Politica. Articoli vari del mese di Giugno 2008, blog de "La Stampa"

28/06/2008
Professorino
Un segretario di partito come Veltroni non può assumere a giustificazione di una così grave sconfitta elettorale, le frasi di un commentatore politico, per quanto questi sia autorevole. Ad ognuno il suo mestiere.
Il concetto di "esito elettorale raggiunto", da tenere come punto di partenza e non di arrivo, è un alibi, un placebo, un mascheramento.
Alibi, perché queste cose vanno dette prima. E Veltroni era sicuro di vincere.
Placebo, perché non risolve le questioni. Ma è utilizzato per anestetizzare le critiche.
Mascheramento, infine, perché un segretario di partito non può indossare i panni "terzi" delle commentatore.
I ruoli vanno sempre rispettati e tenuti distinti.
Soltanto i professori di filosofia di un tempo parlavano per citazioni, premettendo ad ogni loro discorso quel noioso "come diceva il tale" (Croce, Marx o Gramsci, secondo gli orizzonti e le latitudini del loro pensiero).
I politici pensano (bene o male) con la loro testa (buona o cattiva). Veltroni non faccia il professorino, come nell'intervista a "Repubblica" che abbiamo sinora citato.
Ha già perso troppo per coltivare certi lussi della retorica politica. Non può concludere oggi che, l'esito delle urne, come punto di partenza per il futuro è "tutto sommato un buon risultato".
A quanto "l'importante è partecipare, non vincere"?
Invece, Veltroni fa il professorino non soltanto in quell'intervista a "Repubblica" ma pure in una lettera alla "Stampa". Dove risponde ad Edmondo Berselli, direttore de "il Mulino", stanando addirittura un passo di Habermas sulla "vita comune delle comunità religiose".
Arrivare a trattare della "laicità del futuro", la laicità del Pd (e della politica italiana), partendo dal rapporto fede-ragione trattato in un dialogo fra l'allora cardinale Ratzinger ed appunto Habermas, secondo Veltroni è uno di quei modelli di democrazia partecipata che può convincere cautamente la gente a votare per il Pd.
"Avete fame, pochi soldi, molti problemi, ed il futuro della vostra famiglia vi preoccupa? Allora Habermas propone quello che fa per voi...", deve aver pensato.
Quando assume la "laicità delle istituzioni" come condizione perché la religiosità diffusa, "una delle grandi risorse del nostro Paese", "possa tradursi in energia civile e democratica", Veltroni prende come punto di partenza ciò che invece è soltanto un risultato non sempre (e faticosamente) conseguito.
Le nostre istituzioni dovrebbero essere laiche, anche per rispetto della Religione. Mentre la "religiosità diffusa" oggi contiene anche quei modelli di famiglia allargata proposti dai nostri leader di governo. Inginocchiati davanti alle autorità vaticane.
La "cultura unificante" richiesta da Berselli, è tradotta da Veltroni nel binomio ragione-Religione. Il più controverso ed inutile binomio sul piano della politica. La quale deve tener distinti i due termini rispettandoli entrambi, ma non unificandoli in un'operazione impossibile.
Soprattutto oggi, dove è moneta corrente l'accusa ratzingeriana verso il "secolo", di essere relativista ed edonista.
Nessuna adesione vaticana verrà mai alla politica di Veltroni sui temi legati a valori detti "indiscutibili".
Il professorino ha fatto la sua bella lezioncina ma non troverà interlocutori sull'altra sponda del Tevere.
Pacs e dico dimostrano che, se lo Stato vuole legiferare su certi argomenti, non può trattare perché incontra un rifiuto a priori. Ed allora, a che serve tutto il discorso veltroniano di oggi?
Filippo Andreatta sul "Corriere della Sera" tira le orecchie a Veltroni. Il quale nega "che vi sia stata una vera sconfitta", e vuole "rimanere in sella a tutti i costi per tutta la legislatura". Mentre "potrebbe mantenere la leadership abbandonando però la pretesa di essere per forza il prossimo candidato alle elezioni".
Se accettasse questa linea suggerita da Andreatta, Veltroni imprimerebbe quella svolta al Pd che, come aggiunge lo stesso Andreatta, è richiesta dai fatti.
Nel Pd ci sono Ds e Margherita, mancano però i "democratici" che non avevano casa ed i nuovi arrivati fiduciosi in un partito "nuovo". Non come sommatoria dei due confluiti in esso. Con i difetti che reciprocamente associati hanno proliferato qualcosa che appare indecifrabile a molti, tra cui il vituperato Parisi. A cui Veltroni oggi tira duramente le orecchie nell'intervista che abbiamo citato.
[Anno III, post n. 201 (578)]

28/06/2008
Inquisitori
Un funzionario Rai le chiese di mostrargli le tette. Lei di rimando gli ordinò: "Fammi vedere il tuo culo". Oggi, aggiunge Ida di Benedetto, la situazione è cambiata: "Sono le ragazze che vanno a cercare gli uomini potenti".
Per gli impotenti c'è la mutua, immaginiamo.
Ida di Benedetto è convinta che l'Italia sia un Paese corrotto ed ipocrita: "Lo scopriamo adesso come vanno le cose?".
Clementina Forleo è stata assolta dal Csm, non ha commesso alcun "illecito disciplinare". Aveva definito Massimo D'Alema complice "di un disegno criminoso", al tempo di Clemente Mastella ministro di Grazia e Giustizia.
D'Alema ha parlato ieri a Roma. E' una "via obbligata" l'alleanza dei riformisti con la sinistra. A patto che la stessa sinistra sia "capace di fare autocritica sul suo passato".
Come la signora di Benedetto, D'Alema potrebbe dichiarare: "Scopriamo soltanto adesso come vanno le cose?".
Con una differenza molto piccola, non è la sinistra che vuole cadere tra le sue braccia, ma è lui che le chiede di fargli vedere qualcosa. In questo caso, l'autocritica. Che è sempre un mettersi a nudo. Ma con pudicizia e circospezione.
Autocritica è parola classica non dei riformisti tra i quali D'Alema oggi si colloca. Ma di quella sinistra da cui si aspetta tanto, soprattutto "un dialogo" più indispensabile a lui che a lei.
Non sappiamo se oggi il cadere tra le braccia altrui, come le ragazze "che vanno a cercare gli uomini potenti", possa essere definito "dialogo" in linguaggio politicamente corretto.
E' soltanto una ben curiosa pretesa quella di chiedere l'autocritica ad una diversa forza politica. C'è più arroganza intellettuale di quella degli antichi comitati centrali del pci contro frazionisti ed aspiranti scissionisti di un tempo. C'è il segno da aristocratico inquisitore del sacro romano partito.
Forse per D'Alema l'autocritica della sinistra è pensata come un ritorno all'ovile con le mani alzate in segno di resa per aver sbagliato tutto.
Strana convinzione, se stessero così le cose, in un personaggio che richiede il dialogo ai vecchi compagni di strada. Abbandonàti, vilipesi, ma poi ridiventati utili per contenere la sconfitta elettorale di Veltroni. Secondo Filippo Andreatta "almeno un milione di voti dalla sinistra radicale" sarebbe andato al Pd.
L'inquisitore D'Alema rassomiglia un poco al romano pontefice che oggi ha individuato le cause delle guerre nel trionfo dell'edonismo e del relativismo. Per carità. Più tranquillamente il papa ha parlato di crescente bisogno di pace che noi arbitrariamente traduciamo in presenza di conflitti armati.
A noi, pii uomini di Chiesa avevano insegnato che a provocarli, sono sempre stati gli interessi degli Stati e degli sfruttatori interni ed internazionali di quelle povere popolazioni decimate da bombe e carestie. Dovremmo chiedere a quelle popolazioni che cosa hanno fatto di male, da edoniste e relativiste, per meritarsi così grave castigo divino.
[Anno III, post n. 200 (577)]

27/06/2008
Indifferenti?
Le brutte cose della storia cominciano sempre in silenzio, nell'indifferenza, con l'ottimismo che non ne venga nessun grave danno, con la pia illusione che le cose andranno indubbiamente meglio, ed allora vivremo di certo tutti più felici e contenti.
Sono d'accordo con quanto ha scritto Francesco Merlo su "Repubblica" di oggi: "La Chiesa, che punisce e scomunica in materia di sesso e di scienza, perché tollera e accetta la volgarità dei leghisti contro i marginali e contro la gente da marciapiedi, contro i disperati dei semafori e dei campi, contro i loro bambini?".
È troppo ardito allargare il discorso all'aspetto razzista del problema?
È fuori luogo ripensare alle tragedie che colpirono i "nostri fratelli" maggiori, gli Ebrei?
Anche oggi molti fanno fatica a parlarne onestamente.
Anni fa un navigato intellettuale che guidava un'istituzione culturale cattolica, mi chiese una storia della presenza ebraica nella nostra città per una o due conferenze.
La composi, ma non potei fare quelle conferenze che mi aveva offerto.
La pubblicai sul settimanale diocesano, sollecitato dallo stesso direttore che avevo informato della faccenda.
Il campo cattolico è diviso non soltanto sulla politica tra veltroniani o berlusconiani. Lo è anche sulla carità. Ci sono preti di frontiera disposti all'accoglienza, altri (forse in maggioranza nei palazzi apostolici) diffidenti. I primi prendono il Vangelo a bussola, gli altri non so che cosa.
Che colpe hanno quei bambini mandati a rubare od a chiedere la carità? Lo Stato dovrebbe aiutare loro e le loro famiglie per una vita degna, decente e rispettosa di tutto e di tutti.
Lo Stato siamo noi, noi che siamo razzisti senza saperlo, e senza sapere nulla possiamo commettere qualsiasi infamia. Dal bruciare donne innocenti considerate streghe dalla voce popolare, al condannare allo sterminio chi non era di razza ariana.
C'entra o non c'entra, inserisco comunque questa citazione, da una pagina (di Tullio Gregory) appena letta: parla della "sorte di una monaca, buona, ma chiacchierona e di lingua procace, il cui cadavere seppellito in chiesa, fu estratto dalla sepoltura, squartato e per metà bruciato".
[Anno III, post n. 199 (576)]

26/06/2008
Ma siamo "liberi"?
Siamo davvero liberi così come crediamo (o speriamo)? La rovina del mondo, sarebbe venuta dalla prima donna che sentendosi affrancata dall'obbedienza agli ordini superiori, fece quello che tutti sappiamo. Da quel momento in poi, ogni volta che un uomo avesse pronunciato con troppa convinzione la parola "libertà", sarebbe stato debitamente fregato.
Carceri, capestri, ghigliottine, fucilazioni ed ogni altro tipo di esecuzioni capitali che la fantasia poteva suggerire, hanno ospitato vittime che invocavano libertà, o vittime di prepotenti che una libertà loro propria tentavano di imporre: a destra a sinistra al centro, e persino con le benedizioni ecclesiastiche che violavano in un sol colpo molti comandamenti evangelici.

