LA NORMALIZZAZIONE

di Massimo Galanti

Esattamente quattro anni fa il Presidente della Repubblica scioglieva anticipatamente le Camere avendo il consenso dell'allora segretario del PDS, Achille Occhetto. Le elezioni, con la vittoria della "gioiosa macchina da guerra", sarebbero servite a consolidare l'opera di "normalizzazione" intrapresa dal governo Ciampi. Le forze piu' conservatrici si preparavano quindi a riprendere il controllo di un sistema politico che, pur fra mille contraddizioni, aveva tentato di diventare forza egemone. Non dobbiamo dimenticare che lo scontro politico fra i fautori e gli oppositori di riforme profonde del sistema politico era scoppiato gia' ai tempi di Cossiga nel 1991.

Il costo esorbitante di un sistema politico corrotto, un debito pubblico fuori controllo, ma anche la pretesa di riforme di tipo presidenzialista che avrebbero rafforzato il potere politico, indussero ad una alleanza di tutte quelle forze che per motivi ideologici o d'affari auspicavano, oltre che l'eliminazione di una ben precisa parte politica, attraverso riforme di facciata, il mantenimento dello status quo. Il crollo dell'Unione Sovietica e l'operazione "Mani Pulite" offrirono i mezzi necessari allo scopo.

La caduta del "Muro", che per anni aveva rappresentato la frontiera fisica fra il mondo libero ed il mondo comunista, aveva portato consequenzialmente alla totale sconfitta dell'Unione Sovietica, addirittura alla sua scomparsa. Si puo' dire oggi che mai vittoria militare fu piu' netta e totale. Forse per trovare qualcosa di simile bisogna risalire alla distruzione di Cartagine. Anche se questa volta, fortunatamente, non si dovevano contare delle vittime.

La vittoria era dovuta soprattutto alla superiore organizzazione economica del mondo libero. La sconfitta dell'Unione Sovietica rappresentava anche la sconfitta dell'ideologia comunista. Paradossalmente la fine del regime comunista offriva alle classi dirigenti italiane un'opportunita' unica per centrare con un sol colpo due obiettivi: l'eliminazione di una classe politica che non rispondeva piu' ai suoi interessi e finalmente quell'incontro, per anni perseguito, fra masse cattoliche e comuniste o ex-comuniste, che avrebbe assicurato parecchi decenni di tranquillo e docile regime. Una volta risanate le finanze pubbliche ci si sarebbe dimenticati delle temute riforme; mentre l'integrazione europea, congiuntamente all'eliminazione dell'Impero Sovietico, avrebbe messo l'Italia al riparo da velleita' marxisteggianti. La certezza della vittoria porto' i naturali alleati, PPI e PDS, a presentarsi alle elezioni separatamente.

Questa supervalutazione delle proprie forze, ma soprattutto, come abbiamo scritto piu' volte, l'entrata in campo di Berlusconi con il conseguente patto elettorale di tutte le forze d'opposizione, impedi' il successo delle forze conservatrici. Il Polo delle Liberta' a sua volta non si rese conto, e purtroppo talvolta sembra non rendersi conto tuttora, che il sistema non avrebbe mai accettato l'idea di una trasformazione dell'Italia in un paese moderno, democratico e liberista.

Soprattutto non sarebbero mai state accettate riforme che avrebbero potuto spostare l'ago del potere dalla parte di un esecutivo direttamente scelto dal corpo elettorale e ad una genuina alternanza del potere. Dal momento della vittoria del Polo, la parola d'ordine del sistema e' stata:" Il Polo non deve governare". Dopo piu' di tre anni si ha l'impressione che il Polo non abbia ancora capito che quella parola d'ordine e' ancora valida.

Si spiegano cosi' gli attacchi alla tenuta del Polo ed alla sua integrita'. Naturalmente il bersaglio principale rimane Berlusconi. Ma eliminato questi, iniziera' l'attacco a Fini. Anzi l'attacco al Presidente di AN e' gia' iniziato a base d'esami sul Fascismo e sulla Repubblica di Salo'. Esami che ci si guarda bene dal fare a chi fino a pochi anni fa difendeva la dittatura comunista, anzi auspicava qualcosa di simile anche per l'Italia. Anche se Fini bruciasse tutte le opere di Mussolini nella pubblica piazza, per i nemici dell'alternanza rimarrebbe sempre un fascista.

Abbiamo scritto poc'anzi che si vuole impedire che l'Italia diventi un Paese moderno e maturo, e soprattutto che finisca il regime paternalista e clientelare cui sono soggetti gli Italiani. Ed infatti ci si chiede se puo' considerarsi pienamente democratico un paese dove la certificazione di democrazia dell'opposizione e' nelle mani della maggioranza. Questo in generale accade nei regimi antidemocratici. Da questo punto di vista sintomatica e' la posizione della Lega, che e' stata considerata forza piu' o meno democratica o eversiva a seconda che prendesse posizioni piu' utili all'Ulivo od al Polo.

Oggi dopo diciotto mesi di Governo Prodi la normalizzazione procede speditamente anche grazie alla grancassa di giornali e televisione che non fanno altro che lodare le glorie dell'Ulivo. L'appiattimento sull'Ulivo e' talmente totale che anche il regime si rende conto che qualcosa non va.

La nota stonata e' l'assenza di un'opposizione di regime, come poteva essere quella fasulla del PCI durante la prima Repubblica. L'ideale sarebbe un'opposizione, come abbiamo gia' scritto, che nascesse da una costola dell'Ulivo. Prima pero' si deve procedere all'eliminazione del Polo. Stiamo attenti pero': se lasciamo distruggere il Polo, ci rimarra' soltanto un Paese "normale", ovvero il paese che abbiamo oggi, lo stesso, in peggio, degli ultimi trent'anni.

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