MISTERO BUFFO. LA CRISI DEL QUINTO ANNO

di Massimo Galanti

La grande crisi italiana scoppia ufficialmente nel marzo 1992 quando, durante un convegno, la Confindustria annuncia il suo divorzio dalla classe politica.

L' enorme debito pubblico accumulato in anni di malgoverno con il concorso od il consenso di tutte le forze politiche dell' arco costituzionale, quindi con la sola eccezione del Movimento Sociale Italiano, rischia di portare l'Italia fuori dall' Europa. L'alleanza fra le grandi forze politico-finanziarie, che per tutto il dopoguerra ha allegramente governato l'Italia, non regge piu' di fronte ai grandi mutamenti epocali che stanno sconvolgendo il quadro internazionale, quali la caduta del muro, con la sconfitta economico-militare dell'Unione Sovietica, ed il processo di globalizzazione dell'economia. I grandi potentati economico-finanziari che per anni hanno sovvenzionato i partiti, con reciproco beneficio, e guidato cosi' la politica italiana, si rendono conto che il sistema non puo' piu' reggere, e che e' meglio scindere il loro destino da quello dei partiti.

Grazie alla formidabile alleanza tra la stampa padronale ed alcuni settori della magistratura inquirente, il gioco diventa piu' che semplice. Alcuni selezionati corruttori e corrotti vengono denunciati. Non c'e' bisogno nemmeno di arrivare ai processi: la classe politica, insieme ad alcuni notabili e finanzieri, viene massacrata sui giornali e data in pasto ad un pubblico che dopo anni di malgoverno non aspetta altro che l'occasione per scagliarsi contro i politici, ed i partiti in genere.

Viene graziato solo il PDS, che d'altro canto, attraverso le Cooperative Rosse, non e' estraneo al mondo dell'economia e della finanza. Si salva anche il MSI, che oggettivamente e' l'unico che non ha mai partecipato alla grande spartizione.

L'ex PCI si salva perche' troppo forte e' la sua capacita' organizzativa , e grandissimo il suo potere sulle masse lavoratrici, senza contare la sua influenza sulla stessa magistratura. D'alro canto non si puo' fare terra bruciata. Il processo di "cambiamento" va tenuto saldamente sotto controllo, ed un partito come il PDS puo' risultare piu' che utile.

Come dira' il piu' grande imprenditore italiano: "Le riforme le fa meglio la sinistra". Frase che potrebbe essere interpretata come: solo la sinistra puo' far digerire certe riforme alle classi lavoratrici. Anche l'ex PCI e' prontissimo a capire che nel crollo storico dell'ideologia comunista, la sua salvezza come partito di massa passa per un'alleanza strategica con la grande finanza. E' sintomatico che prima Occhetto e poi D'Alema sentano la necessit� di farsi accettare dai banchieri della City. Anche Cossiga denuncia le malefatte del sistema, ma oggetto dei suoi attacchi sono anche quei gruppi definiti "finanziario-giornalistici", responsabili anche loro della disastrosa situazione in cui, a parere di molti, versa il paese. Cossiga diventa il riferimento di quanti credono nel primato della politica e vogliono trasformare le Istituzioni in senso presidenzialista, cercandone il rafforzamento e non l'indebolimento. Da qui gli attacchi feroci al Presidente da parte di tutti coloro che in buona o cattiva fede sono al servizio di quei grandi potentati economico-finanziari.

Il governo Ciampi rappresenta la prova generale del nuovo ordine al servizio della grande finanza. In gioco vi e' la riduzione del deficit, l'entrata in Europa, ma soprattutto le privatizzazioni, che attraverso l'imposizione del "nocciolo duro" dovrebbero finire a pochissimo prezzo nelle mani dei soliti noti e dei loro soci o padroni stranieri. Il punto di arrivo dovrebbe essere la vittoria della gioiosa macchina da guerra di Occhetto.