Il testo prosegue in questa pagina.
[Anno III, post n. 198 (575)]

25/06/2008
Fischiati s'impara
I fischi tributati oggi da una parte dell'Assemblea di Confesercenti al premier (che aveva esposto il suo dramma economico di perseguitato dalla magistratura: 174 e più milioni di euro in spese legali dal 1994), lo hanno reso più umano.
Più tardi è arrivata la notizia che, secondo il CSM, sospendere i processi va contro la Costituzione.
Ciò non lo renderà più docile. Berlusconi non accetta pareri contrari a quelli che elabora nella veste di presidente del Consiglio.
Anzi, si inorgoglirà di più, e sarà ancora più saldo nella sua sfida ai "giudici politicizzati".
Quando pochi giorni fa Berlusconi ha scritto al presidente del Senato, Schifani, una lettera sopra il provvedimento "blocca-processi", ho osservato qui due cose:
1. L'atto di Berlusconi non è previsto per ora dalla Costituzione;
2. era un atto irriverente verso il capo dello Stato.
Sono stato lieto di leggere oggi, nell'editoriale di Emanuele Macaluso:

"Diciamo le cose come stanno: la lettera che il presidente del Consiglio ha indirizzato al presidente del Senato per giustificare un emendamento al decreto sulla sicurezza (che era stato firmato dal Capo dello Stato per motivi di «urgenza e necessità» come vuole la Costituzione), estraneo alla materia, non è solo una scorrettezza istituzionale ma un atto politicamente grave tale da mettere in mora anche la strategia con cui erano state fatte le elezioni dal partito del Popolo delle Libertà".
Non mi sembra che a quella lettera sia stata prestata molta attenzione. Bene ha fatto quindi Macaluso a tornarci sopra stamani. Per concludere: "Il Pd è stato colto di sorpresa dalle mosse del Cavaliere anche perché non c'è stata una sede in cui si è seriamente discusso sul risultato elettorale e sul ruolo dell'opposizione in questa fase politica. E nessuno si assume la paternità dello scacco".
Si torna al problema dei problemi: c'è oggi un'opposizione in Italia? L'unico che parla in termini chiari, Antonio Di Pietro, è messo a tacere da destra e da sinistra con l'accusa di essere un giustizialista. Un po' troppo, ed un po' troppo poco per risolvere i problemi reali del Paese. Non li inventa Di Pietro. Li crea Berlusconi.
[Anno III, post n. 197 (574)]

24/06/2008
Se il quarto potere non funziona
Sic Gianfranco Pasquino, nell’editoriale (*) di domenica 22 giugno sui tre poteri costituzionali, ha spiegato con esemplare chiarezza i motivi per cui c’è da temere, con questo governo, una pericolosa deriva politica. L’esecutivo di Berlusconi vuole assoggettare a sé il potere legislativo e quello giudiziario, violando forma e spirito della legge fondamentale della nostra Repubblica. La pagina di Pasquino andrebbe conservata. E riletta spesso, e con attenzione da chi ha a cuore le sorti dell’Italia.
Mi permetto di osservare che ai tre poteri costituzionali s’aggiunge per eredità settecentesca un quarto potere riconosciuto come tale perché rappresenta il controllo sugli altri, attraverso il cosiddetto “tribunale della pubblica opinione”.
Sempre domenica, Barbara Spinelli, una ferrata studiosa di questioni storiche e politiche, nel consueto editoriale su «La Stampa» scriveva di come spesso ci accorgiamo delle condizioni del nostro Paese, solamente ascoltando i pareri di un «terzo occhio» straniero. Però, aggiungeva, può anche darsi il caso che «chi guarda da fuori» non sia necessariamente uno straniero: «può anche essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è meno fasciato da bende linguistiche patrie».
Forse dovremmo cominciare a discutere di cose italiane proprio prescindendo dal «terzo occhio» straniero. Ma dovrebbero essere i grandi commentatori come Spinelli a stimolare i loro giornali a dar voce a chi rifiuta le «bende linguistiche patrie» e parla fuori dei denti.
L’«Economist» (a proposito dell’opposizione all’amatriciana del Pd, ovvero all’insegna del «volemose bene», che non poteva fingere di recitare “all’inglese”), racconta verità talmente ovvie da apparire folcloristiche. Sia in campagna elettorale sia oggi, l’informazione nazionale è legata allo “spettacolo”, all’intervista ed a ciò che una volta si chiamava il “colore”. Non si racconta il Paese reale, se non dove succede il delitto ‘politico’ o l’arresto ‘eccellente’ che pesano «come macigni» nelle cronache. E tutto il resto è noia. Ovvero non degno d’attenzione e di sottolineatura. Così, allegramente, il nostro Paese naufraga tra i sorrisini di compassione del solito corrispondente straniero che scriverà: «Noi ve lo avevamo detto…».
Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei Grandi Giornali di non essere il «quarto potere». Le analisi dei commentatori illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria filosofica. Mai nessuno di loro parla dei fatti nazionali o locali: accordi sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze con grembiulini di nessun valore né politico né scientifico aldilà del loro “particulare”, favoritismi, mecenatismo peloso, strizzatine d’occhio, parcelle d’inutili consulenze, concorsi organizzati “ad personam”…
Ma così, in questo silenzio da allegro naufragio, il Paese è andato alla deriva, verso Bossi e Berlusconi, e corre il rischio di finire in malora proprio per le cose spiegate da Pasquino. Sullo sfondo si ascoltano soltanto le orazioni funebri, altisonanti, solenni ed inutili. Ha concluso Barbara Spinelli che avidità e conformismo vietano oggi in Italia di comprendere il primato della legge.
Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto potere del “tribunale della pubblica opinione”. Che «esiste in ciascheduna nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle leggi, de’ ministri e de’ re […]», e che opera con un solo mezzo, la «libertà di stampa» (G. Filangieri, «Scienza della legislazione», 1782-86). A questa “libera stampa” occorre oggi appellarsi.
Antonio Montanari
Articolo apparso sul «Corriere Romagna» di oggi 24 giugno 2008.
(*) In «Corriere Romagna».
In questo articolo riprendo il testo del post "Terzo occhio e quarto potere" del 22 giugno 2008.
[Anno III, post n. 196 (573)]

23/06/2008
Noi frazionisti
Proposta Due anni fa, nel blog di Irene Spagnuolo, apparve una «Lode ai blog», alla quale mi associai con un commento che ora non si legge più nel suo blog, ma soltanto nel mio.
Lo ripubblico (dopo aver letto qui l'odierno testo di Gobettiano): "Il blog è un fenomeno nuovo. Da vecchio, inutile cronista (classe 1942) sono contento dell'iniziativa della Stampa. Fenomeno nuovo, e quindi non compreso spesso, e talora guardato con sospetto. Lo considero un fatto di vera democrazia. La Stampa con Anna Masera sta facendo un esperimento di grande spessore editoriale. Scriviamo, esprimiamo le nostre idee, forniamo notizie che altri non dicono. Chi non ci ama non ci segua".
Riprendo l'ultima frase, spostandola ai giorni d'oggi, dopo l'avvio del "blog collettivo" per aggiornamento: "Chi non ci ama non ci segua".
Non siamo una setta segreta. Forse (come ho scritto privatamente ad un collega), siamo considerati dei pericolosi frazionisti o scissionisti dal partito-mamma.
Ma se facessimo un incontro conviviale, non so a metà Italia, forse ci manderebbero i carabinieri ad arrestarci?
Dato che la vita è sempre terribilmente seria, "... e lasciateci divertire".
Figuratevi quale disonore portiamo facendo aggiornamenti manuali con un blog collettivo, che risponde al concetto del libero arbitrio, e non prevede la sottomissione fideistica a qualcosa che non funziona ma è imposto...
"Chi non ci ama non ci segua". Ma mi viene da ridere... Mi piacerebbe sapere il parere di Anna Masera che ha governato mirabilmente la nascita dei blog della Stampa. Magari le mando copia di questo post...
Questo post è pubblicato nel blog collettivo gruppobloggerlastampa
[Anno III, post n. 195 (572)]

Leopardi, Vassalli sbaglia
Leopardi Il «solito, stupido discorso sulle stagioni di una volta che non ci sono più», non è «anche» di Leopardi, come ha scritto Sebastiano Vassalli ("Stampa" di oggi 23 giugno).
Nello «Zibaldone» Leopardi deride «il vecchio "laudator temporis actis se puero"» che, «non contento delle cose nuove, vuole che anche le naturali fossero migliori nella sua fanciullezza e gioventù, che di poi» (4242-4243).
E porta appunto a testimonianza una lettera sulla questione meteorologica scritta da Magalotti nel 1683 («cento e quarantaquattr'anni fa!!»).
In essa si trovano già le lamentele sulle stagioni di una volta che non ci sono più, che il poeta di Recanati ascoltava dai contemporanei.
[Anno III, post n. 194 (571)]

I miei antenati sul web
Proposta
In un'altra pagina ho ripercorso in breve la storia di questo blog.
Oggi vado a ritroso nel tempo per documentare il mio lavoro sul web a partire dal 1999...
[Anno III, post n. 193 (570)]

