IL POTERE E I CORTIGIANI


di Massimo Galanti

Nel passato regime, non quello del famoso ventennio, non vi e' stata mai una vera opposizione se non quella del MSI. A molti italiani non piace il concetto di opposizione. In effetti una vera opposizione, ovvero una forza politica che un domani potesse prendere il potere, porrebbe molti italiani di fronte a problemi di impossibile soluzione, ovvero di fronte al problema della scelta. Se poi costoro avessero a che fare con una democrazia dove il governo puo' cambiare ogni 5,10, o 15 anni, pur di non scegliere sceglierebbero di farsi prete.

Non parlo di tutti gli italiani ma solo di quelli che contano o vorrebbero contare, o che dal regime traggono benefici, per quanto piccoli questi possano essere.

Forza Italia ha sconvolto i cuori e la mente, e, come dicono gli inglesi, anche lo stomaco, di molti degli Italiani di cui sopra. Fortunatamente la restaurazione, con il colpo di palazzo della fine del 1994, riportando le cose nei consueti binari, ha tolto molti da un grave imbarazzo. Ma anche se all'opposizione, il Polo sembra continuare a turbare il sonno di molti dei nostri eroi.

Vediamo di tentare un'analisi di quella che per molti e' una tragedia.

Il Polo e la Lega rappresentano piu' del 55% degli Italiani ed un domani potrebbe essere questa, se la Lega diventasse una cosa seria, la coalizione vincente. Quresto e' il motivo per cui il Polo viene attaccato cosi' pesantemente dai giornali che rappresentano l'�lite al potere. Il regime fino a qualche anno fa ha potuto contare su piu' dell'90% dei voti e delle forze parlamentari (DC e alleati avendo il 60% dei voti e la pseudo-opposizione del PCI avendo intorno al 30%). Con la realizzazione di quello che sempre piu' sembra il sospirato compromesso storico, questa percentuale, escludendo Rifondazione, e' crollata a meno del 35%.

In queste condizioni l'unica speranza apparente per il regime e' data dall'eliminazione di Berlusconi sotto i colpi combinati della stampa e di una parte della magistratura inquirente.

E' giocoforza quindi seguire una strategia di attacco e distruzione. Massimo risalto quindi alle notizie, anche se non esatte o non vere, che possono provenire da alcuni ambienti della magistratura, e che servono a dare di Forza Italia un'immagine di forza contigua alle organizzazioni criminali ed eventualmente stragista. Un altro fonte d'attacco e' piu' squisitamente politico-patriottardo. Scardinamento della possibile alleanza Polo-Lega puntando sull'antitesi patriottica unita'-secessione (il regime come in passato puo' contare senzaltro su Bossi). Tra l'altro, accreditando l'idea di una sinistra patriottica ed unitaria si pensa di raggiungere anche lo scopo di mettere in imbarazzo AN.

Il terzo fronte d'attacco riguarda la descrizione di Forza Italia come partito-azienda. Su quest'ultimo punto non c'e' totale chiarezza: alcuni diranno che Berlusconi vuole impadronirsi del paese per salvare la sua azienda, altri che vuole impadronirsi del potere usando la sua azienda. Per molti avversari del Polo, imboccati dall'ex-PCI, ambedue le tesi, per quanto possano apparire ridicole, hanno un loro fondamento. Questa storia fa il paio con quella di Andreotti, dove non e' ancora chiaro se costui si fosse servito della Mafia per controllare l'Italia, o volesse controllare l'Italia per metterla al servizio della Mafia.

Gli avversari del bipolarismo, e quindi della scelta, trovano un potente alleato nella grande stampa nazionale. I nostri giornali tuonano contro il conflitto di interessi ed il partito azienda, e forse potrebbero anche aver ragione, ma hanno sempre chiuso gli occhi di fronte ad una ben piu' tragica realta': l'Italia come Paese-Azienda. Il bravo Montanelli che con gran clamore organizza contro Berlusconi un incontro in difesa della liberta' di stampa da questi minacciata, non si e' mai accorto che i maggiori giornali nazionali, compreso quello per cui scrive, sono di proprieta' o dello stesso gruppo industriale od almeno orbitano in quella che molti chiamano la Galassia del Nord. E' questa un'alleanza finanziario-industriale che controlla buona parte dell'economia Italiana ed ha il suo fulcro nella Fiat ed in Mediobanca.

