LA TRUFFA DI MAASTRICHT

di Massimo Galanti

Per meglio comprendere i veri motivi che sono alla base delle azioni e dei fini che si prefiggono i politici, di buon aiuto puo' essere la verifica di quanto i fini dichiarati siano coerenti con le azioni che si intraprendono per raggiungerli e con gli effetti che provocano.
Talvolta inoltre un campanello d'allarme per la loro veridicita' puo' venire dalla retorica altisonante con cui tali fini vengono propagandati.

Un altro segnale che puo' mettere sull'avviso e' la totale assenza di discussione critica sulla scelta di tali fini ed il loro carattere di ineluttabilit�: o si va in quella direzione o il caos. Questi sono tutti segnali che dovrebbero, qualora si verificassero, spingere i cittadini a domandarsi qual e' il vero scopo di certe azioni politico-economiche.

Nel caso, che per semplificazione chiameremo di Maastricht, ovvero la convergenza dei paesi europei verso la moneta unica, i campanelli d'allarme ci sono tutti:
1) O Maastricht o il Caos;
2) Guai a discuterne in termini critici;
3) La retorica altisonante: l'esaltazione aprioristica dell'Europa Unita.

E proprio l'Europa Unita, intesa come comunita' di eguali, siano Stati o cittadini, e quindi come comunita' democratica che si realizza nel libero mercato, e' il fine ufficiale conclamato del trattato di Maastricht. Ed allora, visto che ci sono i motivi per discuterne, vediamo per prima cosa se i fini corrispondono alla realta'.

I fini

La realizzazione del trattato di Maastricht e' un passo fondamentale verso il fine ultimo di una piena integrazione europea.

La realt�

Mai come dopo Maastricht l'Europa e' stata cos� disunita. Non solo: nulla si fa per porre rimedio a queste divisioni. Anzi, come vedremo, vi sono forti gruppi di pressione che agiscono affinche' questa disunita' si mantenga e si approfondisca. Un'analisi, anche superficiale del trattato mostra come tali divisioni siano una conseguenza dello stesso trattato.

IL TRATTATO DI MAASTRICHT

Senza entrare in un'analisi approfondita sulla filosofia economica del trattato, si nota subito come alla base vi siano dei parametri di natura puramente finanziaria, arbitrari, fissi e generalizzati che non tengono in nessun conto le realta' economiche dei diversi paesi.

Nessun cenno ad esempio ad altri tipi di parametri quali:
1) la disoccupazione;
2) la crescita economica.

I parametri usati sono talmente arbitrari che nemmeno le piu' importanti economie mondiali, Stati Uniti e Giappone, potrebbero rispettare. Tale abitrarieta' e' comunque soltanto apparente. In realta' essi nascondono a malapena il vero scopo politico-finanziario del trattato. Infatti questi parametri possono essere soddisfatti, e comunque a fatica, da un ristretto numero di nazioni, escludendo una parte significativa di esse. Da qui la nuova divisione dell'Europa. Parliamo soprattutto dei dati che si riferiscono al deficit ed al debito pubblico: rispettivamente 3% e 60% del PIL.

Se questi due parametri venissero considerati come invalicabili, allora solo la Germania, con una Francia cui venisse permesso un certo lavoro di cosmetica finanziaria, potrebbero costituire il nucleo originario a cui, nel tempo e con enormi sacrifici, tali da sfiancare qualsiasi economia, si potrebbero agganciare gli altri paesi, a questo punto ormai in posizione definitivamente subalterna rispetto al blocco carolingio.

Il vero fine di Maastricht

Emerge quindi il vero scopo del trattato di Maastricht: la creazione di una stabile e definitiva alleanza fra Francia e Germania, le quali rinuncerebbero reciprocamente ad una parte della propria sovranit�, ottenendo in cambio la supremazia politico-economica sul resto dell'Europa.

Chi pensa che queste sono fantasie, dovrebbe spiegare perche' certi lavori di cosmetica finanziaria possono essere permessi solo alla Francia, e non estesi anche agli altri stati.

