MAGGIO 1978, ASSASSINIO DI ALDO MORO

di Massimo Galanti

Nel maggio del 1978, dopo 50 giorni di prigionia disumana, Aldo Moro veniva vigliaccamente e barbaramente ucciso. Non vogliamo parlare qui dell'uomo politico, che da questo punto di vista non ci e' mai piaciuto, ma pur una cosa va detta: per quanto politicamente l'uomo possa aver fatto male all'Italia, nulla poteva giustificare il suo assassinio.

Questa e' stata l'opera di uomini che un fanatismo politico, al servizio di dottrine disumanizzanti aveva portato a compiere atti di inaudita barbaria con una continuita', una determinazione ed una freddezza fuori da qualsiasi tradizione politica italiana e, inutile dirlo, fuori di qualsiasi regola di comportamento umano.

Anche ammessa e non concessa una situazione di guerra civile, solo perdendo, magari solo momentaneamente, i basilari concetti di umanita', si puo' concepire l'uccisione di un prigioniero politico inerme.

Ma, anche se costretti dall' indignazione, non e' di questo che volevamo parlare, bensi' della manipolazione storica che si fa dell'episodio. I fatti dicono che all'indomani del rapimento di Moro, nacque il primo governo di Unita' Nazionale, ovvero il PCI, com'era forse nei desideri di Moro, che arrivo', come primo passo verso la piena responsabilita' del potere, ad appoggiare ufficialmente un governo democristiano.

I fatti dicono che piu' tardi, di propria volonta', per protesta, pensate bene, contro l'entrata della Lira nel Serpente Monetario Europeo, Berlinguer decise di ritornare all'opposizione e di chiudere l'esperienza governativa. In quei tempi il PCI, che di controvoglia, e senz'altro contro l'opinione della sua base ancora filosovietica, aveva accettato di non contrastare piu' l'appartenenza dell'Italia alla NATO, era ancora contrario alla piena integrazione europea.

Era il tempo in cui i capi comunisti ancora andavano a passare le loro vacanze nell'Unione Sovietica. Ma appoggiavano anche il governo ed erano i piu' feroci paladini della linea della fermezza nei confronti delle brigate rosse. Diciamo anche che l'episodio di Moro servi' ai comunisti per farsi completamente accettare come difensori della Repubblica e come parte integrante e responsabile di questa.

Un tale comportamento di fermezza repubblicana era necessario per far dimenticare la lunga militanza agli ordini dell'Unione Sovietica, ed anche per combattere l'imbarazzo di essere le brigate rosse una componente impazzita della sinistra, ma pur sempre, almeno dal punto di vista politico-filosofico, una sua componente. Cio' che divideva le BR dal PCI non era certo il fine ultimo ma i mezzi per arrivarci.

Tutto cio' e' indubbiamente estremamente imbarazzante. Ed ecco allora la manipolazione, portata avanti con l'aiuto entusiasta degli utili idioti di turno. Nonostante 5 processi, centinaia di anni di condanne, confessioni mai smentite degli stessi brigatisti, cui e' giusto da un punto di vista umano lasciare almeno la piena responsabilita' e la piena coscienza di cio' che hanno fatto, ecco la nuova Verita': Moro e' stato ucciso dalla Cia, da agenti della Nato, dai servizi deviati, insomma dallo Stato, da quello stesso Stato di cui gli stessi comunisti in quel momento avevano la guida.

E perche' Moro sarebbe stato ucciso? Per impedire ai Comunisti di andare al governo coi democristiani. Ma infatti ci sono andati, e come abbiamo visto ci son rimasti fin quando hanno voluto.

Contraddizioni? Ma che importa, martella le coscienze con balle, bugie, fantasie, prima o poi queste diventeranno la Verita'. Anche se lo scopo di queste bugie e' talmente evidente da offendere intelligenze anche al di sotto della media. I comunisti italiani con la loro opera e con i loro insegnamento, con la parte di potere che hanno avuto nelle Regioni, nei sindacati, nelle scuole, nelle professioni, hanno contribuito in maniera determinante a portare il Paese allo stato di sfascio in cui si trova.

Non esiste nessuna "2a Repubblica", le istituzioni sono le stesse di prima, cosi' come gli stessi sono i partiti che formano il governo. Gli stessi i Manager, i grandi Burocrati, la stessa soprattutto la filosofia di fondo. Dini, Ciampi, Prodi, i vecchi dirigenti comunisti, il Presidente della Repubblica, quelli del Senato e della Camera, sono gli stessi che hanno influenzato o guidato il Paese per tanti anni. Lo stesso vale per i dirigenti sindacali, ed ora torna anche Cossiga.

Poste, treni, scuola, ricerca scientifica, forze armate, forze dell'ordine, magistratura, tutto come prima se non peggio di prima. Non e' l'Euro che non ci fa Europa, lo sono i servizi, le strutture, la mentalita'.

Sono i venti milioni di semianalfabeti che dovrebbero pesare sulla coscienza, se ce l'avessero, delle nostre classi dirigenti politiche ed economiche, che ci allontanano dall'Europa. Di tutto questo i comunisti portano la loro parte di responsabilita'.

E questa responsabilita' non si cancella con le manipolazioni storiche, con le balle sulla seconda repubblica o con le continue idiozie sulla P2, i servizi eternamente deviati, la strategia della tensione o gli imperialisti Americani.

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