RIFORME ISTITUZIONALI

di Massimo Galanti

Negli ultimi anni si e' fatto un gran parlare di riforme senza riuscire a venir a capo di nulla. Tutto cio' nonostante che ormai la gran parte degli elettori abbia maturato la convinzione che sia necessario un rapporto piu' diretto fra scelta elettorale e politica dell'esecutivo. Gli elettori sono ormai convinti che e' loro diritto potersi scegliere direttamente il capo dell'esecutivo, il quale sara' tenuto a svolgere il programma promesso per poi ripresentarsi eventualmente al giudizio del corpo elettorale.

Uno dei motivi, non sempre evidenti, di questa scelta riguarda il discorso sulle responsabilita'. Puo' sembrare piu' che ovvio che in una democrazia gli eletti sottopongano il proprio operato al giudizio degli elettori ed infatti e' quello che succede in ogni democrazia occidentale. Il discorso sulla responsabilita' degli eletti porta al bipolarismo.

L'elettore vuole essere in grado di giudicare il Governo precedentemente eletto ed eventualmente scegliere quello proposto dallo schieramento avversario. In Italia i governi sono stati diretta emanazione di un Parlamento eletto con il sistema proporzionale. Questo ha portato ad un distacco sempre piu' profondo fra gli elettori ed i politici, che una volta eletti si sentivano, e purtroppo si sentono ancora, liberi da ogni condizionamento del corpo elettorale dovendo rispondere solo alla propria coscienza, come ipocritamente vanno ripetendo in molti. Tutto cio' continua a portare ad una grande disaffezione dalla politica da parte dei cittadini che si sentono defraudati e presi in giro.

Il bipolarismo ha come presupposto l'accettazione su un medesimo piano di dignita' di due diverse culture polititiche, sociali ed economiche. Questo puo' avvenire soltanto se l'humus culturale della societ� � fondamentalmente laico e democratico, ovvero privo di qualsiasi pregiudizio ideologico o fideistico. A 55 (cinquantacinque) anni dalla fine della guerra, i cittadini europei godono di un benessere diffuso, di ridotte disparita' socio-economiche e di servizi statali e sociali efficienti e rispondenti alle necessita'. Al contrario, gli Italiani sono costretti giornalmente a subire le angherie di uno stato inefficiente ed arrogante, a pagare tasse spropositate per servizi il cui unico compito sembra essere quello di servire ai propri gestori.

Se chiedessimo ad un qualsiasi italiano il perch� di questa differenza, questi risponderebbe genericamnte che la colpa e' dei nostri governanti. Ci� nonostante, troviamo al governo e nelle istituzioni uomini che rappresentano sempre le stesse idee se non addirittura gli stessi uomini che cominciarono la loro vita politica (e di potere ininterrotto), piu' di cinquant'anni fa. Ci sarebbe da chiedersi a questo punto se il nostro concittadino non sia per caso scemo a continuare a dare la propria fiducia a chi ci ha ridotto in tale stato, ultimi d'Europa, oppure, cosa piu' probabile, se quella italiana sia effettivamente una vera democrazia in senso occidentale. Vari e competenti politologi hanno gia' risposto su questo punto, parlando di democrazia bloccata, anche e soprattutto a causa della guerra fredda.

Il punto e' che mentre la guerra fredda impediva ai comunisti di assumere direttamente responsabilita' di governo, nulla ha impedito che in Italia si sviluppasse un' unica cultura "politicamente corretta" che derivava da un comune sentire di cattolici cosiddetti di sinistra e di comunisti. E' inutile qui dilungarsi su quest'assurdo incontro fra cattolici e marxisti, diciamo solo che non e' la prima volta nella storia che la pecora cerca di accattivarsi il lupo. Sta di fatto che questa cultura era quella che doveva presiedere al grande incontro politico fra cattolici e marxisti e che avrebbe dovuto portare un giorno al cosiddetto compromesso storico cui, in versione riveduta e corretta, stiamo assistendo oggi con il governo Cossiga-Cossutta.

Il compromesso storico e' in s� antidemocratico, almeno in senso occidentale, perche' rinnega l'alternanza, lasciando di fatto l'opposizione a qualche frangia estremista di destra o di sinistra, estremista almeno nel giudizio della maggioranza. Oggi si vorrebbe lasciare all'opposizione AN e forse la Lega, mentre Rifondazione, dopo aver contribuito all'assassinio dell' Ulivo, aspetta solo il momento opportuno per rientrare.

Si pone quindi il problema di chi vuole veramente le riforme, e si spiega anche nello stesso tempo perche' dopo tanti anni e tante discussioni non si e' arrivati a nulla di concreto. E' evidente che la classe politica, burocratica, economica e finanziaria che per cosi' tanti anni ha governato il paese e che continua tranquillamente a farlo, non ha nessun interesse a promuovere delle riforme che avrebbero l'unico risultato di cacciarla dal potere, sia che vinca la destra che la sinistra. Questo lo diciamo perche' e' evidente che le riforme vere significherebbero la fine della cultura antidemocratica del compromesso storico.

Gia' nel 1994 tutto era pronto per la vittoria di Bianco ed Occhetto. L'intervento del Polo mando' all'aria quel piano, ed e' ancora oggi il Polo l'ostacolo maggiore ai piani della classe dirigente. Per chi intende far progredire l'Italia economicamente, socialmente, tecnologicamente, democraticamente nel solco delle grandi Democrazie Occidentali, le riforme sono una necessita' improrogabile. Purtroppo cosi' non la pensa chi il potere continua a detenerlo grazie all'arretratezza del Paese. Per un po' abbiamo sperato in D'Alema, che potendo contare su un grande partito e sull'appoggio di gran parte delle forze sindacali avrebbe dovuto avere tutto l'interesse nel nome del Paese a lavorare per un vero bipolarismo fondato su un partito Socialdemocratico ed un partito Conservatore.

E' chiaro che questo avrebbe richiesto grande coraggio e probabilmente la rottura con quelle forze che nel paese sono egemoni.

Oggi per attirare ancora di piu' D'Alema nelle proprie file gli e' stato offerto il Governo su un piatto d'argento. Mai leader ha fatto tanto poco per guadagnarsi questo posto. Se D'Alema si abbandonera' al richiamo delle sirene difficilmente si potranno avviare le riforme. Noi pensiamo che non ci sia molto da sperare. Meglio prepararsi per quelle elezioni che prima o poi, si spera, dovranno arrivare.

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