22/06/2008
Terzo occhio e quarto potere
Proposta.
Dovremmo cominciare a discutere di cose italiane prescindendo dal "terzo occhio" straniero, proprio in virtù di quello che Barbara Spinelli scrive oggi nel consueto editoriale su "La Stampa".
Ovvero che "può anche essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è meno fasciato da bende linguistiche patrie".
Ma dovrebbero essere i grandi commentatori come Spinelli a stimolare i loro giornali a dar voce a chi rifiuta le "bende linguistiche patrie" e parla fuori dei denti. Oggi ci sono anche i blog. Ma per che cosa (pigrizia o gelosia professionale) la carta stampata non ospita qualcosa di quanto i blog producono?
L’"Economist" (a proposito dell’opposizione all’amatriciana del Pd, ovvero all’insegna del "volemose bene", che non poteva fingere di recitare "all’inglese"), racconta verità talmente ovvie da apparire folcloristiche.
Sia in campagna elettorale sia oggi, l’informazione nazionale è legata allo "spettacolo", all’intervista ed a ciò che una volta si chiamava il "colore".
Non si racconta il Paese reale, se non dove succede il delitto ‘politico’ o l’arresto ‘eccellente’ che pesano "come macigni" nelle cronache. E tutto il resto è noia. Ovvero non degno d’attenzione e di sottolineatura.
Così, allegramente, il nostro Paese naufraga tra i sorrisini di compassione del solito corrispondente straniero che scriverà: "Noi ve lo avevamo detto…".
Forse tutto ciò dipende da un’altra questione: quanto conviene al mondo dei Grandi Giornali di non essere il "quarto potere".
Le analisi dei commentatori illustri, per forza di cose, restano alla pura teoria filosofica. Mai nessuno di loro parla dei fatti nazionali o locali: accordi sottobanco, imbrogli edilizi, colleganze con grembiulini di nessun valore né politico né scientifico aldilà del loro "particulare", favoritismi, mecenatismo peloso, strizzatine d’occhio, parcelle d’inutili consulenze, concorsi organizzati "ad personam"…
Ma così, in questo silenzio da allegro naufragio, il Paese è andato alla deriva, verso Bossi e Berlusconi, e corre il rischio di finire in malora. Sullo sfondo si ascoltano soltanto le orazioni funebri, altisonanti, solenni ed inutili. Ha concluso Barbara Spinelli che avidità e conformismo vietano oggi in Italia di comprendere il primato della legge.
Non è colpa soltanto dei politici, bensì anche di chi non fa funzionare il quarto potere del "tribunale della pubblica opinione". Che "esiste in ciascheduna nazione; ch’è invisibile, perché non ha alcuno de’ segni che potrebbero manifestarlo, ma che agisce di continuo, e che è più forte di magistrati e delle leggi, de’ ministri e de’ re […]", e che opera con un solo mezzo, la "libertà di stampa" (G. Filangieri, "Scienza della legislazione", 1782-86). A questa "libera stampa" occorre oggi appellarsi.
[Anno III, post n. 192 (569)]

20/06/2008
Rieccolo!
Il "rieccolo" della politica d'un tempo era Amintore Fanfani. La storiella si ripete con Berlusconi.
Rieccolo a recitare il suo repertorio, non sappiamo con quanto imbarazzo o faccia tosta dei suoi comprimari.
Attacca i magistrati, li chiama "sovversivi". Ne ha facoltà perché se l'è presa, non con il voto ma con l'arbitrio. Distinguiamo le due cose e non mescoliamo le carte, please.
Adesso attacca anche Veltroni, lo chiama amministratore fallito a Roma.
Caro Walter ben ti sta, ti sei fidato di lui, ed ora ti prende a pesci in faccia.
Di peggio è accaduto a Prodi, l'altro ieri sulla "Stampa" Marcello Sorgi riferiva delle interpretazioni date al "ritiro" del professore dalla politica. Hanno tirato in ballo pure "la psicologia". Qualcuno lo voleva far passare per squilibrato, immaginiamo.
Oggi Prodi scrive a Sorgi: mi sono dimesso da presidente del Pd, non lascio la politica.
Prodi ha vinto due volte, per due volte è stato fregato. In politica succede. Ma professor Prodi, resista, c'è bisogno di lei oggi. L'ulivismo non è una categoria giornalistica o dello Spirito. Era una precisa realtà. Veltroni ha avuto fretta di bruciare le tappe. Ora ha contro D'Alema e Prodi. Ma soprattutto ha contro quel Berlusconi che chissà quali patti avrebbe segretamente stipulato con lui per aver carta bianca e non dover guardare in faccia a viso aperto all'opposizione.
Adesso che è stato costretto a cambiare gioco, torna alla vecchia tattica, che più di una tattica è un tic, un tic pericoloso per noi e non per lui.
Ci sarà da ridere, con tutti quei deputati del Pd che sono andati a Roma confidando di poter fare gli interessi "della destra e della sinistra", parole testuali, evitatemi la citazioni degli autori.
Ma è un fatto noto che in molti speravano in cinque anni di quella che un giornalista ha chiamato la "pax romana", dimenticando che la formula nasconde il passo di Svetonio: "ubi solitudinem faciunt pacem appellant", fanno un deserto e lo chiamano pace. Anche senza le concessioni di Veltroni, ci aspetta questo deserto, ovvero la continua umiliazione e violazione della nostra Carta costituzionale.
[Anno III, post n. 191 (568)]

Povera Italia
Scuola Cara Stella, grazie della citazione, ed aggiungo: "Povera Italia". Quando si deludono i giovani, si bruciano le loro speranze, per abbandonarsi ignavi alla corrente del fiume, senza tentare nulla che sia degno. Allora, poveri noi. Noi tutti.
Fatti non fummo a viver come bruti, mi ripeto parodiando l'Ulisse dantesco quando, non volendo cedere allo sconforto e non cercando inutili protagonisti, vedo tuttavia che c'è un obbligo morale all'agire davanti alle situazioni "assurde" in cui ci troviamo.
Auguri a te ed a quanti stanno dando il loro meglio negli esami finali "di maturità" di questi giorni.
Auguri per voi, ma anche per noi. Perché possiate dare sempre il meglio di voi stessi alla vita e nella società. Non soltanto negli esami di questi giorni.
Ricordo il saluto che lanciai ai miei alunni di prima media nel primo anno di insegnamento: "Vi auguro di incontrare parecchie difficoltà, perché è soltanto nelle difficoltà che sappiamo misurare le nostre forze ed impegnarci seriamente".
[Anno III, post n. 190 (567)]

Veltroni s'è desto
Nel momento in cui Veltroni annuncia una protesta autunnale del Pd contro il governo e la fine del "dialogo", tutto ricomincia da zero.
Ma con quale faccia Veltroni potrà gestire la fase due, "Torna a casa Lassie"?
[Anno III, post n. 189 (566)]

19/06/2008
Povera scuola
Stamani sulla "Stampa" cartacea appare questa mia lettera:
«I "capricci in cattedra" paventati da Paola Mostrocola come conseguenza della «maggiore flessibilità nei percorsi di studio» proposta da Francesco Giavazzi, sono una vecchia realtà didattica.
Trent'anni fa i colleghi più "democratici", catalogando tutti gli altri come "reazionari", svolgevano programmi da cui per Lettere (nei Tecnici) erano esclusi il Manzoni nel biennio, e Dante nel triennio».
Una nota storico-folcloristica. Esami di Stato di 20 anni fa. La commissaria esterna di Lettere interroga su Leopardi. Argomento, la canzone "All'Italia".
La candidata spiega: si tratta di una delle canzoni cosiddette civili del poeta di Recanati. Come si leggeva a p. 230 del nostro testo, il Pazzaglia edito da Zanichelli.
La commissaria si scandalizza: come civili? Ma civile vuol dire ben educato, e le dà l'idea che una poesia sia bene educata?
Il presidente di commissione, docente universitario di materie relative all'Istituto tecnico in cui ci trovavamo, era un appassionato di Letteratura, conosceva bene Leopardi ed aveva sposato una prof di Lettere.
Il presidente mi dice: Montanari andiamo a prenderci un caffè, sospendiamo per cinque minuti.
Scendendo verso il bar, mi sussurra: ma quella commissaria è pazza. Lei come rappresentante dell'Istituto non può dir nulla, adesso ci penso io.
Caffè, risalita in aula, riapertura dell'esame. Il presidente spiega alla commissione che d'ora in avanti le domande le avrebbe fatte per Italiano il rappresentante interno dell'Istituto, ovvero il Montanari, toccando alla commissaria di Lettere inviata dal Ministero l'arduo compito di controllare che le interrogazioni rispondessero al dettato della legge. Amen.
Dunque, non mi scandalizzo di quello che succede ora agli Esami di Stato. A chi opera oggi nella Scuola, l'augurio di sopravvivere ai 100 mila licenziamenti programmati dal governo.
Scommettiamo che qualcuno troverà modo di avviare corsi speciali per sistemare le "veline"? Nulla di strano, sarà di tipo professionale, amato da tutti, industriali privati, uomini di Stato pubblici, fanciulle in fiore che avranno occasione di trovare un lavoro decentemente pagato. Mica come quello dell'insegnante.
Nel 1964 quando iniziai io, si dicevano le stesse cose di oggi, circa i nostri stipendi. Sono passati 44 anni. Il che testimonia come l'italiano medio sia più preoccupato delle magnifiche sorti pallonare che della vita futura del Paese. Senza cultura non si va da nessuna parte. Amara verità? Quella che deriva dalla "Pubblica distruzione" come l'ho chiamata ieri e come la definisce Massimo Gramellini oggi sulla "Stampa". Prosit iuvatque tibi, diceva il chierico al prete di ritorno dall'altare dopo la celebrazione della messa...
[Anno III, post n. 188 (565)]

18/06/2008
Povero Montale
Povero il "mio" amatissimo Montale. Alla Maturità hanno violentato una sua poesia. La dedica ad un amico "lontano", è stata confusa con la citazione finale della "giovinetta palma", roba da ebbri "amici miei", altro che da Ministero della Pubblica Distruzione.
L'amico è diventato una donna. E gli studenti sono stati invitati a parlare del "ruolo salvifico della figura femminile" nell'autore degli "Ossi di seppia".
Povero Montale, chissà quante ne dice stasera nel paradiso dei poeti.
[Anno III, post n. 187 (564)]

Strano ma vero
Replico qui il post di ieri che non è stato censito negli aggiornamenti automatici...
Il capo del governo che scrive al presidente del Senato, è qualcosa di gravemente inusuale.
Ieri Berlusconi ha comunicato a Schifani qualcosa che riguarda l'attività legislativa: una benedizione a Vizzini e Berselli, i quali hanno presentato gli emendamenti che bloccheranno anche il processo Mills che vede Berlusconi imputato.
Il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, Berlusconi la quarta. Il potere di messaggio alle Camere spetta soltanto al presidente della Repubblica.
Camera e Senato sono titolari del potere legislativo, il capo del governo di quello esecutivo.
L'atto di Berlusconi di ieri non è previsto per ora dalla Costituzione. Non rientra nella prassi e nella tradizione consolidata dei rapporti fra i poteri dello Stato.
È un gesto nuovo. Irriverente verso il presidente della Repubblica. Minaccioso verso la Costituzione, ed offensivo verso il potere giudiziario.
Non è mai accaduto in Italia che un atto pubblico (intercorso fra due poteri dello Stato) contenesse affermazioni come quelle di Berlusconi contro alcuni "magistrati di estrema sinistra".
Non è un colpo di sole sul capo del Re Sole, come lo ha chiamato Eugenio Scalfari.
È un progetto politico disperato. Che indica due realtà. Berlusconi ha mollato Veltroni, divenuto Re Ombra che non fa ombra a nessuno, ovvero un fantasma: politicamente parlando.
La "democrazia demagogica" paventata stamane da Ezio Mauro, direttore di "Repubblica" come possibilità, è invece già in atto, come lui stesso ammette in conclusione del fondo odierno: "Dovremo prepararci al peggio: se non fosse che il peggio, probabilmente, lo stiamo già vivendo". Certamente, non probabilmente.
Ha ragione Macaluso che chiude il suo pezzo nella "Stampa" di oggi scrivendo che "serve un partito democratico". Veltroni dovrebbe lasciare, Prodi ripensare il suo abbandono, lo spirito ulivista essere ripescato e rivissuto in questa grave emergenza costituzionale dell'Italia.
[Anno III, post n. 186 (563)]

