L'AVANGUARDIA

di Eros Capostagno

Circa venticinque anni fa nascevano nell'Italia in bianco e nero le televisioni private. Come nacquero e a chi venne per primo l'idea non ricordiamo, resta il fatto che la libera iniziativa, non vincolata da leggi e decreti, e la fantasia italica diedero vita in un battibaleno ad un fenomeno tecnico-commerciale assolutamente unico in Europa, con il beneficio per gli italiani di poter ricevere (gratis per giunta) decine di canali TV non appartenenti ad un unico soggetto.

In nessun altro paese l'imprenditoria locale sarebbe mai riuscita, nemmeno nei decenni successivi, ad arrivare a tanto: soltanto agli inizi degli anni 90 il potere politico ha consentito in altri paesi l'irradiazione di qualche canale "commerciale", in aggiunta ai due o tre "pubblici".

Circa dieci anni fa scoppiava poi in Italia la moda del telefonino cellulare, inteso allora come status symbol pi� che come strumento per comunicare. Ancora una volta, anche se viene da ridere oggi di quelle antennine che ostentatamente spuntavano dai taschini delle giacche, magari celando finti telefonini giocattolo, resta il fatto che ci sono voluti dieci anni prima che negli altri paesi europei venisse fuori la telefonia cellulare di massa.

Due settori del mondo delle telecomunicazioni che hanno dunque visto l'Italia all'avanguardia e che avrebbero potuto, anzi dovuto, provocare due effetti sul piano tecnologico.
Il primo, la modernizzazione del Paese, con il progressivo adeguamento dei servizi agli sviluppi della tecnologia, il secondo la leadership delle aziende italiane del settore, alla vigilia del boom che il mercato mondiale avrebbe di l� a poco conosciuto.

Purtroppo le cose sembrano essere andate in tutt'altra direzione, dal momento che l'avanguardia di allora si � trasformata in una sconcertante arretratezza. Vediamo come. Prendiamo spunto dall'Olanda: negli anni 80 inizia il cablaggio del territorio, in breve spariscono dai tetti delle case le tradizionali antenne ed ogni utente pu� ricevere i segnali radio e TV interamente via cavo, senza interferenze meteorologiche ed eliminando lo scempio paesaggistico di antenne arrugginite e cavi penzolanti.

Senza entrare nel dettaglio, diciamo che attualmente, per un canone annuo pari a meno di 200.000 lire, l'utente olandese pu� scegliere tra pi� di trenta canali TV e altrettanti radio (olandesi e stranieri, pubblici e commerciali), cifre destinate ad aumentare di circa tre volte con la progressiva sostituzione (in corso) dei vecchi cavi tradizionali con quelli a fibre ottiche. Questi ultimi consentono oltretutto anche servizi accessori come la pay-per-view, la trasmissione di dati, la telefonia e, come gi� avviene nella citt� di Rotterdam, l'accesso a Internet senza passare per la rete telefonica normale, senza incidenza quindi sulla bolletta telefonica!

Quanto alla telefonia a viva voce, una vera liberalizzazione del mercato ha fatto nascere negli ultimi due anni una pluralit� di gestori, sia olandesi che stranieri, la cui concorrenza ha condotto a drastiche riduzioni di tariffe e ad un allargamento dei servizi offerti.

Cos�, seppur giunti in ritardo all'appuntamento col telefonino, e privati qualche decennio fa del privilegio italico dello spogliarello delle casalinghe su Telealto Milanese, gli olandesi si ritrovano oggi in compenso a godere di servizi ad altissimo livello tecnologico a basso prezzo. Viceversa, quelli che anni fa erano all'avanguardia, si ritrovano al palo, nelle stesse condizioni di allora e avendo anche perduto lo slancio di allora!

Cos� l'utente italiano rimane limitato ai programmi nazionali Rai, Mediaset e TMC (le TV locali hanno completamente mancato l'occasione di qualificarsi), da ricevere con le tradizionali antenne tramite ripetitori terrestri, soggetti come noto alle interferenze atmosferiche, alle limitazioni geografiche, ai potenziali sabotatori e, non ultimo, all'umore di qualche pretore "oscurantista". Il pretesto della limitata disponibilit� di frequenze consente poi ai padroni del vapore di pretendere la chiusura di canali politicamente sgraditi, in nome del pluralismo, della libert�, della par-condicio ed altre ipocrisie.

