Lettera dall'Europa II:

IL POOL, I GIORNALI, I POTERI FORTI

di Massimo Galanti

Fortissima e' in questi giorni la polemica fra alcuni Pm della Procura di Milano ed il Segretario del Pds Massimo D'Alema, e fra questi ed alcuni suoi compagni d'avventura all'interno della coalizione dell'Ulivo. Assente da una polemica che investe direttamente i corretti rapporti istituzionali e', tanto per cambiare, il Presidente del Consiglio Romano Prodi. Tanto qualsiasi cosa dica Romano, non sembra che nessuno ci faccia molto caso.

Anche perche', come un materasso di gomma, di fronte a contestazioni del suo pensiero, Egli e' subito pronto a prendere una nuova posizione. Un po' piu' imbarazzato e' il suo amico avvocato ed ora Ministro della Giustizia Flick.

Non e' comunque lo scopo di questo articolo quello di entrare nel merito della polemica innescata dalla sceneggiata del PM Colombo che pare abbia dichiarato, almeno da quanto ho potuto leggere su qualche giornale, che le istituzioni repubblicane e le loro decisioni sono inquinate dal ricatto.

Ma una piccola maligna felicita' vogliamo pur comunicarla. Ovvero non puo' che farci sorridere di gioia il sentir dichiarare da un illustre e famoso PM che le Istituzioni uscite dalla guerra ed i partiti che hanno governato finora il paese, evidentemente quelli dell'arco costituzionale, non certo il MSI , oggi AN, sono in mano a ricattati e ricattatori, anche se quest'ultimi non e' ben chiaro chi siano. Se lo dice lui noi non possiamo far altro che credergli.

Dopo questa lunga parentesi vengo subito al tema, ovvero al rapporto fra i soggetti del titolo. Il titolo nasce da alcune considerazioni che questa rivista ha gia' espresso piu' volte in articoli precedenti.

La prima riguarda l'importanza che viene attribuita al Pool di Milano. Se noi vediamo le statistiche di Tangentopoli, non e' stata certa la Procura di Milano quella piu' attiva, anche perche' vorrebbe dire che tutta la corruzione d'Italia e' concentrata in Milano. Infatti molto piu' attiva e' stata la Procura di Napoli, o addirittura quella di Roma che a sentir i pettegolezzi sarebbe invece un porto delle nebbie. Eppure per quanto mi possa sforzare non riesco a ricordare nemmeno un nome di PM di queste due procure, ne' un grande processo, anche se le statistiche dicono che sono stati molto di piu' i condannati da queste procure che non da quella di Milano. Di questa procura posso menzionare senza il minimo sforzo mnemonico, Borrelli, D'Ambrosio, Davigo, Colombo, Boccassini, per non menzionare il mitico Di Pietro.

Piu' di 7000 sono i PM della Repubblica, ma quelli di Milano sembrano essere i piu' puri, i piu' bravi. Eppure a Napoli vi era la piu' alta concentrazione di classe politica dirigente con incarichi governativi di tutt'Italia, e molti di questi furono accusati di corruzione, ma mai le cronache hanno dedicato a questi lo stesso interesse che vien dedicato ad un processo per evasione fiscale a carico di una societa' di Berlusconi. E' questa una colpa del Pool? Certamente no, il Pool fa semplicemente il suo dovere, anche se si avrebbe qualcosa da dire sull'obbligatorieta' dell'azione penale, nel senso della scelta che si fa di accelerare o ritardare certi procedimenti a seconda di chi e' l'imputato.

Emblematico e' il caso di Greganti, accusato di essere implicato in storie di tangenti per il PCI, e per questo condannato da altre procure, ma "salvato", questa almeno fu l'impressione, da quella di Milano, al punto tale che il PM che si interessava di quel caso, venne quasi additata come incapace dagli altri colleghi e costretta ad abbandonare il caso e piu' tardi a lasciare la Magistratura. Costretta in senso psicologico s'intende, non nel senso di pressioni di alcun tipo.

Ma dire che il Pool non si sia mai interessato del PCI-PDS non sarebbe giusto. Si potrebbe parlare ad esempio della storia della classe dirigente del PCI di Milano, implicata in vari scandali, anche condannata in alcuni suoi esponenti, storia sempre riportata con scarsissima rilevanza dai grandi quotidiani, piu' interessati a condannare sui loro articoli Craxi prima e Berlusconi dopo, sulla base di accuse ancora tutte da provare.

E ancora emblematico e' l'intervento diretto della Magistratura od almeno di alcuni suoi esponenti mirato ad influenzare, forse non intenzionalmente, il libero esercizio del voto, massimo momento nella vita democratica di un paese. Non si puo' dimenticare l'attacco alla Fininvest con il tentato arresto di gran parte dei suoi dirigenti a pochissimi giorni dalla competizione elettorale, ne' la richiesta di sequestro delle liste elettorali di Forza Italia. Queste liste erano evidentemente gia' pubbliche trattandosi appunto di liste elettorali, ma l'impatto della richiesta, illogica e riportata con grande schiamazzo giornalistico e televisivo, diede l'impressione a molti che i candidati di Forza Italia fossero parte di un organizzazione a delinquere.

