INCIUCI MADE IN FRAMANIA
(OVVERO: IL BANCHIERE DIMEZZATO)

di Massimo Galanti

Frà GIULIVO

Finalmente il 2 Maggio 1998 e' nato l'Euro e finalmente se ne conoscono i genitori. Ovvero, per essere piu' precisi, i genitori si conoscevano, sono Francia e Germania; quello che a molti eurosognatori non era invece mai passato per la testa e' che costoro facessero valere a cosi' chiare lettere i loro diritti di paternita', al punto tale da voler essere i soli a decidere che razza di educazione (leggi: tutore, ovvero Presidente della BCE) il nuovo pargoletto dovesse ricevere.

E mentre gli altri amici e parenti, fra cui il nostro, sempre piu' giULIVO, Prodi, facevano anticamera, sembra per piu' di 12 ore, passeggiando nervosamente, stizziti ed avviliti, il famigerato Duo di Framania stava arrivando al punto di mandare tutto a monte, ovvero ad uccidere l'infante nella culla, pur di far valere il proprio punto di vista (nazionalista). Alla faccia dell'indipendenza della nuova Banca Centrale Europea, e della fine, cosi' spasmodicamente sognata ed auspicata, della sovranita' nazionale, ovvero dello Stato Nazione.

Qualche Stato Nazione, a dire il vero, ha gia' deciso da lungo tempo di commettere suicidio in anticipo, ovvero solo l'Italia, mentre tutti gli altri sono ben vivi e vegeti e qualcuno anche piu' forte di prima. Un'altra precisazione: non tutti gli altri capi di governo erano, nell'attesa, nervosi e seccati, ce n'era uno che era FELICISSIMO! di aspettare umilmente le decisioni di lor signori, chiaramente ci riferiamo sempre a Fra' giULIVO.

Cosi' almeno ha tenuto a farci sapere lo stesso durante l'ultima trasmissione di Maastricht-Italia. Noi non abbiamo capito cosa c'era da essere FELICISSIMI!! nel subire un tale palese atto di maleducazione ed arroganza da parte di qualche gradasso europeo. Vorremo ricordare umilmente al nostro che, purtroppo, quando si presenta con il cappello in mano o si fa trattar male, e' il paese che lui rappresenta che subisce l'offesa. Ma indubbiamnte l'amabile Prodi pensava ai suoi altri tre anni assicurati, se non di piu', ad occupare la poltrona di Palazzo Chigi.

Forse pensava anche alla festa stile "Parata sulla Piazza Rossa" (all'italiana), con tutto il governo in bella mostra di se', che da li' a poco si sarebbe svolta nella piazza del Campidoglio, dove un coltissimo Primo Cittadino, di fronte ad una folla euroentusiasta di circa 500 persone, ha voluto ricordare che la prima Zecca era nata li' in quella piazza, dimenticandosi di aggiungere che la sua discendenza si era poi tutta trasferita negli ospedali della capitale.

L'Euro e l'Italia.

Caduta la maschera su chi comanda in Europa, nella nuova Europa Carolingia di cui l'Italia, oggi come allora, e' solo un appendice, cerchiamo di capire quali possano essere alcune conseguenze per il nostro Paese. A scanso di equivoci occorre far subito una precisazione. L'Europa dell' Euro, o piu' in generale il processo di costruzione Europea, e' una cosa buona in se', e bene ha fatto il Parlamento Europeo a votare in favore della Moneta Unica.

Ma come per tutte le cose e' importante il modo come vengono fatte ed il grado di democraticita' che presiede a questo processo. E cosa ancor piu' importante quando si ha a che fare con un' Unione fra persone o comunita' o stati, e' il grado di consapevolezza di se stessi e dell'utilita' che da quell'Unione si puo' ricavare. Finora si e' compresa l'utilita' per il Governo, che di questa Unione ne ha fatto, per se stesso, una questione di vita o di morte. Si puo' comprenderne anche l'utilita' per alcune industrie che forse sperano che questa Unione possa rendere meno influente il potere negativo dei vertici sindacali e dei vetero comunisti di Bertinotti.

Ben piu' chiara e' l'utilita' per la Grande Industria e la Grande Finanza, che sempre piu' sperano in una supremazia della libera economia e del mercato, sempre piu' svincolati da un potere politico che appare, o si vuol fare apparire, tutto come pasticcione ed incapace.

Quello che non e' chiaro sono i vantaggi che possano derivare da tutto questo per il Popolo Italiano, costretto a vivere, con grande piacere, in un Paese che per molti aspetti, per lo piu' naturistici o legati al passato, e' un paradiso terrestre, ma purtroppo alla merce' di una classe dirigente da cui in poco piu' di trent'anni e' stato ridotto a Terzo Mondo d'Europa.

Se poi il Terzo Mondo puo' sembrare un'esagerazione, basta fermarsi un'attimo, come ho gia' avuto occasione di suggerire, a considerare lo stato della Sanita', delle Ferrovie, delle Poste, della Scuola, della Ricerca, della Burocrazia, dell'infrastrutture; e purtroppo al modo come vengono gestite le conseguenze di grandi calamita' naturali, vedi terremoto in Umbria e le tragiche frane in Campania. Questo governo piu' che in Europa ci sta portando dalla parte opposta.

