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Le arti liberali di Rimini.
Un brano del saggio di Paolo D'Ancona (1878-1964) del 1902

Le sette figure allegoriche hanno una medesima aria di famiglia. La Grammatica, avvolta in ampio paludamento, è rappresentata col volto leggermente piegato a destra in atto di porgere un libretto a un fantolino che le sta a lato, nel quale tiene amorosamente rivolto lo sguardo. La Dialettica sembra presiedere all'unione di due fanciulli, rappresentati forse in atto di passarsi un anello. Ha vesti più splendide, e una specie di velo, lanciato nell'aria come mosso dal vento, le incornicia la testa, ricca di capelli abbondanti. La Retorica è delle sette la figura meno attraente per una certa materialità dei suoi tratti: tiene la destra alzata in atto oratorio e con l'altra mano sorregge i lembi del manto ed un libro: due trecce di capelli le circondano il volto un po' rozzamente modellato. L'Aritmetica coperta da una veste meno sfarzosa, tiene spiegato un rotulo a sinistra con le mani fini e delicate. Meno bella è la Geometria, troppo obesa di volto, con la destra rivolta al cielo e la manica appoggiata alla vita. Splendida invece è la Musi ca, rappresentata di profilo con una specie di mandòla riccamente intarsiata nella destra e uno strumento a fiato nell'altra mano.
Ha lo sguardo rivolto in alto in atteggiamento ispirato e le labbra dischiuse, quasi stesse accompagnando con la voce qualche melodia dolcissima.
Indossa una tunica succinta e stretta da una cordicella al disotto del petto, e un manto riccamente orlato nei lembi, che si rompe al basso in pieghe razionali e ben rese. Non è possibile che la stessa mano abbia scolpito anche l'Astronomia, figura piuttosto tozza, munita dell'astrolabio e coperta d'un povero manto. Chiude il ciclo la Filosofia, bellissima.
Essa sembra intenta ad affrettarsi verso qualche luogo, e le vesti ora aderenti alle forme corporee, ora ondeggianti nell'aria le dànno una grazia tutta speciale. I capelli raccolti in lunghe treccie serpentine la fan somigliare ad una Medusa. Sì palese è l'imitazione dell'antico in questa figura, da farla credere, se non la trovassimo assieme alle altre introdotta a svolgere plasticamente il concetto didattico del sapere, piuttosto che la Filosofia, una qualche dea od eroina dell'Olimpo pagano: che so? una Dafne inseguita dal dio. L'artista non segnò l'opera sua, e quindi una attribuzione sicura a questi bassorilievi non possiamo darla.
Nondimeno delle tante ipotesi fatte è da accettare quella dell'Yriarte, il quale, notando una straordinaria somiglianza stilistica fra queste sculture e quelle della facciata di San Bernardino a Perugia, opera di Agostino di Antonio di Duccio fiorentino, non esita ad attribuirle al medesimo autore.

Le arti liberali di Rimini, pagine p. 273-274 del saggio di Paolo D'Ancona (1878-1964), "Le rappresentazioni allegoriche delle arti liberali nel Medioevo e nel Rinascimento", in «L'Arte», V, 1902, pp. 137-155, 211-228, 269-289, 370-385.
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