"OTTIMO E ABBONDANTE, SIGNOR COLONNELLO!"

di Eros Capostagno

Nel numero precedente Tito Livio ha parlato della (mancanza di) dignità difronte agli stranieri (v. Il Piccolo Chimico). Vorremmo aggiungere qualche nota sulla dignità difronte a se stessi.

Ci aveva divertito il Ministro Visco a suo tempo, quando affermò di aver ricevuto migliaia di fax da cittadini che applaudivano ad uno dei suoi abituali aumenti delle imposte, incitandolo ad andare avanti su quella strada. Incoraggiamento ben recepito, vista la serie di ulteriori aumenti che ne è seguita e che sembra destinata a durare più di Beautiful.

Ci aveva divertito dicevamo. Sembrava infatti la classica situazione di chi, non sapendo come giustificarsi di una malefatta, invece di tacere e nascondersi, inventa sul momemto una scusa che ne aumenta in realtà il disagio ed il ridicolo.

Ingenui. Le vicende di questi giorni relative alla farsesca crisi di governo, rivelano drammaticamente come tale atteggiamento non sia affatto il frutto della pochezza di un individuo, ma una linea di condotta conseguente alla formazione ideologica degli attuali governanti.

Queste vicende ci hanno dato l'immagine di un teatrino d'essais, uno di quelli dove le compagnie "impegnate" mettono in scena pezzi "impegnati", mattonate alla Brecht per intenderci. In presenza di una compagnia improvvisata e sgangherata, a metà del primo atto qualche spettatore lascia la sala vistosamente annoiato, il resto del pubblico sonnecchia in poltrona non avendo il coraggio di andarsene, visto che ormai ha pagato il biglietto.

Rendendosi conto del fiasco, gli attori si innervosiscono e cominciano anche a perdere battute. Nella pausa, si addossano l'un l'altro le responsabilità e, non potendo abbandonare la scena, riorganizzano in fretta e furia la claque, ritenuta a torto non abbastanza attiva, in vista del secondo atto.

Ecco dunque che nel momento in cui il Governo crolla su se stesso, come logica conseguenza della mancanza di fondamenta, vediamo alzarsi a comando una claque assordante, distribuita nei punti strategici del Teatro Italia, per richiamare a gran voce la compagnia sul palco.

Così abbiamo dovuto sorbirci la TV di Stato in cui "l'operaio di Brescia e il disoccupato di Napoli" si strappavano i capelli nel linciare Bertinotti, reo di aver rovinato la scena ad "un Governo che lavorava così bene", e per giunta "proprio ora che avevamo raggiunto l'Europa dopo tanti sacrifici" e col rischio poi "di spaventare i mercati"!

Qui la metafora finisce. Se una claque viene pagata per applaudire, senza nemmeno sapere cosa si stia recitando, resta un po' più difficile capire cosa ci guadagnino "l'operaio di Brescia e il disoccupato di Napoli" ad applaudire questa commedia.

C'è da pensare che il dialogo in famiglia non esista più in Italia: basterebbe infatti che quell'operaio chiedesse alla moglie come vanno i bilanci familiari per sapere che da questo Governo (che ha lavorato così bene) gli sono state aumentate le imposte dirette, le tasse sulla casa, le imposte indirette con IVA e bolli, queste ultime tanto più odiose in quanto introdotte in maniera subdola e per via amministrativa (si arriva a pagare anche 100.000 lire per un solo certificato), gli sono state imposte tasse "una tantum", gli si sono tolti molti farmaci dalla fascia gratuita, in definitiva gli si è drasticamente ridotta la capacità di spesa al mercato.
Mercato rionale, non quello di Piazza Affari, s'intende.

Basterebbe che quell'operaio si chiedesse quale Eldorado si prospetti per lui con l'entrata in Europa "dopo tanti sacrifici", e dopo anche che questo Governo ha distrutto l'impresa e la ricerca scientifica, per sapere che sarà condannato a sfornare prodotti a bassa tecnologia, comprati a due soldi dall'industria straniera, esattamente come con le attuali produzioni nel terzo mondo. Attività per la quale riceverà un salario che già oggi non raggiunge nemmeno la metà di quello che in Europa riceve ad esempio un ragazzo dall'Università ove sta completando il PhD!

