VALORI LEGHISTI

di Eros Capostagno

Il Governo Italiano e l'Unione Europea mettono da molti anni a disposizione discrete quantità di denaro per la "Formazione Lavoratori Migranti", definizione un po' burocratese per indicare l'istituzione di corsi di lingua e cultura italiana, ed iniziative collegate, per gli Italiani all'estero ed i loro congiunti.

L'erogazione dei fondi dipende ovviamente dalla valutazione dei progetti da finanziare, dalla affidabilità di chi dovrà gestirli e dalla capacità effettiva di spesa e di realizzazione dei progetti mostrata nell'esercizio finanziario precedente.

Nella maggior parte dei casi i progetti, in genere limitati a semplici corsi di lingua per adulti e bambini, sono gestiti dai COASCIT (COmitati Assistenza SColastica agli ITaliani), organismi spesso senza una veste giuridica nel Paese ospitante (né, di fatto, in Italia) e costituiti da gruppi di volontari, normalmente lavoratori italiani ivi residenti.

Questi enti organizzano i corsi e gestiscono i fondi ricevuti in stretta cooperazione con le rappresentanze diplomatiche italiane (i Consolati), per il cui tramite vengono distribuiti i finanziamenti, e che hanno il compito di vigilare sull'andamento del tutto. La mancanza di vesti giuridiche, siano esse italiane o locali, e l'abitudine tutta italiana di "arrangiarsi" in assenza di regole, ha creato a volte qualche problema, come è facilmente immaginabile laddove italiani, soldi pubblici e mancanza di regole si trovino riuniti.

Non intendiamo addentrarci in questi problemi, vogliamo invece trarre spunto da alcune situazioni cui questo tipo di gestione della cosa pubblica porta, per allargare le nostre considerazioni al "sistema Paese".

In omaggio forse a un vecchio stereotipo dell'emigrante italiano povero e miserabile, i corsi di lingua sono in molte circoscrizioni completamente gratuiti. Non solo gli insegnanti (di ruolo) vengono inviati in trasferta dall'Italia, ma i libri a ciascun allievo vengono distribuiti gratuitamente e, udite, si paga il trasporto in taxi a tutti gli allievi che non abbiano la fortuna di abitare nelle immediate vicinanze delle aule ove si tengono i corsi.

Che l'efficienza di questo sistema sia minima, non ci vuole molto a capirlo, come pure lo spreco enorme di soldi e risorse. Meno immediato è invece immaginare un'altra conseguenza, a nostro avviso più importante ancora della bassa efficienza: la gratuità dei corsi e dei libri in Paesi dove è pacifico per tutti che "un servizio costa, quindi si paga" (magari poco, e/o con facilitazioni per i più indigenti), nonché cose tipo il servizio taxi gratuito per ragazzi che sin da quando nascono usano la bicicletta per recarsi a scuola, allo sport e al tempo libero, qualunque sia il tempo (bestiale) e la temperatura (siderale), provocano negli utenti un senso di "disprezzo", o comunque di scarsa considerazione per il servizio offerto.

Si arriva al paradosso che questi utenti provano rispetto e considerazione per i servizi a pagamento del Paese in cui vivono, mentre considerano a poco a poco una caratteristica "genetica" della razza italiana quella di aver diritto a servizi gratuiti da parte dello Stato (italiano), senza peraltro far corrispondere a questo diritto altrettanti "doveri", fossero anche soltanto morali (es: sono iscritto al corso, ma oggi non ho voglia di andarci. Tanto è gratis...).

Non crediamo di sbagliare se diciamo che questo riflette purtroppo la generale attitudine degli italiani verso le proprie Istituzioni.

Sotto la spinta dell'Unione Europea, la situazione descritta dovrebbe cambiare. Semplificando, diciamo che gli enti gestori, assunta una regolare veste giuridica nel paese ospitante, diventerebbero indipendenti dall'Amministrazione diplomatica italiana, gestendo in proprio, con carattere "manageriale" (per usare un'espressione tanto cara ai politici italiani quando parlano delle USL) i rapporti con le istituzioni che erogano i fondi ed i fondi stessi. Naturalmente con un controllo molto serrato sul loro utilizzo.

