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INFORMAZIONE E DEMOCRAZIA

di Massimo Galanti

Una delle operazioni giornalistiche meglio riuscite nel recente passato e' quella che a ragione puo' essere ricordata come l'operazione "Berlusconi re dei Media".
Se ce ne fosse bisogno, l'operazione che va sotto questo nome si riferisce alla riuscita campagna di stampa per fare passare Berlusconi come padrone diretto od indiretto della stragrande maggioranza dei mezzi d'informazione italiani e quindi come Grande Attentatore alla liberta' democratica. Campioni di questa campagana furono soprattutto i grandi quotidiani del cosiddetto pool (non quello di mani pulite) ovvero "Il Corriere della Sera", "la Repubblica","La Stampa","Il Messaggero" e "L'Unità".

In effetti per molto tempo si e' avuta l'impressione che tali giornali si mettessero d'accordo su cosa pubblicare e soprattutto sull'impostazione da dare alla prima pagina. Forse non sara' vero ed e' forse solo una combinazione, ma molte volte, ed e' facilissima la verifica, questi quotidiani sono usciti con titoli di prima pagina molto simili.

Altra circostanza interessante e' che a parte "L'Unita'", questi quotidiani fanno capo direttamente od indirettamente ad un unico ambiente economico-finanziario. Dalla parte di Berlusconi rimane solo "Il Giornale" di proprieta' del fratello Paolo. E' vero che Berlusconi possiede anche il gruppo Mediaset, ma tutti hanno ormai potuto verificare che, con l'eccezione di Emilio Fede, gli altri giornalisti si sono mantenuti sempre oltremodo neutrali.

Comincia ad intravvedersi, spero, il motivo per cui all'inizio di quest'articolo sia stata usata l'espressione "operazione giornalistica". Una "operazione" implica una decisione ed una strategia, ovvero un gruppo di persone fisiche che si mettono attorno ad un tavolo per discutere di problemi e prendere delle decisioni. Una campagna giornalistica che affrontasse problemi reali, eventualmente fonte di scandalo, quale ad esempio la vergognosa disorganizzazione nel fronteggiare i problemi posti dal recente terremoto nell'Italia Centrale, potrebbe anche partire spontaneamente su iniziativa di alcuni giornalisti coraggiosi.

Ed infatti una tale campagna non e' ancora partita. Oppure un'inchiesta sullo stato vergognoso, senza paragoni in Europa, in cui versano le nostre grandi citta', sotto il punto di vista di criminalita', strade, servizi, cultura e quant'altro ancora. Certo una tale inchiesta, magari estesa per confronto alle citta' europee, metterebbe in crisi il "partito dei Sindaci dell'Ulivo". Invece una campagna di stampa per propagandare una tesi sfacciatamente falsa, condotta con metodo scientifico ovvero con attacchi concentrici e simultanei, fa pensare ad una campagna organizzata. Forse non sara' vero, ma il sospetto rimane.

Se molti si mettono a pestare un povero disgraziato indifeso gridando allo stesso tempo :" Aiuto! Fermate il violento", sorge naturale il sospetto di avere a che fare o con un gruppo di matti o con un gruppo di violenti furbi e organizzati. Che qualcuno possedendo la grande maggioranza della stampa nazionale si stracci le vesti indicando come attentatore alla democrazia colui che ne possiede una minima parte, lascia perlomeno sorpresi coloro che basano i propri giudizi critici non su preconcetti ideologici ma su dati di fatto.

Bisogna riconoscere, ma questo da' solo maggior forza alla nostra tesi, che da quando il Polo delle Liberta' ha perso il potere, se mai lo abbia avuto, la campagna per la liberta' d'informazione e' molto diminuita d'intensita' fin quasi a scomparire, cosi' come sono scomparse la par condicio, ed il conflitto d'interessi, tranne che per Berlusconi, s'intende.

Il buon Montanelli indisse pure un grande convegno sulla minaccia alla liberta' di stampa. Ora di questo non se ne parla piu'. Viene il sospetto che con la vittoria dell' Ulivo tutto, o quasi, sia tornato alla normalita'. Ovvero che la normalita' per i nostri pseudodemocratici sia solo il Regime dell'Ulivo, lo stesso regime che, sotto altro nome, controlla questo paese da piu' di trent'anni, avendolo ridotto nello stato in cui lo ha ridotto.

La recente campagna elettorale, sia quella riguardante il seggio senatoriale del Mugello, sia quella che riguardava l'elezione dei sindaci di due grandi citta', Roma e Napoli, e' stata caratterizzata da un'assoluta mancanza di dibattito e d'informazione. In un sistema elettorale maggioritario e' essenziale, come avviene infatti nei paesi che adottano tale sistema, un confronto fra i vari candidati.

Tra l'altro, ricevendo un mandato diretto i sindaci non possono sottrarsi ad una verifica del loro operato, verifica che puo' essere fatta anche sotto forma di un interrogatorio giornalistico. Tutto questo nell'occasione non solo non e' avvenuto, ma addirittura c'e' stata una campagna di denigrazione sistematica, generalizzata e aprioristica dei candidati sfidanti. Come acritica ed aprioristica e' stata l'esaltazione dei sindaci uscenti. Esaltazione non della loro opera, perche' di questa si e' evitato diligentemente di parlare esendo difficile parlare del nulla, ma della loro personalita'.

Ancora una volta campioni di questa campagna del "silenzio" sono stati i grandi quotidiani nazionali. Noi non chiediamo a questi giornali di rinunciare alla loro fede ulivista, ma pensiamo sia lecito pretendere una loro riflessione sul pericolo che il loro esagerato conformismo rappresenta per la democrazia.

E' lecito aspettarsi una riflessione, se sia piu' dannosa per la liberta' una supposta inconsistenza dell'opposizione o la difesa di partiti e candidati che sistematicamente rifiutano il confronto democratico.

Come pure e' ormai necessaria una riflessione sui rapporti di dipendenza fra grande informazione e grandi gruppi economico-finanziari.

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