I SEPOLCRI


di Monello

"Non li faremo governare. Mobiliteremo la piazza".

Erano passati pochi minuti dall' annuncio della vittoria del Polo delle Liberta', era il marzo del 1994 quando, schiumanti di rabbia, davanti alle telecamere, alcuni fra i piu' fulgidi rappresentanti del nostro antifascismo alle vongole, con quelle parole, per l'ennesima volta, cercavano di dare lezioni di democrazia agli italici telespettatori.

La lezione di quel giorno verteva sul tema: "Quando vinco io e' un giorno storico per la democrazia, segno della crescita democratica del popolo. Quando vincono gli altri cio' e' dovuto al rimbambimento televisivo delle folle becere ed ignoranti".

Passata la rabbia, i migliori commentatori democratici continuarono sui grandi quotidiani e periodici le lezioni sul seguente leitmotiv : "Hanno vinto? Giela faremo pagare".

Un tema molto dibattuto in quei giorni riguardava il cosiddetto " spoiling system" ovvero: "Chi vince le elezioni ha il diritto ad occupare le varie poltrone dell'amministrazione pubblica? Ovvero nelle banche, televisione, industria pubblica etc?". Dopo molto argomentare, la risposta su cui si trovarono d'accordo tutti i piu' intelligenti rappresentanti del pensiero liberal, risulto' la seguente: "Naturalmente no, soprattutto se a vincere sono quei cripto-fascisti del Polo".

Piu' tardi, quando i tempi furono maturi, la risposta venne arricchita da un ulteriore corollario: "Si, se a vincere e' la coalizione dell'Ulivo". Infatti oggi quelli dell'Ulivo hanno occupato tutto, dicasi tutto, quello che c'era da occupare, e l'han fatto naturalmente con il tacito consenso della grande stampa.

Quella stessa, identica stampa, con gli stessi direttori e con sempre gli stessi o lo stesso padrone, che nel 1994 aveva messo in guardia il Polo, in nome della democrazia, a non provare neanche ad allungare la mano su qualche posticino pubblico. Oggi lo spoiling system e' stato fatto proprio dall' Ulivo come segno di limpida democrazia.

E la par-condicio?. C'era un tempo in cui il Presidente della Repubblica come incontrava qualcuno non mancava di ricordargli della par condicio. Ed i soliti professori di democrazia non mancavano di tormentare quotidianamente il paziente lettore con editoriali parcondiciani. Oggi niente, l' argomento non interessa piu' a nessuno. Con la vittoria dell' Ulivo la par-condicio si e' realizzata automaticamente.

Ed allora abbiamo finalmente capito cos'e' la par condicio. Nella neolingua della neodemocrazia ulivastra puo' riassumersi nella seguente definizione:"Se vinci tu, e' giusto che prenda tutto io, se vinco io a te non spetta democraticamente niente".

Bisogna riconoscere pero' che quando vincono gli ulivini tutto e' piu' rilassato, tranquillo, "normale". Tutti gli inviti sono alla pace, alla concordia, alla collaborazione, al lavoro comune per il grande bene del Paese. In fondo cosi' si vive meglio. Soprattutto si evitano agli ulivini le crisi di rabbia democratica antifascista con relative labbra schiumanti. Crisi da cui vengono assaliti con sacro furore quando i cripto- fascisti, che sarebbero gli avversari, ossia quelli che la pensano diversamente, non si vogliono sottomettere alla piu' elementare delle regole democratiche ovvero : "Io vinco sempre, tu sempre perdi".

Ancora una volta quegli ignorantoni beceri del Polo hanno dimostrato di non avere la piu' piccola idea di cosa voglia dire Democrazia, quella con la "D" maiuscola.

Probabilmente e' una questione di cromosomi. Quando alla bicamerale si discuteva delle due ipotesi Premierato- Presidenzialismo gli ingenui polisti non hanno capito le gravi implicazioni antidemocratiche della seconda ipotesi. Soprattutto non hanno capito che il Presidenzialismo una "ipotesi" doveva restare.

Infatti la neodemocrazia dell'Ulivo e' una democrazia ipotetica. Questa e' la grande intuizione democratica, ovvero neodemocratetica dell'Ulivo: "Le idee altrui possono anche prevalere democraticamente ma anche e soprattutto ipoteticamnte".

Razza d'ipocriti, o meglio, d'ipotetici.

P.S. Come corollario della dottrina neodemocratetica dell'Ulivo, risulta che se, ipoteticamente, un ipotetico Bossi con i suoi ipotetici amici votasse ipoteticamente per l'Ulivo, non farebbe altro che da buon neodemocratetico adempiere ad un suo ben preciso diritto-dovere.

Se nell'ipotetica malaugurata ipotesi il voto venisse espresso in favore di un'idea portata avanti da quelli del Polo, allora e' evidente che quel goliarda di Bossi con la sua concreta e non ipotetica buffonata recherebbe un danno gravissimo alle " magnifiche (ipotetiche) sorti e progressive " dell'ipotetica neodemocrazia italiana.

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