il Rimino Sottovoce 2022



Rimini "moderna"/4
Quei libri sono per tutti
"il Ponte", 28.08.2022, n. 30


"La biblioteca sta a metà fra un tempio e una cucina", ha scritto Ezio Raimondi (1924-2014). Essa raccoglie il passato ed elabora il presente, diventando simbolo di un'epoca. Due biblioteche riminesi, diverse per origine e destino (la seconda voluta da Alessandro Gambalunga nel 1617 è ancora presente tra noi), raccontano come il potere politico ed accademico abbia avuto cura nel crearle in due momenti storici molto diversi fra loro.
Il progetto di costituire una biblioteca aperta al pubblico e utile agli studenti poveri, è testimoniato nel 1430 per iniziativa di Galeotto Roberto Malatesti, che segue una intenzione dello zio Carlo, morto l'anno prima. A Carlo un canonico Maestro di Grammatica ha lasciato in eredità una casa che Galeotto Roberto vende per realizzare il progetto. Nasce così la prima biblioteca pubblica d'Italia, come riconosciuto (2010) da C. S. Celenza e B. Pupillo della Johns Hopkins University (USA).
È del 15 febbraio 1432 il "breve" di papa Eugenio IV sulla fabbrica del convento di San Francesco. Forse si riferisce anche ai lavori necessari per realizzarvi la biblioteca. Risale al 1475 il testamento di Roberto Valturio che lascia la propria biblioteca alla libreria del convento dei frati di San Francesco di Rimini, ad uso degli studenti, degli altri frati e dei cittadini, con la clausola che si trasferiscano tutti i libri in altra stanza nel solaio, adatta all'uso di libreria. Il documento è pubblicato per la prima volta da Angelo Battaglini nel 1794. Da esso si ricava che nel 1475 esiste già una libreria del convento di San Francesco, posta al piano terreno. Essa, osserva Battaglini, era già diventata copiosa a spese di Sigismondo, ma giaceva "in piano a terra pregiudicevole a materiali sì fatti". Il trasporto al piano superiore avviene nel 1490.
Battaglini conclude: Rimini "dovette dunque non meno a Sigismondo suo Principe, che al suo cittadino Roberto Valtùri l'acquisto fatto d'una pubblica Biblioteca". Sigismondo, come ricorda per primo Valturio nel "De re militari", dona alla biblioteca monastica francescana "moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline". Sono testi latini, greci, ebraici, caldei ed arabi che restano quali tracce del progetto di Sigismondo per diffondere una conoscenza aperta all'ascolto di tutte le voci dell'antichità greca e latina. Valturio ricorda pure che a lui ed a molti altri era stato affidato da Sigismondo l'incarico di procurare i testi per le nuove biblioteche che il signore della città voleva realizzare.
Nel 1560 la biblioteca è costituita da due file di plutei di venti elementi ciascuna. Circa 150 opere sono nella prima fila, circa 123 nella seconda, come risulta da un inventario del 1560, conservato a Perugia e pubblicato nel 1901 da Giuseppe Mazzatinti. All'inizio del secolo XVII, precisa Antonio Bianchi (in "Storia di Rimino dalle origini al 1832", Rimini 1997), "della preziosa libreria, che i Malatesti, per conservarla ad utile pubblico, avevano dato in custodia ai frati di San Francesco", restano soltanto 400 volumi per la maggior parte manoscritti. Questo "rimasuglio" (in realtà sono circa 273, per l'inventario del 1560), va perduto secondo monsignor Giacomo Villani (1605-1690), perché quelle carte preziose finiscono in mano ai salumai.
Federico Sartoni (1730-1786), come riferisce Luigi Tonini ("Rimini dopo il Mille", p. 94), sostiene invece che i frati vendettero la libreria alla famiglia romana dei Cesi, alla quale appartengono i fratelli Angelo, vescovo di Rimini dal 1627 al 1646, e Federico, fondatore dell'Accademia dei Lincei nel 1603.
Gambalunga nel testamento (25.09.1617), dichiara che i suoi libri "s'habbino meglio e più lungamente conservare, poiché concerne pubblico commodo, utile et honore".
La sua libreria dovrà essere aperta a tutti e quindi passa al Comune, ci sarà un bibliotecario ("persona di lettere idonea ed atta") stipendiato con i propri soldi e nominato dai Consoli della città. Altra somma egli destina per nuovi libri ed il restauro di quelli vecchi. Il 9 agosto 1619 nomina il bibliotecario, un dottore in legge suo amico, Michele Moretti, che diventa pure amministratore dei suoi beni. Il palazzo in cui si trova la biblioteca è stato da lui costruito tra 1610 e 1614. Il 12 agosto 1619, Alessandro Gambalunga scompare lasciando 1.438 volumi.
Antonio Montanari

ARCHIVIO "Riministoria"
La prima biblioteca pubblica d'Italia. "Il Ponte", Rimini, 9 aprile 2006
Malatestiana, prima di Cesena
Biblioteca Malatestiana di San Francesco a Rimini
Se si cancella il passato. ["il Ponte", 06.01.2013]

Biblioteca Gambalunga. ARCHIVIO 2002-2019



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