Sappiamo tutti come ando' a finire. Berlusconi riusci' a prendere un po' di sorpresa tutto il sistema che gia' sentiva di avere la vittoria in pugno. A dire il vero, qualcuno piu' sveglio degli altri per sicurezza stava gia' mettendo in moto la macchina giornalistico-giustizialista, che comunque aveva bisogno dei suoi tempi. Ma qualche buon colpo riusci' ad arrivare lo stesso, ed a pochissimi giorni dalle elezioni. Ricordiamo il tentato arresto di alcuni managers della Fininvest, ed il sequestro dei registri dei nomi dei candidati di Forza Italia, con il tentativo di farli apparire come membri di una organizzazione legata ad ambienti mafioso-massoni. E visto che ci siamo non possiamo dimenticare il futuro Presidente della Camera, allora Presidente dell'Antimafia, che con grande enfasi riferisce, a tre giorni dalle elezioni, che la Mafia votera' per Forza Italia. Messo alle strette, confessera' piu' tardi che si tratta solo di "voci". Gia' nell'estate del '93 "la Repubblica", forse intuendo le intenzioni di Berlusconi, aveva iniziato una campagna con il tentativo di distruggere la Fininvest sul piano finanziario, cercando di minare la fiducia delle banche in quell'impresa.

Comunque , dopo l'imprevista sconfitta elettorale, il sistema non si perse d'animo. Al grido di : "Non devono governare", vennero mobilitati giornali, forze sindacali, partiti della sinistra, e pezzi della finanza nazionale e internazionale. Venne creata una formidabile macchina propagandistica ed inventati slogans, oggi dimenticati, quali "par condicio", e "spoiling system", al solo scopo di dipingere falsamente i nuovi arrivati come incapaci e nemici della democrazia.

Nonostante un formidabile periodo di crescita economica ed industriale, e con un' inflazione sotto controllo, i maggiori analisti economici si mobilitarono per dipingere la situazione in termini catastrofici. Per quel che riguarda la lotta in difesa della democrazia, vale la pena far notare che oggi la "par condicio" e' sparita dal lessico presidenziale e giornalistico, al pari dello "spoiling system", nonostante l'Ulivo, da quando e' al potere, abbia fatto ben 2000 nuove nomine. I giornalisti, gli stessi, che di fronte agli atti del governo Berlusconi non perdevano occasione per invocare la democrazia e la liberta' di stampa, ora di fronte alla sete di potere dell' Ulivo, spudoratamente tacciono. Mentre la televisione di stato, con gran gioia di tutti i progressisti, � tornata ad essere la Voce del Regime.

Per sommo del ridicolo venne impedita, tre anni fa, quella riforma del sistema pensionistico che ora si invoca come unica in grado di salvare il Paese. Si attacca Bertinotti perche', unico coerente, cerca di impedire il varo della riforma pensionistica cosi' come fece, insieme a coloro che oggi l'attaccano, durante il governo Berlusconi. Evidentemente battersi contro la riforma delle pensioni e' un atto democratico se il propositore della riforma e' Berlusconi, e' un atto contro la patria se la riforma viene proposta dall' Ulivo.

La caduta del governo Berlusconi ha solo alcune apparenti analogie con la caduta del Governo Prodi. Apparentemente infatti entrambi sono caduti per i capricci di un alleato scomodo. Ma qui le analogie finiscono.

Il governo Berlusconi cadde in seguito ad attacchi di eccezionale violenza portatigli da tutti i gruppi di potere del sistema, sia economici che istituzionali. Si tento' fin dall'inizio una soluzione della crisi che portasse anche alla definitiva messa da parte di Berlusconi e possibilmente allo sfascio del Polo delle Liberta'. Oggi la crisi avviene contro la volonta' del sistema, e la soluzione della crisi preferibilmente includera' un rafforzamento dell' Ulivo.

