PRODI E L'EUROPA

di Ruggero Nazareno

Il 1997 si chiude con canti di lode per le opere del regime, e di ringraziamento per il Fato benigno che ci ha concesso di essere governati da Prodi, Ciampi e Fisco.

In effetti, a parte alcune categorie di lavoratori autonomi, di allevatori, di commercianti e di addetti alle ferrovie ed al trasporto aereo, e degli studenti, il resto del paese vive nella trepida attesa di entrare in Europa. Come si sa, Prodi e l'Ulivo hanno giocato tutto quello che avevano sulla ruota di Maastricht, e per vivere tranquilli hanno fatto credere agli Italiani che Maastricht e' la porta di Bengodi. Il treno per l'Europa in realta' e' stato preso da Prodi giusto all'ultimo momento quando ha visto che su quel treno era salito arrogantemente anche il Premier spagnolo.

La cosa che pero' piu' avvilisce e' che il prezzo del biglietto devono pagarlo gli Italiani e che nel clima di euforia instaurato da giornali e televisioni ancora non se ne rendono conto.

E' bene dire subito che anche se l'Italia entrasse nell'Euro, cosa ancora non scontata, questo fatto di per s� non cambierebbe affatto, almeno nel corto periodo, diciamo qualche anno, la condizione degli Italiani. Come poi questa cambiera', in meglio o in peggio, e' tutto da vedere. E potrebbe cambiarla in peggio proprio perche' Prodi il treno sta cercando di prenderlo in corsa all'ultimo momento. Forse avrebbe fatto meglio a comportarsi come stanno facendo gli Inglesi. E cerchiamo di spiegare il perche'.

Come tutti forse sanno, il risanamento economico, per ora, e' solo di facciata. Non si e' fatta una, che sia una, riforma strutturale della spesa, cosi' come ci stanno ancora chiedendo i nostri partners ed il FMI. Il risanamento e' dovuto principalmente ad un blocco della spesa per manutenzione, opere pubbliche ed investimenti, e ad un aumento delle tasse.

Le mancate riforme strutturali lasciano di fatto la spesa cosi' com'e'. Il blocco della spesa per manutenzione, investimenti ed opere pubbliche, di fatto impoverisce ed invecchia il paese, oltre a renderlo meno sicuro, ma soprattutto rimanda gli interventi a tempi migliori, se ci saranno, e con spese maggiorate. Le maggiori tasse infine deprimono l'economia e quindi la ricchezza e l'occupazione.

In altre parole il 1997 ci lascia con un aumento del debito pubblico, dovuto ad un troppo piccolo aumento del Prodotto Interno Lordo, con strutture invecchiate, con maggiore disoccupazione. A proposito di quest'ultima, la cosa grave e' che in Italia, unico paese del mondo occidentale, si stanno perdendo posti di lavoro, quando negli altri paesi la disoccupazione e' dovuto al fatto che la creazione di nuovi posti, che continua, non e' sufficiente a soddisfare la domanda.

Ovvero o L'Italia si sta impoverendo oppure molti posti diventano, per via di tasse eccessive, lavoro nero. Quindi anche se dovessimo entrare nel club dell'Euro, ci entreremmo cosi' malmessi che sara' difficile tenere il passo con i nostri amici europei, e quindi potremmo essere soggetti a multe ed ulteriori sacrifici.

Ma il 1997 di Prodi non ci lascia solo questi problemi finanziari, in fondo questo sarebbe il meno. Ci lascia irrisolti ed anche aggravati, i problemi legati alla scuola, all'immigrazione, alla criminalita', alla giustizia, per non parlare della ricerca scientifica, zero, cosi' essenziale per un paese che vuole crescere economicamente e culturalmente.

Ma siccome e' quasi Natale e' giusto fare uno sforzo per dare dell'opera di Prodi una piu' giusta e obiettiva valutazione. A questo punto ci accorgeremmo che in fondo Prodi, anche se con un po' piu' di arroganza, non si sta comportando peggio, ma neanche meglio, dei colleghi democristiani che l'hanno preceduto.

Questo e' il bello dell' Italia: in fondo non cambia mai niente. Ed infatti Prodi non era gia' stato ministro in un governo Andreotti?

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