IL RE E' NUDO

di Tito Livio

L'annuncio a sorpresa, un mese fa, dello scioglimento anticipato dell'Assemblea Nazionale francese era stato interpretato unanimemente come un'abile mossa per anticipare una campagna elettorale che l'anno prossimo avrebbe potuto rivelarsi assai scomoda per la maggioranza.

A parte le voci di corridoio che sostengono che Chirac abbia voluto precedere una imminente rivelazione di nuovi "scandali", l'opinione corrente era quella che il Presidente volesse avere un Governo in grado di prendere misure impopolari (tasse, stato sociale,...) per arrivare ai famosi parametri di Maastricht, senza l'incubo delle elezioni.

Abile mossa, si diceva, visto che la sinistra era ancora del tutto frastornata, senza personalit� e praticamente senza programmi, dopo le batoste elettorali degli ultimi anni, mossa destinata quindi a rafforzare l'intesa franco-tedesca sulla moneta unica.

Ed eccoci qua oggi a sentire il coro (forse prematuro) dei De Profundis per la moneta unica, visto che con l'avvento della gauche, ritenuta ostile all'EURO, uno dei suoi due pilastri, quello francese, si sarebbe quanto meno incrinato.

Imprendibile Francia! Ancora una volta si propone al mondo come portatrice di idee rivoluzionarie!

Poco importa infatti sapere se Chirac, consapevole magari attraverso i sondaggi di una probabile vittoria socialista, ne abbia approfittato per far domani ricadere su questi sia un eventuale fallimento dell'EURO (nell'impossibilit� di soddisfarne i requisiti), che l'eventuale impopolarit� per le drastiche misure da prendere nel caso di mantenimento dell'obiettivo.

A parte il fatto che tali sottili strategie sarebbero state tagliate molto pi� a misura di un Mitterrand che non di uno Chirac di natura essenzialmente impulsiva, il dato di fatto � che ancora una volta il popolo francese ha alzato la voce contro il Potere, determinando la rotta degli eventi successivi.

Certo, il voltafaccia improvviso degli elettori di centrodestra non dipende solo da Maastricht, essendo palpabile il loro disagio per l'incapacit� del Governo nel voler affrontare quei problemi (immigrazione, sicurezza,...) di cui il Front National di Le Pen � insieme indice e conseguenza, ma � indubbio che un istinto anti-Maastricht sia stato il fattore determinante.

"Idee rivoluzionarie" dicevamo, visto che sinora manifestare perplessit� o semplicemente chiedere spiegazioni sull'operazione "moneta unica" significava passare per zotici plebei.

Cos�, le domande di questi zotici restavano senza risposta. Un po' come nella favola del "Re Nudo". Se fosse stata scritta oggi, si sarebbe definito"politicamente scorretto" il solo dubitare dell'esistenza del vestito invisibile del Re. Era dunque scorretto chiedersi:
- perch� si fossero fissati (e mantenuti) parametri che solo il Lussemburgo (forziere d'Europa) riusciva a rispettare;
- perch� i Paesi pi� lontani dai parametri dovessero distruggere la propria industria, imponendole tasse sempre pi� gravose per finanziare i deficit dello Stato (aumentando in tal modo il costo del lavoro e incidendo quindi sulla loro concorrenzialit�);
- in virt� di quale principio si dovesse avere una moneta (e banca centrale) unica in un territorio, l'Europa, dove per la stessa attivit� alcune zone sarebbero state sottoposte a tassazioni paranoiche fino al 65% (l'Italia) ed altre, ahim� pi� seriamente governate, al 35%;
- in base a quale potere, se non l'arroganza, i Paesi incapaci di restare nell'ambito dei famosi parametri, avrebbero dovuto dissanguarsi per pagare "multe" a beneficio dei Paesi (sic) pi� virtuosi;
- in base a quale considerazione si fosse imposto il "dogma" della moneta unica innanzi tutto, indipendentemente dalla creazione di milioni di nuovi disoccupati da sacrificare al suo altare, e questo soprattutto, e per ironia, nei tre paesi che pi� degli altri si agita(va)no per essa, Germania Francia e Italia.

Proprio riguardo a quest'ultimo punto, si � arrivati in pratica all'assurdo di considerare i milioni di disoccupati, via via sempre pi� emarginati dal contesto sociale (inesorabilmente e senza speranza, inutile illudersi), non pi� come un "problema da risolvere", ma quasi come un imbarazzante e fastidioso foruncolo che stona con l'abito de sera!

"L'horreur �conomique", l'ha definito Viviane Forrester (Ed. Fayard, 1997) e, almeno su questo punto, difficile darle torto.

Malraux, Adenauer, De Gasperi, Spinelli posero le basi della ricostruzione e dell'unit� europea, con il buon senso e la concretezza che la tragedia della guerra aveva loro appreso. Giustamente i loro nomi hanno la fama che meritano, fama attribuita loro dalle opere compiute con l'umilt� (se si pu� ancora usare questo termine) e con la lungimiranza di chi riesce ad elevarsi dal proprio immediato interesse per una causa nobile. Fama non certo ricercata a colpi di slogans e spots pubblicitari, gettati al volgo con supremo disprezzo e, almeno nel caso italiano, con sprezzo del ridicolo.

Rimettiamo in ordine i conti dello Stato, ripristinando magari l'obbligo della copertura finanziaria reale per ogni legge di spesa, promuoviamo la ricerca e l'innovazione tecnologica europea, riduciamo l'imposizione, diamo sfogo e incoraggiamento alla fantasia, alla libert�, alla voglia di intraprendere: misuriamoci cio� con gli Stati Uniti ed il Sud Est asiatico con le loro stesse armi, e non con l'infernale abitudine europea dello statalismo dirigista. E la fama, quella vera, verr�.

Diamo quindi atto, proprio noi "di centrodestra", al popolo francese di aver avuto il coraggio di esprimere la propria insofferenza verso questo modo di procedere nell'unione monetaria.
Coraggio che gli elettori tedeschi non hanno ancora avuto modo di manifestare (ma le elezioni politiche sono alle porte) e che quelli italiani riescono a manifestare solo nel mugugno salottiero, se � vero, come � vero, che circa il 50% di essi continua a votare per i partiti dell'attuale maggioranza, indipendentemente da quello che fanno o non-fanno o dicono. Metaforicamente, forse ha ragione Visco: � come se mezza Italia gli inviasse fax di plauso e incoraggiamento per i continui aumenti di tasse inutili!

Ci auguriamo che l'integrazione europea ne tragga giovamento per riprendere slancio su binari meno tortuosi e meno "altofinanziari". E magari evitando anche un ritorno alla "euroburocrazia", come la presenza di Jaques Delors nei paraggi del Partito Socialista francese lascia un po' temere.

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