Inoltre c'� gi� chi si cimenta in alcuni significativi suggerimenti. Data la difficolta' di rispettare i parametri di Maastricht, che avrebbero anche i maggiori paesi, ma soprattutto per escludere paesi come l'Italia che reclamano un posto in prima fila, si suggerisce alla Germania di attuare un vero e proprio colpo di mano in accordo con la Francia, mediante una dichiarazione unilaterale di convergenza delle loro economie, con l'adozione immediata di una moneta comune al di fuori di quelle che sono le normali procedure imposte da Maastricht.

Le potenti forze che potrebbero star dietro a questi inconfessabili propositi, la grande finanza e alcune banche centrali, in primo luogo quella tedesca, avrebbero a loro disposizione anche le armi, ovvero le brigate della grande speculazione finanziaria internazionale, per bloccare eventuali proteste o contromosse da parte delle Nazioni escluse dal patto.

Ecco quindi delineati i motivi di questa unione Franco-Tedesca: il raggiungimento di un sogno egemonico, questa volta reso accettabile dal paravento di un'Unione Europea, con la benedizione della grande finanza, che troverebbe la sua protezione politica in una nuova Banca Centrale europea di cultura tedesca.

Dire che tutto questo fosse chiaro agli estensori del trattato riconosco che potrebbe sembrare un po' assurdo, non e' assurdo pensare pero' che alla fine le cose vanno sempre nella direzione in cui vengono spinte dalle piu' potenti forze in campo.

LA POSIZIONE DELL'ITALIA

Una delle nazioni da dover maggiormente controllare sarebbe l'Italia.
Cerchiamo di capirne i motivi dal raffronto di alcuni parametri che possono dare un'idea della forza economica di ciascun paese.

PAESE Pil (M$) produz. industr.(M$) Commercio mondiale (visibile) (%)
GERMANIA 2070 728 10,71
FRANCIA 1355 363 5,58
ITALIA 1107 317 4,72

Mentre e' evidente la forza indiscussa del colosso germanico, la Francia non puo' certo vantare lo stesso tipo di supremazia nei confronti dell'Italia. E' anzi evidente che l'Italia e' un formidabile contendente cui non puo' assolutamente essere lasciato il vantaggio di un cambio flessibile. E' evidente che di fronte ad un colpo di mano franco-tedesco, se all'Italia rimanesse nonostante tutto un briciolo d'orgoglio, il cambio flessibile sarebbe l'unica carta da giocare.

In questo caso e' anche evidente che contro l'Italia verrebbe scatenata la speculazione finanziaria internazionale.

Quando Prodi ando' a parlare con il Premier spagnolo, ancora pensava che i parametri di Maastricht potessero essere stiracchiati politicamente, onde far si' che tutti i paesi europei potessero convergere insieme verso la moneta unica: d'altro canto qualsiasi persona di buon senso potrebbe pensare che l'importanza di una vera, quindi democratica, Unione Europea sia di gran lunga superiore a qualsiasi autoimposto diktat finanziario.

Purtroppo per Prodi e per l'Italia, dai colloqui venne fuori in maniera brutale che la Spagna, proprio per anticipare qualsiasi tentativo di alleanza "mediterranea", era stata gia' contattata con l'offerta di un posto a tavola. Notare che i parametri economici spagnoli considerati nella tabella di cui sopra, sono in valore circa la meta' di quelli italiani.

Fu a questo punto che per l'Italia rimase solo la scelta di dichiarare a gran voce: "Vengo anch'io!".

L'altra scelta, coraggiosa, avrebbe potuto essere la denuncia politica, ovvero la dichiarazione che il trattato di Maastricht cosi' com'� non e' accettabile: in fondo sono passati 5 anni, e l'esperienza ha dimostrato che le politiche economiche necessarie a raggiungere in cosi' breve tempo quei parametri portano alla disoccupazione ed al ridimensionamento a livelli inaccettabili dello Stato Sociale. Una tale scelta avrebbe automaticamente reso l'Italia il bersaglio di un attacco della speculazione finanziaria internazionale.

La finanza internazionale

Ci si domanda infatti quanto la speculazione internazionale si muova solo per scopi economici e non persegua anche dei fini politici, od almeno qual e' l'intreccio fra grande finanza speculativa e politica.