La posta in gioco sono ancora le privatizzazioni ed il ruolo delle nuove forme di partecipazioni statali, quali l'Istituto per la Ricostruzione del Mezzogiorno, senza contare il ruolo delle Fondazioni. L' entrata in Europa e' importante naturalmente, ma non solo per i motivi che propagandisticamente ci propinano quotidianamente. L' Europa serve soprattutto come elemento di stabilita' per un regime che ha una base elettorale relativamente ridotta. Rispetto al passato l'opposizione, leggi MSI e qualche partitello di estrema sinistra, poteva contare sul 10-15% dell'elettorato, mentre la grande alleanza partitico-economico-finanziaria al potere, poteva contare sul restante 85-90%. Oggi la nuova opposizione, che nella speranza degli uomini del regime, dovrebbe essere composta da AN, Rifondazione, Lega e parte di Forza Italia, puo' contare, anche se divisa, su un potenziale 50%. In un'Italia isolata, fuori dall'Europa, un'opposizione del genere puo' essere foriera di grave instabilita'. Diverso il discorso per un'Italia che fosse sotto la cappa protettrice dell'Europa. Non e' la prima volta in fondo che i grandi Signori italiani, piuttosto che governare per conto del popolo italiano, preferiscono governare per conto degli stranieri, e da questi esserne protetti.

Si dice questo perche' si ha presente che tutti i grandi problemi dell' Italia restano come sono.

Per ricordarne alcuni, questi sono il Sud, l'inefficienza burocratica, servizi da terzo mondo, infrastrutture fatiscenti, scuola e ricerca scientifica da paese sottosviluppato. Senza parlare di criminalita' grande e piccola, unita ad una corruzione che non e' stata certo eliminata da pochi processi ben indirizzati. Basti pensare che si parla solo delle procure di Milano e Palermo, come se tutti i mali, la corruzione, la criminalita' italiana fossero prerogativa esclusiva di queste due citta'.

A parte un abbassamento dell'inflazione, dovuta parzialmente anche al nuovo paniere piu' in sintonia con quello europeo e ad una vistosa contrazione dei consumi, ben poco ha fatto questo governo in un anno e mezzo per cercare di iniziare a risolvere i grandi problemi del paese. Tutta l'attenzione e' concentrata sull'entrata in Europa, vista come ultima spiaggia prima del naufragio. Ma anche per l'Europa ancora molto poco e' stato fatto, a parte una vergognosa propaganda di stile sovietico.

Prendiamo la tenuta della lira ad esempio. Dimenticando la propaganda, che presenta i numeri volutamente in maniera distorta, il valore della lira e' alto a causa degli alti tassi reali, quelli al netto dell'inflazione. Questi tassi da alcuni anni si mantengono intorno al 5%, mentre quelli reali tedeschi sono intorno all' 1,2-1,3%. Questa e' ancora la differenza tra l'economia tedesca e quella italiana. Ma, o per ignoranza o per mala fede continuano ad imbonirci con la favola che oramai i parametri economici tedeschi ed italiani hanno valori molto simili.

Ci sono differenze anche piu' vistose e che nessuno ci ha ancora spiegato. La piu' clamorosa e' che a livello europeo si e' gia' realizzato quello che alcuni vorrebbero per l'Italia, ovvero un salario differenziato a secondo del livello di prosperita' locale. Ebbene oggi i salari italiani sono di granlunga i piu' bassi in Europa, mentre il costo di merci e servizi e' ormai abbastanza in linea con i costi europei. In altre parole a noi gia' spetta il ruolo di Mezzogiorno d'Europa. Il costo economico e sociale dell'entrata in Europa nessuno e' ancora in grado di calcolarlo.

Senza contare il costo politico. Germania e Francia, non hanno abbandonato l'idea di essere il nocciolo duro del Continente. Oggi ad esempio questi due paesi gia' pensano di creare un Direttorio per la supervisione della convergenza dell'economie dei paesi europei nel cammino verso la moneta unica. Questi due paesi gia' pensano ad autoeleggersi custodi del patto di stabilita'. E pensare che la Francia attualmente non e' neanche in regola con i parametri di Maastricht.

Non sara' quindi certo il popolo italiano a riscuotere il prezzo dei sacrifici fatti finora. Chi continuera' a guadagnare da questo governo come da quelli che seguiranno saranno i pochi grandi protagonisti di un sempre piu' asfittico capitalismo italiano.

E' con questa chiave che va letta l' ultima crisi di governo, quello che succedera' nei dettagli e' poco importante. In tutti i casi il regime avanza, il Polo e' quasi fuori gioco, e l'�lite al potere sta facendo il pieno.
Ed il popolo italiano insegue le sirene.

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