17/06/2008
Un colpo di Re Sole
Il capo del governo che scrive al presidente del Senato, è qualcosa di gravemente inusuale.
Ieri Berlusconi ha comunicato a Schifani qualcosa che riguarda l'attività legislativa: una benedizione a Vizzini e Berselli, i quali hanno presentato gli emendamenti che bloccheranno anche il processo Mills che vede Berlusconi imputato.
Il presidente del Senato è la seconda carica dello Stato, Berlusconi la quarta. Il potere di messaggio alle Camere spetta soltanto al presidente della Repubblica.
Camera e Senato sono titolari del potere legislativo, il capo del governo di quello esecutivo.
L'atto di Berlusconi di ieri non è previsto per ora dalla Costituzione. Non rientra nella prassi e nella tradizione consolidata dei rapporti fra i poteri dello Stato.
È un gesto nuovo. Irriverente verso il presidente della Repubblica. Minaccioso verso la Costituzione, ed offensivo verso il potere giudiziario.
Non è mai accaduto in Italia che un atto pubblico (intercorso fra due poteri dello Stato) contenesse affermazioni come quelle di Berlusconi contro alcuni "magistrati di estrema sinistra".
Non è un colpo di sole sul capo del Re Sole, come lo ha chiamato Eugenio Scalfari.
È un progetto politico disperato. Che indica due realtà. Berlusconi ha mollato Veltroni, divenuto Re Ombra che non fa ombra a nessuno, ovvero un fantasma: politicamente parlando.
La "democrazia demagogica" paventata stamane da Ezio Mauro, direttore di "Repubblica" come possibilità, è invece già in atto, come lui stesso ammette in conclusione del fondo odierno: "Dovremo prepararci al peggio: se non fosse che il peggio, probabilmente, lo stiamo già vivendo". Certamente, non probabilmente.
Ha ragione Macaluso che chiude il suo pezzo nella "Stampa" di oggi scrivendo che "serve un partito democratico". Veltroni dovrebbe lasciare, Prodi ripensare il suo abbandono, lo spirito ulivista essere ripescato e rivissuto in questa grave emergenza costituzionale dell'Italia.
[Anno III, post n. 186 (563)]

15/06/2008
Silenzio, s'indaga
Il governo vuole il silenzio totale dei giornali sulle indagini giudiziarie sino al termine dell'udienza preliminare.
Come scrivono oggi Giovanni Negri e Donatella Stasio sul "Sole-24 Ore", in tal modo i cittadini sarebbero "privati del diritto di conoscere elementi cruciali della vita pubblica".
Il provvedimento in questione e la linea della militarizzazione dell'ordine pubblico, dichiarano una linea politica che anestetizza la Costituzione.
Davanti a questo stato delle cose, l'opposizione può ancora ritenersi vincolata al dialogo "sulle riforme istituzionali", oppure corre il rischio di apparire complice di un'involuzione della democrazia italiana?
Eugenio Scalfari su "Repubblica" è favorevole alla rottura del dialogo stesso "per mancanza dell'oggetto". Credo che abbia ragione. Veltroni deve pronunciarsi urgentemente, non baloccarsi con le questioni procedurali.
Anche perché la Lega è minacciosamente alla carica sulla questione europea, dopo il voto irlandese. Sul quale hanno pesato forze simili a quelle di Bossi in Italia.
In Irlanda per il "no" ha operato un raggruppamento guidato da "un ricchissimo industriale, Declan Ganley, che s'è preparato dal 2007 fondando l'associazione Libertas. Libertas riceve finanziamenti ingenti da neo-conservatori Usa e dal Foreign Policy Research Institute di cui Ganley - presidente di una ditta Usa specializzata in contratti bellici privati - è membro da anni: lo ha ricordato venerdì in un convegno parigino l'europeista liberal-democratico inglese Andrew Duff". Questo scrive oggi Barbara Spinelli sulla "Stampa".
L'Europa di oggi nacque come ideale politico quando nacque la nostra Costituzione. Dopo la seconda guerra mondiale. I due problemi di oggi, gli attacchi all'Europa e gli schiaffi alla Costituzione, vanno di pari passo. Nel momento in cui l'unica Europa che conta è quella dei campi di calcio per il campionato continentale.
[Anno III, post n. 185 (562)]

14/06/2008
Secolo buio
Di "fantasmi di un tempo sospeso" parla Giuseppe D'Avanzo chiudendo il fondo sulla militarizzazione dell'ordine pubblico decretata dal governo Berlusconi, in "Repubblica" di oggi.
Dove il generale Fabio Mini scrive di un rischio "banalizzazione" per le nostre forze armate, screditando quelle di polizia ed aprendo la strada a qualcosa che riassumiamo qui con la parola ridicolo. Se fallisce l'esercito, si chiede Mini, "chi mandiamo per strada la notte? La Nato? I mercenari?".
Andiamo indietro nel tempo con questo provvedimento berlusconiano e con l'altro (un disegno di legge) che minaccia la galera per i cronisti che rivelassero i segreti (di Pulcinella) delle intercettazioni.
Andiamo verso un "secolo buio" con il Diritto cucinato ad uso e consumo del potere. Come previsto. Da tutti. Tranne che da Veltroni.
E se questo è il cammino che ci aspetta (o ci spetta, per infausto destino), potremo invocare l'immunità medievale accordata a chi s'accostava al trono per rappresentare qualcosa di inviso dal monarca.
Dunque, immunità medievale per i cronisti del XXI secolo. E se ci fosse concessa, chiederemmo ad un prefetto della Repubblica come nascono, sono discusse ed approvate le candidature per i cavalieri del 2 giugno.
Perché uno di quelli decorati gira con una Maserati targata estero: forse c'è qualche inconfessato segreto fiscale ben custodito in quella vettura.
A D'Avanzo vorremmo ricordare che i "fantasmi di un tempo sospeso" vanno tranquilli anche grazie a "Repubblica". Che prese, per la campagna elettorale, un innamoramento verso il veltronismo, da generare allora un sorriso compassionevole. Non per il contenuto delle idee liberamente espresse, ma per la forzatura del tono con cui vennero diffuse.
Alla laica religione del dubbio, il foglio fondato da Scalfari sostituì un'adorazione cerimoniale verso l'Indicibile e l'Indiscutibile.
Per cui aspettiamo che a quel rituale d'adorazione adesso segua un "mea culpa" teologicamente inevitabile, anche se recitato più o meno tra i denti.
[Anno III, post n. 184 (561)]

Sfilata
Così sono sfilate le modelle a Medellin, Columbia, in una caserma per reclamizzare la biancheria intima.
Da noi tra poco, altre modelle forse sfileranno "alla Calderoli", semplificando le cose: ovvero non in una caserma ma in una strada che però sarà sorvegliata come una caserma di Medellin.
I soldati applaudiranno le modelle come a Medellin, e ministri sottosegretari di governo e segretario di partito di governo e di governo ombra applaudiranno alla genialità dell'iniziativa. Tutti sorvegliati pacatamente da qualche ronda di notte.
[Anno III, post n. 183 (560)]

Nozze coi fichi secchi
I provvedimenti annunciati dal governo in materia di ordine pubblico sono fumo negli occhi per convincere la gente. Ma di fatti concreti, i pubblici amministratori 'periferici' non ne vedono. Anzi denunciano che il governo fa marcia indietro su molte cose.
Questo si ricava da una dichiarazione che l'Assessore alle Politiche della Sicurezza e Polizia Municipale di Rimini, Roberto Biagini, ha appena diramato alla stampa.
Preciso che la situazione di Rimini è drammatica. I rinforzi di Polizia ci saranno in misura minore rispetto agli anni scorsi, e per periodo più limitato. Di questo parla Biagini:
“L'effetto annuncio del Governo sui provvedimenti relativi alla sicurezza è per ora inversamente proporzionale ai fatti concreti. Quelli, tanto per intenderci, che contano per i cittadini molto più che una comparsata in tivù.
L'implementazione dei rinforzi estivi per il territorio riminese è ancora oggi, metà giugno, poco più che una questione vaga. In pochi anni si è passati dal rafforzamento degli organici di polizia a inizio maggio allo slittamento al mese di luglio. E intanto crescono i roboanti proclami di questo o quel Ministro su ‘tolleranza zero’, ‘controllo capillare del territorio’ eccetera eccetera.
Quest’anno la situazione è così esasperata che i sindacati di Polizia riminesi annunciano scioperi e clamorose proteste: sono i primi a non poter accettare questa situazione. Come dargli torto, costretti come sono a fronteggiare con scarsi numeri e altrettanto scarsi mezzi tutte le problematiche di una realtà territoriale che da maggio a settembre di fatto triplica i suoi residenti?
Questo è il crudo stato di fatto, propaganda o non propaganda. E alle città e agli organismi di sicurezza che ogni giorno si trovano in prima linea, il consiglio discreto che viene è solo uno: fare nozze con i fichi secchi."
[Anno III, post n. 182 (559)]