Queste son tutte cose che fanno molto pensare: perche' il Pool di Milano, perche' questo interesse cosi' ben indirizzato della grande stampa, perche' il salvataggio dalle inchieste del PCI-PDS?
E' chiaro che non si puo' fare in un articolo la storia di Tangentopoli, ma speriamo che D'Alema mantenga la sua promessa, e che magari venga istituita una commissione parlamentare d'inchiesta.

Quello che vogliamo qui far notare e' che senza la grande stampa, mai Di Pietro, Borelli ed il resto del Pool, avrebbero avuto l'importanza che si stanno attribuendo, in altre parole e' la grande stampa che ha creato il mito del Pool e di Tangentopoli. Per inciso, per chi non vuol capire, e' chiaro che la corruzione c'e' stata , c'e' ancora, ed e' su scala abnorme, qui sto parlando solo di Tangentopoli come mezzo di lotta politica.

E' difficile che i giornali ovvero i giornalisti scrivano per far dispiacere ai loro editori, tutti tengono alla loro carriera e soprattutto, come e' giusto, alla loro famiglia. Ed in Italia purtroppo tutta la grande stampa e' in mano ad una stessa lobby industriale-finanziaria che puo' far riferimento alle solite pochissime grandi famiglie.

La posta in gioco da parecchi anni a questa parte sono le grandi privatizzazioni. Per alcuni queste sono da fare, o sono state gia' fatte, con i soldi dei piccoli riaparmiatori dato che i grandi gruppi industriali di soldi ne hanno pochini, questi comunque devono avere di fatto la proprieta' ed il potere di gestione. Ora solo i politici, che sono i responsabili delle imprese pubbliche, possono affidare queste ai grandi gruppi industriali-finanziari facendole pagare ai piccoli risparmiatori. E fra questi politici e' chiaro che vanno appoggiati quelli che sono disposti a farlo.

Sia ben chiaro che in tutto questo non c'e' niente d'illegale, e' piu' che logico che i grandi gruppi difendano i loro interessi, ed in qualche caso, costruendo delle industrie piu' solide e competitive, anche l'interesse del paese. Ed e' chiaro che anche la Magistratura, a torto o a ragione, crede di fare gli interessi della giustizia, ed i grandi e piccoli giornalisti credono di difendere la liberta' di stampa.

Non c'e' nessun complotto, c'e' solo una chiave di lettura, nella grande confusione quotidiana imposta dai giornali e da alcuni politici, che dice che i protagonisti della grande lotta politica in Italia si possono dividere essenzialmente in due schieramenti: 1) da una parte i difensori dello statu quo e quindi i nemici sia delle grandi riforme (sintomatico l'attacco alla Bicamerale) che di un rafforzamento del potere politico e 2) dall'altra parte coloro che credono che solo il primato della politica ed un forte stato nazionale, con importanti caratteristiche federali, possa meglio difendere gli interessi dei cittadini.

Il primo schieramento e' frutto di fatto di una potente alleanza fra grande potere economico-finanziario e partiti della sinistra. Quest'alleanza puo' contare sui favori della grande stampa e sul forse inconsapevole supporto di parte della Magistratura, anche lei difenditrice, per altri interessi, dello statu quo. Altri alleati organici in questa coalizione sono la triplice sindacale e gran parte della grande e piccola burocrazia, da sempre, per carattere, conservatrice.

Nell'altro schieramento vediamo i partiti che non hanno mai fatto parte del cosiddetto arco costituzionale e che sono fortemente interessati a mettere la loro firma sulle grandi riforme del paese. Nel mezzo, non possiamo dimenticare, si muove la palude di un centro che tenta di ricostruirsi, bramoso di riconquistare il potere perduto e indeciso sulla parte che meglio puo' assicurargli un ritorno a questo potere, e per ora quindi diviso in una moltitudine di sigle e partitini.

In quest'ottica la polemica fra l'Ulivo ed alcuni magistrati e' una polemica interna che segue i riti e lancia i messaggi tipici che si scambiano gli alleati. Messaggi quindi poco decifrabili per chi ne e' fuori e che forse contengono una buone dose di avvertimenti occulti per chi vuole deragliare dal giusto cammino. In fondo tocca a D'Alema il compito di districare la matassa. Dalla sua ha i voti ed il consenso di masse considerevoli di cittadini, che sono l'unico potere che dovrebbe contare in una democrazia.

Sta a D'Alema avere coraggio e decidere se e' giunto il momento del potere della politica e del nuovo grande patto fra gli Italiani.

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