Quanto alle telecomunicazioni, si procede a finte liberalizzazioni. Nel 94, pochi minuti prima di dimettersi per cedere il posto al governo Berlusconi, Ciampi diede la concessione per il "secondo gestore" al gruppo di De Benedetti, bench� non avesse i requisiti minimi, mentre ora Maccanico rimanda continuamente la gara per il "terzo gestore", col sospetto di voler favorire il gruppo che fa capo all'ENEL statalista ed ulivista.

Tornando alla TV, per rimediare a questa arretratezza, fu avviato nel 1995 il progetto Socrate, per una rete di cavi a fibre ottiche sul territorio italiano, del costo complessivo di 12 mila miliardi, affidato alla societ� STREAM, a maggioranza Telecom. Le ricadute di questo progetto sarebbero enormi in termini di occupazione e di benefici per la miriade di piccole imprese coinvolte nella posa dei cavi, ma soprattutto per la Pirelli, leader nella produzione dei cavi stessi.

Ebbene, dopo aver portato i cavi ad appena 50.000 utenti sui dieci milioni previsti, qualche settimana fa Telecom annuncia di voler abbandonare il progetto Socrate, asserendo che l'investimento deciso nel 1995 � in realt� troppo gravoso: meglio tentare tecnologie alternative, di costo inferiore, come una diversa compressione del segnale per poter utilizzare la rete telefonica bifilare esistente (!), o la trasmissione in digitale via satellite.

Non vogliamo entrare qui nella valutazione tecnica delle differenti opzioni, n� schierarci a priori per l'una o per l'altra, vorremmo solo capire cosa sta succedendo. Infatti, non passano pochi giorni dall'annuncio suddetto, che Telecom fa marcia indietro e rilancia il progetto Socrate: la motivazione ufficiale � che il suo abbandono provocherebbe un numero di disoccupati talmente elevato nelle aziende coinvolte, da non poter essere accettato da governo e sindacati. E sar� certamente vero, ed � anche commovente questa preoccupazione da parte di chi, per correre dietro all'EuroKohl, ha gi� fatto e continua a fare strage di lavoratori in tutti i settori.

Tuttavia abbiamo l'impressione che siano entrati in gioco anche altri fattori, in particolare la posizione della Pirelli, che sarebbe la pi� penalizzata dall'abbandono del cablaggio a fibre ottiche. Si mormora infatti che la finanziaria della Pirelli potrebbe confluire nella Ifil, la finanziaria della famiglia Agnelli, stringendo quindi i legami con il cosiddetto "salotto buono" della finanza italiana, quello cio� che, in cambio del suo appoggio all'Ulivo, continua ad avere mano libera nella conduzione della politica economica e industriale dell'Italia.

Non vorremmo che decisione strategiche, di importanza capitale per il Paese e per il suo futuro nei prossimi decenni, venissero ancora una volta prese, o peggio dilazionate, solo sulla base di tornaconti egoistici. Ripetiamo, non vogliamo giudicare la bont� di una scelta piuttosto di un'altra, quello che temiamo � che si ripetano scenari gi� visti in passato.

Per intenderci: nel 1964 l'Italia era il terzo paese nel mondo occidentale ad avere centrali nucleari, dopo USA e UK, con la prospettiva quindi di avere le licenze relative per poterne progettare e vendere ad altri paesi nei decenni successivi (quello che far� poi la Francia al nostro posto). Gli interessi dei petrolieri, minacciati dalla prospettiva di energia di origine nucleare e non pi� termoelettrica, portarono in pratica ed in maniera vergognosa (si veda La strana storia del Nucleare in Italia) allo smantellamento del "sistema" nucleare italiano. Non solo l'Italia non riusc� pi� a sviluppare e vendere quelle nuove tecnologie, ma rimase (e rimane) energeticamente dipendente da paesi terzi.

Ancora: nei primi anni 70 il braccio di ferro tra certi influenti personaggi politici italiani, gli uni asserviti agli interessi francesi, gli altri a quelli tedeschi, imped� di fare una rapida scelta tra il sistema SECAM e quello PAL per la televisione a colori in Italia. Non riuscendo una fazione a prevalere sull'altra, la soluzione fu quella di rimandare la decisione e quindi l'introduzione della TV a colori in Italia di vari anni (con assurdi pretesti di carattere economico-moralistico). La conseguenza fu quella di distruggere l'industria elettronica italiana, leader europeo assoluto sino a quel momento.

Paure eccessive? Dietrologie? Pu� darsi, e speriamo di sbagliarci, speriamo che per una volta gli interessi del Paese prevalgano, non ostante la presenza di un Prodi e di un Ciampi al Governo.
Ma ci sia consentito di rimanere pessimisti.

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