Il fatto che esiste, od almeno e' esistito fino a poco tempo fa, un Pool di giornali i cui direttori addirittura si telefonavano i titoli da mettere in prima pagina e' stato sempre ignorato ed infatti nessuno o pochissimi ne parla. Se poi dovessero servire altre prove sul Paese-Azienda e sul tabu' giornalistico possiamo accennare al posto offerto ad Agnelli perche' diventasse Ministro degli Esteri nel governo Dini. Come si sa, l'offerta venne gentilmente rifiutata anche se partiva dal Colle, ma venne suggerito di dare il posto alla sorella, come di fatto avvenne.

Nessuno accenno' nell'occasione al conflitto di interessi. E si che la Fiat d'ingerenze nei partiti aveva una lunga storia alle spalle, basti pensare a quando era Presidente Valletta. Montanelli non si accorse di nulla, forse era in vacanza.

Prodi, che gia' si era distinto nella privatizzazione di Mediobanca, ed in quella della Comit e della Credit, andate anche loro a far parte della Galassia, disse che non andava al governo per lucidare le maniglie di casa Agnelli. Si potrebbe dire che la lingua batte dove il dente duole. Se l'ha detto vuol dire che tale possibilita' poteva esistere. Prodi fu attaccato fortemente verso la fine dello scorso anno proprio dal Corriere, sembro' che la lunga Luna di Miele fra Prodi e la stampa stesse per finire.

Poi il clima cambio', vennero i primi soldi per la rottamazione, poi i secondi, poi i terzi. Ormai la rottamazione e' istituzionalizzata. Centinaia e centinaia di miliardi a sostegno dell'industria automobilistica, con il Corriere a sostegno di Prodi. Ma si dira': e' tutto per il bene del paese. Appunto! Per il bene del paese-azienda. " Non sono qui a lucidare le maniglie della famiglia Agnelli".
Le maniglie no. Forse le scarpe.

Passiamo a parlare delle famose privatizzazioni. In realta' tanta storia della politica italiana degli anni recenti andrebbe riletta alla luce delle privatizzazioni. La piu' grande di tutte: Telecom Italia. Si e' deciso per il nocciolo duro, che tante polemiche aveva suscitato al tempo di Ciampi. Ma oggi i giornali sembrano ignorare il problema. Vediamo di cosa si tratta.

Un gruppo di azionisti con meno del 10% di azioni, occupera' piu' del 50% del consiglio di amministrazione. Dopo vari tira e molla si e' deciso che i singoli partecipanti al nocciolo duro potranno comprare anche meno dell'1% delle azioni per aver diritto ad un posto in consiglio. Chi sono quindi i nuovi soci? Manco a dirlo, si tratta della famiglia Agnelli, di Mediobanca, della Comit, Credit, delle Generali, piu' qualche socio straniero. Io non mi intendo molto di grande finanza, ma mi domando se e' normale poter avere il controllo di un bene possedendone solo qualche percento.

Sarebbe piu' democratico se i giornali invece di dedicare mezze prime pagine ai risultati trionfali della FIAT, che non so quanto possano far gioire il disoccupato molisano, spendessero un po' di tempo a spiegare ai lettori il significato di tali privatizzazioni. A me sembra, non per dare ragione a Bertinotti, che quello che prima apparteneva a tutti, appartiene oggi in cambio di un tozzo di pane, si fa per dire, al gruppo dei soliti noti. Mi piacerebbe capire cosa io ci possa guadagnare da simili privatizzazioni.

Meglio fermarsi qui. E senza voler trarre particolari conclusioni, mi permetto un solo commento: ma e' possibile che non ci sia neanche un solo giornalista che voglia lasciare almeno per qualche giorno il partito-azienda e si metta a fare un'inchiesta sul Paese-Azienda?

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