il solito pacifismo di maniera, incapace da uscire dall'ambito degli slogans antioccidentali.

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