PAX CIVILIS

di Massimo Galanti

In quest' ultimo mese abbiamo assistito ad un evento storico, che se non verra' stravolto e snaturato dai soliti interessati, non potra' che portare su un lungo periodo a grandi benefici per il nostro travagliato Paese.

Parliamo naturalmente di quello che e' stato l'esito, finora, del lavoro della Bicamerale. Quando mesi fa si discuteva ancora se la Bicamerale fosse un bene che nascesse o no, molti erano gli scettici, ed io senz'altro fra questi, preferendo a questa l'elezione della cosiddetta Costituente. Gli scettici erano confortati nella loro visione e dagli insuccessi dei precedenti tentativi e dalla constatazione che in genere chi ha il potere e' di natura conservatore.

Nessuna �lite si andrebbe ad impegnare seriamente e sinceramente in un processo riformistico il cui esito potrebbe verosimilmente essere un ridimensionamento di quel potere di cui la suddetta �lite avrebbe fino a quel momento goduto.

Ed invece dei risultati, che anche nel merito posssono a mio avviso definirsi positivi, la Bicamerale alla fine li ha prodotti. Tutto cio' e' potuto accadere poiche' nonostante le aspettative, molti politici, fra i piu' responsabili, hanno capito che quella poteva essere un'occasione unica per riaffermare quel potere di guida della nazione che deriva dal consenso elettorale e che e' l'unico in definitiva ad avere leggittimita' in un sistema democratico. Un potere che anche e soprattutto per colpa della stessa classe politica in parte corrotta ed inetta era stato fortemente contestato, e lo e' ancora, da quella fantomatica "societa' civile" di cui tanto, ed a sproposito, si parla.

Che la Bicamerale dovesse essere creata ma solo per fallire, e' risultato evidente dalla reazione scomposta e stizzita e dei soliti esperti politici, e, soprattutto, dei grandi giornali nazionali. Questi, di fronte ai risultati, se pur naturalmente discutibili, della Bicamerale, hanno tuonato sdegnati contro la solita partitocrazia.

Ed in mancanza di seri argomenti alcuni politici ed alcuni politologi sono arrivati al punto di contestare la leggittimita' della posizione della Lega che, con il suo intervento, aveva fatto pendere la bilancia delle riforme nella direzione presidenzialista. Era evidente che, piu' che il risultato in s�, cio' che veniva considerato con fastidio e come pericoloso era soprattutto il clima costruttivo che si era creato fra le forze politiche.

Infatti non c'e' stato nessuno dei giornali appartenenti al giro della grande industria e grande finanza che non abbia parlato d'inciucio e d'innominabili accordi sottobanco, con particolare riferimento a D'Alema e Berlusconi.

Un po' la stessa tecnica giornalistica usata al tempo del cosiddetto CAF, e contro di questo. Lo stesso direttore di un grande quotidiano, durante un recente dibattito politico, cui erano partecipi Berlusconi e D'Alema, ha accennato convintissimo a questi accordi come se fossero cosa vera e risaputa, con il risultato di dover ricorrere ad un imbarazzato silenzio quando con tranquillita' e' stato invitato dai due uomini politici a chiarire meglio la natura di questi accordi.

Se ben ricordiamo la maggioranza dei giornali era inizialmente a favore della nascita della Bicamerale il cui eventuale aborto veniva gia' ampiamente attribuito all'intransigenza di Fini. Cosi' come era gia' avvenuto in occasione del famoso tentativo Maccanico, era gia' pronto un facilmente individuabile ed accettabile capo espiatorio nella persona di Fini, l'intransigente "Dottor No" Presidente di AN. Questo partito poteva essere un facile capro espiatorio a causa della sua coerente posizione sul Presidenzialismo.

L'accusa di guastafeste antidemocratico non avrebbe incontrato molta opposizione dati i trascorsi ideologici di questo partito che fino a pochissimo tempo fa era considerato un reietto nei confronti dei partiti del cosiddetto "Arco Costituzionale". Ai tempi del tentativo Maccanico l'attacco a Fini ed AN fu preordinato, concentrico e senza titubanze. Furono mobilitati giornali e grandi politologi. Anche in quest'occasione tutto era pronto per la grande messa in scena: la Bicamerale con grande disappunto di tutti i veri democratici era fallita per l'intransigenza di AN.

Il Potere, quello con la P maiuscola, avrebbe potuto raggiungere in questo modo tutti i suoi scopi, ovvero:

A) allontanare probabilmente per sempre l'ipotesi di una riforma dello Stato,
B) attribuendo la colpa del fallimento alla solita partitocrazia, accrescere l'insofferenza dei cittadini verso i partiti,
C) essere titolare di un credito di gratitudine presso il governo, che da parte sua temeva che un serio patto per le Riforme potesse mettere in pericolo la propria esistenza,
D) rilanciare i soliti propri eroi: ovvero parte della magistratura, Di Pietro, Segni ed altri eventuali, gia' ampiamente utilizzati, probabilmente ad insaputa degli stessi, al tempo dell'attacco al vecchio sistema.

Per inciso giova ripetere che comunque il vecchio sistema andava spazzato via, ma per molti e seri motivi politici e non invece soltanto in nome di una moralita' che ancora oggi sarebbe interessante scoprire da quanti viene veramente stimata e messa in pratica, e che, allora come adesso, venne usata con la tecnica dei due pesi e due misure.

Bisogna stare molto attenti di fronte a questi attacchi generici e demagogici contro il lavoro dei membri della Bicamerale. Dal fallimento di questa non nascera' una riforma migliore di quella che si prospetta, ma semplicemente sara' il trionfo dello status quo e forse l'inizio di un processo che potrebbe portare a soluzioni avventuristiche: gli attori di questa nuova commedia forse sono gia' intenti a fare le prove. Un fallimento della Bicamerale porterebbe a istituzioni ancora piu' deboli e screditate, con i poteri non eletti ancor piu' facilitati nella conduzione dei propri giochi.

Se i partiti saranno invece in grado, come sembra stia accadendo, di scrivere una nuova costituzione, questa sara' il nuovo patto, questa volta fra tutte le componenti politiche, nessuna esclusa, attraverso cui potra' nascere quel patriottismo istituzionale che dovrebbe essere la fase piu' matura della crescita di una nazione.

Ed e' proprio la prospettiva della nascita di una coscienza nazionale che piu' spaventa tutte quelle forze nuove od antiche che oggi come nel passato hanno fatto delle divisioni e della debolezza del popolo e del paese la base del loro potere.

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