13/06/2008
Ronda di notte
Rembrandt fa scuola. Piace talmente la sua "Ronda di notte" (1642) che i politici italici di destra e di sinistra la accettano come modello per il controllo del territorio.
Il Pd lombardo per carità inorridisce alla sola parola. Chiede, desidera, ordina che nessuno la pronunci. Niente "ronde" vere e proprie dunque sotto la Madonnina, ma soltanto dei "volontari" assieme ai vigili, magari con fazzoletti rosa, tanto per rallegrare la scena e non certo per distinguersi da quelli verdi leghisti.
L'esercito poi, per ordine del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, perlustrerà le città. Cosa volete, la guerra la faremo di nascosto per accontentare gli americani in qualche altra parte del mondo. E gli altri soldati li vogliamo lasciare con le mani in mano, proprio qui a casa loro?
Almeno, on. Maroni, potremo parlare di "ronde" per questi soldati impegnati nel controllo del territorio. Leggi, regolamenti, tradizioni lo permettono.
Non credo che il Calderoli "il semplificatore" voglia impedircelo, offrendoci un vocabolo magari inglese che vuol dire la stessa cosa ma che nessuno capisce.
Poi avremo le torrette di avvistamento nelle nuove zone militari napoletane. Dove la Patria non si difenderà facendo la guardia ad un bidone di benzina, come dicevano al tempo del duce, ma sorvegliando un mucchio di rifiuti maleodoranti.
In attesa che l'immondizia scompaia dalle strade con l'intervento di altri volenterosi. Che saranno spacciati per volontari. Ma che non sappiamo da chi saranno foraggiati ed invitati. Anzi lo sappiamo. Perché nella storia non c'è mai stato niente di più obbligato del gesto volontario.
Una volta li mandavano a fare da carne da cannone nei macelli delle guerre.
Adesso, si limiteranno a farli contagiare dal tifo di Stato, non quello delle partite di calcio, ma quello che è una malattia vera e propria, voluta dai partiti politici che non hanno saputo governare mezza Italia, facendo passare le persone oneste di quelle parti come dei lavativi e dei ribelli per vocazione.
[Anno III, post n. 181 (558)]

13/06/2008
Indignati, almeno qui
"Indignati? Non troppo", il post qui inserito lunedì scorso, è pubblicato come editoriale sul numero uscito oggi del settimanale riminese "il Ponte"..
Ecco il testo dell'editoriale:
I tg dell'ora di pranzo non si sono indignati molto per quella vicenda in cui si parla di malati morti ammazzati col bisturi, tanto per far guadagnare soldi ai primari. La notizia milanese ha aperto il Tg2, è rimasta molto indietro in Tg5, Tg4 e soprattutto Tg1.
Quando scoppiò, sempre nella Milano capitale morale, lo scandalo di "Mani pulite" ricordo che il servizio relativo, strillato giustamente in apertura dal Tg5 della sera, arrivò con calma dopo 20 e passa minuti sul Tg1.
Per il bene che vogliamo a noi stessi, auguriamoci che sia tutto un abbaglio. La notizia milanese di oggi dà fastidio su vari fronti. Dà fastidio a quanti vogliono che la sanità privata sia pagata con i soldi pubblici perché funziona meglio di quella pubblica.
Dà fastidio in essa il piccolo particolare delle intercettazioni telefoniche. "L'utilizzo delle intercettazioni è stato fondamentale per l'inchiesta perché gli indagati parlano in modo esplicito della necessità di operare per guadagnare", hanno detto i pm Pradella e Siciliano. Circa l'aspetto economico sono state registrate conversazioni nelle quali
"l'interesse remunerativo è subordinato all'interesse per il paziente".
Proprio in questi giorni si vogliono eliminare le intercettazioni da quasi tutte le indagini di polizia. Ha detto Antonio di Pietro: è una proposta criminogena. Ha ragione, una cosa è la tutela del segreto, altra è la necessità di acquisizione delle prove.
Il ministro della Giustizia, dichiara: "Noi siamo per la limitazione dell'uso delle intercettazioni telefoniche e per il divieto di pubblicazione sui media".
Dà fastidio che l'immondizia napoletana finisca per apparire uno zuccherino davanti ad accuse (ripeto: accuse) che spaventano nella loro formulazione giuridica. Si parla non soltanto di truffe, ma addirittura di omicidi.
Tg1 e Tg5 hanno aperto con i mondiali di calcio. Ovvero con la più bella, acconcia, opportuna, necessaria ed infine ridicola sceneggiata di questo Paese diventato un mostro che spaventa.
Non ci piacciono gli "indignati speciali", ma a volte sono necessari. Certo era impossibile spendere due parole di condanna per una vicenda appena annunciata. Ma almeno metterla in apertura del Tg1, quello di maggior ascolto alla Rai, era un obbligo morale per i cronisti "pubblici".
[Anno III, post n. 180 (557)]

12/06/2008
Mario Ciriello
Ho inviato alla rubrica delle lettere del quotidiano "La Stampa" questa mail:
Cara Stampa, io che ti leggo dal 1964, ricordo commosso la firma di Mario Ciriello, scomparso martedì scorso, e sul quale ieri hai scritto un breve ricordo.
Ciriello meritava molto di più, come tutta la redazione esteri della Stampa dei tempi "tra anni 60 e 90", che rammenti nel necrologio. Dove si cita la vostra pagina degli Esteri. La prima pagina degli Esteri pubblicata in un quotidiano italiano. Un grande esempio di rigore professionale e di moralità dell'informazione. Restano indimenticabili quanti, come Mario Ciriello, vi lavorarono con passione.

12/06/2008
Nord amaro, dice Stella
L'editoriale che Gian Antonio Stella ha garbatamente composto per il "Corrierone" dice dolorose verità indorando la pillola. Il sottotitolo, che immaginiamo redazionale, è un capolavoro in stile via Solferino: "Quando il Nord è amaro".
Sintesi: nei giornali si parla molto dei reati commessi dagli stranieri contro gli italiani e poco di quelli degli italiani contro gli stranieri.
A Verona "marito e moglie hanno ammazzato e bruciato un dipendente rumeno per i soldi dell'assicurazione"; Ion Cazacu era un "ingegnere rumeno che faceva il muratore a Gallarate e fu bruciato vivo dal datore di lavoro, che aveva venti operai, tutti in nero"; poi c'è "la selvaggia violenza sessuale commessa alle porte di Milano da un italiano su una bambina immigrata di 13 anni".
Stella collega queste notizie allo scandalo della sanità scoppiato a Milano: mai "si era scoperta una clinica degli orrori come questa. Che col suo ossessivo obiettivo di fare soldi, soldi, soldi sulla pelle delle persone rischia di infangare irrimediabilmente quel sistema misto pubblico-privato lombardo fino a ieri sventolato come un modello da imitare".
Conclusione di Stella: "... sarebbe un peccato se il legittimo orgoglio di chi crede nelle virtù del nostro Nord cercasse di rimuovere i traumi di questi giorni come si scacciano le mosche fastidiose. Se è accaduto, vuol dire che poteva accadere. E val la pena di pensarci su".
Caro Stella, ecco pensiamoci su, ma lo faccia lei per primo, lei che dispone di un mezzo come il Corriere della Sera, perché la gente benpensante non ci crede allo scandalo di Milano. Un operatore del settore sanità (laureato: non aggiungo se medico, chirurgo o farmacista) mi confidava ieri sera: "Credo che ci sia molta esagerazione nelle cose che raccontano".
Gli ho spiegato che non c'è esagerazione, per i motivi che appaiono chiari nei racconti delle vittime. Si annunciano scene da orrore cinematografico, se ci sarà un processo.
Quando lei, caro Stella, scrive che "val la pena di pensarci su" fa un invito ai cittadini, ma i cittadini se non sono informati (lo sa bene, dato che ha raccolto successi editoriali con i suoi libri scritti con Rizzo), non sanno giudicare.
E sarebbe utile che qualche volta dal balconcino di via Solferino suonasse qualche squillo di tromba "alla Verdi" per svegliare la gente che legge gli editoriali del "Corrierone" per sapere di che cosa poi discutere con amici e colleghi.
Il vecchio e mitico Mario Missiroli, direttore della calma piatta, a chi gli proponeva argomenti spinosi, rispondeva seraficamente: "Per scrivere queste cose, bisognerebbe avere a disposizione un giornale".
Che cosa è cambiato in 50 anni se anche lei conclude che "val la pena di pensarci su"?
Diciamo ad esempio che, chi di sanità privata ferisce, di sanità privata perisce. Ma allora nessun compianto assieme alla Regione che si considera truffata e si costituirà parte civile, come annuncia Formigoni.
Credo che Milano sia malata, come ho scritto ieri sera qui sopra. Non soltanto "amara" come dice il sottotitolo al pezzo di Stella, riferito anche a tutta l'Italia del Nord.
[Anno III, post n. 177 (554)]

11/06/2008
Milano malata
La città italiana con più immondizia in giro è Milano, non Napoli. Ma Berlusconi corre a Napoli, i tg lo mostrano entrare in Curia e salutare il cardinal Sepe.
Non sapevamo che alle Curie fosse affidato dallo Stato o dal papa alcun incarico riguardo alla gestione dei rifiuti. Dovremo aggiornare le nostre scarse conoscenze teologiche.
A Milano, doveva salire il capo del Governo: per dire che quella città, la sua città, non è tutta come salta fuori dalle notizie sulla "bassa macelleria" di cui parlano i giornali di questi giorni.
Ma ovviamente è più facile il discorso sulla "monnezza" campana, più legato al programma di governo, alla prova di forza con le popolazioni suddite che vogliono dire la loro sul loro futuro, visto da vicino.
Vista da lontano, Milano è una città senza più decoro e dignità. Una città in cui gli avvocati possono essere rinviati a giudizio in un tribunale periferico per lettere contenenti invenzioni di accuse, ma non sono sanzionati dal loro Ordine perché l'Ordine accetta le giustificazioni di quegli avvocati: hanno soltanto firmato un testo compilato da un loro collega.
Ma ci si rende conto della gravità del fatto? Un legale scrive a Caio che Tizio delinque ed è sottoposto a due procedimenti penali. Dagli atti risulta che nessun procedimento è in corso per Tizio da nessuna parte d'Italia.
Caio non ascolta Tizio che produce atti legali. Il legale diffamatore si bea, perché lui la lettera non l'ha scritta ma soltanto firmata, e "di fretta". L'autore della lettera non viene convocato dal suo Ordine che avrebbe potuto chiedergli con tutta delicatezza: "Ma che c... scrivi...?".
No, non dice nulla l'Ordine, né contro chi scrive lettere diffamatorie e poi le lascia firmare ad un collega frettoloso, né contro chi appunto velocemente firma senza leggere perché si fida del collega che ha scritto...
E Caio crede soltanto all'innocenza del diffamato quando il diffamato in questione gli invia la fotocopia di un giornale, in cui si legge che Tal dei Tali (per il quale si erano mossi i due illustri legali: uno scrivendo e l'altro firmando senza leggere la lettera altrui), in cui si legge che quel Tal dei Tali è stato arrestato ed associato alle patrie galere.
Questo è lo stato comatoso della civilissima Milano? Non meraviglia la "bassa macelleria", resa possibile da quel modus operandi che Alessandro Manzoni ha descritto così bene parlando dei "bravi" di don Rodrigo.
Immagine, F. Botero
[Anno III, post n. 176 (553)]

10/06/2008
Corriere del Mezzogiorno
Sul "Corriere del Mezzogiorno" di oggi, in un articolo intitolato "Cosa passa sui blog. Napolitano contro la Lega Nord: la parola agli internauti", è citato il mio post "Modello Travaglio".

