LETTERA DALL'EUROPA - Parte prima
TRAJECTUM AD MOSAM

di Massimo Galanti

Maastricht, l'antica Trajectum dei Romani, si tocca quasi, al di la' del confine, con un'altra fatidica cittadina europea, l'antica Aquisgranum, oggi Aachen, una delle capitali del Sacro Romano Impero di Carlomagno. Ma Maastricht non e' unita ad Aachen solo geograficamente, il destino le ha volute accommunare come simboli di un ricorrente sogno europeo, quello dell'Europa Unita.

Ma i sogni si sa hanno innumerevoli interpreti. Con Aquisgrana gli Eurosognatori dell'antichita' pensarono di ricostituire l'unita' perduta con la caduta dell'Impero d'Occidente. Gli Euroscettici diranno piu' tardi che il nuovo impero non era ne' romano, ne' germanico (come venne anche chiamato), ne' sacro, ne' tantomeno fu un impero.

Con Maastricht gli Eurosognatori di oggi pensano si stia per costruire il nuovo Stato Europeo. I piu' ingenui, per non dire di peggio, gia' proclamano giulivi la fine degli Stati-Nazione. Gli Euroscettici non possono attualmente dire molto per non correre il rischio di essere linciati dato il clima generale di Eurofilia.

Gia' allora come oggi gli Euroidioti erano perlopiu' di stirpe italica. Infatti mentre Francesi e Tedeschi e piu' tardi gli Spagnoli, utilizzarono il Sacro Impero per costruire la loro identita' nazionale, noi l'usammo, o almeno lo fecero i nostri padroni di allora, per distruggere quella identita' nazionale che gia' possedevamo da parecchi secoli.

Oggi, come allora, mentre per Francesi e Tedeschi l'Europa e' un mezzo per affermare le proprie ambizioni nazionali, le nostre classi dirigenti si apprestano ad usare il sogno europeo per risolvere i loro problemi di mantenimento del potere. Per far questo sono pronti, con l' aiuto dei soliti sognatori, a buttare a mare l'orgoglio nazionale e quell'identita' cosi' faticosamnte, dopo molti secoli, riconquistata.

Cosi', come allora ad ogni cavaliere d'oltralpe si chiedeva aiuto e protezione in cambio di sottomissione, cosi' oggi ad ogni dirigente straniero, che sia un politico o anche solo un burocrate, chiediamo, con il cappello in mano, la grazia di un giudizio positivo sulla nostra azione di governo e sulla nostra politica finanziaria. Con cupida bramosia, come in un perverso gioco masochista, chiediamo ad ogni pie' sospinto di essere sottoposti ad esame, godendo impudicamente per ogni atteggiamento positivo dei nostri imbarazzati interlocutori.

Gia' un giudizio non negativo e' per noi una grande occasione per urlare tramite una stampa senza vergogna:" Siamo stati promossi!" Per ora l'unico risultato certo che abbiamo ottenuto e' quello di essere diventati oggetto di commenti sarcastici da parte dei nostri partner se non bersaglio di atteggiamenti umilianti e arroganti come e' degli esaminatori nei riguardi di esaminandi piagnosi e petulanti.

Ma tutto questo non ha importanza per la nostra classe dirigente dacche' il fine di oggi come quello di allora e' quello di governare il popolo italiano nel modo peggiore e vampiresco possibile nascondendosi dietro gli stranieri e gli ideali di un'Europa Unita. Pero' nonostante il nostro petulare insistente i nostri amici europei ancora non ci vogliono, solo che non sanno come dircelo.

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