Anche 140 anni fa molti nel Meridione d'Italia pensarono all'Unione con il Nord piu' sviluppato in termini retorici e trionfalisti, cosi' come oggi Prodi si esalta all'idea dell'Italia che entra in Europa. Sono passati ben 140 anni, pensate che la grande America ha appena piu' di 200 anni, ma molti dei problemi di allora non sono stati ancora risolti. Dalla burocrazia borbonica, per esempio, si e' passati a quella savoiarda-borbonica-repubblicana, ed i vantaggi sono sotto gli occhi di tutti. Si dira' che da allora non ci sono state piu' guerre fra Italiani, come si dice ora che non ci saranno piu' guerre fra Europei. Ma io non ricordo di guerre fra il Nord ed il Sud del Paese, e quelle fra le citta' del centro-nord erano piu' scaramucce che altro.

Eppure una guerra fra il Nord ed il Sud del paese c'e' stata dopo l'unita', fra il 1943 ed il 1945. Il mondo ha sempre conosciuto le guerre civili, basta pensare alla grande guerra di secessione americana. Ovvero non é sufficiente dire "mettiamoci insieme" per scongiurare le guerre. Gravi contrasti fra le nazioni europee dovute proprio ad una politica monetaria non idonea a tutti i paesi, potrebero portare a situazioni conflittuali. Abbiamo mai pensato quanto la pace in Europa abbia dovuto alla minaccia dell'Unione Sovietica ed alla presenza delle truppe americane, che ancora oggi ammontano a piu' di 150.000 uomini di stanza soprattutto in Germania? E' pur vero che l'amicizia fra Francia e Germania e' un bene che tutti devono alimentare e che pienamente giustifica il processo di costruzione Europea. Noi non siamo assolutamente contro tutto questo. Quello che vogliamo dire e' che l'Europa non deve diventare l'alibi di un governo e di una classe padrona che pur di restare in sella ha deciso di svendere il paese.

Il futuro

Dopo il 2 maggio i problemi italiani sono ancora tutti li', in molti casi piu' difficili da risolvere di prima. Come tutti sappiamo il problema principale del paese e' il grande debito pubblico, ormai ce l'hanno detto tutti ed in tutte le lingue. Grazie alla propaganda dei tre mandarini, ex grandi burocrati economico-finanziari della Prima Repubblica (Ciampi, Prodi e Dini, per essere chiari) anche in Papua New Guinea sanno che siamo un paese oberato dai debiti e incapaci di risolvere da soli, con dignita', i nostri problemi, e quindi assolutamente bisognosi di essere messi sotto tutela.

E' per questa ragione che, FELICISSIMI, abbiamo accettato senza batter ciglio, anzi con gioia, il cosidetto protocollo Weigel, confezionato apposta per noi, per il nostro esclusivo bene, dal Ministro delle Finanze tedesco. Detto in poche parole, questa specie di diktat ci impone per i prossimi 10-15 anni di aver un attivo primario, al netto degli interessi sul debito, del 6% annuo, grosso modo circa 120.000 miliardi di attivo, in modo da poter abbassare il debito di almeno un 3% ogni anno. In altre parole tutto quello che guadagneremo da qui a 15 anni andra' a ripagare il debito.

E' proprio come se una famiglia dovesse sgobbare piu' di prima per mantenere un livello di vita piu' basso: niente soldi per nuovi vestiti, libri, vacanze, riparazioni della casa. Tutto questo cercando di fare piu' soldi di prima. E' difficile trovare un consigliere economico che dia di questi consigli ad una famiglia, il minimo che le direbbe sarebbe di razionalizzare le spese e di dilazionare il rimborso del debito. Ma noi pur di entrare, e questo solo per motivi politici, abbiamo accettato di fare tutto questo in una decina di anni, e senza razionalizzare le spese.

Ma la cosa piu' grave non e' questa. Mentre l'Italia accumulava quest'enorme debito, i nostri 3 mandarini non vivevano in volontario esilio all'estero ma si godevano tranquillamente la posizione di grossi burocrati, uno addirittura come Presidente della Banca d'Italia, un altro come Presidente dell'IRI, Istituto per la Ricostruzione Industriale e per la Dilapilazione Finanziaria. Messi in quei posti dai famigerati politici dell'epoca. Forse che qualcuno ha mai sentito lor signori gridare contro il crescente debito italiano? Forse che qualcuno di loro ha mai detto: o riappianate il debito oppure do' le dimissioni? Io non me lo ricordo.