10/06/2008
Se lo Stato ruba
Uno studente universitario denuncia lo Stato di furto: "furto degli anni migliori della mia vita, dei sogni, dei soldi e delle speranze dei miei genitori".
Un furto durato cinque lunghi anni di sacrifici fatti studiando all'università, dove lui non ha imparato niente, per cui non sa far niente. Anche se pubblicamente figura come uno dei migliori studenti della sua facoltà.
È una lettera firmata da Giovanni Marini e pubblicata da "Repubblica" di oggi. Soltanto "aria fritta, professori mediocri" è il bilancio di quella facoltà.
Essere consapevoli dello stato di degrado dello Stato, è già un bel po'. Significa non adagiarsi sulla retorica della furbizia, del desiderio di tirare a campare, e della ricerca della protezione o raccomandazione che dir si voglia, per potere tirare avanti.
"Chi si appoggia alle raccomandazioni non ha sostegno di merito", si legge in un documento conventuale riminese della fine del XVII secolo.
Il merito. Gran bella parola, spesso oltraggiata da una corruzione morale a cui nessuno fa più caso.
Grazie a Giovanni Marini per la sua confessione amara, con l'augurio che il futuro possa restituirgli il tempo che la Cultura di Stato gli ha sinora rubato.
[Anno III, post n. 174 (551)]

09/06/2008
Indignati? Non troppo
I tg dell'ora di pranzo non si sono indignati molto per quella vicenda in cui si parla di malati morti ammazzati col bisturi, tanto per far guadagnare soldi ai primari.
La notizia milanese ha aperto il Tg2, è rimasta molto indietro in Tg5, Tg4 e soprattutto Tg1.
Quando scoppiò, sempre nella Milano capitale morale, lo scandalo di "Mani pulite" (cavalcato eccome da certi tg, vedi quello di Fede), ricordo che il servizio relativo, strillato giustamente in apertura dal Tg5 della sera, arrivò con calma dopo 20 e passa minuti sul Tg1.
Per il bene che vogliamo a noi stessi, auguriamoci che sia tutto un abbaglio. Ricordo che un giudice mio concittadino riferiva su una vicenda nelle zone calde della malavita organizzata. Un morto "sparato" alla schiena, era accreditato da amici e parenti come suicida.
Forse qualche ottimista azzardò a parlare addirittura di tentato suicidio.
La notizia milanese di oggi dà fastidio su vari fronti.
Dà fastidio a quanti vogliono che la sanità privata sia pagata con i soldi pubblici perché funziona meglio di quella pubblica.
Dà fastidio in essa il piccolo particolare delle intercettazioni telefoniche.
"L'utilizzo delle intercettazioni è stato fondamentale per l'inchiesta perché gli indagati parlano in modo esplicito della necessità di operare per guadagnare", hanno detto i pm Pradella e Siciliano. Circa l'aspetto economico sono state registrate conversazioni nelle quali "l'interesse remunerativo è subordinato all'interesse per il paziente".
Proprio in questi giorni si vogliono eliminare le intercettazioni da quasi tutte le indagini di polizia. Ha detto Antonio di Pietro: è una proposta criminogena. Ha ragione, una cosa è la tutela del segreto, altra è la necessità di acquisizione delle prove.
Il ministro della Giustizia, dichiara: "Noi siamo per la limitazione dell’uso delle intercettazioni telefoniche e per il divieto di pubblicazione sui media".
Dà fastidio che l'immondizia napoletana finisca per apparire uno zuccherino davanti ad accuse (ripeto: accuse) che spaventano nella loro formulazione giuridica. Si parla non soltanto di truffe, ma addirittura di omicidi.
Tg1 e Tg5 hanno aperto con i mondiali di calcio. Ovvero con la più bella, acconcia, opportuna, necessaria ed infine ridicola sceneggiata di questo Paese diventato un mostro che spaventa.
Non ci piacciono gli "indignati speciali" (titolo di una rubrica del Tg5), ma a volte sono necessari. Non è difficile comprendere che oggi era impossibile spendere due parole di condanna per una vicenda appena annunciata. Ma almeno metterla in apertura del Tg1, quello di maggior ascolto alla Rai, era un obbligo morale per i cronisti "pubblici".
Se ne ascoltato di belle e di brutte, racconto anch'io qualcosa di attinente. Quando dieci anni fa mia madre morì a quasi 94 anni in ospedale per un'emoraggia intestinale, un medico del reparto di geriatria mi chiese (lungo un corridoio) il permesso per l'esame autoptico. Lo pregai di lasciarla in pace.
Più tardi tornò alla carica, dicendomi che gli avevo sbattuto la porta in faccia. Ribadii che ci trovavamo fuori della sua stanza, che il gesto era stato quindi impossibile, ma che se gradiva ritenere di aver avuto la porta in faccia, facesse pure. Lui precisò: lei è contrario all'autopsia, ma noi possiamo farla lo stesso.
Avvertii un suo collega, quello che il giorno prima mi aveva accolto correttamente e gentilmente al momento del ricovero di mia madre. Gli dissi che se il tizio della porta in faccia non avesse smesso di rompermi l'anima, gli avrei dato due pugni in testa.
Questo medico parlò con il primario, e prevalse la mancanza di autorizzazione mia, non essendoci motivi legali per procedere "d'ufficio" a quell'esame, come avevo spiegato al bizzarro medico della porta in faccia immaginata da lui auspicata da me.
Forse quando succedono certi fatti o fattacci, dovremmo educatamente alzare la voce, non arrenderci al fato, ma sorvegliare il destino altrui. Un caso può passare inosservato, ma se i numeri delle denunce salgono la magistratura non può restare inoperosa, come avvenuto nel caso milanese di oggi.
[Anno III, post n. 173 (550)]

08/06/2008
Pd, due conti
Siamo poco abituati in Italia a fare i conti con i dati reali. Abbondiamo in interpretazioni. A volte spacciamo per tali quelle che sono soltanto nostre aspirazioni frustrate dai fatti.
I numeri elettorali del Pd prendono lentamente corpo.
Rosy Bindi ritiene grave che un "milione e mezzo di persone" della "sinistra" non sia più rappresentato in Parlamento.
Ma molte di quelle persone hanno votato per il Pd. Così riferisce Filippo Andreatta (sul "Corsera" di oggi) citando come fonte l'Istituto Cattaneo: "almeno un milione di voti dalla sinistra radicale" sarebbe andato a Veltroni.
Ed allora? Preso come valido il calcolo del Cattaneo, l'anima del Pd indicherebbe una sua crisi "verso il centro, la destra o il non voto", aggiunge Andreatta.
Quindi Veltroni sarebbe più una controfigura di Bertinotti piuttosto che di Casini?
Resta un fatto indiscutibile, denunciato (lucidamente come suo costume) dallo stesso Andreatta: il Pd non ha innescato "quel processo di cambiamento radicale che i cittadini chiedevano".
Il Pd ha agito con un cinismo "che può a volte rasentare l'ipocrisia" nella formazione della nuova classe dirigente, nata dalla "fusione fredda" delle nomenclature di Ds e Margherita.
C'è ancora la possibilità di rimediare al tempo perso, agli errori commessi ed a quel cinismo senza vergogna?
Arturo Parisi, con un consolidato ma giustificato pessimismo sul futuro del Pd, propone di cambiare rotta. Si spiega "alla democristiana", ovvero con un gran giro di parole, riassumibile (spero) così: ripescare lo spirito ulivista e quindi dialogare a sinistra.
Com'è beffarda la Storia se "gli apporti di sinistra" hanno evitato a Veltroni una sconfitta ancora più pesante di quella ottenuta esibendo (dice Parisi) "la nostra moderazione attraverso la condivisione del centrodestra".
Però "gli apporti di sinistra" non impediscono a Rutelli di dichiararsi contrario alla parentela in Europa con il Pse.
Rutelli così pensa di recuperare a destra ed al centro. Al primo tentativo il Pd non c'è riuscito. Al secondo potrebbe andare anche peggio.
Soprattutto se Parisi non smette le dotte frasi da lezione universitaria, pari ai borbottii di Prodi.
La campagna elettorale richiede quell'arte oratoria che usavano i leader del dopoguerra. Farsi capire per farsi votare. Altrimenti si bissano le sconfitte.
[Anno III, post n. 172 (549)]

07/06/2008
Poveri di Dio
Ieri qui a Roma c'è stata grande festa per l'udienza pontifica a Silvio Berlusconi. Il quale ha donato al papa una croce pettorale tempestata di topazi e di dodici diamanti a rappresentare gli apostoli, con quello per Pietro un po' più grande degli altri.
Ora, umilmente, da cristiano battezzato, vorrei chiedere prostrandomi al soglio dello stesso Pietro, quello del diamante un po' più grande in quella croce pettorale, che Benedetto XVI facesse un gesto di carità a nome del popolo italiano.
Ricordandosi dell'antico motto medievale che definiva le decime proprietà "pauperum Dei", potrebbe vendere il sacro oggetto ricevuto in dono dal popolo italiano, e con il ricavato sollevare le condizioni di qualcuno a cui non interessa nulla di una papa bello con una croce di diamanti, ma a cui preme magari di dar da mangiare qualcosa a dei figli piccoli o a dei genitori vecchi.
E' vero che, finito il governo Prodi, le condizioni economiche del popolo italiano sono decisamente migliorate.
Nel senso che sono migliorate per decisione della berlusconiana Mediaset e del suo Tg5. Che ha gettato nel cestino i filmati sui pensionati che andavano a racimolare qualcosa da mettere sotto i denti nei cassonetti dei rifiuti ai mercati generali.
E che ha mandato in onda altri servizi, tra cui quello stupendo sugli italiani che in Europa sono i cittadini che fanno molte ferie, non ricordo se più di tutti, in località affascinanti e godendo di servizi splendidi. Come giustamente si meritano per aver creduto nell'Uomo della Provvidenza.
Espressione questa che nessuno, al di qua ed al di là del Tevere, ha avuto il cattivo gusto di ripescare nel dimenticatoio della Storia Patria. Anche se la gioia pontificia espressa qualche giorno fa non ci è poi andata tanto lontana.
Ho letto che Prodi si è lamentato: i vescovi della Cei hanno remato contro di lui.
L'altro ieri il cardinal Martini ha detto cose terribili sul suo ambiente: la Chiesa è afflitta a suo dire da vanità invidie e calunnie.
I due temi si tengono, le parole o i pensieri di Prodi e la denuncia del cardinal Martini. Per questa sera, basta accennarvi, sigillando il tutto con una frase dell'arcivescovo emerito di Milano: «Siamo richiamati a essere trasparenti, a dire la verità».
Per questa trasparenza e verità nella testimonianza, il papa equipari la croce ricevuta in dono dagli italiani alle "decimae quae sunt pauperum Dei". E la destini appunto a loro, nel più puro spirito evangelico.
Altrimenti si corre il rischio che, della splendida udienza di ieri, resti come sintesi la battuta che il pontefice ha rivolto al portavoce governativo Bonaiuti: "La vedo tutti santi giorni in televisione". Censurata l'aggiunta soffiata in un orecchio a Berlusconi: "Ghe balle".
A proposito di "poveri di Dio": se non ascoltiamo il Vangelo e le parole di Gesù Cristo sul tema, veramente restiamo "poveri di Dio", ovvero dei "senza Dio" anche (anzi soprattutto) se doniamo ad un signore benestante una croce pettorale tempestata di topazi e di diamanti. Oltretutto appositamente creta per lui, come esulta un'agenzia di stampa cattolica.
Croce che non serve a nulla. Cristo nacque povero in una stalla e morì nudo su di una Croce. La Croce del Golgota non è quella rappresentata nell'oggetto con topazi e diamanti, sia ben chiaro. Neppure il capo del governo e dell'opposizione possono mettersi d'accordo su questo principio incontrovertibile alla faccia delle verità non di fede (i teologi possono sempre pasticciare) ma della Storia.
[Anno III, post n. 171 (548)]