Basterebbe che si chiedesse "ma che cosa ci guadagno, io, dall'euforia dei Mercati?", per scoprire che i mercati si deprimono (la Borsa perde) all'annuncio che la disoccupazione diminuisce (sic!) in America, e magari che certi magnati della finanza (certi bancarottieri fraudolenti di casa nostra sono specialisti in questo) vendono le loro quote azionarie di una qualche Società, prima di un evento che ne determina il crollo in Borsa, in modo di riacquistarle poi sotto mentite spoglie a due lire, diventandone i soli padroni, speculando quindi sulla pelle dei piccoli azionisti risparmiatori (il parco buoi...).

Altro che mercati dipendenti dalle buffonate dei politici italiani!

A fianco di questa claque proletaria, non poteva mancare ovviamente la "claque intellettuale", costituita dai nani e ballerine riciclati nell'Ulivo o in servizio leninista permanente (che si autodefiniscono appunto intellettuali) i quali, dai palcoscenici della Tv pubblica e tramite i giornali di regime aggrediscono Bertinotti, supplicandolo di "fare un passo indietro" in nome dell'Europa, dei sacrifici sostenuti e dei mercati.

Che bel teatro, che colpo d'occhio! Altro che Italiani uniti dalla Fede Cattolica, Italiani finalmente uniti nella struggente Fede nell'Ulivo e nella reprimenda all'empio bestemmiatore, alla pecorella smarrita da riportare all'ovile.
E che tenerezza l'accorato appello a Bertinotti dei Cardinali Progressisti e del presidente delle Dame di S. Vincenzo! E le lacrime in diretta di tanti poveri cristi, che Dio li benedica...

"Dio, Patria e Famiglia" recavano inciso gli edifici di molte caserme durante il Fascismo. Ma sì, che si imponga ora l'incisione "Buongoverno, Europa e Mercati" su tutti gli edifici di quest'Italia trasformata in caserma, dove alla domanda del colonnello in ispezione "Reclute, come è il rancio?", un coro unanime possa rispondere all'unisono "Ottimo e abbondante, signor colonnello!"

Sorridevamo di Visco, dicevamo in apertura, considerandolo solo una macchietta al Teatro Italia, ed invece ora ci risvegliamo, come dopo un viaggio nella macchina del tempo, in piena era di regime comunista, dove non solo si raduna sempre all'occorrenza una claque oceanica per osannare i "successi" (della propaganda) del regime e della sua nomenklatura, ma si condanna l'esponente deviazionista, "persuadendolo" poi all'autocritica (quando non gli capita di peggio).

Abbiamo detto macchina del tempo, ma in realtà è sufficiente prendere un aereo per trovarsi in poche ore in uno degli ultimi Jurassic Park del comunismo.

Vedere questa messa in scena di regime, di un regime di zombi sopravvissuti alla Storia, ci provoca dei forti movimenti antiperistaltici. Vedere poi come i cittadini italiani, noti per la loro arguzia e vivacità, siano ora sonnolenti spettatori in questo Teatro Italia, e si lascino fare senza reagire, ci provoca invece una profonda tristezza.
Non sarà Domineddio a mandare i terremoti, ma ci viene voglia di pensare che lo sconvolgimento delle viscere della terra nella regione del Santo patrono d'Italia ben rappresenti il disgusto per questi teatranti, gli stessi che, magari atei, monopolizzano Assisi in compagnia dei preti progressisti, per le loro marce propagandistiche, mentre vescovi cattolici ancora sono perseguitati nei suddetti Jurassic Parks.

A questo proposito, ma di che si scandalizza il Vaticano circa il Nobel al "blasfemo" Dario Fo?

Prima lascia che l'Episcopato italiano e le organizzazioni cattoliche si schierino con l'Ulivo e partecipino, come abbiamo visto, a certe sceneggiate, inneggiando all'instaurarsi in Italia di un regime post-rifondator-comunista, poi si lamenta se questo regime candida i suoi migliori rappresentanti al Nobel? Ma andiamo...

E terminiamo con la Confindustria, che poi significa le solite Famiglie. Prima governava l'Italia tramite la DC, a quest'ultima libertà di saccheggio e potere spicciolo, in cambio del potere effettivo nel definire gli orientamenti da imporre al Paese. Finita la DC, sta facendo lo stesso gioco col PDS e l'Ulivo. Improvvisamente il meccanismo s'inceppa, questi ultimi hanno un'alzata d'ingegno e la Confindustria si becca sullo stomaco le 35 ore, tra grida di dolore.

Vuoi vedere che si avvera quel vecchio sogno proletario "i capitalisti stessi finiranno per venderci la corda e il sapone coi quali li impiccheremo" ?

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