Trasformazioni di questo tipo sono già avvenute. Conosciamo realtà ove, in soli sei mesi, accanto ai normali corsi di lingua, sono nati o si stanno avviando corsi di formazione professionale per l'inserimento o il re-inserimento di giovani italiani disoccupati nel mondo del lavoro, scuole materne sperimentali bilingue, integrazione dell'Italiano nelle scuole internazionali, teatro per ragazzi, dotazione di computers portatili agli insegnanti, con corsi di formazione all'uso delle tecniche multimediali nell'insegnamento, connessioni Internet per scambi con altre realtà scolastiche italiane, e ove soprattutto si è scoperta l'agilità nella gestione.

Laddove un insegnante di ruolo assegnato dal competente Ministero italiano in data 1° settembre veniva magari inviato alla fine del gennaio seguente, col conseguente annullamento di tutti i corsi relativi, ora si fà ricorso senza indugio ad insegnanti reclutati sul posto direttamente dall'ente gestore, immediatamente disponibili a coprire le esigenze operative ovunque esse si manifestino, saltando tutte le pastoie della burocrazia italiana.

Laddove l'acquisto di un qualche libro supplementare per nuovi allievi, o di un piccolo registratore portatile per l'ascolto delle audiocassette costituivano una fonte di angoscia, ora il tutto viene risolto in pochi minuti, a giro di telefono e fax. Come ben sanno ad es. i presidi italiani che non hanno nemmeno il potere di far sostituire un vetro rotto, se non previe autorizzazioni.

E malgrado l'introduzione di una piccola quota di iscrizione, si assiste ad un boom di nuove iscrizioni. Piccoli cambiamenti di metodo, banali per qualunque azienda, sembrano cambiamenti epocali nell'asfittica atmosfera della burocrazia italiana.

Se l'abbiamo fatta lunga su questi enti italiani all'estero è perché vogliamo sottolineare con un esempio concreto, come un decentramento ed una responsabilizzazione amministrativa degli Enti Locali possa dar luogo a quei cambiamenti epocali in termini di efficienza e corretta gestione che i cittadini italiani vorrebbero (almeno a parole, o almeno quelli che dall'attuale inefficienza non traggono vantaggi personali) nell'Amministrazione pubblica.

In caso di eventuali scadenti risultati ottenuti o di manifesta incapacità gestionale, sarebbe difficile per un amministratore giustificarsi difronte alla comunità locale con i ritardi di Roma, del Ministero, dell'autorizzazione che non arriva,..., e compagnia cantando. Per forza di cose gli inefficienti verrebbero in breve tempo passati al setaccio dalla base degli utenti, così come quei funzionari pubblici che, una volta assunta la funzione, rifuggono dalle responsabilità ad essa inerenti, accusando "il sistema" di porre ostacoli alla loro buona volontà.

Discorso che vale per presidi, presidenti USL, sindaci, enti e quant'altro.

In questo senso, chiunque abbia un po' di buon senso, dovrebbe capire come la gestione del potere targata PDS (o Ulivo che dir si voglia) sia agli antipodi di tutto ciò: la mentalità accentratrice di un partito leninista non può che portare ad una occupazione di tutto l'occupabile, onde assicurare il controllo verticistico di ogni funzione vitale del Paese e della società. Il che significa via libera ai servi e lecchini, e blocco invece per chi la pensi diversamente, in barba a qualsiasi considerazione di efficienza e riuscita (fallimento del Comunismo docet).
E' quanto sta accadendo in Italia, anzi è già accaduto, da due anni a questa parte.

E' intorno a questa concezione della società, che è probabilmente il valore più importante emerso sinora dalle confuse velleità leghiste, che il Polo dovrebbe, a nostro avviso, costruire delle chiare strategie alternative. Strategie, programmi, progetti e in particolare proposte di legge di un vero e proprio Governo Ombra, che mettano a nudo il vero volto dell'Ulivo, che recuperino alla realtà anche gli elettori leghisti, senza bisogno di accordi di vertice con personaggi come Bossi, e che offrano a quest'Italia derelitta un barlume di speranza.

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