06/06/2008
Cencino e la cameriera
Cencino era nato nelle valli del Po, di pura razza selezionata dalla miseria, dalla fame e dalla malattie, sul finire del 1800, giusto in tempo per essere chiamato militare alla guerra del 1915-18. Quando finì a Padova come attendente del generale comandante il reggimento di cavalleria.
Corse il rischio di essere fucilato come disertore perché era andato senza permesso al funerale del fratello.
La leggenda che lo circondava in famiglia riguardava l'intervento dello stesso generale per evitargli l'ultima, prematura grana della sua vita. E coinvolgeva pure l'affetto materno che la pia moglie del generale aveva verso quel ragazzo non bello, non alto, ma geniale come i contadini che si sono letti il libro della vita, imparando bene la lezione senz'altra maestra che la vita stessa e la natura.
La signora gli offriva settimanalmente una piccola mancia perché il giovanotto si recasse devoto alla basilica del Santo ad ascoltare la santa messa.
Il disobbediente in armi invece andava a bersi comodamente qualcosa al caffè Pedrocchi, con quella modesta ma gradita cifra.
Non si era mai saputo perché poi, in mezzo a tanta stima per la sua abilità nel governare i cavalli, fosse stato poi privato del posto di attendente del generale.
Non lo avevano saputo i suoi congiunti, ma glielo chiesi io (parente acquisito), e così si ruppe il segreto. La signora lo aveva scoperto a letto con la propria cameriera.
Rimase famosa in casa nostra, la frase finale del racconto di Cencino: le mogli degli ufficiali andavano a letto con chicchessia, insomma era tutto "un puttanesimo". Ma l'unico scandalo per quell'ambiente perbene, era stato dato dal semplice militar soldato che se la spassava con la cameriera.
La storia di Cencino mi è venuta in mente stasera, leggendo le cronache romane sull'incontro tra il nostro capo del governo e il capo della Chiesa di Roma. Al secondo, il primo ha promesso di difendere la sacralità della famiglia.
Il Santo Padre dovrebbe essere informato che molti dei disinteressati difensori della sacralità della famiglia sono così attenti ai legami affettivi legalizzati, che ne hanno più di uno.
I poveri disgraziati che speravano nei Dico, per cose di poco conto, sono abbandonati alle loro semplici storie di persone che non sono nessuno, come Cencino.
Il quale se si fosse portato a letto qualche signora perbene e moglie di ufficiale, avrebbe avuto una carriera assicurata sotto le armi e non nell'agricoltura povera di quegli anni poveri.
Per la sua pregiudiziale politica di scegliere una pari grado, lui contadino lei cameriera, si mise in uno di quei casini che soltanto i testardi come lui creano.
[Anno III, post n. 170 (547)]

05/06/2008
Modello Travaglio
I fatti, i fatti, i fatti. Il famoso grido, usato da Marco Travaglio nelle sue battaglie di giornalista che va a scovare l'indicibile, è stato fatto proprio dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ieri Napolitano ha detto che i rifiuti tossici del Nord "in gran parte" sono stati scaricati al Sud, provocando la commossa e risentita reazione della Lega colpita al cuore nel principale teorema della sua linea politica: quello che proclama la correttezza di tutti gli uomini che abitano, vivono e producono al di sopra della Linea Gotica (di nefasta memoria).
Oggi il presidente Napolitano replica: "Sull'argomento basta leggere la relazione della commissione parlamentare sui rifiuti". Appunto come dice Travaglio: i fatti, i fatti, i fatti.
Con il rispetto che la Lega ha sempre avuto per le istituzioni nazionali (come la sua delicata assenza alla sfilata del 2 giugno, per non contrapporre bandiere verdi 'lombarde' al tricolore nazionale), oggi essa risponde al presidente Napolitano che lui non ha letto bene quegli atti che cita.
La Lega è talmente convinta di quello che sostiene, che è pronta a dichiarare in Parlamento che neppure a Napoli esiste il problema dell'immondizia, ma è tutta un'invenzione dell'opposizione perfida, ingrata e menzognera.
[Anno III, post n. 169 (546)]

05/06/2008
Poveri Comuni
In viaggio molto lontano dal natìo borgo, sono ospite di vecchi amici, alle cui notizie debbo cedere un poco di spazio bloggeriano in cambio dell'ospitalità che ricevo e dell'uso del loro computer. (Chiamatelo ricatto.)
Dunque il loro Comune, prima del taglio dell'Ici, aveva aumentato l'organico del personale, introducendo tra l'altro una figura atipica per il settore Cultura-turismo, non un esperto di grido, ma soltanto un giornalista di rango (c'è l'obbligo dell'iscrizione all'Ordine professionale).
Ed addirittura dicono, questi amici, di aver saputo chi sarà il vincitore, come ovviamente è nella prassi politica e nel costume italiano.
Si tratta di un addetto all'ufficio-stampa dello stesso Comune che non avrebbe altro che un contratto temporaneo (si dice così?). E che così sarebbe sistemato per omnia saecula saeculorum, in virtù del fatto che appartiene ad un "gruppo" che localmente è in opposizione ma in passato ha fatto convergere i suoi voti al sindaco risultato così vincitore, mentre a Roma (ed altrove) quel "gruppo" ora governa.
Due piccioni con una fava. Si accontenta il circolo locale facendo quadrare quello nazionale.
Allegria: e chi pagherà gli stipendi, dopo il taglio dell'Ici?
Certo, dicono questi amici pettegoli, che per combinare questi "matrimoni" politici ci vuole una bella faccia di bronzo... Una faccia da bronzetto, li correggo citando un modo di dire degli archeologi, e trattandosi nello specifico di un futuro addetto al settore cultura.
[Anno III, post n. 168 (545)]

04/06/2008
Cuesta squola
Triste è il destino dei ministri della Pubblica (d)istruzione in Italia.
Non per colpa loro. Gli dei non li assistono.
Ancor meno la buona volontà dei politici che li circondano e li sovrastano.
Se c'è un campo in cui non si acquistano meriti ma soltanto colpe eterne presso la memoria dei posteri, questo è il settore della Scuola e dell'Università.
Non ne conosciamo le cause, ma il fenomeno esiste. Da decenni assistiamo ad un progressivo, inesorabile logoramento della cultura scolastica ad ogni livello, per cui soltanto lamenti circolano tra gli specialisti ingenui ed onesti. Mentre quelli furbi e politicamente impegnati tacciono od al massimo sorridono: non per non compromettersi, ma perché spesso, troppo spesso si considerano depositari della ricetta miracolosa.
Una volta questa ricetta miracolosa si chiamava spirito del '68, del sei politico, della contestazione globale, della cultura che non doveva essere serva del potere, ma liberare gli uomini e le donne di tutto il mondo dai bisogni primari e dalle schiavitù politiche.
Molti di quei profeti portavano i baffi alla Mao, chissà poi perché si diceva così, ma non rifiutarono mai gli agi delle comode carriere garantite dal potente di turno.
Più di recente, la "privatizzazione" doveva salvare capra e cavoli, ma i suoi benintenzionati sostenitori hanno prodotto un risultato all'incontrario: hanno privato la Cultura e la Scuola della loro essenza. Ed in assenza di essa, alle fanciulle si offre il sogno mediatico delle "veline" sculettanti, come racconta seriamente la scenetta comica che appare sullo Zelig in onda in questi mesi.
Dove un padre ed una madre si disperano perché la loro figlia, anziché seguire la pratica pedagogia di chi vede nella presenza sul teleschermo un viatico per consistenti fortune, s'intestardisce a voler studiare all'università, sgobbando giorno e notte sui libri.
C'è poco da ridere. Signora Ministro della P. I., lei che vuole ripristinare gli esami di riparazione, aspetti e speri. Le daranno di morso a parole, e forse le tireranno anche qualche cancellino. Le faranno terribili caricature con i baffi sulle lavagne. Ma non se la prenda.
Sia che riesca sia che non riesca ad attuare i suoi progetti, non si illuda: non potrà ulteriormente aggravare lo stato di salute di "cuesta squola".
Forse soltanto non producendo nulla, avrà qualche debole speranza di non far peggiorare le cose.
Tanto, i buoni cervelli debbono fuggire all'estero, gli studenti meritevoli se vogliono trovare un posto debbono farsi raccomandare, come sfacciatamente prefigura anche uno show "leggero" della Rai, per non dire dei tanti asini che siedono nelle cattedre a tutti i livelli: di essi si fa garante la burocrazia dei partiti politici e delle organizzazioni extrascolastiche che hanno tante etichette ma un solo scopo. Sistemare i loro pupilli.
E con tutto quello che ci succede attorno nella Cultura, nella Scuola e nell'Università, lei signora Ministro avrebbe anche il coraggio di far pagare i debiti ai debitori?
"Rimetti a noi i nostri debiti..." è una preghiera che molti in Italia non indirizzano al Padreterno, ma al potente di turno. Chissà perché hanno sempre trovato ascolto, sia che il potente fosse di destra sia che fosse di sinistra.
[Anno III, post n. 167 (544)]

