il Rimino Sottovoce 2022



1822, i sovrani d'Europa passano qui
"il Ponte", 25.09.2022, n. 33.


La notizia è piccola come quegli antichi mappamondi da scrivania, che però raccontano qualcosa di molto più grande, cioè il mondo intero. La nostra notizia dice: nel 1822 da Rimini passarono i sovrani d'Europa diretti a Verona per partecipare al congresso delle potenze politiche del continente, tenutosi tra fine ottobre ed inizio di novembre. Le poche parole che incontriamo nella "Storia di Rimini" di Carlo Tonini (1896), bastano per aprire una piccola finestra su quei giorni vissuti nelle nostre terre.
La situazione politica non era tranquilla. "Vendette, aggressioni e omicidi erano all'ordine del giorno" in Romagna e Marche, scrive G. Ratti (2013): le sette provocavano scontri aperti con i reazionari. A Modena il 16 ottobre è decapitato don Giuseppe Andreoli per appartenenza alla Carboneria (U. Marcelli, 1980), poco dopo l'uccisione del direttore di Polizia Giulio Besini, già carbonaro e poi "zelante inquisitore dei settari" che in latino avevano sollecitato i soldati ungheresi in transito a ribellarsi.
Un testo apparso nel 1879 ("Storia dell'indipendenza italiana") e firmato da Domenico Ghetti, avvocato faentino nato nel 1843 ed impegnato in politica nella sua città d'origine, va giù pesante contro i capi di Stato reazionari che si radunano a Verona: sono essi più buontemponi in cerca di divertimento che veri uomini (o donne) politici, per come si presentano e si esibiscono, pensando più a fare bella figura nella buona società cittadina, che a raggiungere risultati positivi per la loro attività.
Ghetti ha letto François-René de Chateaubriand, scrittore, politico e diplomatico francese (1768-1848): grazie a lui sappiamo che "Maria Luigia di Parma, la vedova di Napoleone, portava in Verona un braccialetto con pietre della tomba di Giulietta; che la stessa Maria Luigia, trovò persino il tempo di recarsi in Valpolicella per visitare il famoso Ponte di Veja", raccogliendo molti applausi, a dimostrazione "che il partito franco-italiano era ancora assai forte in Verona". Chiuso il congresso il re di Prussia Guglielmo III ripassa da Rimini.
Il 1822 è un anno inquieto per l'Emilia-Romagna. Leggiamo in un saggio (1980) di Umberto Marcelli (1910-99) che la Romagna era il teatro principale di lotte sorde tra i seguaci della Carboneria (scomunicata nel 1821 da Pio VII) e la Polizia. I moti napoletani del 1820-21 "fornirono all'Austria l'occasione di inviare le sue truppe a reprimerli, passando per Bologna e la Romagna". A Modena il 14 marzo 1822 ci fu l'uccisione del direttore di Polizia Giulio Besini che era stato iscritto alla Carboneria prima di diventare "zelante inquisitore" dei suoi ex colleghi.
Il 16 ottobre 1822 un sacerdote, don Giuseppe Andreoli, è decapitato, "unico a subire la condanna suprema proprio perché sacerdote". A Ravenna ed a Forlì si dà la caccia ai liberali "al di fuori della normale legalità: nel giro di pochi giorni circa centocinquanta furono gli arrestati ed inquisiti, appartenenti ad ogni ceto sociale". Il clima politico della Romagna peggiora al punto che s'interrompono le persecuzioni "mentre gli agguati reciproci tra carbonari e sanfedisti riprendono peggio di prima".
Sulla Carboneria riminese leggiamo, in un saggio (1976) di Giulio Cesare Mengozzi (1900-1988), che essa ebbe tre momenti distinti. Nel periodo napoleonico essa faceva capo alla Loggia di Parigi. Dal 1818 essa è in collegamento con il poeta marchigiano Michele Mallio (1756 - 1831) che operava nell'Italia Centrale. Nel 1821 essa ebbe una sosta dopo gli arresti ed i processi terminati con una sentenza che fu tenuta nascosta il più possibile per un accorgimento politico o per riguardo alle famiglie di alcuni rei, come allora si disse.
Nel 1821 il delatore fu un fabbro "che ottenne l'impunità rivelando alla polizia pontificia quanto era a sua conoscenza". Egli per la Loggia aveva costruito armi bianche (spade o pugnali) e munizioni di piombo, osserva Mengozzi. Nel 1822 Giuseppe Manzini fornisce al Legato di Forlì notizie riminesi sulla Massoneria, ottenendo la promessa di un arruolamento nei Carabinieri, mai avvenuto per la scomparsa dell'autorità che gliela aveva fatta.

Desidero ricordare Mengozzi, riprendendo alcuni passi dell'articolo che pubblicai sul "Ponte" n. 7 del 1988. Egli aveva lavorato per molti anni nella nostra grande Gambalunghiana, e come pochi altri ne aveva esplorato gli angoli più nascosti. Cito un saggio sulle biblioteche appartenute agli Ordini monastici soppressi in età napoleonica, apparso nella locale Rivista Diocesana, che in poche pagine offriva un nuovo strumento d'indagine. Dove si parlava di stampa e di storia cittadina, Mengozzi non poteva mancare, con il suo entusiasmo, la sua capacità di organizzare. In quei primi anni Sessanta ricordo Mengozzi che al "Carlino" riminese sostituiva come capo-pagina Amedeo Montemaggi quando questi andava in vacanza.

Antonio Montanari



Antonio Montanari - 47921 Rimini. - Via Emilia 23 (Celle). Tel. 0541.740173
RIMINISTORIA è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nellaGazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001./3106/01.10.2022/