il Rimino Sottovoce 2019-Citazioni

"Due maestri riminesi al Seminario di Bertinoro", 1999

Il mio lavoro "Due maestri riminesi al Seminario di Bertinoro", apparso nel 1999, viene citato da Cristina Ravara Montebelli alla nota 8 di pag. 47 del saggio "Antonio Amantini e Vincenzo Loppi corrispondenti epistolari di Iano Planco", edito dal Comune di Sestino.


Cristina Ravara Montebelli

La citazione è a proposito di Lucantonio Cenni, allievo di Iano Planco ed insegnante di retorica presso il seminario di Bertinoro e successivamente maestro di eloquenza nella Repubblica di San Marino, dove nel 1764 fonderà l’Accademia dei Titanici (pp. 47-48).
Riproduco dal mio testo la parte relativa appunto alla citazione.

Lucantonio Cenni
Il 27 settembre 1751 Giovenardi scrive a Bianchi: "sento a dire che il Sig[no]re Abbate Cenni si sia fatto lo sposo, e che sia stato licenziato dal Seminario di Bertinoro". È del 18 settembre la lettera del vescovo a Bianchi: "Ritornato da Ferrara, sentendo compiuta la cerimonia, e per conseguenza pubblicato il matrimonio trà l’Abbate Cenni, e la giovane con cui da tanto tempo pratticava […] non manco di darle rispettoso avviso, rappresentandole il mio grave ramarico".
Bianchi era già al corrente della vicenda sentimentale del suo scolaro. A maggio dello stesso 1751, gli ha inviato quella che Cenni stesso chiama "la dolce esortazione" a lasciar andare certi "pur troppo pericolosi amoretti", a causa dei quali, ma non solo per essi, egli avrebbe voluto lasciare il Seminario di Bertinoro, dove comandavano un cuoco presuntuoso ed un nuovo Prefetto, perfetto "homo bilinguis". A quell’esortazione Cenni ha risposto: "Quanto all’andare a divertirsi, ed attendere agli amoretti, io intendo di far quello che il Capo, e tutta la corte fa". Planco deve avergli suggerito di "prender moglie". Cenni infatti replica: "non mi riesce cosa ora più odiosa di questa stante le mie insufficienti forze, ed il troppo desiderio, che ora ho di vedermi libero, che anzi prego il Cielo a tenermi lontano da una sì pericolosa risoluzione". (24)
Cenni è secolare: non ha voluto divenir sacerdote, nonostante la sua condizione di "pover uomo" lo richiedesse. Ma sentiva di non aver la "vocazione" sufficiente. (25) Sposandosi, si trova tuttavia amaramente accontentato.
Cenni apprende del proprio licenziamento all’inizio dell’agosto 1751. Lo sostituiscono con un prete. (26) Cenni viene accolto nella "corte di Monsig[no]re, dal quale per un mio infortunato accidente ho ricevuto molte distinte convenienze, ed assistenza rimarchevole". (27) L’accidente è la gravidanza della fanciulla da lui frequentata. (28)
Il primo settembre Cenni scrive a Bianchi: "Quanto al mio sinistro accadutomi non posso a meno di non piangere con me stesso, e per sottrarmi da ciò io avea fatto dal canto mio, ma il pessimo consiglio di questo nostro Sig. Vicarjo, e la facile condiscendenza di questo Prelato mi [h]anno condotto a tale stato".
Il "pessimo consiglio" del vicario è spiegato nella lettera successiva (9 ottobre): "feci ogni sforzo per mandare lontana la Giovane, come difatti io feci, perlocché essendo ella lontana mi credeva avere operato ciocché era necessario per sottrarmi da un repentino matrimonjo. Ma è stato al contrario, mentre la mandarono a prendere che era fuori di Diocesi senza mia saputa, e così il Sig[no]r Vicarjo mandò ad effetto quanto forse pensò per lo meglio". Cenni si lamenta soltanto della "poco o nulla decorosa prestezza", perché "di prenderla, io non me ne sono lagnato, e non me ne lagnerò per l’obbligo che mi correva".
Il vescovo, per quanto dispiaciuto a causa di quelle nozze, cerca di aiutare Cenni, raccomandandolo per la scuola pubblica di Bertinoro. L’abate riminese otterrà questo incarico soltanto nel ’58. (29)

NOTE
24 Cf. lettera del 27 maggio ’51. Qui si parla del Prefetto "homo bilinguis" (è una citazione della favola iv del libro ii di Fedro, nella quale si ricorda il "male che può ordine una lingua infida e doppia").
25 Ibidem.
26 Cf. lettera dell’11 agosto ’51.
27 Cf. lettera del 24 agosto ’51.
28 Scrive C. Tonini, Coltura, cit., p. 326: sembra che Cenni "lasciasse in istato, come suol dirsi, interessante" il suo "amoretto".
29 Nel sonetto allegato alla lettera del 30 agosto ’60, Cenni si firma "maestro pubblico della Città di Bertinoro". [Il sonetto, dedicato a Sant’Eufemia, gli era stato richiesto da Bianchi per l’antico monastero riminese a lei intitolato: esso è stato da noi pubblicato in Pagine di Storie & Storia, n. 2, supplemento al settimanale riminese "Il Ponte", n. 3 del 3 marzo 1996.] Cenni resterà a Bertinoro fino al ’63, quando si trasferirà a San Marino (cf. lettera del 30 agosto ’63: "sono stato fatto Maestro della Repubblica di S. Marino con la paga di scudi 100, e la Casa, ma ò l’obligo di tenere, e pagare il Sotto Maestro"; in precedente lettera, del 5 luglio, accusa il vescovo Colombani di aver tramato ai suoi danni, per escluderlo dalla riconferma "nel pubblico impiego" a Bertinoro; riconferma che il 23 agosto dichiarava di "aver ottenuto da Roma […] ad onta de’ pochi nemici, che qui tengo"). A San Marino Cenni fu "institutore dell’Accademia de’ Titanici" (cf. Schede Gambetti, BGR). Dopo San Marino, sarà la volta di Urbania, nel ’69. Prima del ritorno a Bertinoro era stato maestro pubblico a Comacchio, dal ’53.


I miei scritti su Giovanni Bianchi.
In particolare:
L'Accademia dei Lincei riminesi
Notizie inedite su Giovanni Bianchi (1993), presenti pure qui.



Alla pagina I segreti del Planco segreto
Alla pagina Iano Planco, 2018

Alla pagina sulle citazioni.



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2867, 05.01.2019/06.01.2019