Di questi attacchi speculativi ne sa qualcosa lo stesso Ciampi, quando nel 1992 fu costretto suo malgrado a svalutare la lira, soggetta insieme alla sterlina ad un attacco speculativo senza precedenti. Nell'occasione furono bruciati qualcosa come 80.000 miliardi, che comunque non furono sufficienti in quanto la lira, insieme alla sterlina, fu costretta ad abbandonare lo SME, mentre il franco francese venne sostenuto e salvato.
Anche questo a riprova dell'importanza dell'unione franco-tedesca rispetto alla piu' vasta unione di tutti gli stati membri.

In quell'occasione il primo segnale di sfiducia fu dato pubblicamente da un importante membro del Consiglio della Bundesbank, e le brigate di George Soros non tardarono molto a mettersi in azione. Non dimentichiamo, per inciso, che George Soros e' anche amico di Prodi, e che ha ricevuto recentemente la Laurea Honoris Causa dall'Universita' di Bologna.

Grande finanza e democrazia

Ci si domanda a questo punto quanto sia un bene per la democrazia lo strapotere del sistema finanziario.
Assistiamo in questi giorni alla nomina a Presidente di quello che dovrebbe diventare un giorno il secondo gruppo privato italiano, del professor Guido Rossi, di cui si e' anche discusso quale probabile erede di Cuccia, il potente padrone di Mediobanca, l'unica grande banca d'affari italiana, che sotto le sue ali protettrici custodisce le fortune, ed anche i segreti, di quelle quattro grandi famiglie che costituiscono il grande Capitalismo italiano.

Allo stesso Guido Rossi era stato affidato l'incarico di sistemare la Montedison che, dopo le note vicende di Mani Pulite era finita anche lei nell'orbita di Mediobanca. Guido Rossi era stato gia' eletto senatore, da indipendente, nelle liste del partito comunista.

C'� il pericolo evidente che anche Telecom Italia finisca, come gia' Credit, Comit e l'ex impero dei Ferruzzi, nell'orbita di Mediobanca.

Ci si domanda allora perche' tanto potere nei singoli paesi e nel mondo debba essere concentrato in cosi' poche mani, e con un intreccio, non certo salubre, o per lo meno poco chiaro, con le grandi burocrazie finanziarie e bancarie nazionali e internazionali. Sarebbe ora di cominciare a discutere sul ruolo e sul potere della grande finanza: e' incredibile che le politiche nazionali, lo sviluppo, la disoccupazione, lo Stato Sociale, debbano sottostare ad un potere che non sottosta ad alcun controlo democratico.

Globalizzazione e Finanza

Il problema di Maastricht si inquadra anche in questo scenario, che e' lo scenario della globalizzazione dell'economia e della finanza.

Nessuno mette in dubbio l'importanza della liberalizzazione del mercato delle merci. Ma la domanda potrebbe essere: e' proprio necessario che anche la grande finanza senza patria debba essere cosi' libera di agire in tempo reale sui mercati internazionali? Siamo sicuri che questa sia la strada migliore per l'economia e la democrazia nel mondo? Siamo sicuri che l'economia reale, quella della produzione di beni, che pure e' sottoposta, anche in un libero mercato, a quelli che sono i vincoli sociali e politici, ed anche temporali, debba dipendere in realta' da ignoti personaggi che nella frazione di secondi sono in grado di spostare immensi capitali, senza controllo alcuno?

Siamo sicuri che sia un bene, e da questo eravamo partiti, che l'integrazione europea, ed il futuro del nostro paese, debbano dipendere da burocrati quali i signori della Bundesbank, o dai loro simili nazionali, o dai loro amici o alleati, forse anche solo occasionali, quali i grandi gruppi finanziari internazionali?

E quando parliamo del nostro Paese parliamo soprattutto dei milioni di disoccupati immolati sull'altare della fissita' dei cambi che, unita ad una ideologica ed illogica struttura conservatrice del mercato e delle istituzioni del lavoro, sta risultando il migliore catalizzatore per un futuro economico e sociale ancora piu' disastrato del presente.

Pagina successiva

Sommario Pagina di copertina Commenti alla Redazione

Hosted by www.Geocities.ws

1