OSSERVATORIO POLITICO

di Massimo Galanti

C'e' una sorta di pudore nel giudicare il Governo D'Alema, la parola d'ordine dei giornali e dei commentatori politici sembra essere: facciamo finta di niente. L'attenzione dei primi giorni si e' accentrata piuttosto sul modo come questo governo era nato; l'opinione dividendosi fra chi cercava di fare i salti mortali per difendere la moralita' politica di Mastella e dei suoi amici, e chi bollava questi come dei traditori tout court.

Esauritasi questa poco nobile diatriba si e' cominciato a parlare del governo D'Alema come di qualcosa di scontato e nello stesso tempo si e' avuta l'impressione che da questo governo non ci si aspettasse nulla, se non la sua sopravvivenza. Dopo l'entusiasmo e la susseguente delusione per la cosiddetta entrata nell'Euro, che non solo non ha risolto alcun problema, ma anzi sempre piu' rischia di diventare una trappola per l'asfittica economia italiana, i commentatori politici sembrano essere diventati piu' cauti.

Mancano i ritratti glorificatori del nuovo Premier, quando invece per Prodi si era rasentata l'inflazione, e mancano soprattutto le analisi di lungo periodo. Infatti a parte l'approvazione della finanziaria, che e' stato uno dei piu' importanti motivi per cui la Grande Finanza ha puntato su D'Alema, non e' chiaro quel che fara' questo governo ne' quanto dovrebbe durare, anche se l'UDR e tutti coloro che si trovano nella stessa posizione, come spiegheremo, spera chiaramente in un governo di legislatura.

All'inizio si era puntato molto sulle riforme, od almeno sul teatrino delle riforme, ma questa volta il POLO finalmente sembra non voler piu' cadere vittima delle lusinghe delle sirene, ed ha fatto ben capire che per questa legislatura di riforme (finte) non se ne parla piu'.

E' facile immaginare che anche la nuova legge elettorale rimarra' una chimera. Rimane soltanto l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e sul piano piu' politico la speranza, che ormai molti cominciano con angoscia a veder tramontare, della dissoluzione del POLO delle LIBERTA'. L'angoscia, tipica di coloro che si stanno perdendo, deriva dalla constatazione che, nonostante "quattro anni" di attacchi politico-giudiziari violentissimi, di una violenza inaudita, il Polo, il suo leader ed i suoi alleati sono ancora li' piu' vivi e risoluti di prima.

Di fronte ad un Polo che ha grandi speranze di rivincita, per la salvezza del Paese, vediamo appunto un governo D'Alema grigio, spento ed arrogante come e' appunto il suo Capo. Quest'atmosfera chiaramente si riflette anche sui commentatori politici di parte ulivista rendendoli incapaci di esprimere dei giudizi forti e positivi. Non vi e' luna di miele, come fra coloro che son sposi per forza e non han la voglia nemmeno di un viaggetto augurale.

Gli unici che sembran gioire sono i neo pseudo rivoluzionari italiani che sperano di approfittare della situazione per far dell'Italia un paese ufficialmente simpatizzante per terroristi e rivoluzionari di tutto il mondo. Diliberto ha gia' dichiarato che l'Italia sta cambiando politica estera: chissa cosa ne pensa il buon Cossiga, attualmente uno dei massimi responsabili del casino in cui si e' ficcata, o hanno ficcato, l'Italia. A questo clima scialbo e preoccupante, tipico delle situazioni dove la Speranza e' piccola cosa, contribuisce anche la consapevolezza del fallimento del Governo dell'Ulivo.

E' ormai il terzo anno consecutivo in cui la crescita economica del paese si attesta intorno all'1% se non intorno allo zero. In queste condizioni i posti di lavoro persi dalla grande industria si contano ormai a decine di migliaia, mentre aumenta la piaga del lavoro nero, favorito anche da un'immigrazione clandestina e caotica che non si puo' o meglio non si vuole controllare ne' tanto meno fermare.

Dopo tre anni la scuola e' ancora nel solito caos: langue o e' scomparsa del tutto la ricerca scientifica. Ne' migliori sono le prospettive per il futuro: come crescita economica l'Italia risulta essere agli ultimissimi posti fra i paesi dell'OECD, mentre per nulla e' migliorata la sua capacita' di attirare capitali ed industrie estere; anche in questa specialissima classifica la sua posizione in Europa e' all'ultimo posto. Anche per quel che riguarda il risanamento finanziario, da sempre cavallo di battaglia di Prodi & Co, le cose sembrano aver preso, come c'era da aspettarsi, una brutta piega, in quanto sembra che il deficit dei primi 10 mesi dell'anno abbia abbondantemente superato i 70.000 miliardi, ovvero siamo gia' ben oltre il famoso 3%. In altre parole se il trend dovesse confermarsi saremmo abbondantemente fuori dei parametri di Maastricht.

Dato il quadro complessivo, ai responsabili di questa situazione ed ai loro estimatori non rimane altro che tentare di rimanere al potere il piu' possibile in attesa di chissa' quale miracolo. Andare alle elezioni oggi significherebbe probabilmente il trionfo del POLO e la fine dei vari cespuglietti che circondano la Quercia.

Per questa ragione all'UDR non rimane altro che mantenere in vita a tutti i costi questo Governo. A meno che non intervengano fatti esterni e' piu' che probabile che questo grigio governo, se non uno peggiore, rimanga in piedi per tutta la legislatura con grande pregiudizio per il futuro del nostro Paese. Nessuna meraviglia per il silenzio colpevole di coloro che finora hanno sponsorizzato con tanto entusiasmo l'Ulivo e financo la Quercia.

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