I RICERCATORI

di Eros Capostagno

Sarebbe esilarante, se non fosse terribilmente tragico, il candore con cui il Presidente del Consiglio Prodi ha commentato a caldo l'ennesima stangata di 15500 miliardi, quella per intenderci che strangola definitivamente le imprese italiane, dando l'estremo addio alle speranze di tanti giovani e disoccupati, ammesso e non concesso che le avessero, circa un rilancio dell'imprenditorialit� e quindi dell'occupazione.

"Le imprese devono essere contente -ha detto in sostanza Prodi- perch� con questa manovra abbiamo rimesso a posto i conti pubblici e le imprese lavorano meglio con i conti pubblici a posto. Inoltre, con parte dei soldi prelevati alle imprese (TFR), concederemo fondi alla ricerca, essenziale per lo sviluppo del Paese".

Esilarante e tragico, in quanto combina la mancanza di visione strategica e di autorit� del Capo del Governo con la lucida determinazione dei post e neocomunisti che ne determinano le azioni.

E' dai favolosi anni '70 che questi ultimi gridano a gran voce che la ricerca universitaria non deve essere asservita all'industria, che l'Universit� ed i centri di ricerca pubblici non devono lavorare per i capitalisti ed i padroni. Sulla base di questi concetti, fu praticamente distrutta ogni attivit� di ricerca dell'allora CNEN (Comitato Naz. per l'Energia Nucleare), ben avanti l'antinuclearismo post-Chernobil , come ampiamente descritto nell'articolo La strana storia del nucleare in Italia nel N.4, ed i laboratori di ricerca tecnologica delle Universit� si trasformarono essenzialmente in laboratori di ricerca ideologica, emuli entusiasti della Rivoluzione Culturale cinese (v. Mao Tze Tung).

Altro esempio fu il rapido declino della ricerca aerospaziale italiana, che negli anni sessanta, sotto la guida del prof. Broglio stava realizzando il programma S. Marco, con tanto di piattaforma di lancio in Kenia. Come nel nucleare, anche nell'aerospaziale l'Italia poteva allora collocarsi ai vertici della tecnologia, dopo USA ed URSS, e non � utopistico pensare a cosa avrebbe potuto rappresentare per il Paese l'industria aerospaziale se si fosse continuato su quella strada, oggi che nel settore delle telecomunicazioni i gestori di satelliti devono attendere anni per il lancio di un loro satellite per insufficiente numero di vettori disponibili!

In queste condizioni, la ricerca di base � praticamente scomparsa, e solo alcuni Istituti, quelli dipendenti dalle aziende pi� importanti come Montedison, Fiat, Breda, e qualche industria farmaceutica, hanno potuto continuare a fare ricerca applicata.
Un parametro indicativo, anche se non assoluto, � costituito dal numero di domande di brevetto industriale depositate ogni anno da soggetti italiani presso il competente Ufficio Europeo : meno di 2000, contro le 11000 della Germania, le 4500 della Francia, le oltre 3000 della Gran Bretagna, e addirittura meno della Svizzera e dell'Olanda, paese con soli 15 milioni di abitanti, che ne hanno depositati pi� di 2000 ciascuna (dati del '93)!

A questo dobbiamo aggiungere l'irresponsabilit� di troppi politici, attenti non gi� agli interessi strategici del Paese, ma a pure convenienze di parte, nel ritardare scelte fondamentali ed urgenti, che hanno prodotto in alcuni settori ritardi incolmabili per le le aziende italiane nei confronti della concorrenza straniera.

Esempio emblematico � stato il rinvio di anni nella scelta del sistema da adottare per la TV a colori in Italia (Pal o Secam), dovuto ai contrasti tra chi nei Governi di allora si faceva paladino degli interessi della Francia (Secam) e della Germania (Pal) rispettivamente: difficile pensare che i contrasti fossero di natura tecnica.
Le conseguenze nefaste non si sono fatte attendere: le aziende italiane leaders sino allora nel settore dell'elettronica "casalinga" e dei televisori sono ben presto uscite di scena, perdendo definitivamente il mercato, con tutte le conseguenze accessorie.

Ci siamo lasciati andare a questa divagazione perch� le parole di Prodi ci riportano (tragicamente appunto) alla realt� di quegli anni.

Lo stesso Ministro del Tesoro, C.A. Ciampi, ha stimato che, confiscando oggi alle imprese le imposte future sul TFR, queste saranno costrette addirittura ad indebitarsi con le banche per le spese correnti: in queste condizioni ci pare evidente che parlare di investimenti nella ricerca per le imprese (quelle che riusciranno a sopravvivere) sia quanto meno comico.
Allora, quando Prodi parla di aiuti alla ricerca, abbiamo il forte sospetto che riproponga un vecchio noto ritornello: quella piccola percentuale del bilancio statale destinato a finanziare la ricerca, sar� attribuito non gi� a chi f� vera ricerca applicata, ma agli istituti ed enti che esprimeranno amministratori di provata fedelt� al (e dipendenza dal) regime. L'occupazione di tutti gli Enti ed i recentissimi cambi al vertice di importanti Istituzioni decisi dal governo, non aiutano certo a fugare questo tragico sospetto.

In altre parole, l'ideologia comunista che condiziona questo Governo, si manifesta ancora una volta: l'iniziativa privata deve essere soffocata, tutto deve essere emanazione dello Stato, tutto deve essere sotto il controllo ideologico dello Stato, o meglio della nomenklatura che lo occupa.

Si profila quindi quale � la vera strategia di questo Governo, o almeno della componente pi� coerente e determinata, ammesso e non concesso che il Premier se ne renda conto: una manovra a tenaglia secondo la quale, con le mazzate fiscali (gi� tre in meno di un anno) si tagliano le gambe alle imprese produttive, in pratica eliminandole, e con il meccanismo sperimentato delle sovvenzioni si controllano (ideologicamente) tutte le attivit� del Paese.

O di quello che ne rester�, vista l'esperienza che di questi meccanismi � stata fatta nei paesi ex-comunisti.

Ci auguriamo solo che, come la spinta popolare ha abbattuto il Muro di Berlino travolgendo certe nomenklature e facendo giustizia delle ideologie che le ispiravano, cos� gli Italiani sappiano fare giustizia di questi tardivi e sconsiderati emuli nostrani.

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