25 APRILE 1998

di Ruggero Nazareno

Vi e' dignità nel riconoscere i propri errori ed il danno che questi errori possono aver causato a se stessi ed agli altri. Dalla coscienza dei propri errori puo' nascere una nuova volonta'. Si puo' dire che fortunati sono quei popoli che riconoscendo i propri errori trovano la forza per superarli e per costruire un avvenire diverso e migliore.

Come avviene con i singoli, disgraziati sono invece quei popoli che attribuiscono le proprie colpe sempre a cause esterne a se stessi e come bambini immaturi negano ostinatamente le proprie responsabilita' riuscendo a trasformare le proprie sconfitte in momenti di festa per poter poi ricominciare tranquillamente come prima, o peggio di prima. Il vittimismo od una stupida auto-attribuzione di meriti non propri, a seconda delle circostanze, prendono il posto della dignita'. Questa scompare del tutto quando la storia cessa di essere momento di verita' per trasformarsi in strumento di propaganda al servizio dell'opportunismo politico.

Oggi dopo 53 anni si festeggia, dico festeggia, ancora il 25 Aprile. E lo si fa con la stessa enfasi e ritualistica di 10, 20 o 30 anni fa. E' bene far notare che cinquant'anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale si smise di celebrare la Vittoria e con essa l'avvenuta liberazione di Trento e Trieste: oggi quella data e' ricordata come la Giornata delle Forze Armate.

Il 25 Aprile viene ancora festeggiato come allora, perche' e' l'imbroglio attraverso il quale i comunisti ed i loro eredi, possono far credere di essere sempre state delle forze nazionali e democratiche. L'unita' antifascista puo' far dimenticare la scarsa democraticita' che certi partiti hanno dimostrato nella loro storia.

Ecco quindi come la lotta antifascista diventa la chiave per raggiungere quelle posizioni di potere che nessun altro Partito Comunista e' mai riuscito a raggiungere negli altri paesi occidentali. Da qui nasce il mito della vittoriosa lotta antifascista, come ci e' stato ricordato dai discorsi di Violante e Mancino.

Quello che mi ha colpito e' stata una frase del compilatore del televideo RAI, dove tranquillamente si affermava che i partigiani il 25 aprile del '45 cacciarono i Tedeschi dal Nord del Paese. La stessa affermazione usci' tempo fa dalla bocca di un mio collega, ingenuo od ignorante al pari del commentatore del televideo, durante una discussione con alcuni colleghi di altri paesi. Insieme al mio imbarazzo per quella affermazione, ci fu qualche attimo di silenzio imbarazzante, caratterizzato dalle facce incredule e sbigottite dei colleghi stranieri che, alla fine, mentre il mio compatriota continuava a parlare tranquillamente della guerra vinta dagli italiani contro i nazifascisti, non poterono trattenersi dal guardarsi in faccia scambiandosi sorrisi e risatine d'intesa.

Poi a giustificazione del loro comportamento, che anche a loro era apparso poco gentile nei confronti del mio collega italiano, confessarono che era la prima volta che sentivano dire che gli italiani avevano cacciato i tedeschi ed avevano vinto la guerra. Con mio grande imbarazzo il mio compatriota continuo' imperterrito, sbigottito a sua volta del fatto che i colleghi stranieri non condividessero queste semplici "verita'" storiche.

Il doveroso ed opportuno ritorno alle necessita' del lavoro, alla fine tolse tutti da un ridicolo imbarazzo. Il mio collega non sapeva che il 25 Aprile del 1945, americani e russi gia' si stringevano la mano sul fiume Elba, ed i russi avevano completato l'accerchiamento di Berlino. Il 29 aprile 1945 le truppe tedesche, ormai stanche di combattere, ed in numero esiguo, essendo state da tempo le loro quattro migliori divisioni allontanate dall'Italia e trasferite sul fronte occidentale, si arresero agli americani, dopo avere firmato con i partigiani un'intesa che li lasciava liberi ed indisturbati di raggiungere la Germania.

Il 25 aprile iniziavano i combattimenti o meglio il massacro di quegl'italiani che per un loro senso dell'onore avevano deciso di rimanere fedeli all'alleato originale, pur sapendo di andare incontro a sicura sconfitta. Tutto questo e' di grande tragicita' e sarebbe ora che invece di continuare a raccontar balle, si cominciasse a fare, in nome della verita' storica, ad anche per non farci ridere appresso dai nostri amici europei, una seria analisi di quegli avvenimenti.

Nessuno puo' negare da che parte fosse la democrazia e da quale l'oppressione, nessuno puo' negare che sia stato un bene per tutti che quei tragici avvenimenti si siano conclusi con la vittoria delle democrazie occidentali. Né si puo' negare che la guerra continuo' sotto altre forme contro un'altra ideologia, quella comunista, almeno altrettanto inumana quanto quella nazista appena sconfitta. Il comunismo fu, anche lui, definitivamente sconfitto il 9 novembre del 1989, con la caduta del Muro di Berlino.

Negli altri paesi europei, quelli che per davvero hanno vinto la guerra, l'equivalente del 25 Aprile viene commemorato esponendo le bandiere a mezz'asta; e' una giornata di silenziose preghiere, dove l'unico suono e' quello delle campane a morto. Continuare a festeggiare il 25 Aprile come lo facciamo noi, al di la' del dovuto e rispettoso ricordo di tutti coloro che persero la vita, significa voler perdurare nell'equivoco di considerare i comunisti italiani, unico esempio al mondo, come campioni di democrazia e liberta', e, cosa ancora piu' grave, gli Italiani non come corresponsabili di quegli eventi, ma, tanto per cambiare, come le solite vittime innocenti.

Come oggi lo sfascio del paese trova ufficialmente gli unici responsabili nel cosiddetto CAF , cosi' ieri le tragedie italiche vennero tutte attribuite ai fascisti come se questi fossero dei marziani che nulla avevano a che fare con il popolo italiano. Sarebbe interessante capire quanto dei guai del presente, e quanto del carattere odierno degli italiani, sia da attribuire all'aver voluto fondare la nuova Italia su delle grossolane mistificazioni della Storia. Lo stesso errore che stiamo ripetendo oggi.

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