IL GOVERNO DEI MANDARINI

di M. Galanti

E' indubbio che gli Italiani stiano vivendo un drammatico periodo di transizione. Drammatico al punto tale che, alla fine di questo periodo, si potrebbe parlare di Italiani solo nel senso di abitanti della penisola geograficamente chiamata Italia.

Chi vive un periodo di grande cambiamento si accorge al massimo che esistono grandi problemi, ma � difficile che ne possa intravvedere le possibili soluzioni, ed in genere non si rende nemmeno conto della vera drammaticit� della situazione. Gli scrittori del V^ e VI^ secolo d.C. vedevano il dramma intorno a loro, ma certo avrebbero dato del matto a chiunque avesse detto: "Guardate, l'Impero sta per finire, anzi, � gi� finito". Gi uomini, di fronte alle catastrofi annunciate, diventano ciechi. Gli antichi dicevano che, in vista del precipizio, gli Dei rendono ciechi gli uomini, apposta per farli perdere.

Una spiegazione pi� logica dei comportamenti illogici si pu� trovare, forse, considerando che ci� che pi� preme agli uomini � il mantenimento del potere.

Di fronte ai grandi cambiamenti, che per essere governati richiederebbero grandi trasformazioni nell'equilibrio del potere, succede invece che le �lites dominanti si arrocchino per la difesa del posto di comando e dei relativi privilegi. E per mantenere il potere, anche un compromesso con i barbari va bene. Qualcuno ben noto disse che i capitalisti avrebbero finito per vendere ai rivoluzionari anche la corda ed il sapone con cui da questi sarebbero poi stati impiccati.

In questi giorni in Italia, sta facendo i primi passi un nuovo Governo, nuovo certamente per tanti versi. Proviamo ad analizzarne la composizione. Tolti Pinto, Ronchi e Bindi, volti nuovi ma relativamente marginali, viene spontaneo dividere il blocco di governo in due gruppi fortemente omogenei e distinti.

Da una parte troviamo, compreso il Premier, un gruppo (8) di tecnici ed ex grandi burocrati di Stato, con l'eccezione di Andreatta, che � l'unico vero politico di questo gruppo. Il secondo gruppo, ancora pi� omogeneo, � composto da 9 membri del PDS. Abbiamo quindi la parte tecnico-burocratica e la parte politica.

Quella tecnico-burocratica ha un nucleo centale formato da personaggi che fino a tempi recenti sono stati grandi esponenti del mondo finanziario-industriale dello Stato: Prodi, IRI; Dini e Ciampi, Bankitalia; Maccanico, Mediobanca. E' inutile ricordare a questo punto che tra i meriti di Prodi, quando era Presidente dell'IRI (82-89 e 93-94), vi � la privatizzazione della stessa Mediobanca e pi� tardi di Credit e Comit a favore della prima. Ricordiamo anche che del Consiglio di Amministrazione di Mediobanca fa parte la crema del capitalismo italiano, e non solo italiano. Vicepresidente � ad esempio Antoine Bernheim, che � anche presidente delle Assicurazioni Generali e numero due della L�zard, una delle pi� importanti Banche d'Affari europee. Nel Consiglio di Mediobanca troviamo, solo per nominare i pi� noti, Agnelli, De Benedetti e Pirelli. L'unico grande escluso � Silvio Berlusconi.


Questo viene detto non perch� ci sia qualcosa di scandaloso, ma solo per fornire una delle possibili chiavi di lettura di quello che sta accadendo in Italia.

Quello che c'� da osservare, come d'altro canto � stato gi� messo in evidenza da molti, � che il Capitalismo Italiano � non solo concentrato nelle mani di pochissime famiglie, ma che queste formano anche una specie di club, a cui non � estranea la grande finanza internazionale. E' anche un dato di fatto che la grande stampa nazionale � in un modo o nell'altro nelle mani di questa oligarchia, come � un dato di fatto che tale stampa ha appoggiato apertamente la coalizione dell'Ulivo.


Viste in chiave storica, si potrebbe arrivare alle seguenti osservazioni.

Caduti sotto il ciclone di "Mani Pulite" i partiti tradizionali di Governo, sono i "Grands Commis" di Stato, che di quei partiti erano comunque emanazione, che, con l'appoggio della oligarchia economica, scendono direttamente in campo, nel tentativo di mantenere inalterati gli equilibri di potere. Questi grandi personaggi, potendo contare su uno scarsissimo consenso elettorale, che si � rivelato essere dell'ordine del 10 %, non possono fare altro che allearsi con chi ancora oggi pu� controllare le grandi masse, ovvero i comunisti ed i post-comunisti, che infatti riescono a coagulare intorno alle loro bandiere circa il 30% dell'elettorato.


Il mantenimento del potere ha come prezzo l'entrata della sinistra nella cosiddetta stanza dei bottoni. E' evidente che si tratta di una alleanza anormale, di convenienza: bisogner� vedere quando le strade di costoro si divideranno e chi prender� il sopravvento.

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