04/06/2008
Razzismo
Accaduto ieri a Rimini. Lo racconta il comunicato ufficiale del Comune di Rimini, firmato dall’Assessore alle Politiche dell’Immigrazione, Vittorio Buldrini:
"Non si può non considerare frutto di un generalizzato e pericoloso clima di intolleranza, l’episodio accaduto nel tardo pomeriggio di ieri al Centro Donna Immigrata, l’ufficio ubicato in via XX Settembre che offre assistenza alle donne straniere per gravi problematiche. Quando ormai mancavano pochi minuti alla chiusura dello sportello, davanti alla sede un uomo sulla sessantina in bicicletta ha cominciato a inveire e insultare pesantemente gli stranieri. Quindi, nel momento in cui l’operatrice dello sportello si allontanava con il marito, la loro auto veniva colpita con una pietra che sfondava il lunotto posteriore.
E’ chiaro che si tratta di un grave atto di intolleranza che, oltre alle operatrici straniere del centro, prende di mira il ruolo stesso dell’ufficio. E’ altrettanto palese che certe follie trovano terreno fertile in un contesto, oggi molto italiano, che vede nella possibilità/capacità di integrazione un ostacolo a una parte del Paese che si vuole riconoscere in tutto tranne che nella solidarietà.
Mi auguro che, come accade per le tante prese di posizione muscolari che si leggono e si sentono in questi giorni contro gli extracomunitari, ce ne sia almeno una che stigmatizzi episodi come quello di ieri."
[Anno III, post n. 166 (543)]

03/06/2008
Carta canta
Le cronache odierne che annunciano la scomparsa di François Fejtö, mi rimandano nella memoria a quando i suoi articoli cominciarono ad apparire in Italia. Se non erro sul "Carlino" diretto da Giovanni Spadolini (1955-68).
Allora i quotidiani storici come il foglio bolognese, avevano la dignità di fare un prodotto eccellente sotto tutti i punti di vista. Oggi sono pagine colorate e strillate che allontanano dalla lettura.
Fejtö con uno stile non abbordabile facilmente da parte di noi imberbi ragazzini, insegnava a decifrare la storia, ad avere confidenza con certi problemi che la scuola neppure lontanamente toccava.
In terza e quarta magistrale ho avuto due ottimi insegnanti di Lettere. Tutti presi dalla Letteratura trascuravano con spaventosa impudicizia l'insegnamento della Storia.
Conservo ancora i libri di quest'ultima materia: il volume del glorioso Saitta di terza, in certi capitoli ha l'annotazione di mano mia (e volontà del docente), "Saltare".
Riaprendoli adesso mi vergogno non di quella scritta ma del taglio, che ci privava di antefatti e punti di collegamento.
A quello che la scuola non poteva o non voleva dire, cercavo timidamente di porre riparo leggendo libri e giornali. La domenica era il giorno sacro, con il pomeriggio tutto dedicato a sfogliare carta.
Non mi piaceva andare a ballare come facevano molti compagni di scuola, preferivo leggere. Non so se sia servito a qualcosa. Se è servito, il merito va soltanto a chi scriveva su quei giornali, a chi li cucinava bene o male secondo gusti e tendenze dell'epoca, a chi tutto sommato ci apriva la mente per capire qualcosa del mondo.
Tra quelle antiche firme, c'è appunto Fejtö morto quasi a cent'anni, a rappresentare con la sua vita quasi una sintesi dei drammi di un secolo.
Per chi come me ha "il mal della carta", non andava dimenticata la notizia della sua scomparsa. Anche per dirgli timidamente un grazie per quanto la sua lettura può averci insegnato. Non erano giorni facili. Il muro di Berlino si allungava nelle piazze delle città e dei paesi, persino nelle famiglie. Su "Candido" Giovannino Guareschi metteva in solenne e seria caricatura le contrapposizioni in una celebre rubrica "Visto da destra, visto da sinistra". Ancora oggi quei testi potrebbero insegnare qualcosa, soprattutto il fatto che l'odio politico aveva prodotto il dramma del conflitto mondiale, la persecuzione contro gli ebrei, le vendette del dopoguerra...
Poi qualcuno negli anni Settanta si divertì a giocare alla rivoluzione, e furono altri morti ed altri drammi.
Ambrosoli Ma anche la politica ci mise del suo. Ieri sera su Iris hanno trasmesso "Un eroe borghese", un film che ha tradotto sullo schermo la tragedia dell'avvocato Giorgio Ambrosoli già narrata da un bel libro (omonimo) di Corrado Stajano (1995). Il volume nel titolo recava questa frase: "Il caso dell'avvocato Ambrosoli assassinato dalla mafia politica". Dove non sai se sia più terribile il sostantivo mafia o l'aggettivo che l'accompagna. Il loro incontro è uno di quei temi ricorrenti dei quali si parla ancora oggi.
[Anno III, post n. 165 (542)]

02/06/2008
Pugni in tasca
Qualche giorno fa (30 maggio) Luigi Amicone, direttore della rivista "Tempi", ha scritto un'interessante lettera al direttore di "Repubblica", circa l'assalto romano al Pigneto.
Chi ha tirato fuori i pugni dalla tasca per farsi un po' di giustizia da solo, spiega Amicone, insomma ha sbagliato ma "ci insegna qualcosa".
C'insegna che non sono andati perduti "un onore ed un senso di giustizia" che dovrebbero trovare però altri canali ma la gente è lasciata sola. "Con la paura nel cuore".
Per riassumere ho privato il discorso di Amicone della sua articolata logica. Gli chiedo scusa.
Non voglio fare nessun elogio dei pugni tirati fuori dalla tasca. Ma ci sono sempre, evidentemente, delle situazioni in cui la persona lasciata sola da tutti, ha la tentazione (giusta o sbagliata, ognuno giudichi dentro di sé) di farsi giustizia da sola.
Non voglio fare il moralista, né posso per un motivo semplice.
Sul web ho scritto (nell'agosto dello scorso anno), che il Rasputin il quale, contro certi miei innovativi studi, aveva spedito una mail ad un quotidiano (il quale poi l'ha pubblicata spacciandola per "libello" diffuso dall'anonimo , in realtà ben conosciuto e cortesemente presentato con uno strampalato pseudonimo); ho scritto che quel Rasputin avrebbe fatto bene ad evitarmi se m'avesse incontrato per strada, ed a girare alla larga, perché "non si sa mai che non mi venga la tentazione di dargli due pugni in faccia per pareggiare i conti".
Resto della stessa opinione e dello stesso programma. La magistratura non ha ascoltato. Non voglio farmi giustizia da solo ma considero immorale che a chi delinque (la diffamazione a mezzo stampa è un reato previsto dal CP) non si faccia vedere "con mano" che le auguste protezioni non cancellano la colpa.
Chi si merita due pugni in faccia non è giusto che se li prenda? Il dibattito è aperto.
[Anno III, post n. 164 (541)]

01/06/2008
Brunetta, alti lamenti
Rinviata di sei mesi dal Consiglio dei ministri la soppressione dei due terzi dei tribunali militari, prevista per il primo luglio 2008.
Qualche giudice protesta: lì non faccio un accidente, voglio lavorare (leggere "Repubblica" di oggi).
I tribunali militari sono nove: a Roma, Torino, La Spezia, Verona, Padova, Napoli, Bari, Cagliari e Palermo. Ci sono tre corti d'appello, Roma, Napoli e Verona. Oltre ad una procura generale presso la Cassazione ed al tribunale di sorveglianza (fonte: G. A. Stella, "Corriere della Sera").
Nel 2006 la procura generale ha tenuto sei udienze. Uno dei dieci ricorsi esaminati riguardava insulti intercorsi fra un maresciallo ed un brigadiere dell'Arma, così verbalizzati: "Vengo a contarti i peli nel culo", " Sei un coglione" (da Stella, ripristinando filologicamente i testi originali, censurati sul "Corriere della Sera").
Le decisioni del governo forse sono state prese all'insaputa del domatore dei fannulloni, on. Renato Brunetta, e del semplicatore dei casinismi on. Roberto Calderoli?
Ieri il governatore di BankItalia Mario Draghi ha detto che i giovani sono "mortificati da un'istruzione inadeguata". E noi che credevamo che fossero i giovani a mortificare l'istruzione...
A proposito di giovani e vecchi. Un terzo degli italiani non sa che cosa sia il due giugno. Fonte Renato Mannheimer.
Un grande vecchio del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari, conclude il suo editoriale di oggi preannunciando un prossimo articolo sul ministro Brunetta e perfidamente citando "un gustosissimo corsivo di Massimo Gramellini, intitolato 'Nel suo piccolo' che sarebbe appunto il Brunetta".
A proposito di quanto ho scritto sopra circa la decisione del governo di rimandare l'abolizione di sei tribunali militari su nove, confesso che mi sono chiesto: se Brunetta era presente, ha elevato alti lamenti?
Napoli. Il musicista Roberto De Simone dichiara: "Davo fastidio" denunciando "l'operazione d'immagine che occultava i guasti della città", per cui "sono stato messo da parte".
[Anno III, post n. 162 (539)]

01/06/2008
Il silenzio premia
Avevo ragione, il silenzio premia. L'ho scritto il primo maggio scorso, riprendendo a comporre post dopo undici giorni di riposo. Ecco il testo integrale, per i san Tommaso in circolazione, onde non credano che me lo invento ora:
Da undici giorni esatti non inserivo più alcun post, nella speranza di vedere cancellare il mio blog dalle graduatorie di Wikio.
In aprile ero al terzo posto nel mondo della "Stampa" e 689esimo in quello dei "top blogs".
Dopo undici giorni di silenzio, anziché non trovarmi più nelle liste (come auspicavo), addirittura ho le quotazioni in salita. Da terzo a secondo per la "Stampa", da 689esimo a 390esimo per i "top blogs".
Morale della favola, il silenzio premia, eccome. Per cui temo le conseguenze di questo post. Anzi mi auguro che mi faccia scendere nel gradimento. Forse più scrivo, più vado all'indietro. Faremo debita prova scientifica.
Oggi ho la prova scientifica di quello che sostenevo, e si è verificato quello che mi auguravo. Più scrivo, e più scendo nel gradimento di Wikio. Olè.
Ero al secondo posto, ora sono al sesto, meglio ancora dello scorso aprile quando sono stato al terzo. Come dimostra questo collage.
La missione prosegue. Scriverò per scendere scendere scendere. Ma ci ho l'alibi, nel settore "Politica" mi hanno messo i signori della Redazione. Mica ho chiesto di entraci io...
Grazie di cuore a chi prova disgusto, e tiremm innanz.
[Anno III, post n. 161 (538)]

Antonio Montanari


2723/20.02.2018