In questo governo non ci sono solo mandarini, ci sono anche ex-rapresentanti sindacali, ex-comunisti e persino, con ruolo di appoggio esterno ma vitale, anche dei vetero comunisti. Sarebbe interessante, a questo punto, capire come questo grande debito, tra l'altro inutile, in quanto oggi, con qualche difficolta', si riesce addirittura a vivere con un avanzo primario, come questo grande debito, dicevamo, si sia venuto a formare, tra l'altro lasciando un paese che da tutti i punti di vista e' il piu' disastrato d'Europa. Mi risulta che tutte le grandi leggi di spesa siano passate al parlamento con una grande maggioranza, in pratica con l'apporto di tutti i partiti del cosiddetto arco costituzionale, quindi anche dei comunisti. Non solo, mi risulta anche che le grandi confederazioni sindacali non siano state estranee a queste richieste di maggiori spese.

L'industria da par suo, per poter vivere tranquillamente nonostante uno dei sindacati piu' aggressivi ed incoscienti d'Europa, ha tranquillamente accettato questa politica di grandi spese, avendone in cambio un certo tornaconto. Ora questi stessi attori sono chiamati in prima persona, l'abbiamo gia' scritto a sfinimento, a risolvere i guai che hanno creato. Sembrera' strano ma non crediamo che riescano a farlo. Fra Weigel, Ciampi, Prodi e Dini, non e' che ci si prospetti un grande futuro.

Eppure siamo entrati nell'Euro

E' vero, ma tutti sanno ormai che siamo entrati grazie alla Francia, che anche per bilanciare l'influenza tedesca, ma soprattutto per timore di una nostra politica industriale aggressiva, ci preferisce dentro con il mite Prodi.

E' anche vero che in qualche modo i conti abbiamo dovuti farli quadrare. Ma anche qui, come ci viene rimproverato e consigliato tutti i gioni dagli istituti internazionali competenti ed anche dalla Commisssione Europea, non abbiamo fatto nessuna razionalizzazione della spesa, abbiamo semplicemente aumentato le tasse, del 2-3%, senza contare quelle che fra poco ci imporranno le Regioni, e tagliato a pioggia le spese con il risultato che ormai i nostri vari servizi e infrastrutture, senza piu' nemmeno la manutenzione ordinaria, stanno rapidamente diventando obsoleti.

Dulcis in fundo, abbiamo accumulato residui passivi per piu' di 150.000 miliardi, una bomba ad orologeria che puo' scoppiare da un momento all'altro. E' vero che su questo punto c'e' una certa controversia fra Ciampi e la Corte dei Conti: sarebbe bene, se fossimo un vero paese democratico, che una commissione parlamentare d'inchiesta mettesse a confronto Ciampi e la Corte dei Conti per capire dove sta la verita'.

La soluzione

Dato questo governo, l'influenza soprattutto dei vetero-comunisti e dei grandi sindacati, ed il cappio impostoci dai tedeschi per digerire la nostra entrata nell'Euro, sembrerebbe una situazione disperata e senza soluzione. Una delle conseguenze piu' gravi e' che il debito non e' piu' solo responsabilita' nostra, ma per il suo ripagamento abbiamo sottoscritto trattati internazionali che prevedono pure gravi sanzioni in denaro. E' come se avessimo improvvisamente perso una guerra e ci ritrovassimo a subire dei debiti di guerra.

La storia purtroppo ha insegnato che queste sono le condizioni migliori per metter in pericolo la democrazia. Eppure c'e' una soluzione. Bisognerebbe creare le condizioni per uno sviluppo eccezionale, ovvero per aumentare notevolmente la ricchezza del Paese.

Tutti in Europa dicono che la soluzione oggi e' in una maggiore flessibilita' del mercato ed in una maggiore liberta' d'iniziativa privata, ed in un ammodernamento radicale dello stato e della burocrazia. Esattamente le stesse ricette che erano nel programma del Polo per le elezioni del 1994. Programma che non fu possibile realizzare, perdendo cosi' almeno tre anni, a causa dell'opposizione feroce della grande finanza, della sinistra sua alleata, e per il tradimento di alcuni alleati raccolti malamente per strada.

Oggi anche questo governo accetta le stesse soluzioni economiche, che pero' non potra' mettere in atto a causa di un Presidente del Consiglio, per quanto detto prima, non certo all'altezza della situazione e soprattutto per la presenza necessaria dei vetero-comunisti. Bisogna riconoscere, anche se a malincuore, che la chiave per sbloccare la situazione e' nelle mani di D'Alema. Ci vorrebbe un accordo a tre tra d'Alema, Berlusconi e Fini, che da soli rappresentano piu' del 60% del paese, per le riforme, lo sviluppo economico, e per la salvezza del Paese, che riporti la Politica e la Democrazia rappresentativa nella posizione egemonica che le spetta.

Si tratterebbe di combattere contro il conservatorismo e l'influenza esagerata nella vita del paese di interessi economici gravitanti in poche mani. Un piccolo "inciucio" momentaneo per le riforme, poi nuove elezioni con chiare maggioranze per un programma di governo, con uomini eletti direttamente dai cittadini per portare avanti quel programma. Un "inciucio" (si fa per dire) per il Paese e la Democrazia. In fondo anche l'Europa va avanti a forza di "inciuci".

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