SCORPION

di Tito Livio

Nella sua posizione normale, lo scorpione si presenta con una postura piuttosto aggressiva: la coda inarcata che protende il pungiglione velenoso in avanti ed i due "palpi" mantenuti estesi che sembrano sempre pronti ad acchiappare una preda.

Benché non sia normalmente aggressivo, se qualche essere incauto passa a tiro, la sua reazione è fulminea: se l'essere è commestibile, lo scorpione lo blocca con i due palpi, stritolandolo e frantumandolo poi con le sue mandibole, se commestibile non è, dà un colpo di coda e lo fulmina col suo veleno. Sembra anche che prima dell'attacco lanci suoni minacciosi. In ogni caso, il poveretto non ha scampo.

Come spesso accade, non ama la luce del sole, preferendo il favore delle tenebre per operare nell'ambiente. Benché si dica che le specie presenti in Italia non siano generalmente letali per l'uomo "normale", ma facciano passare solo qualche brutto quarto d'ora, il consiglio è comunque quello di starne alla larga.

Dicono poi che quando gli scorpioni si trovano in condizioni di emergenza, come ad esempio circondati dal fuoco che li stringe sempre più, essi perdano la testa e facciano un forsennato giro del territorio circostante alla ricerca di eventuali vie di salvezza ancora aperte: verificato di non avere più scampo, essi rivolgono il proprio pungiglione contro se stessi e la fanno finita.

Abbiamo l'impressione che alcuni personaggi della scena italiana tengano à tour de role un comportamento assai simile a quello degli scorpioni.

Prendete certi Magistrati. Prima stritolano con le loro manette degli uomini "normali" i quali, passato qualche atroce "quarto d'ora", si scoprono innocenti e se la cavano (non altera le statistiche il fatto che qualcuno più debole non sia sopravvissuto, pazienza...). Poi, usando pungiglioni avvelenati si lanciano contro "ossi" più duri, convinti di poterli stritolare. Quando si rendono conto che questi non intendono lasciarsi fare e che anzi stanno per ricacciarli nel loro habitat naturale a colpi di ciabatta, e che per giunta non hanno più il favore popolare di un tempo, perdono la testa: lanciano avvertimenti, arrestano rabbiosamente, chiedono la galera dichiarando ufficialmente di non aver trovato prove di colpevolezza, ecc.

Prendete certi ex-Magistrati. Prima, nel loro habitat naturale, stritolavano chi passava a tiro (qualcuno cercavano addirittura di "sfasciarlo"...), suscitando tanta simpatia intorno. Attratti da tanta simpatia, hanno cominciato ad uscire allo scoperto, pensando anche di spargere il loro seme nel mondo, incuranti del fatto che, alla luce del sole, certi loro comportamenti notturni mandano sinistri bagliori.

Attirati col miraggio del Potere, si sono poi ritrovati confrontati con la scoperta ostilità di chi li attorniava: caduta l'illusione di fare i Ministri salvatori della Patria, di poter costituire gruppi parlamentari, di fare disfare e sfasciare, fatti bersaglio di sassate da parte di ex amici, presunti amici e Capi di Stato, finalmente si accorgono di essere caduti in trappola e perdono la testa. Così cominciano a girare in tondo, appellandosi a destra e (soprattutto) a manca.

Prendete certi Supremi Magistrati. Spinti (o costretti) dai Magistrati normali, puntano il loro pungiglione e costringono le loro vittime a fare un passo indietro. Poi, calmatesi le acque, trovano il coraggio per tentare di scrollarsi di dosso quella pesante tutela, sostenendo la necessità di rientrare nei ranghi. Passata la sbornia dell'ultimo dell'anno, in capo a venti giorni, i Nostri sembrano perdere la testa e ricominciano a sostenere a spada tratta l'arroganza dei Magistrati. Cosa possa essere accaduto in quei venti giorni non è dato sapere, in certi habitat gli avvenimenti sono destinati a rimanere nella sfera dei Segreti, esse maiuscola).

* * *

Per la verità, come e perché gli scorpioni finiscono per trovarsi accerchiati senza più vie d'uscita e perdono la testa, ci interessa relativamente. Quello che ci interessa è la deduzione, tratta da certi comportamenti inconsulti, che un qualche fuoco deve averli ormai circondati.
O almeno la speranza.

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